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venerdì 31 ottobre 2014

La «Notte dei Santi», a Palestrina luce e festa

la notte dei santi 2013Stesso giorno, stessa ora, nuova cornice. La «Notte dei Santi» si sposta a Palestrina. L’appuntamento è fissato il 31 ottobre alle ore 21 presso l’Auditorium «Giovanni Pierluigi» sito in Via delle Monache 2, a Palestrina. Programma ricco e variegato. La serata si apre con l’esibizione dei «70 volte 7», band cristiana che si propone di evangelizzare attraverso il potere della musica rock, seguirà una giovanissima cantante. Nel corso della serata avremo delle testimonianze di vita, intervento del dj Luca Maffi e di don Aniello Manganiello, sacerdote che opera nel territorio campano e vive i disagi dei giovani di queste terre. La serata sarà presentata da Beatrice Fazi, attrice della serie televisiva «Un medico in famiglia». Al termine delle esibizioni musicali i partecipanti saranno invitati a spostarsi in Cattedrale, con una fiaccolata, dove avrà luogo l’Adorazione Eucaristica presieduta da monsignor Domenico Sigalini. Chi, dai paesi circostanti, vorrà partecipare avrà a disposizione un servizio di bus navetta, andata e ritorno, al costo di soli € 3 , a persona. La partecipazione alla serata non prevede nessun costo di accesso ma è necessaria la prenotazione. Per informazioni rivolgersi al 3456493489 o al 3924165494 (Paola). In questa situazione vogliamo festeggiare qualcosa che veramente ci appartiene e che è più propriamente nostro anche dal punto di vista culturale, ossia la festa di tutti i santi. Si tratta di andare contro tendenza e di riappropriarci di quello che per natura ci appartiene: la bellezza della vita e l’eternità con gioia e amore. Per natura ci appartengono le cose belle e luminose, che riempiono di letizia il cuore e la mente. Ci proponiamo, quindi, non di lanciare una festa, ma una vera propria sfida culturale, una nuova sensibilizzazione ai valori cristiani, che non dobbiamo confondere e lasciarci portare via. L’evento che proponiamo è per tutta la famiglia, grandi e piccoli, dove divertirsi gioiosamente in un ambiente sano e luminoso.

martedì 28 ottobre 2014

Il Papa e i cristiani «del grigio» che non stanno né di qua né di là

27/10/2014
andrea tornielli città del vaticano

Nell'omelia della messa a Santa Marta, commentando un testo di san Paolo, Francesco parla dei cristiani «della luce», di quelli «delle tenebre» e di quelli «del grigio» che «una volta stanno da questa parte, un’altra da quella»

Papa Francesco
Papa Francesco
Francesco, commentando un testo di san Paolo, ha ricordato questa mattina nell'omelia della messa a Santa Marta riportata da Radio Vaticana che gli uomini si riconoscono dalle loro parole. L'apostolo invitava i cristiani a comportarsi come «figli della luce» e non come «figli delle tenebre». Ci sono quattro parole, per capire se - ha detto Francesco - siamo figli delle tenebre. «È una parola ipocrita? Un po’ di qua, un po’ di là, per stare bene con tutti? È una parola vacua, senza sostanza, piena di vacuità? È una parola volgare, triviale, cioè mondana? Una parola sporca, oscena? Queste quattro parole non sono dei figli della luce, non vengono dallo Spirito Santo, non vengono da Gesù,  non sono parole evangeliche… questo modo di parlare, sempre parlare di cose sporche o di mondanità o di vacuità o parlare ipocritamente».


Queste invece sono le parole che definiscono i figli della luce. «Lo dice Paolo: "Fatevi imitatori di Dio: camminate nella carità; camminate nella bontà; camminate nella mitezza". Chi cammina così... "Siate misericordiosi - dice Paolo - perdonandovi a vicenda, come Dio ha perdonato voi in Cristo. Fatevi, dunque, imitatori di Dio e camminate nella carità", cioè camminate nella misericordia, nel perdono, nella carità. E questa è la parola di un figlio della luce».

«Ci sono cristiani luminosi, pieni di luce – ha continuato Francesco - che cercano di servire il Signore con questa luce» e «ci sono cristiani tenebrosi» che conducono «una vita di peccato, una vita lontana dal Signore» e usano quelle quattro parole che «sono del maligno». Ma Papa Bergoglio nella breve omelia ha evidenziato come esista anche un «terzo gruppo di cristiani», che non appartengono ai primi due e dunque non sono «né luminosi né bui».

