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sabato 29 giugno 2013

"Dio è paziente e ci aspetta fino alla fine"

Durante la messa a Santa Marta, papa Francesco ha esortato a "camminare alla presenza del Signore" e ad essere "irreprensibili" 

Citta' del Vaticano, (Zenit.org) Luca Marcolivio | 203 hits

Pazienti e irreprensibili come il buon padre Abramo. Così devono essere i cristiani, nel loro cammino lungo i passi del Signore. In questi termini si è espresso papa Francesco, durante l’omelia della messa mattutina a Santa Marta, cui hanno assistito, tra gli altri, un gruppo di dipendenti della Direzione di Sanità e Igiene, accompagnati dal direttore, Patrizio Polisca.
Traendo spunto dalla Prima Lettura (Gen 17,1.9-10.15-22) e dal Vangelo (Mt8,1-4) di oggi, il Santo Padre ha osservato come, in un modo o nell’altro, Dio è capace di penetrare “nella nostra vita”, ovvero “nella vita del suo popolo”. Sebbene ogni faccia-a-faccia tra Dio e l’uomo sia una storia a sé, alla fine c’è sempre “questo incontro tra noi e il Signore”.
Qualche volta Dio irrompe in modo improvviso, come fa con il lebbroso del Vangelo odierno ma, più spesso, si fa strada nelle nostre vite in modo lento ma inesorabile, talora mettendo alla prova la nostra pazienza. I fedeli in questa situazione sono tanti e sembrano dire: “Ma Signore, quando?”. E, nonostante la preghiera, Dio pare non intervenire nelle loro esistenze.
Persino Abramo, messo alla prova da anni di attesa, arrivò a nascondere il suo volto e a sorridere, domandandosi: “Ma come, io, a cento anni quasi, avrò un figlio e mia moglie a 90 anni avrà un figlio?”.

giovedì 27 giugno 2013

"La Chiesa non è un intreccio di interessi, è opera dello Spirito Santo"

Durante l'Udienza Generale, papa Francesco dice ai fedeli: "tra noi nessuno è il più importante e io sono come ognuno di voi"

Citta' del Vaticano, (Zenit.org) Luca Marcolivio | 158 hits

Proseguendo il ciclo di catechesi sul Mistero della Chiesa, papa Francesco si è soffermato sul tema La Chiesa: tempio dello Spirito Santo. Attingendo alla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (n° 6), il Santo Padre ha menzionato la metafora del tempio.
Nell’Antico Testamento, il Tempio di Salomone era “il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera”, all’interno del quale era presente “l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in messo al popolo”, con le sue “Tavole della legge, la manna e la verga di Aronne”.
Il tempio, ha spiegato il Pontefice, è il segno del transito ininterrotto di Dio nella storia, pertanto ognuno di noi deve ricordarsi di questa storia, assieme alla propria storia, ovvero a “come Gesù mi ha incontrato, come Gesù ha camminato con me, come Gesù mi ama e mi benedice”.
Per un cristiano, il Tempio dove possiamo “trovare e incontrare il Signore” è proprio la Chiesa, che si compone di tutti i suoi fedeli, ha aggiunto il Papa.

martedì 25 giugno 2013

Maria tra teologia e pastorale (Giovanni Tangorra)



Punti consolidati per una corretta teologia mariana sono il suo fondamento cristologico e il riferimento ecclesiale. Le affermazioni di Lumen gentiumMarialis cultus e Redemptoris mater. Il culto liturgico e popolare, luoghi importanti per la pastorale. L’opportunità offerta dal mese di maggio.
Un punto ormai stabilito per fare una corretta teologia mariana è il fondamento cristologico. Rahner è perentorio: «Chi non condivide la fede cattolica, secondo la quale il Verbo di Dio si fece uomo nella carne di Adamo per inserire il mondo nella vita di Dio e redimerlo, non può comprendere il dogma mariano cattolico» (Saggi di cristologia e di mariologia, Roma 19672, 416). Anche per il Catechismo della chiesa cattolica, «ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo» (n. 487). Così è stato nella storia dei dogmi a partire dal riconoscimento della theotokos, così è se si guarda alla Scrittura. Nel mistero della salvezza che si è compiuto con l’incarnazione, il Verbo ha scelto la mediazione di una donna: «Nacque da donna» (Gal 4,4), mediazione non puramente strumentale, ma che ha richiesto il libero consenso della donna di Nazaret.

sabato 22 giugno 2013

Chi trova un cristiano trova un tesoro

Il Papa a Santa Marta invita a chiedere a Dio la grazia di un "cuore di carne" che aiuti a distinguere tra i tesori da accumulare per la salvezza e quelli che ci sviano verso inutili affanni

Citta' del Vaticano, (Zenit.org) Salvatore Cernuzio | 202 hits

“Chi trova un amico, trova un tesoro” recita un comune proverbio. Ascoltando le parole di Papa Francesco nell’omelia di oggi a Santa Marta si potrebbe però riformulare il detto e affermare: “Chi trova un cristiano, trova un tesoro”.
Perché sono tante le grazie che riceve chi realmente segue Gesù Cristo, ha spiegato il Santo Padre: “L’amore, la carità, il servizio, la pazienza, la bontà, la tenerezza”. “Tesori bellissimi”, ha sottolineato, che non vanno confusi con altri tipi di ricchezze.
Un grande ‘tesoro’ è già il fatto che il mondo possa beneficiare ogni giorno delle parole di verità del Papa. Oggi, nel privilegiato uditorio c’erano il cardinale Francesco Coccopalmerio – che ha concelebrato la funzione - il vescovo Juan Ignacio Arrieta e l’ausiliare José Aparecido Gonzalves de Almeida, rispettivamente presidente, segretario e sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, accompagnati da alcuni collaboratori. Erano presenti poi alcuni membri del personale della Fabbrica Basilica S. Giovanni in Laterano, guidati da mons. Giacomo Ceretto, e dipendenti della Casa Santa Marta.

