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lunedì 29 febbraio 2016

Sorpresa, l'aborto clandestino non è più un reato

di Tommaso Scandroglio                                29-02-2016
L'aborto clandestino non è più reatoCon il Decreto legislativo n. 8 del 15 gennaio di quest’anno buona parte dei reati puniti con la sola pena della multa e dell’ammenda vengono considerati meri illeciti amministrativi. Stessa sorte anche per alcuni reati che prevedono pene detentive (ad esempio atti osceni in luogo pubblico).
Questa disposizione di carattere generale interessa anche il reato di aborto clandestino. La legge 194/78 che ha legalizzato l’aborto nel nostro Paese prevede una multa fino a 100mila lire (circa 51 euro) per quelle donne che hanno deciso di abortire in una struttura non autorizzata. Con questo decreto legislativo, invece, la condotta della donna non verrà più considerata reato, bensì qualificata come illecito amministrativo da sanzionare con una somma di denaro compresa tra 5mila e 10mila euro (per chi procura l’aborto rimane invariata la pena detentiva fino a tre anni).
Quindi, da una parte, l’ordinamento giuridico considera non più tanto grave abortire clandestinamente dato che la classe dell’illecito non appartiene più all’insieme dei reati – condotte di per sé lesive di beni socialmente rilevanti – bensì a

Gandolfini: «Il popolo delle famiglie non si ferma E chi lo ha tradito ne pagherà le conseguenze»

di Lorenzo Bertocchi                                                     29-02-2016
Massimo Gandolfini al Family DayMassimo Gandolfini è stato, insieme a tutti i membri del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, protagonista indiscusso della battaglia sul ddl Cirinnà. Con una grande capacità di coinvolgimento dal basso per ben due volte, lo scorso 20 giugno e sabato 30 gennaio, Gandolfini si è fatto portavoce di un popolo che ha riempito prima piazza San Giovanni e poi il Circo Massimo. Adesso, dopo che il Senato che ha approvato il maxiemendamento al ddl Cirinnà, molti guardano a lui, e a tutti i suoi compagni di ventura, per cercare la rappresentanza di un popolo che sembra intenzionato a  voler continuare a dire la sua.
Gandolfini, cosa dire di questo ddl sulle unioni civili che ha avuto il via libera al Senato?Siamo profondamente delusi, perché se da una parte bisogna considerare la vittoria che il popolo del Family Day ha registrato ottenendo che venisse stralciato l'articolo 5 relativo alla cosiddetta stepchild adoption, d'altra parte tutto quello che noi abbiamo invocato è stato brutalmente dimenticato e non considerato. Per cui siamo contrari praticamente in toto a questo maxiemendamento che è stato approvato, oltretutto con quell'ignobile stratagemma del voto di fiducia.
Sappiamo che il maxiemendamento è stato approvato con il voto di tanti senatori che si dicono cattolici. Si è consumato un tradimento da parte di questi senatori rispetto al popolo del Circo Massimo?Io ho già detto, anche prima del voto, che se fosse passato un ddl così, dove ci sono tantissimi punti di contatto tra il nuovo istituto e il matrimonio ex art.

domenica 28 febbraio 2016

Chiara, moglie e madre nel nome di Cristo

di Benedetta Frigerio                                                28-02-2016
Chiara e EnricoSposarsi sette anni dopo un fidanzamento travagliato, perdere un figlio appena nato, poi anche il secondo e morire felici un anno dopo aver dato alla luce il terzogenito. Com'è possibile? A spiegarlo sabato scorso a Bologna di fronte a una platea di oltre mille e duecento giovani è stato Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella Petrillo, salita al cielo il 13 giugno del 2012 e la cui vicenda fece immediatamente il giro del mondo, mentre al funerale il cardinal Vallini, la definì una nuova Gianna Beretta Molla.

Ma chi è Chiara? E come ha fatto a vivere e morire felice? «Chiara era una poveretta come voi e come me, ma fatta a immagine e somiglianza di Dio» e quindi «viveva per dire sì, per diventare figlia di Dio». Non che sia facile, ammette Enrico ma «vedervi così numerosi mi fa pensare che era veramente necessario che Chiara andasse dal Signore. Non è facile delle volte per me dire di sì a Gesù. Non è facile ricominciare sempre a raccontare la storia di Chiara e rivedere il video del funerale di tua moglie», ma si può dire «non sentimentalmente “è bello essere qui” se sei in relazione con il Signore». Questa è la tensione con cui ha vissuto Chiara e questo è il segreto: «Vivere una vita da figli di Dio».
Chiara ed Enrico si conoscono in pellegrinaggio a Medjugorie nel 2001. «Dopo pochi mesi ci siamo fidanzati, ma ci siamo lasciati e ripresi tante volte. Penso che un fidanzamento sano sia travagliato!». I due si fanno seguire singolarmente da

sabato 27 febbraio 2016

Taglialo

grapes-984493_1280La sapienza consiste nel saper contare i propri giorni, ciascuno come un «kairos», un momento favorevole per «convertirsi». Come «questo preciso momento» in cui le notizie dal fronte della storia ci annunciano crisi finanziarie, venti di guerra, leggi che feriscono la vita e a famiglia. È vero, la «creazione geme e soffre» a causa del peccato, ma non è impazzita. La cronaca registra il dolore, ma è quello delle «doglie» che annunciano la vita per la quale Dio ha plasmato ogni cosa. Essa risplende come una primizia nei Figli di Dio «piantati» nella vigna del Signore.
Nel seno della Chiesa, come pazienti «vignaioli», pastori e catechisti li hanno curati con «zappa» e «concime», la Parola che dissoda con la Verità, e i sacramenti che nutrono del Mistero Pasquale di Gesù. Una storia d’amore che ha accolto anche noi nel seno di una terra di misericordia e tenerezza, grazie e segni, correzioni e consolazioni.
Il «terreno» fecondato dal seme benedetto del corpo del Signore, nel quale siamo stati chiamati a crescere e risuscitare con Lui, per presentare al mondo i «frutti» maturi della fede adulta, le opere che annunciano in noi la sua vittoria sulla morte. Il mondo ha bisogno dei nostri «frutti», é questione di vita o di morte. 