«Sono - ha spiegato - i cristiani del grigio. E questi cristiani del grigio una volta stanno da questa parte, un’altra da quella. La gente di questi dice: "Ma questa persona sta bene con Dio o col diavolo?" Eh? Sempre nel grigio. Sono i tiepidi. Non sono né luminosi né oscuri. E questi Dio non li ama. Nell’Apocalisse, il Signore, a questi cristiani del grigio, dice: "Ma no, tu non sei né caldo né freddo. Magari fossi caldo o freddo. Ma perché sei tiepido – così del grigio – sto per vomitarti dalla mia bocca". Il Signore è forte con i cristiani del grigio. "Io sono cristiano, ma senza esagerare!" dicono, e fanno tanto male, perché la loro testimonianza cristiana è una testimonianza che alla fine semina confusione, semina una testimonianza negativa».

Non bisogna dunque farsi ingannare dalle parole vuote, ha concluso il Papa, «ne sentiamo tante, alcune belle, ben dette, ma vuote, senza niente dentro». «Ci farà bene oggi pensare al nostro linguaggio e domandarci: “Sono cristiano della luce? Sono cristiano del buio? Sono cristiano del grigio? E così possiamo fare un passo avanti per incontrare il Signore”».

sabato 25 ottobre 2014

Mons. Grech: "Dobbiamo annunciare il Vangelo della Famiglia"

Il presidente della Conferenza Episcopale maltese approfondisce alcune tematiche emerse durante il Sinodo, sottolineando l'importanza di una pastorale familiare "più efficace per le persone del nostro tempo"

Terminato il Sinodo a cui ha partecipato, mons. Mario Grech è tornato nella sua Gozo, dove è vescovo della Diocesi e dove ricopre anche il ruolo di presidente della Conferenza episcopale maltese. È qui che il presule già da tempo sviluppa alcuni degli spunti suscitati nel corso della grande assise in Vaticano, su tutti il suo impegno è incentrato in una pastorale familiare “sollecitata dalla società in continua evoluzione”. Una “continua evoluzione” che chiede alla Chiesa - come afferma lo stesso mons. Grech - un “grande approfondimento”, il quale va prodotto soprattutto in quest’anno che ci separa dal prossimo Sinodo. Un primo esercizio di approfondimento lo ha proposto a ZENIT nell’intervista che segue.
Eccellenza, tre punti della Relatio Synodi non hanno raggiunto la maggioranza assoluta. Sono rimaste deluse le istanze di chi si aspettava una “apertura” della Chiesa su alcuni temi, che tanto successo hanno riscosso sulla stampa negli ultimi mesi?
È bene ricordare che il Sinodo aveva come tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione”, che include tanti altri aspetti oltre le situazioni dei divorziati risposati e delle persone omosessuali, sebbene esse abbiano la loro importanza. Per esempio mi dispiace che non è stato possibile approfondire abbastanza alcune tematiche importanti riguardanti la famiglia, come il rapporto tra famiglia, sistema economico e mondo del lavoro, oppure il rapporto tra famiglia ed educazione. Riguardo ai tre punti che Lei menziona, giova notare che nonostante non abbiano raggiunto una maggioranza qualitativa, tuttavia hanno raggiunto una maggioranza relativa. I tempi non sono ancora maturi per parlare di istanze “deluse”, anche perché la Relatio Synodi, fra cui anche questi tre punti, costituiscono i Lineamenta del prossimo Sinodo che sarà celebrato nel 2015. Ci troviamo in un momento di approfondimento.
Benedetto XVI, a proposito del Concilio Vaticano II, sostenne che vi fu un Concilio “dei media” ed uno dei Padri. L’attuale Papa emerito ritenne quindi che “il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri”. Crede che sia avvenuto qualcosa di simile nel corso di questo Sinodo?
Quello che è successo cinquant’anni fa non poteva essere evitato oggi, che viviamo nell’era digitale dei

«Non abbiate paura di andare nei luoghi pubblici, come i primi apostoli. Non è tempo di vergognarsi del Vangelo»

Questa la traduzione delle parole pronunciate nel bellissimo video qui a fianco (quello che proponiamo è solo il trailer dell’originale) sponsorizzato anni fa dall'arcidiocesi di New York:
He leads the way, he is on the way, and he turns around and says: Follow me! Come, follow me.Lui guida e cammina sulla via e si volta verso di me dicendomi: «Seguimi. Seguimi» (Marco 10,21)
Any times you bring Jesus to the street, any times you bring Jesus to the people, things happen, lifes change, vocations are born, and this is what we need.Ogni volta che portate Gesù nelle strade, ogni volta che portate Gesù alla gente, accadono cose, le vite cambiano, nascono vocazioni e questo è ciò di cui abbiamo bisogno.

