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martedì 30 giugno 2015

Il governo Renzi sta già tradendo il milione di persone anti-gender. Le sentinelle tornano in piedi

Il governo Renzi sta già tradendo il milione di persone anti-gender. Le Sentinelle tornano in piediIl Senato ha votato la fiducia al governo sul decreto della “Buona scuola” in cui è stato inserito un emendamento che apre all’introduzione dell’ideologia di genere nell’insegnamento curricolare di ogni ordine e grado. Il tutto avviene, ovviamente, parlando di lotta alla violenza di "genere", una parola inventata dal nuovo vocabolario del pensiero unico per eliminare le differenze sessuali che permettono invece all'uomo di completarsi. Da quando questa parola fu introdotta nelle Carte delle Nazioni Unite negli anni Novanta, fu sancita ufficialmente una divisione identitaria pericolosa.
Per gli inventori del "gender", in italiano "genere", il sesso biologico sarebbe slegato dall'identità di un soggetto che si identifica invece nelle proprie preferenze sessuali indipendentemente da esso. E' questo che i corsi "contro la violenza di genere" nelle scuole già insegnano. Corsi che ora diventeranno obbligatori. Ci chiediamo quindi: come può essere buona una scuola che convince i bambini che il sesso biologico è un dato non determinante allo sviluppo dell'identità, rendendola

Educazione cristiana, l'arma contro la violenza

di Stefano Magni                                                    30-06-2015
L'istituto dei Lasalliani a Bronzeville, ChicagoAbolire la bandiera confederata, porre limiti al possesso di armi, lanciare programmi educativi contro le discriminazioni razziali … sono tante le ricette promosse dal governo federale americano, soprattutto da quando c’è Barack Obama per ridurre il livello di violenza. Che nelle città americane, nonostante un sensibile miglioramento, resta alto, a livelli inquietanti.
A Chicago, nel Sud, quasi ai confini di una delle aree più instabili (Englewood), abbiamo incontrato la locale comunità dei fratelli educatori Lasalliani, presenti in città sin dalla fine del XIX Secolo, con le loro scuole. La loro sede, nel quartiere di Bronzeville, appare idilliaca ai nostri occhi. Giardini ben curati, strade pulite e casette con bow windows all’inglese, fanno da contorno alla grande scuola lasalliana e al vicino IIT, il politecnico di Chicago. Gli immensi grattacieli del centro storico (“Loop”) si stagliano all’orizzonte, guardando verso Nord, illuminando la notte con le loro mille luci. Ma l’inferno sociale è a sole quattro strade di distanza da questo piccolo paradiso. Nei confronti della violenza endemica della città, hanno una visione molto più realistica rispetto ai classici luoghi comuni del politically correct. E proposte molto più concrete.
“Qui a Chicago, certi quartieri sono molto instabili, non solo a causa della povertà, ma anche a causa della distruzione delle famiglie – ci spiega fratel Kevin, in pensione dopo 45 anni di insegnamento nelle scuole lasalliane – sono tante le famiglie che si separano, lasciano i figli senza punti di riferimento, in cerca di un qualunque senso di appartenenza. E questo lo trovano spesso nelle gang.
A che età si inizia la carriera criminale?
Bambini di 8, 10 o 12 anni iniziano a crescere in una banda, considerandola come la propria vera famiglia. E i boss, per

lunedì 29 giugno 2015

L'annuncio

L'ANNUNCIO
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 
 (Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-19)

SANTI PIETRO E PAOLO


«Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa; dove c'è la Chiesa, lì non c'è affatto morte ma vita eterna» (S. Ambrogio). Pietro e la Chiesa. E, in essa, la vita, e la fine della morte. E' questo il desiderio d'ogni uomo, il nostro desiderio d'oggi, il più profondo, il più intenso, l'anelito che freme insopprimibile in ogni parola, pensiero, azione. 


sabato 27 giugno 2015

Jihad e nichilismo è la crisi dell'Occidente

di Robi Ronza                                            27-06-2015
Manifestazione dell'IsisLa coincidenza non era stata evidentemente voluta, ma c’era qualcosa di tragicamente simbolico nell’intrecciarsi ieri delle notizie sul sangue sparso da terroristi islamici in Tunisia, nel Kuwait e in Francia con quelle sulla sentenza con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti impone lo pseudo-matrimonio omosessuale in tutto il Paese. Nello sventolare in Internet delle bandiere nere dell’ISIS sui siti jihadisti da una parte e dall’altra, sul sito ufficiale della Casa Bianca, lo sventolare della bandiera arcobaleno prima e più in alto di quella a stelle e strisce; per non dire dello stesso logo del sito, con la Casa Bianca divenuta essa pure per l’occasione color arcobaleno. E aggiungiamoci anche nel nostro piccolo il varco verso la propaganda del “gender” che si è aperto nelle scuole statali italiane con la legge di riforma passata ieri in Senato con voto di fiducia.
Una nuova barbarie sta tentando l’assalto a mano armata a un modo di convivenza civile che non è certo né perfetto né