Accanto a noi qualcuno sta per abortire, divorziare, gettare al vento la propria dignità. Forse si tratta della persona più vicina, e non ce ne stiamo accorgendo. Forse è tua moglie, che la tua indifferenza e

Donna, ecco il tuo figlio.

Ecce HomoIeri sera, alla dodicesima stazione della Via Crucis, la mia riflessione mi ha portato a quell'Ecce homo che qualche versetto prima Giovanni fa pronunciare a Pilato. Un ideale passaggio di consegne tra Gesù e il discepolo amato, che si concretizza attraverso la Madre. Ed è sempre Giovanni che capitoli prima dipinge quello stesso Gesù che si offre al Padre: per questo sono giunto a quest'ora! Padre, effusione dello Spirito, Figlio, per un amore che ...ha bisogno della Madre. Quanto mi sono apparsi lontani, insignificanti, vuoti quei proclami di libertà presunta, di amore autoreferenziale, di falsi diritti falsamente violati. Quanto mi è sembrato distante un Parlamento che legifera sul nulla, che vieta ogni confronto, che viola ogni principio. 
Quanto ho percepito estraneo un mondo che non si batte per l'uomo ma cerca di annientarlo, che non riconosce l'insostituibilità della famiglia ma prova ad annullarla, che non si inchina al ruolo 'divino' di una madre generatrice di Vita ma ne fa un concetto antropologico. Poi, però, mi sono ripetuto che è per questo che Gesù è giunto a quest'ora, che la Chiesa non è del mondo ma è chiamata a operare nel mondo, che noi 'servi inutili' dobbiamo vivere per la Verità sempre, dovunque, comunque convinti che alla fine la Verità prevarrà. Gesù si offre a noi per portarci con Lui a Dio: Ecco l'Uomo.

Sarà Maria il nostro aiuto nella difesa della famiglia. E forse a Ghiaie di Bonate ha teso la mano all'Italia

da La Bussola Quotidiana, 13 maggio 2011, di Raffaella Frullone
Sarà Maria il nostro aiuto nella difesa della famiglia. E forse a Ghiaie di Bonate ha teso la mano all'ItaliaIl 13 maggio la Chiesa ricorda le apparizioni della Madonna di Fatima, ma in Italia c'è qualcuno che ricorda la “Fatima italiana” ovvero le apparizioni avvenute in località Ghiaie di Bonate, in provincia di Bergamo, nel maggio 1944 e mai riconosciute dalla Chiesa.
Il giudizio espresso nei confronti delle apparizioni, firmato dall’allora Vescovo Adriano Bernareggi, è sospensivo  e si esprime con la formula “costa che non”. Non essendo il giudizio definitivo c’è sempre la possibilità che il caso venga riaperto e le apparizioni possano essere riconosciute, possibilità alla quale si appellano le migliaia di fedeli che ogni giorno, da ogni parte d’Italia, accorrono a Ghiaie a pregare, nonché diversi gruppi di sostegno alle apparizioni che si sono formati nel corso degli anni, alcuni mariologi e sacerdoti, storici, studiosi.

Al momento dalla curia di Bergamo non giungono segnali che possano fare pensare ad una  riapertura del caso. Tuttavia negli ultimi due anni le richieste dei fedeli e dei gruppi di devoti si sono fatte più pressanti poiché alla guida della Diocesi è c’è Monsignor Francesco Beschi, arrivato da Brescia, che

venerdì 26 febbraio 2016

L'esodo dal possesso al dono




Parabola dei vignaioli omicidi. Speculum humanae salvationis. 1482
Il Vangelo di oggi è un'immagine fedele della nostra vita, sorprendentemente attuale e profetica. Una vigna che è un seno materno, curato e difeso, opera di un Dio pieno d'amore, provvidente e infinitamente generoso; una vigna come le viscere di una madre, piantata nella storia come il segno vivido e bello di un Dio proteso a creare qualcuno capace di partecipare del suo stesso essere Dio, del suo amore fecondo e creativo. Una vigna come un utero fecondato dallo Spirito Santo, Ruah di Dio effuso sulla carne perché produca i suoi frutti squisiti: "I frutti dello Spirito sono perfezioni che lo Spirito Santo plasma in noi come primizie della gloria eterna. La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: "amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1832). Per questi frutti Dio ha avuto una pazienza infinita. In gioco infatti, è la salvezza di ciascun uomo di ogni generazione. In questo contesto occorre ascoltare la parabola: tutto quello che in essa accade rivela l'ostinato amore di Dio per ogni uomo, testimoniato dall'importanza assoluta che per il "Padrone" hanno i frutti della vigna. Per essi è disposto a sacrificare tutto, persino se stesso. Quei frutti, infatti, sono la sua mano distesa a cercare e a salvare, non può restare ferma e inattiva. Ad ogni frutto non raccolto corrisponde un uomo cui è stata sottratta la possibilità di salvarsi. I vignaioli non devono far altro che custodire e consegnare i frutti per i quali il Padrone ha investito

mercoledì 24 febbraio 2016

Don Giussani, la forza della parola Eredità e carisma del prete militante

Milano, 19 febbraio 2016

Ha parlato ai giovani degli anni Cinquanta e Settanta più di ogni altro sacerdote
Leggerlo vuole dire affrontare un classico (mai noioso) del cristianesimo del Novecento

         Don Luigi Giussani (1922-2005) a Varigotti negli anni Cinquanta con i suoi allievi
Don Luigi Giussani  (1922-2005) a Varigotti negli anni Cinquanta con i suoi allievi (Archivio Rcs)
Luigi Giussani o dell’attualità del cristianesimo nel moderno. Conviene leggerlo? Sì, se uno ha interesse a quell’attualità, purché non ritenga che il moderno sia cessato con il post-moderno, che forse è arrivato con il ’68, o con internet. Leggere don Luigi Giussani (1922-2005) a terzo millennio avviato vuol dire affrontare un classico dell’apologetica cristiana della seconda metà del secolo scorso. Ma perché leggerlo? Perché è un prete che ha portato frutto, a riprova di quell’attualità che si diceva. Il frutto venuto dalla sua semina si chiama «Comunione e Liberazione», un movimento che ha festeggiato il sessantesimo nel 2014 e che è stato segno di contraddizione nelle università e nel Paese, ma oggi lo è meno. Ed è stato ed è una risorsa della comunità cattolica. Una delle più vive.