They stopped, and they looked for one second and they met Jesus with their eyes and their life could have been changed forever.

Si sono fermati e hanno guardato per un secondo e hanno incontrato Gesù con i loro occhi. E le loro vite forse sono cambiate per sempre.

It’s just a celebration, a faith celebration of the resurrection, walking to the street with our Lord, praying for vocations.
E’ una celebrazione, una celebrazione di fede nella risurrezione, camminando per le strade con nostro Signore, pregando per le vocazioni.
Here you’ll be taking to the streets of New York City, in some ways the countercultural capital of the

venerdì 24 ottobre 2014

Anagni, vescovo vieta gli incontri sulla Madonna di Medjugorje

Chiesto l'annullamento di un "incontro di preghiera" con una veggente legata alle apparizioni."I fenomeni non sono provati"

Anagni, vescovo vieta gli incontri sulla Madonna di Medjugorje - Il vescovo di Anagni-Alatri, monsignor Lorenzo Loppa, ha vietato a fedeli e clero di partecipare a incontri di preghiera legati ai "fenomeni di Medjugorje". La circolare inviata ai parroci riguarda "incontri o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata l'attendibilità di tali fenomeni". Chiesto l'annullamento di un "incontro di preghiera", in programma a Fiuggi con la veggente Vicka Ivankovic.
Nella missiva, secondo quanto riporta l'Adnkronos, il vescovo ricorda, a proposito dell'incontro di cui "mi è giunta notizia", che "in conformità con le "Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni", la Congregazione per la Dottrina della Fede sta continuando l'esame degli aspetti dottrinali e disciplinari dei fatti di Medjugorje".

"Fino ad ogni ulteriore disposizione da parte della Santa Sede, ci si deve attenere - ammonisce monsignor Loppa - a ciò che è già stato stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991", che stabilisce: "Sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali". Per questo - prosegue il vescovo - "non è consentito al clero e ai fedeli di di nessuna Diocesi partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche per evitare confusione e scandalo".
Monsignor Loppa precisa poi che "i gruppi che organizzano questo eventi agiscono in modo totalmente autonomo, senza informare l'Ordinario". E conclude, ricordando ai parroci "l'obbligo di rendere pubblica la proibizione di partecipare a tali riunioni e la dissociazione da simili iniziative, che destano sconcerto nei fedeli e non manifestano la comunione con il Vescovo".

Paolo Brosio al contrattacco - "Un vescovo non può vietare di pregare, di qualsiasi preghiera si tratti. Le porte della Chiesa devono essere sempre aperte a tutti quelli che voglio pregare". Mostra quasi incredulità il giornalista Paolo Brosio, da tempo devoto e convinto assertore delle apparizioni della Madonna di Medjugorje, di fronte alla lettera del vescovo di Anagni-Alatri. Brosio, intervistato dall'Adnkronos, auspica che "lo Spirito Santo apra il cuore di questo vescovo" che - a suo giudizio - "non può imporre restrizioni alla libertà di preghiera". Ricorda diverse occasioni "in cui 5-10mila persone si sono riunite in preghiera. E in questi casi - dice il giornalista - poco importa se le apparizioni di Medjugorje sono state riconosciute o meno, il frutto è la preghiera. Con tutto il rispetto per l'autonomia di pensiero di questo vescovo - conclude - non lo giudico ma chiedo a mia volta di pregare per lui. Io da domani lo farò, dedicando nel mio rosario quotidiano una preghiera".

mercoledì 22 ottobre 2014

Paolo IV beato: il Papa che si oppose alla penetrazione del funo di Satana nella Chiesa

Contro l'opinione pubblica e perfino contro il parere della commissione da lui stesso scelta, Paolo VI, con l'enciclica Humanae Vitae, condannò i mezzi contraccettivi ribadendo l'insegnamento di sempre della Chiesa sulla sessualità
di Lorenzo Bertocchi
Si dice spesso che la vita è fatta di scelte, e di sorprese. Una di queste inaspettate "novità" che irrompono nel quotidiano è stata sicuramente l'enciclica Humane Vitae del Beato Paolo VI. La pietra di scandalo per tutti coloro che chiedevano alla Chiesa Cattolica di rivedere la sua posizione in materia di contraccezione e, più in generale, sulla sessualità e sulla morale famigliare.