venerdì 26 giugno 2015

La Madonna e il piano di Satana contro la famiglia

di Lorenzo Bertocchi                           26-06-2015
Monsignor Grillo con la statuetta della MadonnaCome abbiamo già avuto modo di scrivere possiamo affermare che difficilmente saranno spese parole definitive sul fenomeno Medjugorie, mentre si andrà certamente verso un nuovo approccio pastorale per i fedeli che si avvicinano alla parrocchia di S. Giacomo. Un punto che dovrebbe far parte delle nuove indicazioni che arriveranno dal Vaticano è quello di mettere un po' in guardia i fedeli da certi eventi che danno le apparizioni per certe e sicure, riprendendo così la linea di alcuni documenti che già sono usciti dalle stanze della congregazione per la Dottrina della Fede. Una notizia che circolava, ossia la possibile erezione a santuario della parrocchia di S. Giacomo, appare decisamente improbabile, anche se il luogo verrà riconosciuto per le sue peculiarità di preghiera, fede e devozione.
Una sorte diversa è toccata alla parrocchia di S. Agostino a Pantano che dal 15 marzo 2005 è stata eretta a santuario mariano dall'allora vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo. Lì è custodita la famosa Madonnina di Civitavecchia che dal 2 febbraio al 15 marzo 1995 lacrimò sangue, anche nella mani del vescovo incredulo. Il 26 aprile 2014, monsignor Luigi Marucci, attuale vescovo di Civitavecchia, concelebrando un pontificale con monsignor Grillo, ha perfino compiuto il gesto solenne dell'incoronazione di questa “Madonnina”. Ora, come molti sanno, quella “Madonnina” è stata fabbricata a Medjugorie e porta il nome della località balcanica sul basamento. Eppure Fabio Gregori, il primo testimone di quelle lacrimazioni insieme alla figlia Jessica, ci tiene a sottolineare che «il legame [con Medjugorie è evidente e ne ho profondo rispetto. Ma in questi vent’anni ho provato dispiacere nel vedere che molti si sono fermati a sottolineare unicamente la provenienza delle due immagini, senza approfondire l’iniziativa della Vergine a Civitavecchia. A me e alla mia famiglia la Madonna ha chiesto di vivere e testimoniare il messaggio che ha dato qui»
Così dichiara Gregori in una lunga, e rara, intervista concessa al mensile Studi Cattolici nel numero del giungo 2015.

L'audacia della fede apre il cuore di Dio

Commento al Vangelo della Domenica XIII del Tempo Ordinario, Anno B -- 28 giugno 2015

Takamatsu,               Don Antonello Iapicca

Risultati immagini per foto gesùE’ di nuovo Domenica, il memoriale della Vita più forte nella morte. E’ Domenica per noi, che durante la settimana abbiamo perduto sangue senza riuscire a guarire dalle sconfitte, dalle umiliazioni, dai peccati con i quali ci siamo difesi dal mondo.
Il flusso del sangue, infatti, nella Bibbia è vita che si perde e morte che lambisce l'esistenza. Per questo l'emorragia rendeva impuri, impedendo il culto, e quindi la relazione con Dio, come un anticipo dell'inferno. La donna del Vangelo lo era “da dodici anni”, numero che indica i mesi di un anno, immagine della totalità dell'esistenza. E stava “peggiorando”.
E' immagine della nostra vita che ci sfugge senza riuscire a trattenerla, progetti che se ne vanno in fumo, relazioni fallimentari consegnate agli psicologi, alle terapie di gruppo, alle medicine, o agli amici, ai confidenti, alla televisione, ai social networks, ai manuali, alle palestre e alle meditazioni zen; o all'impegno, al fare, al produrre, tentando di dare un senso che riempia la voragine che inghiotte l'esistenza.
Ma sempre senza successo, anzi peggiorando. Sempre più poveri, “dilapidando ogni avere”. Ma il Signore é in mezzo a noi, è all'opera e passa beneficando; anche ora sta seguendo uno dei tanti Giairo che lo implorano dopo aver ascoltato l'annuncio che Lui è in grado guarire davvero. Passa Gesú, si tratta semplicemente di raggiungerlo e toccarlo.
Anche solo di sfuggita, anche “solo il lembo del suo mantello”, lo stesso del Profeta Elia, dal quale si

martedì 23 giugno 2015

Misericordia e verità, una falsa contrapposizione

di Carlo Caffarra*                                        23-06-2015
Il cardinale Carlo CaffarraSul numero 3958 de La Civiltà Cattolica (30 maggio 2015, pagg. 329-338), padre Gian Luigi Brena sj ha scritto un articolo - Misericordia e Verità - in cui tenta di conciliare i due concetti facendo prevalere la prima. Alle sue tesi risponde il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, con questo articolo.
Lo studio che sto per esaminare nasce, mi sembra, da una preoccupazione, da cui deriva la questione fondamentale che l’articolo vuole risolvere. La preoccupazione è di non opporre misericordia e verità, ma di comporle secondo una priorità da attribuirsi alla prima. L’impatto pratico – nel senso alto del termine - dell’irrisolta opposizione sarebbe devastante sulla persona umana.
È da questa preoccupazione che nasce la domanda fondamentale a cui l’articolo cerca di rispondere: misericordia e verità sono conciliabili? Ed in caso affermativo, quale è la forma della conciliazione?
Devo notare subito che l’autore, se non vado errando, opera uno “scivolamento semantico” che domina tutta la costruzione della risposta. La verità viene fatta coincidere con la legge; lo “scivolamento semantico” è di evidenza solare fin dall’inizio, ove il significato dato alla «verità» è quello di «misurare gli uomini secondo una regola».
Si legga attentamente il seguente testo: «…Riteniamo che la misericordia consenta di tener salda la fedeltà alla verità. Se noi misuriamo gli uomini secondo una regola, è inevitabile dividerli tra giusti e peccatori; dopo di che resta solo da invitare questi ultimi a convertirsi adeguandosi alla norma» [pag. 330].
Lo “scivolamento semantico” conduce l’autore a formulare la questione di fondo nel modo seguente: come conciliare

