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venerdì 27 febbraio 2015

Il sangue dei cristiani in Siria è anche il nostro

di Riccardo Cascioli                            27-02-2015

Cristiani perseguitati in SiriaChiariamo subito: quello che segue non è il solito lamento sul fatto che nessuno si muove mentre i cristiani vengono massacrati e sono costretti a fuggire dai loro paesi in Medio Oriente. Certo, questo è un dato di fatto e nei giorni scorsi il racconto dell’attacco dell’Isis ai villaggi cristiani nella valle del Khabur, con turchi, americani e quant’altro a guardare (clicca qui) è molto eloquente al proposito, così come il fatto che a livello internazionale non c’è nessuna iniziativa concreta e l’affermazione che ci si muove solo sotto l’egida dell’Onu è diventato un bell’alibi per non assumersi alcuna responsabilità. Per non parlare poi del Rapporto di Amnesty International – di cui scriviamo a parte – che ”dimentica” le persecuzioni subite dai cristiani.
Ma non è su questo che vorrei soffermarmi. Piuttosto mi ha colpito nei giorni scorsi l’articolo della nostra Angela Pellicciari che ricordava la documentazione sulle violenze dei musulmani in Terrasanta che spinsero alla prima Crociata (clicca qui). Violenze efferate sui cristiani che vivevano sotto i turchi o che si recavano in pellegrinaggio in Terrasanta. Quelle notizie e la perdita della possibilità di recarsi sui luoghi che avevano visto camminare Gesù provocarono una tale commozione a Roma e nell’Europa cristiana da spostare gli eserciti.

Non voglio qui invocare una nuova Crociata, ci mancherebbe altro; i tempi sono cambiati, per quanto anche allora non fosse così semplice decidere di allestire un esercito multinazionale e partire. Semplicemente non può non fare riflettere la sproporzione, davanti ad analoghe violenze islamiche e negli stessi luoghi, tra la decisione di allora di partire in armi e la

Chiese e cimiteri profanati, ostie rubate. L'odio contro Cristo che si diffonde in Europa e di cui si tace

Chiese e cimiteri profanati, ostie rubate. L'odio contro Cristo che si diffonde in Europa e di cui si tace«Solo nella Renania Settentrionale-Vestfalia ci sono stati dal gennaio 2010 3.504 irruzioni con scasso all'interno di chiese. Lo ha comunicato il ministro degli interni della Stato federato, Ralf Jäger. Non si tratta solo di furti, ma anche di chiese usate come toilette, confessionali e cori come giacigli, absidi usate come scenari per film porno, tabernacoli sfondati con ostie rubate per riti satanici e devastazioni di ogni tipo, per esempio la distruzione di preziose e antiche vetrate ecc. E questo non solo in Germania, ma in tutta Europa, specialmente in Francia. Da dove viene questo odio per il cristianesimo e questa volontà di distruzione?».
Così scrive sul sito Kath.net Michael Schneider-Flagmeyer, uno dei fondatori del Forum del cattolici tedeschi, in un lungo commento che analizza come in Germania  dalla secolarizzazione e al cedimento della Chiesa si sia arrivati a una fase ulteriore: la vera e propria cancellazione di quel sostrato profondo, anche non percepito consciamente, che era il cristianesimo nella cultura tedesca.
Nei giorni scorsi un'altra voce in vista del mondo cattolico tedesco, il giornalista di Der Spiegel Matthias Matussek, ha richiamato l’attenzione sul fatto che la vera domanda che il Paese dovrebbe porsi non è «se l’Islam appartenga o meno alla Germania», ma se vi appartenga ancora il cristianesimo.
Germania e Francia che, come sottolinea appunto Schneider-Flagmeyer, prendendo i due pilastri dell’Unione Europea, non a caso assistono, nel silenzio dei media, a un escalation di profanazioni, assalti a Chiese e cimiteri, atti di vandalismo e oltraggi a tutto ciò che è sacro e cristiano, i quali indicano che a riempire il vuoto lasciato dal cristianesimo, ben prima dell’islam, è colui che la Chiesa reputa l’Avversario. Colui che è mentitore, assassino e distruttore fin dal principio.
Nella foto qui sopra, i numeri forniti da una televisione francese sulle profanazioni di cimiteri cristiani nel 2014, uno screen shot rilanciato dal blog Le Salon Beige. Nel video qui sotto, un servizio del canale tedesco WDR su episodi di cristianofobia a Duisburg.