mercoledì 19 giugno 2013

Io non mi vergogno del Vangelo


 

Discorso del Santo Padre Francesco ai Partecipanti al Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma
Aula Paolo VI    Lunedì, 17 giugno 2013

Buonasera a tutti, cari fratelli e sorelle!
L’Apostolo Paolo finiva questo brano della sua lettera ai nostri antenati con queste parole: non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia. E questa è la nostra vita: camminare sotto la grazia, perché il Signore ci ha voluto bene, ci ha salvati, ci ha perdonati. Tutto ha fatto il Signore, e questa è la grazia, la grazia di Dio. Noi siamo in cammino sotto la grazia di Dio, che è venuta da noi, in Gesù Cristo che ci ha salvati. Ma questo ci apre verso un orizzonte grande, e questo è per noi gioia. “Voi non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”. Ma cosa significa, questo “vivere sotto la grazia”? Cercheremo di spiegare qualcosa di che cosa significa vivere sotto la grazia. E’ la nostra gioia, è la nostra libertà. Noi siamo liberi. Perché? Perché viviamo sotto la grazia. Noi non siamo più schiavi della Legge: siamo liberi perché Gesù Cristo ci ha liberati, ci ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia. Questo è un tesoro. Cercherò di spiegare un po’ questo mistero tanto bello, tanto grande: vivere sotto la grazia.

venerdì 14 giugno 2013

In che modo un diacono presiede la Liturgia della Parola?

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

Roma, (Zenit.org)

Un nostro lettore brasiliano ha posto la seguente domanda a padre Edward McNamara:
Nel nostro paese è pastoralmente necessario che il diacono permanente presieda la Liturgia della Parola. Poiché io stesso sono un diacono permanente vorrei sapere come condurre correttamente una celebrazione della Parola, in modo particolare per quanto riguarda i gesti, soprattutto delle mani. - S.A.N.N., Goiânia, Goiás (Brasile)
Riportiamo di seguito la risposta che ha formulato padre McNamara:
Il Direttorio della Santa Sede del 1988 per le Celebrazioni domenicali in assenza del presbitero o, per usare una terminologia che viene spesso preferita, una comunità in “attesa” di un sacerdote, fornisce indicazioni di base su come diaconi e laici devono svolgere questo compito. Anche se la domanda del nostro lettore è riferita espressamente al ruolo dei diaconi, vale la pena presentare un quadro generale della questione.
È anche importante far notare che le norme sono le stesse sia per i diaconi permanenti che per i diaconi transitori (ovvero destinati al sacerdozio), in quanto non c’è alcuna differenza rispetto alla loro ordinazione.
Sulla base di questo Direttorio, alcune conferenze episcopali o singoli vescovi hanno preparato delle norme più specifiche per gestire le situazioni concrete che si presentano in ogni Paese o diocesi.
Il Capitolo 3 del documento (n°35-50) si occupa dell'ordine di celebrazione:

domenica 2 giugno 2013

Cosa ci vuole dire la Solennità del Corpus Domini

Abbiamo bisogno del corpo e del sangue di Cristo per alzarci

Roma, (Zenit.org) Osvaldo Rinaldi | 121 hits

La vicenda del profeta Elia, descritta nel primo Libro dei Re, ci aiuta ad entrare nel significato più profondo della solennità del Corpus Dominus, una festa istituita dalla Chiesa per rafforzare la fede nel Sacramento del corpo e del sangue di nostro Signore Gesù Cristo.

Elia era rimasto l’unico profeta fedele al Dio dei suoi padri, si trovò a fronteggiare tutti i profeti di Baal. Malgrado fosse solo, egli risultò vittorioso su di essi, perché poteva contare sul sostegno e sull’aiuto del vero Dio. Ma questa vittoria di Dio su Baal, questa sconfitta dei quattrocentocinquanta profeti di Baal contro l’unico profeta del Signore, fece infuriare la regina Gezabele desiderosa di vendetta. Elia ricevette una condanna a morte, egli avvertiva il pericolo incombere sulla sua vita, e questo gli produsse scoraggiamento, rassegnazione, sfiducia. La persecuzione arrestò la sua missione addormentandosi sotto un ginepro nel deserto. Elia riconobbe la sua poca fede: (Elia) desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». (1 Re 19, 4b).
Questa è il primo grande insegnamento rivelato dalla Sacra Scrittura. Anche l’uomo più fedele a Dio,

Non si usa Cristo per fare carriera. La Sua strada "finisce sulla croce"

Papa Francesco, nella Messa in Santa Marta, mette in guardia dalla tentazione di "seguire Gesù per avere più potere". Una tentazione radicata nel cuore di molti cristiani, anche vescovi e preti

Citta' del Vaticano, (Zenit.org) Salvatore Cernuzio | 613 hits

Fare carriera con Gesù significa finire sulla croce. Con poche frasi ad effetto Papa Francesco nelle omelie a Santa Marta fa chiarezza, giorno per giorno, su alcuni aspetti della fede ancora ambigui per il cristiano o legati a certe idee del mondo.

Questa mattina il Pontefice ha spiegato cosa realmente significhi “seguire Gesù” ai presenti alla Messa, concelebrata con mons. Rino Fisichella e mons. José Octavio Ruiz Arenas, presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Tra questi, c’era un gruppo di sacerdoti del Dicastero e di dipendenti della Centrale termoelettrica e del Laboratorio di falegnameria del Governatorato vaticano.
La strada del Signore “è una strada di ‘abbassamento’, una strada che finisce nella Croce” ha