Famiglia/ 20 giugno: scuoti la polvere, alzati e vieni a San Giovanni - seconda parte

 – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 18 giugno 2015

SECONDA PARTE

Fervono i preparativi per la manifestazione di piazza contro l’imposizione dell’ideologia gender e i disegni di legge antropologicamente sovversivi – in primo luogo il ‘Cirinnà’ sul riconoscimento de facto dei matrimoni omosessuali – in corso di esame in Parlamento. L’ultimo richiamo del Papa ad “agire”. Neocatecumenali , ciellini e scout. Cardinali e vescovi coraggiosi. Parole sagge del cardinale Barbarin che valgono anche per San Giovanni.
  
O tu che vegeti nel fondo delle sacristie, ti trascini stancamente da un convegno ecclesiale all’altro, chiacchieri con la bandiera bianca incorporata, credi di cavartela dicendo che “ci sono altri modi per…”, aspiri alla briciola che l’Epulone politico di turno graziosamente ti concede oppure semplicemente sei travolto dai problemi della quotidianità e non hai tempo… o ancora pensi che tocchi sempre agli altri… o sei già pigramente rassegnato a un destino che credi fatale. Ebbene: la sveglia suona anche per te e dunque alzati, scuoti la polvere che ti rende irriconoscibile nell’identità e duc in altum, vieni a San Giovanni: lì avrai la gioia di condividere, di ritrovarti popolo che vuole assumere pubblicamente, con gioia e con fermezza, le sue responsabilità storiche nel tentativo di

San Giovanni/20 giugno: Ce n’est qu’un debut, continuons le combat


 - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 giugno 2015

Sabato 20 giugno un popol s’è desto. Da una folla immensa e colorata un grande sì alla famiglia e un inequivocabile ‘No pasaran’ all’indottrinamento gender e ai disegni di legge Cirinnà, Scalfarotto e Fedeli. Sarà ascoltata? Un duro richiamo alla realtà per il segretario generale della Cei Galantino, per i vertici di CL, per l’associazionismo cattolico collaterale al potere e per il governo del ‘cattolico’ Renzi.


Dagli atri muscosi, dai fori cadenti (…) un volgo disperso repente si desta/intende l’orecchio/solleva la testa/percosso da novo crescente romor…  E’ il coro del III atto dell’ ‘Adelchi’, tragedia di Alessandro Manzoni sul crollo del dominio longobardo in Italia e il conseguente ‘risveglio’ popolare, appena giunta notizia della sconfitta del re Desiderio ad opera del futuro Carlo Magno presso Susa. Fatte le debite distinzioni storiche, sabato 20 giugno piazza san Giovanni ha visto il risveglio inatteso di un popolo fin qui ufficialmente irrilevante per i grandi massmedia e per i Palazzi del potere, un po’ come è accaduto in Francia con gli esordi clamorosi della ‘Manif  pour tous’. Un popolo di tutte le

lunedì 22 giugno 2015

E la stampa fa i conti con un fatto nuovo

di Lorenzo Bertocchi                                       22-06-2015
GiornaliLa folla che sabato ha riempito piazza S. Giovanni per la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” un primo risultato lo ha prodotto, basta sfogliare i giornali italiani del day after. Praticamente tutti hanno messo in prima pagina la notizia.
Repubblica vince in quantità con ben 3 pagine dedicate all'evento (terza, quarta e quinta), più il fondo di Chiara Saraceno. Il Corriere non è da meno e, oltre alla notizia in prima, mette a disposizione le pagine 4 e 5, più un "interessante" intervento di Pierluigi Battista. La Stampa copre la manifestazione con 2 pagine, ottava e nona; Il Giornale offre quasi tutta la prima pagina e poi la seconda e la terza. Avvenire si defila e se la cava con pagina 9, neanche intera. Una menzione per il titolo più comico lo merita Il Fatto quotidiano che in prima spara:“Risorge la destra bigotta”.
I NUMERII due “giornaloni” italiani, Corriere e Repubblica, sono d'accordo: quella di sabato è stata una manifestazione che, per dimensione e convinzione, ha sorpreso tutti. “Una piazza enorme”, scrive la De Luca su Rep., mentre Conti, a pag. 5 del Corriere, deve annotare che “il colpo d'occhio su San Giovanni ricorda i tempi in cui il sindacato e la sinistra riempivano l'immensa piazza”.
Anche La Stampa concorda. Giacomo Galeazzi a pagina 8 scrive che “il colpo d'occhio era davvero impressionante, oltre ogni aspettativa”. Il Giornale riporta il dato di un milione di persone diramato dal portavoce Massimo Gandolfini, e comunque sottolinea l'immensa partecipazione della gente.
LA GRANDE NOVITA'La vera novità però la coglie Pierluigi Battista che, nel suo fondo a pagina 29 del Corriere,

Negri: un milione di cuori grandi, che non si sono fatti frenare dalle piccole alchimie ecclesiastiche

