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martedì 27 maggio 2014

Una battaglia culturale per dire "Sì alla famiglia"

Necessario neutralizzare i pericoli dellideologia gender e delle leggi in materia di omofobia ed unioni omosessuali

Roma,       Angela Maria Cosentino   

L’ideologia del gender, che qualcuno vorrebbe imporre in Italia, con diverse iniziative a livello legislativo, ha contribuito, in modo diretto o indiretto, a frantumare l’umano e ad oscurare il significato della famiglia naturale tra uomo e donna. A tale proposito, ZENIT ha intervistato, lo scorso 21 maggio, il giudice Alfredo Mantovano, già deputato e senatore in precedenti legislature, nell’ambito della Conferenza promossa sul tema, a Roma, dalla Fondazione “Ut Vitam Habeant”, il cui Presidente è il cardinale Elio Sgreccia.


Quali sono le più recenti iniziative nel panorama legislativo, di azione di governo e giudiziario che oscurano l’identità dell’uomo?
Mantovano: Il ddl Scalfarotto sull’omofobia, la Strategia antidiscriminazione, le linee-guida per i giornalisti, il divorzio breve, la Sentenza sulla fecondazione eterologa e la legge sulla droga.

Quale significato assumono queste iniziative?
Mantovano: C’è come un filo rosso ideologico che lega il contestuale procedere di talune riforme in stato di avanzata discussione, il cui cammino è affiancato da pronunce giudiziarie che aprono sempre più nuovi solchi nel diritto naturale; si pensi a quella del Tribunale di Grosseto, che ha imposto al Municipio della stessa città la trascrizione del matrimonio, celebrato all’estero, fra due persone dello stesso sesso. Quel cammino è preceduto da un’azione di Governo che un anno fa ha prodotto la Strategia antidiscriminazione dell’ex ministro Fornero, in virtù della cui applicazione le scuole sono state invase dai manuali (“Educare alla diversità”) dell’Istituto Beck, di esaltazione dell’ideologia del gender, e le linee-guida per i giornalisti, tese a imporre ai giornalisti un’informazione coerente con quell’ideologia. Sembra di essere in una multisala cinematografica, al cui interno ogni sala proietta un proprio film, ma nell’ambito di un’unica rassegna

lunedì 26 maggio 2014

Il Magistero, questo sconosciuto

Che cos'è il Magistero della Chiesa? E' proprio necessario ? A che cosa serve?

Nel 1968 accaddero due avvenimenti destinati a diventare epocali: la celebre rivoluzione culturale che ebbe nel Maggio francese il suo apice e che diventerà emblema della ribellione contro l'autorità  ( in particolare contro la figura del padre ) e l'enciclica Humanae vitae di Papa Paolo VI, pubblicata il 25 luglio di quell'anno e destinata a diventare profetica perché avrebbe mostrato la deriva nichilista insita nella rivoluzione sessuale del Sessantotto, ma ancor di più perché avrebbe inaugurato una esplicita contestazione del Magistero pontificio interna alla Chiesa, come mai era accaduto prima di allora con le stesse modalità.
Infatti fino ad allora, il Magistero della Chiesa non era quasi mai stato apertamente contestato all'interno del Corpo Mistico di Cristo se non con modalità diverse, come nel caso del modernismo a inizio secolo XX o del rifiuto di accogliere l'infallibilità pontificia nel Concilio Vaticano I ( 1870  ) da parte dei cosiddetti vetero-cattolici.
Nel 1968 invece appariva chiaro come qualcosa stesse cambiando. Il clima culturale, cioè il modo di pensare dell'opinione pubblica , assunse quell'atmosfera psicologica che si è soliti presentare con l'espressione " tira una brutta aria".
Ma per chi " tirava una brutta aria" dopo  il 1968 ? Le principali vittime saranno coloro che incarnano il principio d'autorità, innanzitutto quelli che credono che l'autorità non sia soltanto qualcosa di necessario in conseguenza del peccato originale, per reprimere le inevitabili ribellioni, ma che il progetto di Dio prevede