LA VICENDA DELL'HUMANE VITAE
La vicenda dell'Humane Vitae è drammatica e avvincente, al punto che l'associazione "Vita è" ha pensato di produrre un docu-film affidato alla giovane regista Domitia Caramazza.
Era il 1968, anno mitico per la rivoluzione sessuale, anno bollente per le rivendicazioni di piazza, anno significativo anche per la Chiesa che da poco aveva concluso il Concilio Vaticano II. Proprio in quell'anno il Beato Paolo VI, contro tutti e contro tutto, promulgò l'enciclica Humane Vitae che ribadiva la dottrina cattolica in materia di contraccezione e sessualità.
La commissione appositamente costituita per trattare questi temi si era, invece, espressa a maggioranza per

domenica 19 ottobre 2014

Synod14 - Messaggio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18.10.2014






Nel corso della 14ª Congregazione Generale di questa mattina, i Padri sinodali hanno approvato il Messaggio della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (5-19 ottobre 2014).
Ne pubblichiamo di seguito il testo in lingua italiana, mentre le traduzioni in lingua inglese, spagnola e francese sono disponibili online nel Bollettino della Sala Stampa ai rispettivi indirizzi linguistici:

Messaggio


Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesco nell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ci rivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore.
Anche noi, pastori della Chiesa, siamo nati e cresciuti in una famiglia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbiamo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno narrato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splendori ma anche di fatiche.
La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dalle risposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci ha consentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari. Il nostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha poi reciprocamente arricchito, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono.
A voi presentiamo le parole di Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Come usava fare durante i suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche. L’oscurità si fa ancora più fitta fino a diventare tenebra, quando si insinua nel cuore stesso della famiglia il male e il peccato.
C’è, innanzitutto, la grande sfida della fedeltà nell’amore coniugale. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare. Si assiste, così, a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana.
Tra queste sfide vogliamo evocare anche la fatica della stessa esistenza. Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate.
Pensiamo alle difficoltà economiche causate da sistemi perversi, dal «feticismo del denaro e dalla dittatura di un’economia senza volto e senza scopo veramente umano» (Evangelii gaudium, 55), che umilia la dignità delle persone. Pensiamo al padre o alla madre disoccupati, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro famiglia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza attesa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga o nella criminalità.
Pensiamo, pure, alla folla delle famiglie povere, a quelle che s’aggrappano a una barca per raggiungere una

sabato 18 ottobre 2014

"L'amore coniugale è uno dei miracoli più belli, benché sia anche il più comune"

Il messaggio conclusivo del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia individua nell'indebolimento della fede, nell'individualismo e nell'impoverimento delle relazioni, alcune delle principali minacce al matrimonio al giorno d'oggi  

Citta' del Vaticano,    
È rivolto a “tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita”, il messaggio finale dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
I padri sinodali esprimono la loro “ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana” che le famiglie offrono alla Chiesa e al mondo con la loro “fedeltà”, la loro “fede”, la loro “speranza” e il loro “amore”.
SinodoIl lavoro svolto in queste due settimane di Assemblea ha permesso ai vescovi, attraverso il questionario inviato alle diocesi di tutto il mondo, “di ascoltare la voce di tante esperienze familiari”, arricchite, poi, dal confronto in aula sinodale, che ha aiutato a “guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono”.
Come faceva duemila anni fa, “lungo le strade della Terra Santa”, Gesù Cristo “continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città” e nelle nostre “case”, dove “si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche”, con famiglie spesso insidiate dal “male” e dal “peccato”.
La prima sfida rilevata dai padri sinodali riguarda la “fedeltà all’amore coniugale”, minacciato dall’“indebolimento della fede e dei valori, individualismo”, dall’“impoverimento delle relazioni”, dallo “stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare”.
Il risultato è che molte crisi matrimoniali sono “affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio”.
Le nuove relazioni che conseguono a tali separazioni, a loro volta, determinano “situazioni familiari complesse e problematiche per la scelta cristiana”.
Altre sfide sono rappresentate dalla malattia, dalla sofferenza o dalla morte di una persona cara. “È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore,

venerdì 17 ottobre 2014

Per certo la via non è il neoprogressismo. Lo dice perfettamente Paolo VI, che domenica diventerà beato