Marx annuncia la rivolta: non siamo la filiale di Roma

di Matteo Matzuzzi                                    27-02-2015 

Il cardinale tedesco Reinhard Marx«Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo». A dirlo è il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori del plenum dei vescovi di Germania. L'arcivescovo di Monaco e Frisinga s'è dimostrato battagliero, pronto a non arretrare di un millimetro dalle posizioni assunte già nell'ultimo anno e mezzo a sostegno dell'aggiornamento in materia di morale cattolica.
«Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania» e di certo per agire «non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare», ha chiarito il presule. Marx ha anche annunciato che nelle prossime settimane la Conferenza episcopale da lui presieduta pubblicherà un documento chiarificatore sulla materia, che a ogni modo ribadirà l'esigenza di «trovare nuovi approcci in grado di aiutare a garantire che le porte sono aperte». Dossier che si rifarà alle linee guida di cui aveva tracciato i contorni già pochi giorni prima di Natale, finalizzate a rivedere la prassi pastorale e che avevano sollevato più d’una perplessità dai vescovi di Ratisbona, Rudolf Voderholzer e di Passau, Stefan Oster.
Sul finire della scorsa estate, nell'imminenza del Sinodo straordinario, il porporato aveva fatto sapere che nell'Aula Nuova avrebbe portato un lungo documento a sostegno delle tesi del cardinale Walter Kasper enunciate nel precedente Concistoro di febbraio (tesi sulle quali Marx avrebbe voluto un dibattito pubblico, fra teologi, già nei mesi successivi alla presentazione della relazione davanti ai cardinali riuniti a Roma). Documento firmato «dalla maggioranza dei vescovi tedeschi», come annunciò il porporato durante una tavola rotonda sul dialogo nella Chiesa che ebbe luogo a Magdeburgo. Posizione che fu illustrata direttamente al prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, in un incontro avvenuto a Roma nel cuore dell'estate. A fare da capodelegazione, allora, era stato il vescovo di Osnabrück, monsignor Franz-Josef Bode.
Ed è stato proprio quest'ultimo a chiarire ancor meglio il pensiero di Marx durante la conferenza stampa dell'altro ieri: «I

lunedì 23 febbraio 2015

Verso il sinodo. Il card. Sarah: separare magistero e pastorale è una forma di eresia, è schizofrenia

Verso il Sinodo. Il card. Sarah: separare magistero e pastorale è una forma di eresia, è schizofreniaIl cardinale Robert Sarah, 70 anni, della Guinea Conakry, da poco prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è una delle voci più autorevoli della Chiesa africana. Di quella Chiesa che al Sinodo dello scorso ottobre si è espressa con fermezza contro l’agenda di chi vorrebbe piegare il Magistero della Chiesa ai desiderata del mondo, su adulterio e omosessualità.
Già avevamo segnalato in passato dichiarazioni lucide e nette del cardinale Sarah. Ne segnaliamo un’altra, brevissima, tratta da un libro intervista uscito da poco in francese, con Nicolas Diat, Dieu ou rien : entretien sur la foi, rilanciata dal blog Rorate Coeli. Parole che fanno capire la santa determinazione con cui Sarah e agli altri prelati africani parteciperanno al prossimo Sinodo di novembre. 
«L’idea di mettere il Magistero in una graziosa scatola separandolo dalla pratica pastorale – la quale può evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni – è una forma di eresia, di patologica schizofrenia. Io affermo solennemente che la Chiesa d’Africa si opporrà a ogni forma di ribellione contro il Magistero di Cristo e della Chiesa».