Negri: un milione di cuori grandi, che non si sono fatti frenare dalle piccole alchimie ecclesiastiche«Il mio primo sentimento è di gratitudine al Signore che ha permesso una cosa grande per la vita della Chiesa italiana e per la vita del popolo italiano». Monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, tra i primissimi vescovi a sostenere l’idea di una manifestazione pubblica a difesa della famiglia e dei bambini, è particolarmente soddisfatto della grande festa della famiglia che si è celebrata sabato 20 giugno in Piazza San Giovanni. Ha seguito tutto il giorno lo svolgersi della manifestazione, stando al telefono con gli amici presenti a Roma. «È una cosa grande che è potuta accadere perché ha trovato un milione di uomini grandi, un milione di cuori grandi, cioè disponibili ad agire senza farsi frenare dalle piccole alchimie delle valutazioni scientifico-politiche».
Una manifestazione preparata in 18 giorni, senza sponsor istituzionali, nel silenzio dei media. C’erano legittimi timori sull’esito e anche sull’efficacia reale dal punto di vista politico.
«Già, come se la grande battaglia di Lepanto fosse stata fatta sulla previsione della vittoria. Fu fatta prevedendo che sarebbe stata una sconfitta. Tutti, dal re di Polonia fino all’ultimo servente di mulo ricevettero la comunione in articulo mortis. O come se quelli che hanno manifestato contro il comunismo nelle piazze di Danzica, di Varsavia, di Cracovia avessero valutato che c’era una certa previsione che il comunismo cadesse. Avessero ragionato come tanti ecclesiastici e uomini di cultura oggi in Italia, avrebbero detto che era inutile fare la manifestazione perché il comunismo non sarebbe caduto. Come invece cadde, anche per queste manifestazioni».

Fortunatamente non sono stati fatti questi calcoli.
«Il popolo giustamente ha seguito l’instinctus fidei, quell’istinto della fede per cui il popolo attese

domenica 21 giugno 2015

Un milione in piazza per raccontare la bellezza della famiglia e dire "no" al gender

Una piazza San Giovanni stracolma, nonostante la pioggia torrenziale, per la manifestazione apolitica e aconfessionale "Difendiamo i nostri figli". Sul palco il sostegno anche di musulmani, evangelici e ebrei


Roma, (ZENIT.org) Salvatore Cernuzio
Non si può dire che non sia stata un successo la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” in piazza San Giovanni in Laterano. Oltre un milione le persone presenti oggi pomeriggio, come ha subito annunciato con entusiasmo dal palco Massimo Gandolfini, presidente del Comitato organizzatore di questo atteso evento nato da basso in neanche 20 giorni, con chiare intenzioni apolitiche e aconfessionali, senza eccessiva pubblicità ma tramite il passaparola e uno spontaneo tam tam sui social media.
Una formula che però ha funzionato: evidentemente queste teorie ideologiche sul gender - e tutti i derivati che, in forma subdola, sono introdotti continuamente nelle scuole italiane - avevano messo in allarme parecchie mamme e papà, che non aspettavano altro che un’occasione per far fronte comune e denunciare questo “errore della mente umana”, come lo ha definito Papa Francesco, che rischia di pregiudicare la serenità psico-sessuale di intere generazioni (nonostante non siano pochi quelli che arrivano ancora a dire che il gender sia solo un’invenzione da ‘catto-talebani’).
Obiettivo principale della manifestazione era tuttavia protestare pacificamente contro il ddl Cirinnà che introduce, di fatto, il matrimonio e le adozioni gay per via giurisprudenziale e la pratica dell'utero in affitto. E su questo si sono trovati tutti d’accordo: neocatecumenali (la frangia più numerosa con 250mila presenze da tutta Italia), Manif pour Tous, Sentinelle in Piedi, i neonati “Parlamentari per la Famiglia”, Evangelici, Movimento per la Vita, associazione Agapo e tanti altri.
Poche le presenze dalle parrocchie e dai movimenti legati alla Cei. Presenti invece un centinaio di parlamentari che hanno voluto aderire pur restando ‘anonimi’, mescolati alla folla. Una scelta, sottolineano gli organizzatori, che vuole ribadire la natura apartitica e apolitica della manifestazione.
Una folla vasta e diversificata insomma, che arrivava fino alle vie limitrofe. "Siamo un milione. Siete

Cronaca di una giornata indimenticabile

di Giuseppe Brienza                                    21-06-2015

Family PrideAll’inizio si era messa male, perché a poco più di un’ora dall’inizio della manifestazione "Difendiamo i nostri figli", in piazza San Giovanni a Roma iniziava a scendere un vero e proprio diluvio. Ma è durato poco perché, mano mano che si avvicinavano le 15.30, ora dell’inizio della kermesse, la pioggia cessava, il cielo si apriva e, addirittura, ogni tanto si sentiva “il mormorio di un vento leggero” (1Re 19,12), anche piuttosto rinfrescante.
Finito il silenziatore, ora inizia la falsificazione mediatica.Il milione di partecipanti, radunati dal Comitato promotore in soli 18 giorni, ha fatto schiumare di rabbia gli “antipatizzanti” di questa iniziativa interconfessionale, apartitica ed assolutamente di popolo, che si batte contro l’educazione gender nelle scuole e per il futuro della famiglia fondata sul matrimonio nel nostro Paese. Il Corriere della Sera si è esibito persino nel falsificare i dati metereologici, riportando come la pioggia abbia «funestato parte del Family Day a Roma, […] a nulla è servita l’invocazione “Signore abbi pietà” e l’augurio “Speriamo che non piova” lanciati dal palco» (Diluvio su "Difendiamo i nostri figli" in Piazza San Giovanni, in Corriere.it, 20 giugno 2015).
La piazza era stracolma già prima dell’inizio della manifestazione, tanto che la vicina stazione della metropolitana San Giovanni ha continuato per ore a far uscire gente che si avviava in piazza, «per riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la colonizzazione ideologica della teoria Gender nelle scuole e nel Parlamento e bloccare sul nascere

lunedì 8 giugno 2015

C'è stato un tempo in cui la città si stringeva attorno al corpo vivo di Cristo risorto. Ecco perché