Giussani è un prete ambrosiano. Dietro al suo linguaggio aggiornato alla teologia e alla pedagogia novecentesche si intravvedono a ogni pagina le mura romaniche della Basilica di Sant’Ambrogio. Fu

Paolo VI parla a noi: non dovremo temere di essere minoranza, se saremo fedeli alla verità

Dall'udienza generale di Paolo VI, mercoledì 11 febbraio 1976
Paolo VI parla a noi: non dovremo temere di essere minoranza, se saremo fedeli alla verità«Non pensiamo che tutto sia qui; non crediamo che fin d’ora tutto sia festa per noi. Se vogliamo inaugurare nuovamente e promuovere la civiltà dell’amore non dovremo illuderci di poter cambiare questi anni stretti negli argini del tempo in un fiume di perfetta felicità. Il Signore ora ci dà, sì, la novità della grazia e quindi della sua gioia, ma non ora la gloria, non la perfetta misura di esperienza di Lui, riservata dopo l’ultimo giorno, alla foce del tempo, quando noi saremo simili a Lui, perché Lo vedremo Cosi com’Egli è (1 Io. 3, 2). Noi ora vediamo, come scrive S. Paolo, quasi in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia (1 Cor. 13, 12).

Perché accenniamo a questa distanza di tempo e di visuale dal conseguimento della vera e perfetta forma di vita cristiana a noi assegnata? Oh! il perché lo sapete, e questo non deve turbare la nostra sicurezza e la nostra gioia anticipata e sperata. Il perché è la Croce, eretta al valico sommo fra la vita presente e quella futura. La Croce non solo fa parte, ma costituisce il centro del mistero d’amore, che abbiamo scelto come vero e totale programma della nostra rinnovata esistenza. In verità, in verità vi dico, insegnò Cristo al termine dell’ultima cena, voi piangerete e vi rattristerete, e il mondo godrà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia (Io. 16, 20). Egli aveva già detto: Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna (Io. 12, 25).

Questo fisso ricordo ci conforterà in questa presente e terrena vicenda non a temere, ma a essere forti; non volubili, ma coerenti; non paghi delle fallaci mercedi del mondo; ma desiderosi del Regno di Dio. Non dovremo temere, un giorno, d’essere forse in una minoranza, se saremo fedeli; non arrossiremo dell’impopolarità, se saremo coerenti; non faremo caso d’essere dei vinti, se saremo testimoni della verità e della libertà dei figli di Dio (Cfr. Rom. 8, 21)».

Se pure i vescovi ignorano la legge morale naturale

di Stefano Fontana                                           24-02-2016
Le unioni gay sono contrarie alla legge morale naturaleL’editoriale di domenica del direttore Cascioli finiva con una richiesta di chiarimento. Richiesta sincera e fondata, ma anche un po’ ingenua. Per due motivi. Il primo è che in questa strana fase della vita della Chiesa i Pastori sembrano voler smentire piuttosto che confermare. Vorrebbero, più che altro, che noi ci ponessimo domande. Per agevolarci le cose lo fanno loro per noi. Il secondo motivo è che chiedere un chiarimento su un punto comporta, a cascata, di doverlo chiedere su molti altri, con quello concatenati. È per questo che il chiarimento stenta ad arrivare, sarebbe operazione troppo complessa.
I chiarimenti del tipo di quello richiesto dal direttore riguardano ciò che viene insegnato oggi nella Chiesa in rapporto a quello che veniva insegnato fino a ieri. Qualunque alunno di una qualunque scuola elementare chiede alla maestra un chiarimento se oggi spiega diversamente da ieri la lezione di geometria. Se oggi la somma dei quadrati costruiti sui cateti non è più uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa come spiegato fino a ieri, bisognerebbe fornire un chiarimento e, se per caso le leggi sul triangolo fossero cambiate, bisognerebbe avvertire. Sugli insegnamenti del magistero i fedeli ci impostano la vita, perfino più che su quelli della maestra.
Per esempio: dobbiamo ancora pensare che esista una legge morale naturale? A guardare i documenti usciti fino a ieri

martedì 23 febbraio 2016

Giona e la sua esperienza pasquale di morte e risurrezione Intervento da 'I mercoledì della Bibbia'




Di fronte ad una tempesta, che non accennava a calmarsi e che stava provocando un vero e proprio affondamento della nave, l’equipaggio della nave si era convinto che tutto questo era dovuto, possibilmente, all’azione di qualche divinità, irritata per qualche colpa commessa da qualcuno dei presenti sulla nave. Scelsero di tirare a sorte e “la sorte cadde su Giona”.
E Giona non si sottrasse alla sua responsabilità, perché si rese conto che autore di tutto questo marasma doveva essere quel Signore, dal cui volto egli voleva fuggire. La sua reazione fu davvero esemplare, chiedendo, in modo fermo, di essere preso e gettato nel mare. Egli in tal modo prendeva sul serio la Parola di Dio, affidandosi pienamente ad essa ed abbandonando ogni progetto di fuga.
1. Giona trova ospitalità nel grande pesce
Così, loro malgrado, i marinai gettano a mare Giona, che costituiva il vero “peso”, di cui bisognava sbarazzarsi ed il mare si calma. Il racconto poteva chiudersi con questo gesto di grande