Denatalità, tasse, immigrazione. Ecco perché finiremo come l'Impero Romano

di Massimo Introvigne                                          23-02-2015 

Thomas Cole, La distruzione dell Impero romanoSi può parlare male della Francia finché si vuole, ma bisogna riconoscere ai francesi la capacità di promuovere dibattiti culturali che vanno al di là delle banalità quotidiane. Ne è un buon esempio la vasta discussione che continua sul libro dello storico e giornalista Michel De Jaeghere «Gli ultimi giorni. La fine dell'Impero romano d'Occidente» (Les Belles Lettres, Parigi 2014). Nel febbraio 2015 il mensile cattolico «La Nef» ha dedicato a questo tomo di oltre seicento pagine un numero speciale con diversi articoli pertinenti, ma del libro si continua a parlare negli ambienti più diversi, talora con toni molto accesi.
Perché appassionarsi nel 2015 alla caduta dell'Impero romano? Si tratta certo di uno degli eventi più importanti della storia universale. Ma in realtà il dibattito francese è divenuto rapidamente politico, perché le vicende finali dell'Impero romano ricordano da vicino - lo aveva del resto già notato Benedetto XVI - quelle di un'altra civiltà che sta morendo, la nostra.
De Jaeghere ripete anzitutto quello che è ovvio per gli storici accademici, anche se talora è negato da propagandisti dell'ateismo e nostalgici del paganesimo - forse più presenti e molesti in Francia che altrove -: l'Impero romano non cadde per colpa del cristianesimo. La tesi secondo cui i cristiani, con il loro messaggio di amore e di pace, avrebbero reso l'Impero imbelle di fronte ai barbari - per non risalire a polemisti pagani dei primi secoli come Celso - è stata diffusa dall'Illuminismo, con Voltaire e con lo storico inglese Edward Gibbon. Ma, come ricorda De Jaeghere, è totalmente falsa. Agli inizi del quinto secolo i cristiani nell'Impero romano d'Occidente sono solo il dieci per cento. Sono maggioranza nell'Impero d'Oriente, ma questo resisterà alle invasioni e sopravvivrà per mille anni. Ed è il dieci per cento cristiano che cerca di mantenere in vita Roma e la sua cultura, con vescovi e intellettuali come Ambrogio e Agostino ma anche con generali che si battono fino allo spasimo per difendere l'Impero, come Stilicone ed Ezio, e con tanti soldati cristiani protagonisti di fatti d'arme eroici.
Accantonate le sciocchezze sul cristianesimo, resta la domanda su come l'immenso Impero romano sia potuto cadere.

domenica 22 febbraio 2015

Se a dominare è un pensiero non cattolico

di Nicola Bux                                         22-02-2015 

Il Sinodo dei vescovi sulla famigliaCon grande dolore e profonda preoccupazione, si deve constatare che il pensiero non cattolico avanza nella Chiesa. È molto grave l'affermazione del moderatore del Sinodo diocesano di Bolzano, secondo il quale, il lavoro svolto, «rispecchia la situazione generale della Chiesa, che sta vivendo un cambiamento radicale». Si può ancora affermare che i cattolici formino un cuor solo e un'anima sola? O, per dirla con sant'Ignazio d'Antiochia, che manifestino un tale accordo della voce e del cuore, sì da raggiungere la sinfonia? Purtroppo siamo divisi tra noi, proprio sulla verità, e attratti da false dottrine. In nome del pluralismo? Civiltà Cattolica riporta un intervento dell'allora Padre Bergoglio: «il pluralismo non sembra così inoffensivo e neutrale come alcuni lo considerano a prima vista. Se infatti giungesse a non preoccuparsi dell’unità della fede, questo comporterebbe la rinuncia alla verità, l’accontentarsi di prospettive parziali e unilaterali».
Succede, invece, che molti cattolici, preferiscano andare d'accordo con i non cattolici, i non credenti e gli avversari della Chiesa, più che con i fratelli di fede. I loro modi di pensare e di agire, sono penetrati in casa cattolica, al punto che sembra rivolto a noi, quel che Giovanni Paolo II, nel 1980, ricordava ai protestanti tedeschi: «ci riferiamo tutti a Gesù Cristo, ma il

sabato 21 febbraio 2015

"Alla base della società non stanno individui asessuati"

di Stefano Fontana                                     21-02-2015
Che una Commissione diocesana pubblichi un documento contro il gender a scuola è un fatto piuttosto raro. Ecco perché vale la pena evidenziare quanto è successo ieri nella diocesi di Trieste. La Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – questo è il suo nome esatto – ha reso noto un ampio documento che esamina l’invadenza dell’ideologia gender nelle scuole, invita ad una sana educazione dei nostri ragazzi e, infine, chiede a genitori e insegnanti di sorvegliare e mobilitarsi.
Vescovado di TriesteIl documento, che è disponibile anche sul sito del settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova, è un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza, a cominciare dal titolo “Identità sessuale, vita e famiglia: il compito educativo della scuola”.
Dopo aver spiegato cosa si intende per “ideologia del gender”, il documento parte dalla constatazione di quanto sta avvenendo: «Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale».
Quindi si passa a presentare i recenti interventi del Magistero: Benedetto XVI, il cardinale Bagnasco, Papa Francesco.
Siccome sul piano metodologico è sempre meglio partire dal positivo, ecco che il documento, sapientemente dice: «questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali».
L’annuncio – si dice – deve precedere la denuncia. Il documento annuncia quindi l’evidenza: «È del tutto evidente che alla