C'è stato un tempo in cui la città si stringeva attorno al corpo vivo di Cristo risorto. Ecco perchéC'è stato un tempo in cui la società tutta intera cementava il senso della sua unità stringendosi intorno al corpo vivo di Cristo, reso presente e incontrabile nel sacramento fra tutti "santissimo" che è l'eucaristia. Gli egoismi e gli interessi antagonisti portavano a dividersi, contrapponendosi gli uni agli altri. Ma la coesione delle membra molteplici tornava a saldarsi nella comune adesione al segno fisico della salvezza offerta all'uomo per aiutarlo ad attraversare tutte le ombre, il male e le fatiche della vita.
Unico era il nutrimento più sacro: tale pure il destino che ne discendeva nelle vicende concrete della storia di un popolo. Questo convergere nella solidarietà del medesimo cibo più che materialmente terrestre trovava il suo culmine nella festa del Corpus Domini, dieci giorni dopo la Pentecoste, all'indomani della chiusura del grande ciclo pasquale. E il vertice della festa era la processione che mobilitava la comunità urbana fino alle sue più minute ramificazioni interne. Nella scia dell'ostia portata in trionfo dai sacerdoti lussuosamente addobbati, il corteo religioso era il gesto corale a cui in pratica nessuno pensava di potersi sottrarre.
La città come tale si metteva in mostra facendo camminare insieme lungo le strade trasformate nel

Francesco: i cristiani mondani e rigoristi allontanano la gente da Gesù

2015-05-28 Radio Vaticana

Ci sono cristiani che allontanano la gente da Gesù perché pensano solo al loro rapporto con Dio oppure perché sono affaristi o mondani o rigoristi. E ci sono cristiani che ascoltano davvero il grido di quanti hanno bisogno del Signore: questo, in sintesi, quanto ha detto Papa Francesco durante la Messa del mattino, celebrata nella cappella di Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:

Cristiani indifferenti e intimisti
Commentando il brano evangelico del cieco Bartimèo che grida verso Gesù per essere guarito ed è rimproverato dai discepoli perché taccia, Papa Francesco elenca tre gruppi di cristiani. Ci sono i cristiani che si occupano solo del loro rapporto con Gesù, un rapporto “chiuso, egoistico”, e non sentono il grido degli altri:
“Quel gruppo di gente, anche oggi, non sente il grido dei tanti che hanno bisogno di Gesù. Un gruppo di indifferenti: non sentono, credono che la vita sia il loro gruppetto lì; sono contenti; sono sordi al clamore di tanta gente che ha bisogno di salvezza, che ha bisogno dell’aiuto di Gesù, che ha bisogno della Chiesa. Questa gente è gente egoista, vive per se stessa. Sono incapaci di sentire la voce di Gesù”.
Cristiani affaristi, mondani e rigoristi
“Poi – ha proseguito il Papa - ci sono quelli che sentono questo grido che chiede aiuto, ma che

Medjugorie, così la decisione sulle apparizioni

di Lorenzo Bertocchi                                          08-06-2015
La spianata di MedjugorieNella consueta conferenza stampa che il Papa concede nel ritorno dai suoi viaggi apostolici, una giornalista ha rivolto a Francesco una domanda sulle presunte apparizioni mariane a Medjugorie. La risposta che il Papa ha dato nel volo di rientro da Sarajevo ha rivelato quello che molti si aspettano da tempo, vale a dire un pronunciamento dell'autorità vaticana sul complesso fenomeno che dal 1981 attraversa non solo la chiesa di Bosnia, ma tutta la Chiesa universale. Nel 2010 Benedetto XVI aveva istituito una commissione, presieduta dal cardinale Camillo Ruini, per studiare e comprendere il fenomeno. Sembra che il periodo preso in considerazione dal gruppo di lavoro riguardi soprattutto i primi tempi delle presunte apparizioni mariane in terra balcanica. La commissione ha «fatto un bel lavoro», dice Francesco, e «stiamo per prendere delle decisioni e poi saranno comunicate. Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi».
Il lavoro istruttorio condotto dalla commissione Ruini si è concluso all'inizio del 2014, quando un dossier riservatissimo fu consegnato al Papa e quindi inviato all'ex Sant'Ufficio per una ulteriore valutazione. Dalle indiscrezioni pare che non siano state trovate prove di raggiri o truffe, ma i dubbi sulla natura del fenomeno Medjugorie emergono tra i molti verbali che fanno parte del corposo dossier. Dalle parole del Papa sembra che anche la congregazione presieduta dal cardinale Muller abbia concluso l'analisi del dossier, e quindi siamo al punto di un possibile pronunciamento che, ovviamente, chiama

domenica 7 giugno 2015

Il matrimonio cattolico è scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani. La Chiesa deve avere il coraggio di San Paolo