Per certo la via non è il neoprogressismo. Lo dice perfettamente Paolo VI, che domenica diventerà beatoDomenica Papa Francesco proclamerà beato Papa Paolo VI, il cui magistero andrebbe oggi riscoperto e ristudiato dentro e fuori la Chiesa. Se lo si facesse, si eviterebbero molti degli scandali e delle tristezze cui invece il fedele è quotidianamente costretto
Dal discorso ai vescovi dell’America Latina, Bogotà, 24 agosto 1968
«La fede è la base, è la radice, è la fonte, è la prima ragione d’essere della Chiesa, ben lo sappiamo. E sappiamo anche quanto essa è oggi insidiata dalle correnti più eversive del pensiero moderno. La diffidenza, che, anche negli ambienti cattolici, si è diffusa sulla validità dei principi fondamentali della ragione, ossia della nostra «philosophia perennis», ci ha disarmati di fronte agli assalti, spesso radicati e capziosi, di pensatori di moda; il «vacuum», lasciato nelle nostre scuole filosofiche dall’abbandono della fiducia nei grandi maestri del pensiero cristiano, è spesso invaso da una superficiale, e quasi servile, accettazione di filosofi di moda, spesso altrettanto sempliciste che astruse; e queste hanno scossa la nostra normale, umana, sapiente arte del pensare la verità; siamo tentati di storicismo, di relativismo, di soggettivismo, di neo-positivismo, che nel campo della fede inducono uno spirito di critica sovversiva ed una falsa persuasione che, per avvicinare ed evangelizzare gli uomini del nostro tempo, dobbiamo rinunciare al patrimonio dottrinale, accumulato da secoli dal magistero della Chiesa e che possiamo modellare, non tanto per migliore virtù di chiarezza espressiva, ma per alterazione del contenuto dogmatico, un cristianesimo nuovo, su misura dell’uomo, e non su misura dell’autentica parola di Dio». 
«Purtroppo anche fra noi alcuni teologi non sono sempre sulla buona via. Noi abbiamo grande stima e

giovedì 16 ottobre 2014

Il più bel castello è nella nostra anima. E santa Teresa è la migliore guida per esplorarlo


Il castello interiore è un libro di santa Teresa d'Ávila scritto nel 1577. L'opera è un insegnamento spirituale offerto anzitutto alle carmelitane, poi a chiunque, laico o religioso.
Teresa afferma che Dio dimora nel centro della nostra anima, ed è possibile raggiungerlo con una vita di orazione. Per questo, rifacendosi a una sua precedente visione, la santa utilizza l'allegoria dell'anima come un castello fatto di sette dimore o Mansioni.
Il castello interiore descrive quindi un viaggio spirituale, il cui scopo è l'unione d'amore con Dio.
Nella Positio per il conferimento alla santa del titolo di Dottore della Chiesa, l’avvocato della causa presentò un riassunto delle Mansioni, nel seguente modo:
«Questa è la principale opera teresiana, e – secondo alcuni - anche di tutta la mistica cristiana […]. Il libro si divide in sette parti, o Mansioni, di cui ognuna ha vari capitoli, eccetto le seconde Mansioni, che ha un solo capitolo.
Le prime Mansioni (2 capitoli) sono le anime che hanno desideri di  perfezione, ma sono ancora immerse nelle preoccupazioni del mondo, da cui devono fuggire cercando la solitudine.
Le seconde Mansioni (1 capitolo) sono per le anime che possiedono una  grande determinazione di vivere in grazia e che si danno, pertanto, all’orazione e a  qualche mortificazione, tuttavia tra molte tentazioni perché non vogliono lasciare del tutto il mondo.
Le terze Mansioni (2 capitoli) sono per le anime che esercitano le virtù e l’orazione, ma con un dissimulato amore per se stessi. Hanno bisogno di umiltà ed obbedienza.
Le quarte Mansioni (3 capitoli) sono per le anime che sono già all’inizio delle realtà "soprannaturali":

lunedì 13 ottobre 2014

Fatima, 13 ottobre 1917: le immagini del miracolo del sole, davanti a 100mila pellegrini