mercoledì 18 febbraio 2015

“Cenere” (Dizionario della Quaresima)

di Antonello Iapicca


StopFumo1Un pizzico di cenere può dirci molto. Chi siamo e che cosa diventeremo ad esempio. Inizia la Quaresima e la Chiesa che ci ama come una madre ci cosparge il capo di cenere, presentandoci senza sconti a noi stessi. Riusciamo a cogliere la grazia di questo giorno e l’occasione che Dio ci offre con questo tempo? Non è facile, perché di fronte ai giorni siamo come degli accaniti tabagisti. Ce li fumiamo voraci uno dopo l’altro, ora dopo ora, incontro dopo incontro. Che rimane di ieri? Ricordi la faccia da preside inflessibile con cui hai dato il buongiorno a tuo marito? E le parole avvelenate rivolte al tuo collega alle 15 e 45? E quel gesto irato piantato in faccia a tuo figlio verso le 20? E la stanchezza con cui alle 23 hai chiuso la porta alla tenerezza di tua moglie? No, solo immagini sbiadite vero? Perché senza amore il nostro dire e fare si consuma come cenere, non ne resta nulla. E’ inutile difendersi, tutti abbiamo almeno un grumo di cenere nascosto in qualche angolo della nostra vita. E la cenere non mente, svela che abbiamo bruciato nei peccati l’amore nel quale siamo stati creati. Ecco, la grazia di questo giorno è potersi fermare un momento e sentirsela addosso la nostra cenere, come una cosa sporca che non c’entra nulla con quello che laggiù in fondo il nostro cuore desidera. Allora ascoltiamo bene: “ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”, se non ti “converti e credi al Vangelo”. Perché scoprire e accettare la propria realtà è l’unico modo per arrenderci all’annuncio della misericordia di nostro Padre, capace di trasformare ogni istante incenerito della nostra vita in un frammento prezioso d’amore che profuma di vita eterna. La Quaresima è poterlo sperimentare, esiste nel mondo un tempo migliore?

martedì 17 febbraio 2015

Digiuno, carità e preghiera. Ecco perché

di Stefano Bimbi                                    17-02-2015

Preghiera, digiuno e carità: le tre opere della QuaresimaSe a un fedele che va alla Messa o a un ragazzo che frequenta il catechismo chiediamo di dire, magari nell'ordine, i Dieci Comandamenti probabilmente avrà qualche difficoltà. Eppure in confessione dobbiamo accusarci dei peccati mortali e allora ci si chiede come possa farlo chi non sa nemmeno elencare i Comandamenti. Se poi chiediamo a chi va a confessarsi se conosce i precetti generali della Chiesa, forse avremo delle brutte sorprese. Può darsi che nemmeno sappia che sono cinque. Eppure anche questi sono obbligatori per tutti sotto pena di peccato mortale e quindi, al pari dei Comandamenti, da confessare in caso di mancato adempimento.
Eccoli dunque così come sono formulati nel Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica: partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate [per l'assoluzione del precetto vale anche la Messa del sabato pomeriggio, anche se è meglio partecipare la domenica, giorno del Signore, n.d.A.] e rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni; confessare i propri peccati almeno una volta all'anno; ricevere la Comunione almeno a Pasqua; astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, secondo le proprie possibilità.
In vista della Quaresima vediamo di approfondire almeno il quarto precetto il quale afferma che il cristiano deve «astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa». Appare innanzitutto opportuno