Il matrimonio cattolico è scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani. La Chiesa deve avere il coraggio di san PaoloPubblichiamo, grazie alla gentile concessione dell'editore Solfanelli, un estratto dal libro di Rainer Beckmann Il Vangelo della fedeltà coniugale. Risposta al cardinale Kasper. Una testimonianza, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi
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Come abbiamo già visto, non si può dare per scontato che i fidanzati possiedano conoscenze sostanziali circa la sacramentalità del matrimonio, la regolazione della fecondità o altri temi di fede che sono importanti per un’unione a vita. Pertanto può darsi che in futuro, al termine di un intensificato periodo di preparazione al matrimonio, il numero di coppie disposte a gettarsi nell’avventura del matrimonio sacramentale sarà significativamente minore rispetto a quanto è accaduto finora. Chi vuole che il suo matrimonio sia un'immagine della fedeltà fra Gesù e la Sua Chiesa si accolla un compito grande e grandioso. Ciò va fatto capire subito alla coppia media di aspiranti al matrimonio. Di certo non è cosa facile per giovani presi dall’euforia dell’innamoramento. Ma senza sincerità, la preparazione al matrimonio non ha senso.
Non sto dicendo che occorra limitare in modo mirato il numero dei matrimoni celebrati oppure ridurre il popolo di Dio a un “piccolo gregge” di particolare “purezza”. Il maggior numero possibile di coppie può e deve sposarsi e iniziare, proseguire e terminare il loro cammino di vita in compagnia di Dio. Ma devono anche esservene i presupposti. Perché si possa parlare di “unione a vita” non

Corpus Domini, una fiamma d’amore dello Sposo

di antonelloiapicca

Chagall_Cantique-des-CantiquesOh se tu fossi un mio fratello, 
allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare
e nessuno potrebbe disprezzarmi. 
Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m’insegneresti l’arte dell’amore. 
Ti farei bere vino aromatico…
La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.

Mettimi come sigillo sul tuo cuore, 
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo. 

Dal Cantico dei Cantici
“Forte come la morte è l’amore, una fiamma del Signore”: il mistero d’amore che irrora la Solennità del Corpus Domini è racchiuso in queste che sono tra le ultime parole del Cantico dei Cantici, “Shir ha-Shirim”, ovvero “il canto più che bello che ci sia”. Francesco Rossi de Gasperis affermava che i suoi otto capitoli “costituiscono lo svolgimento più bello del rapimento della prima creazione, sperimentato dal “primo” ‘ish (uomo) di fronte alla “prima” ‘ishshah” (donna), ambedue perfettamente armonizzati nella loro nudità originaria”. C’è dunque nel Cantico una risonanza forte e persistente del mistero che celebriamo domani: come non vedere nello Sposo il Signore nudo e crocifisso che, in quell’offerta totalmente gratuita del suo corpo, riporta la Sposa alla sua purezza originale!
E come non udire, attraverso i versetti del Cantico, sgorgare dalle labbra dello Sposo e della Sposa “le prime parole dell’uomo nella Genesi alla vista della donna creata da Dio”! Esse “esprimono lo stupore e l’ammirazione, anzi il senso di fascino… Tanto il punto di partenza quanto il punto d’arrivo

sabato 6 giugno 2015

E l'ostia rubata dai francesi si librò nell'aria

di Margherita Del Castillo                                              06-06-2015
L'interno della chiesa del Corpus Domini a TorinoIl 6 giugno 1453 a Torino avvenne un miracolo. Il mulo su cui era stata caricata la refurtiva sottratta ad Exilles da truppe francesi, che avevano saccheggiato anche la chiesetta locale trafugando il Santissimo, si fermò davanti alla parrocchia di San Silvestro rifiutandosi di proseguire. L’ostia non cadde a terra, ma si librò nell’aria davanti allo sguardo meravigliato dei presenti fino a che, deposta in un calice, fu portata trionfalmente in Duomo. I Torinesi decisero di erigere un tempio la dove si compì l’evento prodigioso.
Dapprima si costruì una piccola cappella, disegnata dal maestro Matteo Sanmicheli a partire dal 1529. L’edificio fu distrutto all’inizio del secolo successivo per far posto all’attuale basilica, la cui origine è anche correlata ad un voto fatto dalla comunità di Torino durante un’epidemia di peste, come ricorda l’iscrizione in facciata. Ascanio Vittozzi fu l’architetto prescelto da Carlo Emanuele I di Savoia, che già ne utilizzava i servigi in qualità di ingegnere militare. La prima pietra fu posta nel 1607 alla presenza, dunque, del Duca e delle più alte cariche cittadine.
Ad Amedeo di Castellamonte spetta la realizzazione dell’imponente facciata la cui superficie è mossa da pilastri e colonne, che sorreggono la trabeazione, e animata da personaggi biblici quali Elia, Melchisedec, Mosè, Sansone, realizzati in stile barocco nella seconda metà del XVIII secolo. Gli episodi di cui singolarmente sono protagonisti sottolineano