giovedì 22 maggio 2014

Il matrimonio non si "annulla": c'è o non c'è

di Rino Cammilleri  22-05-2014
                  
MatrimonioLetta attentamente, e condivisa, la bella paginata di Marcello Veneziani sul «Giornale» (11 maggio 2014) a proposito del quarantennale del referendum sul divorzio, una frase verso il finale, tuttavia, mi ha lasciato perplesso: «Reputo saggio, umano e realistico che la Chiesa accolga i divorziati. Un conto è condannare il divorzio, un altro è dannare i divorziati».
L’equivoco, qui, è il solito: il «divorzio» non esiste, è un lemma giuridico, esistono i divorziati, persone concrete. E la Chiesa, questi, non li ha mai respinti. La Chiesa –meglio: la dottrina cattolica- non si interessa del matrimonio-contratto, istituto pubblico che attiene allo Stato. Il quale, a mio avviso e dato l’andazzo, ormai forse farebbe bene a derubricarlo, lasciando in pace i funzionari comunali: chi vuole accoppiarsi con chi gli pare lo faccia a suo ludibrio senza coinvolgere le istituzioni ma rivolgendosi a privatissimi notai. No, la Chiesa si occupa solo del matrimonio-sacramento. Questo, dice il catechismo, ha due soli ministri: i nubendi; il prete serve solo ad aggiungere la comunione (che è un altro sacramento). Ora, un sacramento (e i sacramenti sono sette) c’è o non c’è. Per esempio, il battesimo. Se sei stato battezzato non puoi più tornare indietro: sei cristiano. Puoi anche smettere di comportarti da tale e puoi perfino ricorrere, come fanno alcuni fanatici, alla richiesta di farti cancellare dai registri parrocchiali (c.d. «sbattezzo», roba da fissati ateisti militanti). Ma battezzato rimani. Per sempre. Sul piano terrestre, non essendo un marchio a fuoco sulla faccia, non ha alcuna conseguenza. Ce l’ha sul piano soprannaturale ma, se non ci credi, la cosa è del tutto –per te- irrilevante: nell’Aldilà, se esiste (ed esiste), si vedranno le carte.
Così è per il matrimonio-sacramento: o c’è o non c’è. Se c’è, permane per sempre. Lo stesso vale per i preti cosiddetti spretati: sono

mercoledì 14 maggio 2014

"La fede viene se sei nella Chiesa", e non nella "aristocrazia dell'intelletto"

A Santa Marta, Papa Francesco delinea due diversi approcci religiosi: quello dei "dottori della legge" e quello di chi "è docile allo Spirito Santo"

C’è chi vive la religione con piglio esclusivamente giuridico, considerandola una “cosa soltanto di testa, di leggi”, e finisce per “cacciare via la gente”. C’è invece chi è “aperto” e “docile allo Spirito Santo”, per “andare avanti nella vita, essere creativo, essere gioioso”. Due approcci agli antipodi rispetto alla fede che stamattina, durante l’omelia di Santa Marta, papa Francesco ha diagnosticato.
L’immagine che tratteggia il profilo di questi “due gruppi di gente” la forniscono le Letture del giorno. Nella Prima Lettura “ci sono quelli che sono stati dispersi a causa della persecuzione scoppiata” dopo l’uccisione di Stefano. “Sono stati dispersi con il seme del Vangelo - ha detto il Pontefice - e lo portano dappertutto”.
Dappertutto e a chiunque. Se all’inizio, infatti, parlavano soltanto ai giudei, successivamente, “in modo naturale, alcuni di loro”, giunti ad Antiochia, “cominciarono a parlare anche ai greci”. È così che “hanno aperto le porte ai greci, ai pagani”. Apertura la cui eco giunge fino a Gerusalemme e viene accolta con gioia, perché “una folla considerevole fu aggiunta al Signore”.
Papa Francesco ha sottolineato come questi annunciatori del Vangelo non si siano lasciati intrappolare da

venerdì 9 maggio 2014

Il Padre che è nei cieli


Il padre che è nei cieli mi ha dato la vita, ed oggi ha voluto farmi figlio suo.
Ha vinto la mia morte e mi ha dato un nome nuovo, mi ha segnato con la sua croce, mi ha fatto figlio suo.
Ha aperto le mie orecchie , ha aperto i miei occhi, ha aperto la mia bocca, mi ha fatto figlio suo.
Mi ha immerso nella morte e nella vita del suo figlio, mi ha donato una veste bianca, una nuova vita per me.

In memoria del diacono Cristiano Franceschi che oggi è salito nel regno del Padre

lunedì 5 maggio 2014

Il Papa: evitate l'«intimismo disgustoso»

di Massimo Introvigne  04-05-2014
Papa FrancescoIl 3 maggio 2014 Papa Francesco ha incontrato l'Azione Cattolica italiana, cui ha rivolto un forte appello - consueto per il Pontefice, ma significativo per i destinatari - a non chiudersi in quello che ha definito un «intimismo disgustoso» ma a «uscire», sia per la nuova evangelizzazione sia per la testimonianza del Vangelo nella vita della società italiana. Non sembra un'apologia della «scelta religiosa», cara a una certa tradizione recente dell'Azione Cattolica in Italia.
La gioia cristiana, ha detto il Papa, «richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita». Si tratta, anzitutto di una «scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto». Per sua natura, l'Azione Cattolica vive nelle parrocchie e delle parrocchie deve occuparsi, «specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: Ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta?». Si tratta allora, ha detto il Papa, di «aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa "in uscita": sempre Chiesa in uscita».
Ma attenzione, ha aggiunto il Pontefice, non si tratta solo di evangelizzazione in senso stretto. Occorre che i laici assumano