lunedì 16 febbraio 2015

"Sister Gay" guida la carica dei gruppi Lgbt sul Sinodo

di Lorenzo Bertocchi                                     16-02-2015 

Suor Jeannine Gramick«Esortiamo l’ufficio vaticano del Sinodo a compiere ogni sforzo per includere una grande diversità di cattolici» nel dibattito sinodale. In particolare i divorziati risposati, le coppie conviventi, le famiglie interconfessionali, quelle povere, quelle monoparentali, quelle lesbiche, gay, bissessuali, transgender, etc. Il motivo sarebbe quello della maggior competenza nell’affrontare temi che li riguardano da vicino. La richiesta viene fatta da una serie di associazioni, prevalentemente americane, australiane, canadesi, che hanno nomi inequivocabili: Future Church, Noi siamo chiesa (Italian section), Association of Roman Catholic Women Priests, Parrish Initiative Switzerland, Women's Ordination Worldwide e molte altre. È il mondo “cattolico” che spinge per il cambiamento.
Per questo hanno organizzato una petizione on-line di raccolta firme che verrà poi recapitata via mail ai vescovi-padri sinodali il 4 marzo 2015. Nello stesso tempo verranno promossi incontri al fine di poter presentare meglio le loro istanze. La petizione sarà poi consegnata direttamente al cardinale Lorenzo Baldisseri Segretario Generale del Sinodo. Secondo queste associazioni nella Chiesa sarebbe in atto una crisi pastorale. «Il gap tra il popolo della Chiesa e la sua leadership è molto evidente», dice  Marianne Duddy-Burke, direttore esecutivo di Dignity Usa, un gruppo Lgbt cattolico – e purtroppo è in crescita».
Deborah Rose-Milavec, direttrice di Future Church, rileva che questa situazione è in via di essere risolta anche grazie al

Verso la scomparsa del cattolicesimo. Il sondaggio che la chiesa tedesca non ha voluto divulgare

di Roberto Graziotto
Verso la scomparsa del cattolicesimo. Il sondaggio che la Chiesa tedesca non ha voluto divulgare«La generazione (tedesca) socializzata cristianamente e attiva a livello ecclesiale uscirà tra poco dal mondo del lavoro e morirà nei prossimi tre decenni. Poi crollerà anche la facciata della Chiesa. Dietro ad essa apparirà una minoranza di fedeli, che non sarà più grande della comunità religiosa dei testimoni di Geova». Così, in modo lapidario, si è espresso Markus Günther nella Frankfurter Allgemeine Zeitung alla fine dell'anno scorso, qualche giorno dopo il Natale. L'uscita dal mondo del lavoro è un fatto degno di nota, in modo particolare se si tiene conto del sistema tedesco di "tasse obbligatorie" per l'appartenenza alla Chiesa. L'articolo parla di una ricerca statistica affidata dalla Chiesa cattolica in Germania al rinomato istituto demoscopico di Allensbach. I risultati sono stati così catastrofici che non sono stati presentati al grande pubblico. Alcuni dati: il 68 per cento ha risposto alla domanda sul come mai è cattolico con una risposta del tipo: «Perché così si possono festeggiare i momenti importanti della vita in Chiesa, per esempio il matrimonio e il battesimo». In seconda posizione si trova la motivazione: «Semplicemente, fa parte della tradizione della nostra famiglia».
Ogni tre ragazzi che vengono cresimati (o confermati, secondo il vocabolario teologico luterano) uno non crede in Dio. Per quanto riguarda l'andare alla Messa domenicale vi è stata un'ulteriore perdita del 10 per cento tra quei pochi che ci vanno ancora. Per quanto riguarda poi il popolo tedesco in generale, il dato più interessante è che solo un terzo dei tedeschi crede nella risurrezione di Cristo. Tenendo conto del fatto, dice il commentatore della FAZ, che formalmente due terzi dei tedeschi appartengono ad una confessione cristiana, è un dato importante. Ovviamente a una statistica si può far dire ciò che si vuole, ma certamente questi dati, pur tenendo conto del fatto che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da delle pietre (Lc 3,3), non possono essere negati, tanto più che, come dice il Vangelo di Giovanni, solo la «verità ci può far liberi» (Gv 8,32).
Ora, la verità non è la registrazione di cose pretese vere, come spesso fanno le statistiche, ma la mia esperienza mi permette di confermare che molti dei risultati che la statistica di Allensbach rileva sono senz'altro "veri". Se poi si chiedesse quante persone credono che la nascita verginale di Maria non sia un mito, ma una realtà storica e teologica, ci troveremmo certamente di fronte ad un dato sconcertante. Probabilmente credono in essa — pur tenendo contro delle riduzioni che su questo avvenimento vengono fatte nel Corano —, in forza del loro libro sacro, più musulmani che cristiani nei paesi industriali.
I dati statistici sono interpretati dal giornalista tedesco con un'analisi molto acuta, ma non nuova. La crisi religiosa non è dovuta al fatto che la Chiesa sia troppo poco «aggiornata» nei confronti del nostro tempo. La Chiesa evangelica lo è in tutte le questioni poste dai media oggi: sacerdozio per le donne, abolizione del celibato, liberalità in questioni etiche, completa accettazione degli omosessuali e dei divorziati risposati, ma essa è ancora più in crisi della Chiesa cattolica, le loro chiese sono ancora più vuote. La questione essenziale, così Markus Günther, è invece che le Chiese devono annunciare all'uomo di oggi «verità assolute». Questo è il suo compito e proprio in esso fallisce. Per questo le persone si affidano a un eclettismo religioso in cui provano a darsi delle risposte riguardanti esigenze assolute […].