Le nuove catacombe dei cristiani Perseguitati in Siria




  
Tra vicini di sepolcro la convivenza non è facile. Nella tomba al piano di sotto hanno dovuto arrangiarsi, facendo del sarcofago un letto matrimoniale. Nella catacomba accanto, i loculi di notte si trasformano in cuccette, di giorno in dispensa. Sopra, a un palmo dalla testa, sulla terra che era dei vivi ma che in cinque anni ha visto straziare mezzo milione di vite, intanto si spara mentre dall’alto precipitano tonnellate di esplosivo che fanno sembrare le catacombe una miniera sul punto di crollare. L’olocausto siriano è anche questo. La guerra sotterranea che i satelliti militari non riescono a vedere.

Nei villaggi sulla strada che conduce a Idlib e Aleppo nessuno sa dire con esattezza quanti siano i civili costretti a una vita da topi. Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le catacombe vecchie di duemila anni un giorno sarebbero tornate utili per popolarsi di cristiani perseguitati. Come ai tempi di Paolo di Tarso, che prima della conversione si dice avesse inseguito i primi cristiani fino in Siria.

Nell’attesa che a Ginevra si trovi un accordo per il cessate il fuoco e l’ingresso di consistenti aiuti

lunedì 22 febbraio 2016

Quando padre Sommavilla smascherò il nichilismo empio di Umberto Eco (che ora Dio l'accolga in Cielo)

«L’allegro nominalismo nichilistico di Umberto Eco», di Guido Sommavilla SI (da La Civiltà Cattolica, 19 settembre 1981)
Quando padre Sommavilla smascherò il nichilismo empio di Umberto Eco (che ora Dio l'accolga in Cielo)Ci riferiamo all'allegro nominalismo nichilistico che però Umberto Eco molto seriamente sostiene o, meglio, insinua nel suo recente romanzo Il nome della rosa, ora vincitore del Premio Strega 1981. Che noi sappiamo, la critica finora ha avvertito in questo libro il nominalismo, ma non che esso è esattamente nichilistico e tuttavia allegro e perché, né tantomeno ha visto che questa era la fondamentale intentio operis et operantis.
Eppure tutta l'idea era dogmaticamente scandita in latino in un esametro che fa da ultima riga nell'ultima pagina del romanzo: Stat rosa pristina nomine, nuda nomina tenemus. Non abbiamo che i nudi nomi, cioè che le nude parole, le quali non dicono nulla tranne se stesse, non significano nessuna verità. È o, meglio, era la tesi radicale dello strutturalismo francese. Un nudo nome è dunque e soprattutto quello della rosa a cui spetta il primo dei nomi, cioè Dio, che è dunque lo stesso nome del nulla. La rosa del titolo è dunque Dio e il suo senso è il nulla. Se non abbiamo con questo azzeccato il senso del titolo, abbiamo certamente, ci pare, azzeccato il senso del libro, dove nella stessa ultima pagina sopracitata, 10 righe sopra l'esametro, si era sentenziato, questa volta in tedesco: Gott ist ein lautes nichts («Dio è un puro nulla»: nel senso di caos primordiale e finale).
Trama interna ed esterna
Se così è (e lo proveremo), allora non è esattamente vero che l'autore abbia scritto questo libro «per

La Cirinnà elimina l'obiezione di coscienza. Ecco Perché non si parla più della legge sull'«omofobia»

La Cirinnà elimina l'obiezione di coscienza. Ecco Perché non si parla più della legge sull'«omofobia»Il disegno di legge sulle unioni civili è una pazzia per tante ragioni: la sovrapposizione della disciplina delle coppie omosessuali a quella della famiglia fondata sul matrimonio, l’estensione della possibilità di adottare anche da parte di due persone dello stesso sesso, la conseguente deriva dell’utero in affitto. Di tutto ciò si parla lungamente da mesi. Finora però non vi è stata riflessione su quella che sarebbe una conseguenza diretta dell’approvazione del ddl, e cioè sulla pesante compromissione della libertà di tanti che da esso deriverà.
Provo a spiegarmi partendo da una norma del Cirinnà, contenuta nell’articolo 8, che stabilisce (comma 1 lettere a e b) che le coppie formate da persone dello stesso sesso che hanno contratto matrimonio all’estero, hanno diritto a ottenere la trascrizione nei registri italiani dello stato civile, e si applicano a loro le disposizioni delle unioni civili. L’articolo conferma l’identità di regime fra matrimonio e unioni civili: a queste ultime manca solo essere chiamate matrimoni, la sostanza c’è tutta se è possibile perfino la trasposizione delle nozze da fuori i confini nazionali. E si pone un’ulteriore questione: che succede al funzionario dell’anagrafe che – aderendo in coscienza a un dato di natura e a un chiaro dettato costituzionale (articolo 29 Cost.) – rifiuta la trascrizione?
A ben guardare, il problema non riguarda solo l’articolo 8, ma l’intero impianto del ddl: l’unione civile, in base all’articolo 1, viene formalmente costituita con una dichiarazione di due persone dello stesso sesso «di fronte all’ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni». Il dipendente comunale che sa che da quella dichiarazione deriva la costituzione di un regime giuridico