Una palese violazione di legge e codice deontologico

di Ruben Razzante                                        06-06-2015
Giulia InnocenziAl di là di come la si pensi sui corsi che aiutano le persone a correggere le tendenze omosessuali, la vicenda presenta anche degli aspetti squisitamente deontologici, che non possono lasciare indifferente il mondo dei giornalisti.
L’altra sera, su La 7, durante la puntata di “Anno Uno”, è andato in onda un servizio realizzato da Giuseppe Borello, inviato della trasmissione ad Angolo Terme, provincia di Brescia, nel centro di spiritualità Sant’Obizio, che organizza ritiri spirituali, venduti in tv come corsi mirati alla “guarigione” dei gay.
Borello, ovviamente sotto mentite spoglie, cioè fingendo di chiamarsi Francesco e di essere un giovane studente gay, filma quanto accade durante quei corsi e confeziona un servizio fatto su misura per screditarli e ridicolizzarli. Pur occultando i volti dei partecipanti, riporta racconti, situazioni, confessioni che i gay fanno ai tre organizzatori, in primis Luca di Tolve, ex attivista dell’Arcigay, ex ballerino alla discoteca Plastic di Milano, inventore delle crociere per omosessuali, ora impegnato a testimoniare la possibilità del recupero dell'eterosessualità. Svela, cioè, contenuti di conversazioni private e riservate, che toccano aspetti assai sensibili dell’individualità di ciascuno e che dovrebbero rigorosamente essere protetti dalla privacy.
Si tratta, dunque, di un esempio di pessimo giornalismo, che viola le carte deontologiche e che meriterebbe l’immediata apertura, da parte del consiglio di disciplina competente, di un procedimento disciplinare nei confronti dell’autore del servizio e di chi, nel ruolo di responsabile della trasmissione, ne ha autorizzato la messa in onda.
Il giornalista, infatti, è chiamato ad osservare obblighi di trasparenza e a dichiarare le finalità della raccolta dati. Su

venerdì 5 giugno 2015

Un anno con il Califfo e la domanda sulla vita cristiana

di Piero Gheddo                                                    05-06-2015
Combattenti dell'IsisNel luglio 2014 nasceva in Irak l’Isis (Stato islamico di Siria e Irak) che ben presto si è definito Is (Stato islamico) con ambizioni di diffusione a livello mondiale, come infatti sta avvenendo.  Nell’Occidente cristiano, specie nell’Unione europea compresa la nostra Italia, si è letto la presenza dell’Is solo come la «guerra santa dell’islam contro i cristiani». Ma c’è anche un’altra lettura più realistica: l’Is (o Califfato) è il tentativo disperato di portare i popoli islamici alla rinascita dalla decadenza attuale, ritornando alle radici dell’islam come vissuto da Maometto e dai primi Califfi (cioè successori di Maometto). Il sicuro fallimento di questo progetto sta portando a guerre intestine tra fazioni e popoli islamici, imponendo le uniche soluzioni logiche per salvare i valori dell’islam e permettere ai popoli islamici di entrare nel mondo moderno: leggere il Corano in modo critico, accettare la separazione fra islam e politica e la Carta dei diritti dell’uomo (e della donna) proclamata dall’Onu nel 1948, che i Paesi a maggioranza islamica ancora non hanno accettato, ecc. L’Is è anzitutto un conflitto interno fra musulmani, non una guerra contro l’Occidente, anche se i cristiani ne sono le vittime.
Perché “sicuro fallimento” del Califfato? Anzitutto perché oggi nessun musulmano vorrebbe vivere in uno Stato

giovedì 4 giugno 2015

Fecondazione, aborto e gender: voilà la parità

di Tommaso Scandroglio                                                            04-06-2015
Maria Noichl, eurodeputata socialistaLa Commissione dei Diritti della donna e della Parità di genere del Parlamento europeo ha votato la Relazione Noichl sulla strategia dell'Ue per la parità tra donne e uomini post-2015. Il testo è ora pronto per essere votato dal Parlamento il 9 giugno prossimo. Come spesso accade, parlare di parità tra uomo e donna è il pretesto per far passare iniziative che con la parità tra i sessi non c’entrano per nulla. Ad esempio, questa Relazione «invita la Commissione a fornire aiuto agli Stati membri al fine di garantire in modo sicuro e legale ... l'aborto e la contraccezione; sottolinea il diritto di accedere ai servizi di pianificazione familiare volontaria, comprese le cure legate all'aborto sicuro e legale». Si chiede inoltre che possano accedere alla fecondazione artificiale anche i single e le coppie gay.
Poi c’è il capitolo gender: «ribadisce la sua richiesta alla Commissione e all'Organizzazione Mondiale della Sanità di depennare i disturbi dell'identità di genere dall'elenco dei disturbi mentali e comportamentali, … al fine di garantire che la diversità di genere nell'infanzia non venga qualificata come una patologia; invita la Commissione a supportare gli Stati membri nella istituzione di cattedre universitarie in studi di genere; invita la Commissione a promuovere l'uso del principio di genere, del bilancio di genere e della valutazione dell'impatto di genere in tutti i settori e per ogni proposta legislativa a tutti i livelli di governo, e quindi a garantire specifici obiettivi di parità di genere; chiede agli Stati membri in modo simile di introdurre la prospettiva di genere nei loro bilanci, al fine di analizzare i programmi di governo e politiche, il loro impatto sulla ripartizione delle risorse e il loro contributo alla parità tra uomini e donne».
Tralasciamo per motivi di spazio commenti sull’ennesimo tentativo made in Ue di diffondere ancor più la pratica

mercoledì 3 giugno 2015

«Se sparisce la famiglia viene giù tutto»