venerdì 13 febbraio 2015

Zolli, il rabbino capo che si arrese a Cristo

di Giuseppe Brienza                                     13-02-2015 

A destra: Israel Eugenio ZolliNella “Città santa” occupata durante la Seconda guerra mondiale dai tedeschi, alla lista che lo storico Renzo De Felice (1929-1996) ha stilato degli ebrei salvati dalla carità di Pio XII (ben 4.447 persone che, fra il 1943 e il ’45, trovarono asilo e protezione negli istituti religiosi di Roma e in case private dell’organizzazione clandestina cattolica facente direttamente capo al Vaticano - cfr. Storia degli ebrei in Italia sotto il fascismo, 4a ed., G. Einaudi, Torino 1988-), va aggiunto anche Israel Zolli (1881-1956).
Giusto settant’anni fa, a guerra non ancora finita, il 13 febbraio 1945, l’ex rabbino-capo di Roma (1940-1944), con la moglie, chiese, infatti, di essere ammesso nella Chiesa cattolica dopo una conversione che aveva una radice lontana, ma avvenne grazie alla clamorosa visione di Gesù Cristo, in Sinagoga, mentre celebrava la festa dell’espiazione-Yom Kippur nel settembre del 1944. D’allora Zolli cambiò il proprio nome da Israel in Eugenio, in onore di papa Pacelli. Il motivo? Il tributo di riconoscenza a Pio XII che l’aveva prima accolto a braccia aperte e, poi, aiutato anche materialmente, insieme a tanti altri ebrei allora perseguitati dai nazisti.
Fu Don Roberto Ronca (1901-1977), allora rettore del Seminario romano Lateranense (1933-1948), ad aiutare Zolli, su ordine di papa Pacelli, per fronteggiare prima le pressioni del mondo ebraico dirette a farlo recedere dalla decisione di convertirsi e, poi, una volta confermata, a resistere all’impoverimento, suo e della sua famiglia, conseguente all’espropriazione dei beni e redditi imposto con il ritiro dall’incarico di rabbino-capo di Roma. Come ho dimostrato ricorrendo a documenti inediti nel mio libro Identità cattolica e anticomunismo nell’Italia del Dopoguerra. La figura e l’opera di mons. Roberto Ronca (D’Ettoris Editori, Crotone 2008, pp. 244), l’atteggiamento di vicinanza e carità dimostrato

Riti di Comunione e Riti Penitenziali

Cosa fare in assenza di un ministro ordinato?

Roma, (Zenit.org) Edward McNamara, L.C. | 19 hits

Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settimana alla domanda di un lettore del Texas.

Sono confuso riguardo un’apparente contraddizione nelle istruzioni per il Rito della Comunione fuori della Messa. Nel documento Sunday Celebration in the Absence of a Priest, pubblicato nel 2012 dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il rito penitenziale è completamente omesso. Tuttavia, nel documento Santa Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico del 1976, e nel documento Rito della Comunione agli infermi del 1983, il rito penitenziale appare e può essere presieduto anche da un ministro non ordinato. Tenendo presente questo, è corretto per un ministro laico guidare il rito penitenziale (con o senza l’esortazione finale "Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduci alla vita eterna")? -- K.W., Austin, Texas (USA)
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Risultati immagini per foto eucaristia
La presenza dell’atto penitenziale è naturalmente una differenza tra i due riti, e infatti entrambi sono perfettamente validi nei loro rispettivi contesti. Un’altra differenza è che laddove i riti per la Santa Comunione fuori della Messa e il Rito della Comunione agli infermi sono stati promulgati dalla Santa Sede, i riti specifici per le Celebrazioni domenicali in assenza di presbitero sono stati preparati e pubblicati dalla Conferenza episcopale sulla base del direttorio ricevuto dalla Santa Sede e pubblicato il 2 giugno del 1988.
Riguardo la struttura del rito per le Celebrazioni domenicali il direttorio afferma:
“41. Lo schema della celebrazione si compone dei seguenti elementi:
“a) i riti iniziali, il cui scopo è che i fedeli, quando si radunano, costituiscano la comunità e si dispongano degnamente alla celebrazione;
“b) la liturgia della Parola, nella quale Dio stesso parla al suo popolo, per manifestargli il mistero di redenzione e di salvezza; il popolo infatti risponde mediante la professione di fede e la preghiera universale;
“c) il rendimento di grazie, con il quale Dio è benedetto per la sua gloria immensa (cfr. n. 45);
“d) i riti di comunione, mediante i quali si esprime e sì realizza la comunione con Cristo e con i fratelli, soprattutto con quelli che nel medesimo giorno partecipano al sacrificio eucaristico;
“e) i riti di conclusione, con i quali viene indicato il rapporto che intercorre tra liturgia e vita cristiana.
“La conferenza episcopale, o lo stesso vescovo, tenuto conto delle circostanze di luogo e di persone, può