Sulla Cattedra della Croce

«Ipse est Petrus cui dixit: “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam”. Ubi ergo Petrus, ibi Ecclesia; ubi Ecclesia, ibi nulla mors, sed vita aeterna» (S. Ambrogio, Enarrationes in XII Psalmos davidicos). «Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa; dove c'è la Chiesa, lì non c'è affatto morte ma vita eterna». Pietro e la Chiesa, la vita e la fine della morte. Pietro sulla soglia del desiderio di ogni uomo, il nostro d'oggi, il più profondo, il più intenso, l'anelito che freme insopprimibile in ogni parola, pensiero, o gesto: La vita e mai più nessuna morte. I peccati stessi gridano il nostro desiderio di felicità eterna, che si tramuta purtroppo in fuga da ogni sofferenza confondendo il piacere con l'eterno esistere a cui aspiriamo. Le guerre, i divorzi, gli aborti, gli abomini genetici, e le nostre ore intrise di rabbia, malinconia, ribellioni e mormorazioni, in fondo tutto esprime la volontà di non arrendersi all'ineluttabile scorrere, spesso purtroppo in forma paradossale che sa invece proprio di morte. Ma anche quando si uccide in nome della vita, dietro l'egoismo, la paura e l'inganno, si nasconde la nostalgia di pienezza che non accetta la corruzione, e vorrebbe cancellarla, goffamente e perversamente chissà, ma è comunque un grido che getta un accorato appello alla vita che sfugge ad ogni presa. Tutti drogati di qualcosa o di qualcuno, sperando il cristallizzarsi, seppur effimero, d'un secondo almeno, un istante di tregua e di pace dove cullare le deluse speranze vissute solo in un sogno. Leopardi descriveva magistralmente i sentimenti che s’affastellano in noi: "Questo è quel mondo? questi i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme? questa

Crepaldi: «Quanti danni dai cattolici in politica»

di Stefano Fontana                                     22-02-2016
Pubblichiamo ampi stralci dell'intervista a monsignor Gianpaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell'Osservatorio Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa, apparsa sul numero di Febbraio del mensile Il Timone. Per leggere l'intervista integrale chiedere una copia omaggio del mensile a info@iltimone.org. 
Monsignor CrepaldiEccellenza, c’è chi dice che i cattolici in politica non ci siano più? È anche lei di questo parere?Non sono di questo parere, però è vero che, se ci sono, si vedono poco e in modo confuso. La visibilità cattolica in politica può essere di due tipi: personale, quando si sa che quel politico è cattolico, egli stesso lo dichiara e mantiene evidenti rapporti con la Chiesa; comunitaria, quando i cattolici agiscono uniti ed elaborano, nella loro autonomia di laici, strategie politiche che partano da una visione cattolica delle cose.
Può spiegare la distinzione iniziale tra visibilità individuale e visibilità comunitaria? Una volta stabilito che i cattolici impegnati in politica devono vedersi, perché altrimenti la loro non sarebbe testimonianza di fede, bisogna riconoscere che senza una visibilità comunitaria anche quella individuale tende a ridursi solo a coerenza morale personale. Abbiamo così politici che, pur coerenti con la loro morale personale, fanno scelte politiche che contrastano con la dottrina della Chiesa e, non di rado, con la stessa legge morale naturale. Il bene comune lo si fa in comune, ossia strettamente uniti sui principi fondamentali dell’impegno politico che la Chiesa ha sempre insegnato, soprattutto da quando ha cominciato ad elaborare una organica Dottrina sociale.
A proposito dei cattolici presenti in Parlamento, si è pensato a lungo che essi potessero militare in tutti i partiti, per poi convergere uniti su leggi ad alta rilevanza etica, come quelle riguardanti la famiglia e la vita. Ritiene ancora valido questo schema?Credo che questo schema, se mai sia esistito come paradigma strategico piuttosto che come

mercoledì 10 febbraio 2016

Cenere

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foto di Antonello Iapicca.Un pizzico di cenere può dirci molto. Chi siamo e che cosa diventeremo ad esempio. Inizia la Quaresima e la Chiesa che ci ama come una madre ci cosparge il capo di cenere, presentandoci senza sconti a noi stessi. Riusciamo a cogliere la grazia di questo giorno e l’occasione che Dio ci offre con questo tempo? Non è facile, perché di fronte ai giorni siamo come degli accaniti tabagisti. Ce li fumiamo voraci uno dopo l’altro, ora dopo ora, incontro dopo incontro. Che... rimane di ieri? Ricordi la faccia da preside inflessibile con cui hai dato il buongiorno a tuo marito? E le parole avvelenate rivolte al tuo collega alle 15 e 45? E quel gesto irato piantato in faccia a tuo figlio verso le 20? E la stanchezza con cui alle 23 hai chiuso la porta alla tenerezza di tua moglie? No, solo immagini sbiadite vero? 
Perché senza amore il nostro dire e fare si consuma come cenere, non ne resta nulla. E’ inutile difendersi, tutti abbiamo almeno un grumo di cenere nascosto in qualche angolo della nostra vita. E la cenere non mente, svela che abbiamo bruciato nei peccati l’amore nel quale siamo stati creati. Ecco, la grazia di questo giorno è potersi fermare un momento e sentirsela addosso la nostra cenere, come una cosa sporca che non c’entra nulla con quello che laggiù in fondo il nostro cuore desidera. Allora ascoltiamo bene: “ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”, se non ti “converti e credi al Vangelo”. Perché scoprire e accettare la propria realtà è l’unico modo per arrenderci all'annuncio della misericordia di nostro Padre, capace di trasformare ogni istante incenerito della nostra vita in un frammento prezioso d’amore che profuma di vita eterna. La Quaresima è poterlo sperimentare, esiste nel mondo un tempo migliore?

Mercoledì delle Ceneri






 
Convertirsi a Cristo significa in fondo proprio questo:
uscire dall’illusione dell’autosufficienza
per scoprire e accettare la propria indigenza,
esigenza del suo perdono.