Verso le undici e mezza arrivano Lucia, Francesco e Giacinta, sotto la pioggia; ciò nonostante Lucia domanda alla folla, che acconsente, di chiudere gli ombrelli per recitare il rosario.
Fatima, 13 ottobre 1917: le immagini del miracolo del sole, davanti a 100mila pellegriniA mezzogiorno la Madonna compare sul piccolo leccio, preceduta come le altre volte dal lampo da oriente.
La pioggia cessa del tutto e, di colpo, il cielo si rasserena.

- Che cosa vuole da me Vostra Grazia? Chiede Lucia.
- Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore. Io sono Nostra Signora del Rosario. Che si continui sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati ritorneranno presto alle loro famiglie.
- Avrei molte cose da chiedervi: di guarire alcuni malati e convertire alcuni peccatori, ecc.
- Gli uni sì, gli altri no. Bisogna che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati.
Poi, prendendo una espressione più triste:
- Che non si offenda di più Dio, Nostro Signore, perché è già troppo offeso!
Aprendo le mani fece con esse specchio al sole. E, mentre si innalzava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole.
Ecco il motivo per il quale ho gridato che guardassero il sole. Il mio scopo non era di richiamare l’attenzione della folla da quel lato: non mi rendevo neppure conto della sua presenza; lo feci soltanto perché trascinata da un moto interiore che mi spingeva.
Una volta sparita la Madonna nell’immensità del firmamento abbiamo visto vicino al sole San Giuseppe col Bambino Gesù e la Madonna vestita di bianco con un mantello azzurro. San Giuseppe ed il Bambino Gesù sembravano benedire il mondo con i gesti che facevano con la mano in forma di croce.

mercoledì 8 ottobre 2014

Corsi pre-matrimoniali più severi

Il monito del Sinodo sulle orme delle indicazioni di Benedetto XVI ai fidanzati. giacomo galeazzi città del vaticano

“Maggiore cura pastorale per i futuri sposi”. Per non intasare dopo i tribunali ecclesiastici, servono corsi pre-matrimoniali più severi. Il Sinodo straordinario sulla famiglia indica la necessità di percorsi di formazione più severi per fidanzati “senza timore di veder diminuire il numero delle nozze celebrate in chiesa” .

Matrimonio in VaticanoQuindi “il cammino di preparazione al sacramento del matrimonio deve essere lungo, personalizzato e anche severo, senza timori di vedere eventualmente diminuire il numero di nozze celebrate in chiesa; altrimenti, si corre poi il rischio di intasare i tribunali con le cause matrimoniali”,  avverte il Sinodo convocato da Francesco in Vaticano.

«È necessaria una maggiore preparazione al matrimonio, affinché esso sia non solo valido ma anche fruttuoso -si spiega nella nota della Santa Sede- bisogna trasmettere una visione del matrimonio non solo come un punto di arrivo ma come un cammino verso una meta più alta, come una strada di crescita personale e di coppia, come una forza e una fonte di energia. La scelta matrimoniale è una vera e propria vocazione che ha bisogno di fedeltà e di coerenza per risultare un vero luogo di crescita e di salvaguardia della società umana». Per questo motivo, «i coniugi vanno accompagnati costantemente nel loro percorso di vita matrimoniale, attraverso una pastorale familiare intensa e vigorosa», anche per contrastare «l'influenza dei massmedia, a volte invadente, nel presentare ideologie contrarie alla dottrina della Chiesa sulla famiglia e sul matrimonio».

Già tre anni fa la questione era stata posta all’attenzione delle diocesi italiane in occasione del Congresso Eucaristico di Ancona. «Spesso i futuri sposi sono lontani dalla Chiesa», evidenziò papa Ratzinger nell’incontro con i fidanzati In piazza del Plebiscito, vicino alla cattedrale del capoluogo marchigiano, sollecitando i vescovi ad accompagnare al matrimonio con maggiore attenzione i fidanzati. 