giovedì 12 febbraio 2015

In Francia tribunale condanna la statua della Madonna nel parco: «Viola la laicità, toglietela»

In Francia tribunale condanna la statua della Madonna nel parco: «Viola la laicità, toglietela»La statua che il comune francese di Publier (Alta Savoia) ha eretto nel 2011 a Nostra Signora di Léman (lago situato tra la Francia e la Svizzera) «viola la laicità e quindi deve essere spostata».
Il tribunale amministrativo di Grenoble ha deciso di sloggiare la Madonna perché si trova in un parco comunale, e quindi «su suolo pubblico», pertanto «il Comune non poteva legalmente autorizzare l'installazione della statua», avendo così violato la «separazione tra Stato e Chiesa cattolica». Il sindaco di sinistra Gaston Lacroix c'è rimasto male: «Non pensavo si arrivasse a questo punto, la statua è un punto di riferimento per tutti. Tutto il mondo mi ha sostenuto, anche i musulmani». Sconsolato anche il sacerdote del piccolo comune di circa seimila abitanti, Robert Colloud, che ricorda come «la statua e il terreno su cui poggia sono stati comprati dalla parrocchia. Quindi non è vero che è terreno comunale». Esulta invece la Federazione del Libero pensiero, che ha fatto causa e ha vinto: «Ora il sindaco deve togliere la statua. Questo sì che sarà un bell'esempio per i giovani. Mi chiedo se la religione cattolica sia compatibile con la République».

martedì 10 febbraio 2015

Il volto di Dio si trova mettendosi in cammino. Non sul computer, né nelle enciclopedie

Il Papa, a Santa Marta, invita i cristiani a non stare "quieti" e "seduti" sulle poltrone, ma alzarsi e camminare in cerca della propria identità

Citta' del Vaticano,                            Salvatore Cernuzio |

È necessario mettersi in cammino per incontrare Dio, anche a costo di rischiare, animati sempre da quella sana “inquietudine” che lo stesso Signore ha messo nel cuore dell’uomo. Un cristiano troppo “quieto”, “seduto”, difficilmente infatti potrà trovare il volto di Dio.