Benedetto XVI
QUI IL COMMENTO AUDIO

L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria

martedì 9 febbraio 2016

Amati per vivere come in una liturgia di lode


«Invano essi mi rendono culto»: una parola durissima per chi, come i farisei, aveva innalzato una barriera intorno alla Legge per impedire che fosse violata per inavvertenza. 613 comandamenti, infatti, avevano la funzione di attualizzare la legge per la vita concreta. Solo l'obbedienza scrupolosa alla Legge e la dipendenza assoluta dalla sua interpretazione precettistica definiva l'appartenenza al popolo di Dio: «un ignorante non può essere pio», amavano ripetere i Farisei. Le "dottrine che sono precetti di uomini" circoscrivevano il campo del puro e dell'impuro, costituendo il regolamento a cui attenersi scrupolosamente per essere atti al culto. Ma le parole di Gesù svelano che i farisei, "insegnandoli" lo rendevano vano. Perché? Perché ne facevano un assoluto, mettendoli addirittura al di sopra della Parola di Dio. Vestendo i panni dei pii e dei santi - fariseo, infatti, significa separato - si innalzavano al di sopra del Dio che avrebbero voluto servire. E questa è l'attitudine inconfondibile del demonio, "abile" nel camuffarsi per far "eludere il comandamento di Dio". Non c'era dunque differenza tra i peccatori che lo violavano palesemente e i "puri" che lo "trascuravano" per "osservare la propria tradizione"; alla radice c'era lo stesso orgoglio di chi si fa Dio. Ma per un fariseo il peccato era infinitamente più grave. Lui la Legge la conosceva, affermava di compierla in ogni suo aspetto, ma la superbia lo aveva accecato al punto di non comprendere più la libertà per la quale il Popolo l'aveva

lunedì 8 febbraio 2016

Abbracciati e guariti dal mantello di misericordia del Signore



Gesù ha “compiuto la traversata” e “approda” sulla terra di questo nostro lunedì. E’ passato dalla morte alla vita per noi. Il Mistero Pasquale che abbiamo celebrato ieri era una primizia di Cielo per vivere sulla terra, la porta attraverso cui entrare nei giorni feriali che ci attendono. “Dovunque giunge” Gesù, infatti, stende il “mantello” della sua vittoria sul peccato e sulla morte che tutti “guarisce”. Per questo, se nella nostra vita c’è Lui, questa nuova settimana sarà una meraviglia, qualunque cosa accadrà. Gli impegni, anche quelli più noiosi e fastidiosi, non saranno più una condanna. Le relazioni, anche quelle difficili dalle quali vorremmo sfuggire, non saranno più una tortura. Perché Cristo è risorto, e lo è anche oggi, non solo mentre stiamo in chiesa o preghiamo. Tornato dalla morte Cristo “prende terra” dove siamo oggi, e rovescia tutto: se la morte è vinta allora cambia ogni prospettiva. Quello che ci fa paura perché, come un tunnel oscuro, ci annuncia la fine della speranza è invece il buio dove Dio vuol creare qualcosa di straordinario. E’ impensabile, ma proprio attraverso quella relazione difficile, la malattia che a detta dei medici non mi lascerà scampo, la crisi di mia figlia, l’ingiustizia della disoccupazione, potremo

domenica 7 febbraio 2016

Monsignor Domenico Sigalini: “Il ddl Cirinnà è immorale ed orribile”



domenico-sigaliniIl dibattito sulle unioni civili e la  discussa legge Cirinnà, specie dopo il successo del Family Day, è ancora molto vivo. La Fedequotidiana, su questo tema, ha ascoltato l’ opinione di Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina.
Eccellenza Sigalini, qual è il suo giudizio complessivo su questa legge?
La trovo totalmente negativa e mi spingo un tantino oltre. La valuto persino immorale. Se per lo stato può andar bene, e lo dubito, non si può dire la stessa cosa dal punto di vista del credente.
Perchè immorale?
Non  solo immorale, orribile. Prima di tutto per la ragione che pretende di equiparare nella sostanza il matrimonio, e dunque la famiglia tradizionale, alle unioni civili. Ovviamente, non è così. La sola famiglia, quella vera, è composta da un uomo e una donna uniti in matrimonio col fine procreativo. Due uomini che vivano assieme o due donne, sicuramente, lo dice la natura, non possono generare e allora, che tipo di famiglia è mai questa? Questo tipo di unioni non sono assolutamente accostabili al mtrimonio. Senza dubbio, esistono da tutelare diritti individuali per le persone omosessuali e nessuno

sabato 6 febbraio 2016

Il suicidio dell’Europa di oggi è come quello dell’Impero Romano

    
Il suicidio dell’Europa di oggi è come quello dell’Impero RomanoFra il IV° e il V° secolo d.C. L’Impero Romano entrò nella sua fase terminale. Crisi demografica ed economica, autolesionismo ideologico, moralità impazzita ed immigrazione fuori controllo furono i principali tarli che riuscirono a rodere la struttura di uno Stato che da sei secoli reggeva l’intero bacino del Mediterraneo. Il punto di svolta fu nel 378 d.C. con il disastro di Adrianopoli, una sconfitta in cui l’Imperatore stesso venne ucciso da quei Goti cui, pochi anni prima aveva dato asilo in territorio romano in quanto “rifugiati in fuga da una guerra”. Da allora in poi, il destino di Roma, fu segnato (Emanuele Mastrangelo , da “Storia in rete”, che dedica ben tre saggi all’argomento ).
Se uno sostituisce alla parola Impero Romano e alla data del 378 gli anni attuali il quadro macro-storico è assolutamente lo stesso. Allora c’era la grande civiltà romana; in seguito venne la crisi demografica e morale, minata da movimenti religiosi ed ideologici litigiosi e nichilisti, dal rifiuto degli ideali e dei costumi che l’avevano resa grande, da problemi monetari, distratta da divertimenti ed eventi sportivi, coi suoi maschi effeminati e le sue donne non piu’ fertili e finì per schiantarsi sotto la pressione migratoria di barbari stranieri, inizialmente accolti come profughi e poi divenuti padroni di casa.

