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martedì 30 luglio 2013

Papa Francesco al CELAM "Una nuova Pentecoste per la Chiesa"

Il papa propone il suo contributo durante una discussione con i vescovi latinoamericani

28.07.2013 Di seguito il messaggio che il Papa ha rivolto alla riunione preparatorio del CELAM, il coordinamento delle conferenze episcopali dell'America Latina e del Centro America, lo trovo molto formativo e programmatico/critico sullo stato attuale e su ciò che si dovrebbe fare come Chiesa. E' rivolto principalmente alle chiese del sud America, ma è molto attuale anche alle nostre latitudini.

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1. Introduzione
Ringrazio il Signore per questa opportunità di poter parlare con voi, fratelli Vescovi, responsabili del CELAM nel quadriennio 2011-2015. Da 57 anni il CELAM serve le 22 Conferenze Episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, collaborando in modo solidale e sussidiario per promuovere, stimolare e rendere dinamica la collegialità episcopale e la comunione tra le Chiese di questa Regione e i suoi Pastori.
Come voi, anch’io sono testimone del forte impulso dello Spirito nella Quinta Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida nel maggio del 2007, che continua ad animare i lavori del CELAM per l’anelato rinnovamento delle Chiese particolari. Tale rinnovamento in buona parte di esse è già in processo. Desidererei centrare questa conversazione sul patrimonio ereditato da quell’incontro fraterno che tutti abbiamo battezzato come Missione Continentale.

giovedì 18 luglio 2013

COMMENTI ALLA "LUMEN FIDEI"

Lumen fidei - La luce della fede (LF) - è la prima enciclica firmata da Papa Francesco. Suddivisa in quattro capitoli, più un’introduzione e una conclusione, la Lettera – spiega lo stesso Pontefice – si aggiunge alle Encicliche di Benedetto XVI sulla carità e sulla speranza e assume il “prezioso lavoro” compiuto dal Papa emerito, che aveva già “quasi completato” l’enciclica sulla fede. A questa “prima stesura” ora il Santo Padre Francesco aggiunge “ulteriori contributi”.

L’introduzione (n. 1-7) della LF illustra le motivazioni poste alla base del documento: innanzitutto, recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo, di aiutarlo a distinguere il bene dal male, in particolare in un’epoca, come quella moderna, in cui il credere si oppone al cercare e la fede è vista come un’illusione, un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell’uomo. In secondo luogo, la LF – proprio nell’Anno della fede, a 50 anni dal Concilio Vaticano II, un “Concilio sulla fede” – vuole rinvigorire la percezione dell’ampiezza degli orizzonti che la fede apre per confessarla in unità e integrità. La fede, infatti, non è un presupposto scontato, ma un dono di Dio che va nutrito e rafforzato. “Chi crede, vede”, scrive il Papa, perché la luce della fede viene da Dio ed è capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo: procede dal passato, dalla memoria della vita di Gesù, ma viene anche dal futuro perché ci schiude grandi orizzonti.

Il primo capitolo (n. 8-22): Abbiamo creduto all’amore (1 Gv 4, 16). Facendo riferimento alla figura biblica di Abramo, in questo capitolo la fede viene spiegata come “ascolto” della Parola di Dio, “chiamata” ad uscire dal proprio io isolato per aprirsi ad una vita nuova e “promessa” del futuro, che rende possibile la continuità del nostro cammino nel tempo,

lunedì 15 luglio 2013

La Chiesa e i laici, un rapporto ancora tutto da scrivere. A colloquio con Enrico Ottaviani.

Oggi intervistiamo il diacono permanente Enrico Ottaviani, 52 anni, informatico, sposato con Annamaria, padre di Fabrizio, Francesca e Roberta, nato e vissuto per i primi anni a Roma, ma cresciuto a Palestrina, territorio prevalente nel quale opera.

D. -Quale servizio presti all'interno della Diocesi Prenestina?

R. -Sono un diacono permanente dalla fine del 2011, cui il vescovo ha dato l'incarico di referente dei progetti informatici della diocesi. Attualmente ne sto curando l'informatizzazione a partire dalla Caritas diocesana, ambito di lavoro privilegiato per un diacono permanente poiché è ordinato per il servizio. Infatti, insieme a me ci sono altri due miei 'colleghi', che preferisco chiamare fratelli, Pierluigi e Claudio. Il primo si occupa di microcredito e prestito della speranza, mentre il secondo del volontariato giovanile.
Quando non sono impegnato in progetti diocesani mi dedicoalla parrocchia in cui sono cresciuto la Sacra Famiglia. Qui coadiuvo i sacerdoti negli impegni pastorali e liturgici, nella catechesi degli adulti e dei bambini e nella carità, che si esprime anche portando l'Eucaristia ai malati, visitandoli e parlando loro, confortandoli nelle sofferenze. Anche qui ho un fratello diacono permanente, Giovanni, col quale condivido il lavoro in parrocchia in pieno spirito di servizio.

D. -Quali sono gli obiettivi che ti poni portando avanti il tuo operato?

Il primo, credo, sia quello di rispondere in modo adeguato al mandato che il Vescovo diocesano Mons. Sigalini mi ha affidato, impegnandomi nei limiti di tempo e di risorse a disposizione affinché tutte le componenti della diocesi siano effettivamente operative e collegate, come un corpo unico ben compaginato, come disse San Paolo agli Efesini (Ef 4,15-16) "agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. 16Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.".

lunedì 8 luglio 2013

"Senza un rapporto costante con Dio, la missione diventa un mestiere"

Durante la messa con i seminaristi e i novizi, papa Francesco mette in guardia sia da una "visione mondana e trionfalistica" dell'evangelizzazione, sia dallo scoraggiamento

Citta' del Vaticano, (Zenit.org) Luca Marcolivio | 205 hits

Per il secondo giorno consecutivo, papa Francesco ha incontrato i seminaristi e i novizi, nell’ambito delle giornate dell’Anno della Fede dedicate alle vocazioni.
Dopo l’udienza di ieri, stamattina il Santo Padre ha celebrato messa in loro presenza nella Basilica di San Pietro, sottolineando: “Oggi la nostra festa è ancora più grande perché ci ritroviamo per l’Eucaristia, nel giorno del Signore”.
I futuri sacerdoti e religiosi, ha detto il Pontefice, rivolto ai seminaristi e novizi presenti, rappresentano “la giovinezza della Chiesa”: la loro fase vocazionale attuale, ha spiegato, è una sorta di “momento del fidanzamento”, di “stagione della scoperta, della verifica, della formazione”, in cui “si gettano le basi per il futuro”.
Partendo dalla Liturgia della Parola odierna, papa Francesco si è quindi soffermato su tre “punti di riferimento della missione cristiana” di cui anche i seminaristi e i sacerdoti sono investiti.
Il primo elemento è “la gioia della consolazione” che richiama alla lieta esortazione che il profeta Isaia (cfr. Is 66,10) rivolge al popolo d’Israele reduce dal “periodo oscuro dell’esilio”. Il profeta invita il suo popolo alla gioia perché “il Signore effonderà sulla Città santa e sui suoi abitanti una ‘cascata’ di consolazione, di tenerezza materna”, ha detto il Papa.
Ogni cristiano, quindi, ha aggiunto, è chiamato a trasmettere “questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti”. Venendo “consolati da Lui”, i cristiani devono, a loro, volta trasmettere questa consolazione.
Al giorno d’oggi, ha proseguito Francesco, la gente ha bisogno in primo luogo di parole e gesti che testimonino “la misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene”.