L’11 settembre scorso, per la prima volta nei suoi viaggi pastorali, a conclusione della sua visita ad Ancona, Benedetto XVI aveva incontrato alcune coppie di giovani fidanzati. La Chiesa è chiamata a farsi carico delle esigenze di formazione specifica del cammino vocazionale di risposta alla chiamata di Dio verso ciascun fidanzato, finalizzato ad aiutare i giovani a creare una base solida al dialogo ed alla comunicazione di coppia, che li sostengano in tutte le fasi della futura vita coniugale, nonché nella partecipazione alla vita sociale ed ecclesiale.

Benedetto XVI aveva esortato i futuri sposi a “non pensare, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro”. In risposta all’invito di Benedetto XVI, la Cei, attraverso l'ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, ha favorito la riflessione sul valore e il significato del fidanzamento nel contesto della cultura giovanile attuale. Un approfondimento condotto attraverso le coordinate antropologiche e sociologiche in cui viene, di norma, vissuto il tempo del fidanzamento il quale, oggi, è per lo più momento dai contorni molto sfumati, privo di identità precisa. Insomma una teologia del fidanzamento in grado di sviluppare il tempo di maturazione della fede e delle responsabilità reciproche dei fidanzati, “nell'aiutarsi vicendevolmente a crescere nello zelo per l´amore che Dio ha acceso nei loro cuori”.

Vatican Insider  8/10/2014

lunedì 6 ottobre 2014

Aggressione alle Sentinelle. Negri: «Sono 50 anni che questi facinorosi picchiano gli altri accusandoli di fascismo»

ottobre 6, 2014 Luigi Negri

«I margini di libertà sono in progressiva riduzione nel nostro Paese, contrariamente al dettato costituzionale che mette la libertà personale e sociale a fondamento dell’intero ordinamento democratico»


Luigi-NegriIn ordine alle manifestazioni del 5 ottobre che in molte città italiane hanno visto le Sentinelle in piedi essere fatte oggetto di attacchi e di percosse mentre manifestavano silenziosamente e dignitosamente per il grande valore della vita e della libertà umana, l’Arcivescovo di Ferrara – Comacchio S. E. Mons. Luigi Negri ha fatto la seguente dichiarazione:
«È una vicenda triste ma largamente anticipata. Per oltre cinquant’anni questi facinorosi, che percuotono gli altri accusandoli di essere fascisti, me li sono visti davanti in tutti gli ambiti in cui la vita professionale e pastorale mi ha posto, soprattutto le scuole e le università, dove ho tentato – credo in modo positivo – di aiutare migliaia di giovani a recuperare la propria identità cattolica e a vivere una presenza cristiana nell’ambiente animata dalla verità della fede e da una grande capacità di carità e di incontro con gli uomini.
Mi sono sempre riconosciuto nel brano della Centesimus Annus in cui San Giovanni Paolo II afferma che quando la Chiesa lavora per la libertà non lo fa solo per se stessa ma per tutti gli uomini, i popoli e le nazioni. Questi margini di libertà sono evidentemente in progressiva riduzione nel nostro Paese, contrariamente al dettato costituzionale che mette la libertà personale e sociale a fondamento dell’intero ordinamento democratico.
Molti, a partire dalle Istituzioni, devono riflettere su questo degrado che oggi vede una sempre maggiore difficoltà della libertà ad essere praticata sull’intero territorio nazionale. E lo stesso devono fare certi organi di stampa, perché questa notizia è stata evidentemente e volutamente eliminata da molti. Quella stessa stampa che ci satura di informazioni sulle partite di calcio e di dettagli sulle effusioni dei personaggi dello spettacolo e della politica.
L’Arcivescovo ritiene che il popolo cattolico debba restare saldo nella sua adesione ai principi della dottrina sociale della Chiesa e disponibile ad una presenza nella vita della società che dimostri come l’amore alla propria libertà può divenire lavoro, fatica e sofferenza affinché questa stessa libertà non venga tolta o ridotta a nessuno.
Chi, nel mondo cattolico, sta lavorando ad una progressiva riduzione dell’esperienza cristiana a spiritualismo soggettivista e privato, eliminando ogni tensione alla presenza dei cattolici nella vita culturale e sociale, forse dovrebbe sapere che sta assumendosi una gravissima responsabilità di collusione nei confronti di questa situazione. Si tratta di una responsabilità che ciascuno porterà davanti alla propria coscienza e davanti al Signore Gesù Cristo».