Una decadenza anche economica

Se poi si esamina la crisi economica anche allora si innestò una spirale che ricorda paurosamente la situazione attuale: man mano che i mezzi di sussistenza delle popolazioni dell’Impero si

Il fallimento precede sempre l’incontro con Lui


BarcaLa Chiesa comincia a nascere da quel giorno sul lago di Galilea, da una barca che era di Pietro, e diventa quella di Gesù. Ne prende possesso e vi si siede, come un Re sul suo trono, come lo Sposo che entra nella sua casa per unirsi alla sua sposa. Da quel momento Pietro non sarà più lo stesso, la barca solcherà altri mari, le reti pescheranno altri pesci. E al principio di tutto una chiamata che rimbalza immediatamente in una missione. Nessuna chiamata, infatti è mai fine a se stessa; Dio chiama e invia, sempre.
Spesso ci equivochiamo e ci disperdiamo contemplandoci nello specchio d’un disperato Narciso deluso, esattamente come Pietro dinanzi all’enorme squilibrio tra lui e Gesù; più spesso ci afferriamo alla chiamata e ne facciamo una ragione di vita, un idolo da cui cercare il successo che magari chiamiamo zelo. Ma non è così. Gesù prende possesso della nostra vita, del suo fondamento, delle nostre fibre più intime, come ha fatto con Pietro entrando nella sua barca, che era il suo sostentamento, il suo cibo, la sua vita.
Gesù ci cerca, vuole esattamente noi, come ha voluto Pietro e la sua barca in mezzo a tante altre, come ha voluto gli altri Undici: “Scelse quelli che egli volle”. La volontà di Dio che è il suo amore gratuito costituisce il cuore e il fondamento della chiamata. Chi era Pietro, che cosa avesse fatto,

giovedì 4 febbraio 2016

Pio e Mandic, due santi campioni della Misericordia

di Antonio Maria Sicari                                   04-02-2016
Pubblichiamo ampi stralci dell'articolo che, in versione integrale, sarà pubblicato sul numero di marzo del mensile Il Timone (www.iltimone.org).
Le spoglie di San Pio prima di lasciare la Basilica di San Giovanni Rotondo per RomaEntrare nella Basilica di San Pietro ed essere subito accolti dalle spoglie mortali di san Leopoldo Mandic e di san Pio da Pietrelcina – due frati cappuccini, particolarmente amati dal popolo, che dedicarono la vita al ministero del confessionale – sarà, per tutti i pellegrini del Giubileo, un richiamo forte per comprendere meglio come incontrare la Misericordia di Dio e lasciarsi abbracciare da essa.  Il vivo ricordo dei due santi cappuccini che passavano dieci-quindici ore al giorno nel loro confessionale, e delle lunghe file di penitenti in attesa di affidarsi al loro santo ministero, non rievoca soltanto una maniera – tra le tante possibili – di accostarsi ecclesialmente alla Misericordia di Dio, ma «l’unica maniera pienamente cristiana».
Se dalle biografie dei due umili santi frati cappuccini dovessimo raccogliere le innumerevoli testimonianze di peccatori che si sono pentiti e convertiti ai loro piedi, la prima cosa che otterremmo sarebbe la documentazione di un immenso stupore. E in primo luogo ci sarebbero tutti coloro che giunsero al loro confessionale scarsamente pentiti e scarsamente motivati, e

La Francia insegna: «Chi sfida la volontà del popolo delle famiglie, pagherà alle elezioni»

di Riccardo Cascioli                           04-02-2016
Ludovine de la RochereChi sfida la volontà del popolo poi si ritroverà il conto da pagare al momento di andare alle urne. E perseverare nella mobilitazione è l’unica arma che permette al popolo di raggiungere risultati concreti. È questa la lezione che viene dalla Francia, come ci dice Ludovine de la Rochere, presidente della Manif pour Tous (Manifestazione per tutti), l’associazione che si batte per la difesa della famiglia naturale e che ha più volte portato in piazza in Francia milioni di persone, stupendo l'Europa intera. In Francia il popolo è “in guerra” contro il governo già dal 2012. È allora infatti che il governo socialista di Francois Hollande ha iniziato l’iter parlamentare per approvare una legge sul matrimonio omosessuale, denominata legge Toubira - dal nome del ministro della Giustizia Christiane Toubira, che è stata relatrice e forte sostenitrice del provvedimento - e riassunta nello slogan “Mariage por Tous” (Matrimonio per tutti). La legge è stata effettivamente approvata nell’aprile 2013 ma da allora tra famiglie e governo la lotta è aperta e non è certo questa l’ultima delle ragioni del tracollo elettorale del Partito socialista di Hollande sia alle elezioni europee del 2014 sia alle recenti amministrative, come la stessa de la Rochere ha sottolineato più volte.
Ludovine de la Rochere, 45 anni, sposata, quattro figli, è discendente da una antica famiglia nobile francese. Lavora come

martedì 2 febbraio 2016

"Presentati" con Cristo a Dio e agli uomini

Oggi festeggiamo la Presentazione al Tempio del Signore, ovvero il dono di se stesso a ciascuno di noi per mano di Maria, immagine della Chiesa. In essa, infatti, lo accogliamo tra le nostre braccia come Simeone, quando ci è predicato il Vangelo che "svela i pensieri" malvagi dei nostri cuori; e quando ci nutriamo dei sacramenti, segni concreti del suo amore che sbriciola il nostro uomo vecchio, imprigionato in una vita senza senso. Nella comunità "vediamo la salvezza" che aspettiamo ogni giorno all'opera nei fratelli e in noi stessi, e possiamo "andare in pace" nella storia perché la vittoria di Cristo sui nostri peccati è il pegno sicuro della Vita Eterna, il destino verso cui essa ci conduce. Possiamo "andare in pace" nelle difficoltà, nelle piccole e grandi morti che le giornate ci presentano, perché siamo figli della Pasqua. E per questo siamo anche noi primogeniti. La Festa di oggi ci svela la nostra identità!
 E in essa è illuminata la nostra vita, il senso di tutto quanto ci accade: "Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto, dalla condizione servile. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei figli. Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento tra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto" (Es, 13). Intorno e dentro di noi risuona la stessa domanda: "Che significa tutto questo?"; questa mia storia senza capo né coda; questa malattia che s'è portata via mia madre a soli quarant'anni; questo incidente che mi ha strappato mio figlio