di Massimo Introvigne                                 03-06-2015
Papa FrancescoAll'udienza del 3 giugno 2015 Papa Francesco ha proseguito nelle sue catechesi sulla famiglia, soffermandosi sulle famiglie povere o tormentate dalla guerra. La miseria, ha detto, può distruggere la famiglia. Ma dobbiamo anche riconoscere che spesso sono proprio i più poveri a insegnarci l'amore per la famiglia, a resistere agli «pseudo-modelli» ideologici e a testimoniare che l'unica alternativa alla famiglia è la barbarie. «La famiglia ha tanti problemi che la mettono alla prova», ha esordito il Papa, citando anzitutto la povertà materiale. «Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali… Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra. La guerra è sempre una cosa terribile». Per le famiglie «la guerra è la "madre di tutte le povertà", la guerra impoverisce la famiglia, è una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari».
Eppure l'esperienza lo dimostra: spesso sono proprio i più poveri quello che credono ancora nella famiglia. «Ci sono tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana, spesso confidando apertamente nella

martedì 2 giugno 2015

20 giugno in piazza a Roma a difesa della famiglia

di Riccardo Cascioli                                                 02-06-2015
Manif pour Tous in ItaliaEra nell’aria da tempo, i contatti tra i diversi gruppi pro-family andavano avanti già da molti mesi: da una parte l’esigenza di un popolo di rendersi presente per riaffermare il diritto alla propria presenza nella società, dall’altra il timore di non avere i mezzi per mobilitare un numero consistente di persone o magari il timore del “fuoco amico”.

Ma alla fine, di fronte alla minaccia che grava sulla nostra società e all’accelerazione impressa dalla maggioranza di governo, gli indugi sono stati rotti. E il pomeriggio del 20 giugno a Roma sono convocate tutte le famiglie italiane per una grande manfiestazione che ha lo scopo di affermare con chiarezza il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre.

Il tutto avviene mentre il Parlamento inizia la discussione sul ddl Cirinnà che intende legittimare le unioni civili tra persone dello stesso sesso (in sostanza il matrimonio con un altro nome); mentre è già stato inserito un emendamento nella riforma della “Buona Scuola” per favorire l’introduzione della teoria gender che si completerebbe con l’approvazione del ddl

lunedì 1 giugno 2015

L'abc del cattolico secondo un cardinale americano

di Lorenzo Bertocchi                                           01-06-2015
Cardinale WuerlOggi ci chiediamo spesso cosa significhi essere cattolici. La questione se l’è posta anche il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington. Ne è venuta fuori una lettera pastorale, interessante anche di qua dall’Atlantico.
In primis ci ricorda cosa non è la Chiesa. “Non è un negozio, un club, o un gruppo di interesse”, scrive il cardinale, deludendo subito le attese dei tanti che la vedono solo come una lobby qualsiasi. “La Chiesa non è il risultato di persone con idee affini che si uniscono e decidono di formare una organizzazione, né decidono il suo insegnamento per voto popolare o tendenze sociali”.
“La sua struttura gerarchica”, e qui sfida un pregiudizio duro a morire, “procede da Gesù, quando annunciò “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18). Nell’Una, Santa, Cattolica e Apostolica, c’è il dono inestimabile dei sette sacramenti, canali di grazia troppo spesso dimenticati e sviliti. “Essere cattolici”, si legge nella lettera, “significa riconoscere il ruolo della Chiesa come il vero strumento creato e dato a noi da Gesù perché la sua opera, compiuta con la sua morte e Resurrezione, possa essere riattualizzata oggi e applicata a noi.”
Essere cattolici non è un fatto privato, ma ci chiama ad andare fuori, “verso le periferie” direbbe il Papa. Si tratta di edificare il Regno di Cristo, quella regalità sociale di Nostro Signore che non è appannaggio di qualche etichetta, ma un’esigenza cattolica. “Siamo chiamati a manifestare il Regno di Dio”, scrive Wuerl, “non solo dentro le nostre chiese, ma

Bonifichiamo la Messa da tutta la musica che non può essere liturgica. Ridando a Dio ciò che è di Dio

Bonifichiamo la Messa da tutta la musica che non può essere liturgica. Ridando a Dio ciò che è di DioLa musica sacra è tale perché partecipa del medesimo principio che regola la sacra liturgia: è di competenza divina, ovvero è in gioco il diritto di Dio di essere adorato come egli ha stabilito. Partecipa inoltre dello stesso fine: la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli.
Ma la musica che oggi si esegue nelle chiese eleva lo spirito alle cose soprannaturali? Introduce nei misteri, nobilita il pensiero, purifica le facoltà interiori? Oppure si accontenta di piacere ai gusti momentanei e di offrire un intrattenimento effimero, di cantare i nostri sentimenti, le nostre angosce e di chiuderci nel cerchio della piccola cronaca quotidiana? La domanda, ovviamente, è retorica.
Per riflettere su un tema cruciale quanto troppo spesso trascurato, presentiamo un dossier realizzato per il Timone da quattro grandi esperti del rapporto fra musica e liturgia, che hanno firmato questi contributi:
Don Nicola Bux: La musica liturgica post-consiliare e la battaglia di Benedetto XVI
Don Enrico Finotti: Punti fermi per orientarsi nel caos
Giannicola D’Amico: Sono solo canzonette. Breve viaggio tra abusi e kitsch
Fulvio Rampi: Canto gregoriano: perché la Chiesa deve recuperare il suo tesoro