Matrimonio, il Card. Pell: «Dobbiamo parlar chiaro. Un cambiamento della dottrina è impossibile»

Matrimonio, il card. Pell: «Dobbiamo parlar chiaro. Un cambiamento della dottrina è impossibile»
Ieri, domenica 5 ottobre, si è aperto il Sinodo speciale sulla Famiglia voluto da Papa Francesco. Si discuterà a lungo e profondamente soprattutto di divorzio, “risposati” e accesso alla santa Comunione. Sul tavolo c’è la grande sfida lanciata dal cardinal Walter Kasper. Attorno considerazioni, riflessioni, richiami e moniti autorevoli e sempre più numerosi.
Don Juan José Pérez Soba
(ordinario di Teologia pastorale del matrimonio e della famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia nell’Università Lateranense di Roma) e Stephan Kampowski (ordinario di Antropologia filosofica al medesimo istituto) pubblicano ora, per i tipi della senese Cantagalli, un nuovo indispensabile contributo al tema, Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale oltre la proposta del Cardinal Kasper.
Per gentile concessione dell’editore, proponiamo qui la prefazione al volume firmata dal cardinal George Pell.
Questo libro è importante per molte ragioni. In particolare, nei prossimi diciotto mesi sarà necessaria una discussione, anzi un dibattito civile, informato e rigoroso per difendere la tradizione cristiana e cattolica del matrimonio monogamico indissolubile.
Occorre cioè concentrarsi sugli elementi centrali delle sfide cui sono dinanzi il matrimonio e la famiglia,

giovedì 2 ottobre 2014

Sinodo, l'umile verità che ricordava Wojtyla: la famiglia, che prega unita il rosario, resta unita

di Giovanni Paolo II
La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio.
Sinodo, l'umile verità che ricordava Wojtyla: la famiglia che prega unita il Rosario, resta unitaMolti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l'immagine del Redentore, l'immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po' il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con Lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da Lui la speranza e la forza per il cammino.
A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l'itinerario di crescita dei figli. Diventa oggi sempre più arduo per i genitori seguire i figli nelle varie tappe della vita. Nella società della tecnologia avanzata, dei mass media e della globalizzazione, tutto è diventato così rapido e la distanza culturale tra le generazioni si fa sempre più grande. I più diversi messaggi e le esperienze più imprevedibili si fanno presto spazio nella vita dei ragazzi e degli adolescenti, e per i genitori diventa talvolta angoscioso far fronte ai rischi che essi corrono. Si trovano non di rado a sperimentare delusioni cocenti, constatando i fallimenti dei propri figli di fronte alla seduzione della droga, alle attrattive di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della violenza, alle più varie espressioni del non senso e della disperazione.
Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di «sosta orante» della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare.
Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana.
Che questo mio appello non cada inascoltato!
«O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora dell'agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo».
dalla Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae

mercoledì 1 ottobre 2014

Ecco come conoscere i carismi nostri e degli altri

di Massimo Introvigne                    01-10-2014
Nella prima udienza generale di ottobre, Papa Francesco, proseguendo le sue catechesi sulla Chiesa, ha proposto una meditazione su alcuni specifici doni che lo Spirito Santo le ha affidato, i carismi. Il Papa è partito da alcune domande: «che cos’è esattamente un carisma? Come possiamo riconoscerlo e accoglierlo? E soprattutto: il fatto che nella Chiesa ci sia una diversità e una molteplicità di carismi, va visto in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?».
Papa FrancescoCarisma, ha fatto notare il Pontefice, è diventata una parola del ingaggio comune, per indicare non solo un talento naturale, ma uno che attrae le altre persone e trasforma una persona in un leader «brillante e coinvolgente». Spesso si sente dire «“È una persona carismatica”. “Che cosa significa?”. “Non so, ma è carismatica”. E diciamo così. Non sappiamo quello che diciamo, ma diciamo: “È carismatica”». Come per tante altre cose, forse non sapremmo dare una definizione esatta del carisma, ma lo percepiamo e ne parliamo, qualche volta fin troppo.
L'espressione "carisma", oggi magari usata o abusata per i politici o i presentatori televisivi, è di origine cristiana e biblica.  E nella Sacra Scrittura indica «ben più di una qualità personale, di una predisposizione di cui si può essere dotati: il carisma è una grazia, un dono elargito da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo». Il carisma non si impara e non si merita: «è un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa».
Dal carattere di dono del carisma deriva subito l'esigenza di metterlo al servizio degli altri. Dio dona a qualcuno gratuitamente un