Gioielli preziosi



La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. 
Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo... 
Fuochi verranno attiz­zati per testimoniare che due più due fa quattro. 
Spade sa­ranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. 
Noi ci ritroveremo a difendere, 
non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, 
ma qualcosa di ancora più incredibile, 
questo immenso, impossibile uni­verso che ci fissa in volto. 
Combatteremo per i prodigi visi­bili come se fossero invisibili. 
Guarderemo l’erba e i cieli im­possibili con uno strano coraggio. 
Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto. 

Chesterton, Eretici, 1905



GIOIELLI PREZIOSI

Nella Sacra Scrittura, la misericordia di Dio è presente lungo tutta la storia del popolo d’Israele. Con la sua misericordia, il Signore accompagna il cammino dei Patriarchi, dona loro dei figli malgrado la condizione di sterilità, li conduce per sentieri di grazia e di riconciliazione, come dimostra la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli. E penso ai tanti fratelli che sono allontanati in una famiglia e non si parlano. Ma quest’Anno della Misericordia è una buona occasione per ritrovarsi, abbracciarsi e perdonarsi e dimenticare le cose brutte. Ma, come sappiamo, in Egitto la vita per il popolo si fa dura.Dio «non è indifferente» , non distoglie mai lo sguardo dal dolore umano. Il Dio di misericordia risponde e si prende cura dei poveri, di coloro che gridano la loro disperazione. Dio ascolta e interviene per salvare, suscitando uomini capaci di sentire il gemito della

lunedì 1 febbraio 2016

Unioni civili, il filosofo Rémi Brague: "Perché una legge speciale?"

L'intellettuale francese che ha coniato il termine "cristianisti" parla dei temi sollevati dal Family Day. "Sono i bambini che hanno dei diritti, perché sono delle eprsone, non delle cose". E ancora: "Basterebbero piccoli aggiustamenti al diritto di successione"







Rémi Brague è professore emerito di filosofia alla Sorbona di Parigi e ha occupato la cattedra Romano Guardini alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, esperto di cultura islamica, ebraica e cristiana, profondo conoscitore del mondo greco e romano. Insieme a Elisa Grimi (Université de Neuchâtel) ha scritto Contro il cristianismo e l'umanismo. Il perdono dell'Occidente (Cantagalli 2015).

Professore, un milione di cattolici sono scesi in piazza a Roma contro il ddl sulle unioni civili. Non le sembra che il Family Day, come tutte le manifestazioni analoghe, sia figlio di una visione del cattolicesimo lontana dal Vangelo? È Vangelo fare le barricate su alcuni princìpi portando coloro che la pensano diversamente a giudicare la Chiesa retrograda e crudele?
"Solamente i cattolici? In Francia, anche se i cattolici si sono molto mobilitati, c'erano in manifestazioni analoghe ebrei, musulmani, e atei. Certamente, i media hanno mentito - è il loro mestiere - e hanno cercato di ridurre tali eventi a folclore "cattolico" e "reazionario". Il Vangelo? Quale? Non credo noi abbiamo la stessa edizione... Nelle quattro che ho letto, Gesù ha provato una grande misericordia verso i peccatori. Ma egli è anche molto duro verso tutto ciò che danneggia e degrada l'uomo: menzogna, ipocrisia, buona coscienza "progressista"".

Lei in una celebre intervista a 30Giorni coniò il termine cristianisti, di recente richiamato nel suo ultimo libro scritto con Elisa Grimi riferendosi a coloro che non seguono Cristo ma

Un raduno di «uomini vivi», un'immensa Compagnia dell'Agnello. Come aveva profetizzato Chesterton

Da una testimonianza su Facebook del collaboratore de «La Croce» Andreas Hofer
Un raduno di «uomini vivi», un'immensa Compagnia dell'Agnello. Come aveva profetizzato ChestertonIeri giornata memorabile al Circo Massimo. È stata quello che tutti ci attendevamo: una insorgenza popolare pacifica e festosa, capitanata dal grande cuore di uomini e donne vivi, una vera Compagnia dell'Agnello con i suoi condottieri e le sue regine. Immensa gratitudine per aver visto realizzarsi sotto i miei occhi uno dei pensieri più belli di un altro uomo vivo dal cuore immenso, G.K. Chesterton, che non a caso è il vero patrono del Family Day:
«I paesi di Europa rimasti sotto la influenza dei preti sono precisamente quelli dove ancora si canta, si danza, e ci si mettono vestiti sgargianti e l’arte vive all’aperto. La dottrina e la disciplina cattolica possono essere dei muri, ma sono i muri di una palestra di giuochi. Il Cristianesimo è la sola cornice in cui sia preservata la gioia del paganesimo. Immaginiamoci dei fanciulli che stanno giocando sul piano erboso di qualche isolotto elevato sul mare; finché c’era un muro intorno all’orlo dell’altura, essi potevano sbizzarrirsi nei giochi più frenetici e fare di quel luogo la più rumorosa delle nurseries; ora il parapetto è stato buttato giù, lasciando scoperto il pericolo del precipizio. I fanciulli non sono caduti, ma i loro amici, al ritorno, li hanno trovati rannicchiati e impauriti nel centro dell’isolotto, e il loro canto era cessato. […] La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini. […] Nella filosofia moderna avviene il contrario: la cinta esterna è innegabilmente artistica ed emancipata: la sua disperazione sta dentro».