È questa la riflessione di fondo dell’omelia di Francesco nella Messa a Santa Marta di questa mattina. Ancora una volta il Pontefice parla diretto ai cristiani, soprattutto quelli accomodati nei loro salotti, invitandoli ad uscire, ad alzarsi dalle poltrone se davvero vogliono scoprire la propria identità.
Perché non c’è mica “un catalogo” che contiene “l’immagine di Dio”, e tantomeno la si trova “sul computer” o “nelle enciclopedie”.
Per conoscere il volto di Dio, a cui immagine e somiglianza è creato l’uomo – come suggerisce la Lettura della Genesi di oggi – bisogna di fatto “mettersi in cammino”. Non vi è altro modo, assicura Francesco: “Chi non si mette in cammino, mai conoscerà l’immagine di Dio, mai troverà il volto di Dio”.
“I cristiani seduti, i cristiani quieti non conosceranno il volto di Dio: non lo conoscono”, insiste il Papa, essi “dicono: ‘Dio è così, così…’, ma non lo conoscono. I quieti. Per camminare è necessaria quella inquietudine che lo stesso Dio ha messo nel nostro cuore e che ti porta avanti a cercarlo”.
E sicuramente è un rischio mettersi in cammino, riconosce il Santo Padre, perché significa “lasciare che Dio o la vita ci metta alla prova”. Ma le esperienze del passato sono di conforto in questo senso, ovvero le vite di grandi profeti come Elia, Geremia, Giobbe che, nonostante la sfiducia e sfidando pericoli, si sono messi in moto per incontrare il Padre.
Di contro, sono tanti quelli che sono rimasti fermi e che dunque hanno falsato la ricerca di Dio. Gli scribi e i farisei del Vangelo, ad esempio, che nel brano di oggi rimproverano Gesù perché i suoi discepoli mangiano senza aver assolto alle abluzioni rituali. “Nel Vangelo, Gesù incontra gente che ha paura di mettersi in cammino e che si adatta con una caricatura di Dio”, rileva il Papa.
Questa, aggiunge, “è una falsa carta d’identità. Questi non-inquieti hanno fatto tacere l’inquietudine del cuore, dipingono Dio con comandamenti e si dimenticano di Dio: ‘Voi, trascurando il comandamento di Dio, osservate la tradizione degli uomini’, e così si allontanano da Dio, non camminano verso Dio e quando hanno un’insicurezza, inventano o fanno un altro comandamento”.
Quello degli scribi e dei farisei è dunque un “cammino fra virgolette”, spiega Bergoglio, un “cammino che non cammina, un cammino quieto”.
Davanti al cristiano, allora, si trovano dunque due strade, o ancora meglio – dice il Pontefice usando un’efficace immagine - “due carte d’identità”: “Quella che tutti noi abbiamo, perché il Signore ci ha fatto così, e che ci dice: ‘Mettiti in cammino e tu avrai conoscenza della tua identità, perché tu sei immagine di Dio, sei fatto a somiglianza di Dio. Mettiti in cammino e cerca Dio’. E l’altra: ‘No, stai tranquillo: compi tutti questi comandamenti e questo è Dio. Questo è il volto di Dio’”.
Al Signore, pertanto, – conclude Francesco - chiediamo “la grazia del coraggio di metterci sempre in cammino, per cercare il volto del Signore, quel volto che un giorno vedremo ma che qui, sulla Terra, dobbiamo cercare”.

lunedì 9 febbraio 2015

Tutto è liquido (società, politica, chiesa bergogliana, identità sessuale, popoli…). Così tutto è liquidato. Resta solo la tecnocrazia padrona della liquidità e la sua tirannia politically correct

8 febbraio 2015          
Parafrasando “la società liquida” di Zygmunt Bauman, possiamo ben dire che abbiamo ormai la politica allo stato liquido.
Il banale e prevedibilissimo “scioglimento” nel Pd di quel salotto dei “sobri” che fu Scelta civica (fin dall’inizio ribattezzato “Sciolta civica” dall’irriverente cantore del nostro tempo, Roberto d’Agostino) è solo l’ultima delle liquefazioni.
Il liquido per sua natura è inafferrabile, indefinibile, assume tutte le forme a seconda del contenitore, filtra da tutte le fessure, non ha una sua fisionomia, è l’indistinto, appare inconsistente, ma sa riempire tutto.
Le spericolate metamorfosi che si consumano a Palazzo proseguiranno in futuro con nuove trasmigrazioni.
All’insegna non del “Va’ pensiero – ché pensiero se ne trova poco – semmai del “Va’ dove ti porta il quorum”.
E i giornali dovranno annotare con cura avvenimenti così memorabili.
Come si fa – ad esempio – a non annunciare l’epocale evento della nascita del partito di Corrado Passera?
Tutta l’umanità stava in trepida attesa. E sta col fiato sospeso anche di fronte al profondo travaglio ideologico dei Cinque stelle e dei transfughi del grillismo.
In futuro ci toccherà riflettere su sempre “nuovi responsabili” che andranno a supportare il governo per capire se occorra parlare di Zeitgeist o se va evocata la riflessione di Bobbio sull’etica della responsabilità e l’etica della convinzione o – più semplicemente – se fa scuola il modello Razzi-Scilipoti.
E come non registrare i sommovimenti della sinistra dalle mille sigle, l’una contro l’altra armata, ma tutte

La teologia di Rahner spiega la resa davanti al mondo

di Stefano Fontana                      15-11-2014 

Centro Karl Rahner a FriburgoUna delle domande più interessanti in questo clima da sinodo permanente è se la completa vittoria di Karl Rahner nella teologia cattolica sia già avvenuta. Nessuno può nutrire dubbi sull’enorme influenza avuta dal famoso teologo tedesco sul decorso della teologia postconciliare. È rimasta famosa una inchiesta tra gli studenti della Lateranense subito dopo il Concilio. Alla domanda «Chi è il principale teologo cattolico di tutti i tempi?», gli studenti non risposero né Sant’Agostino, né San Tommaso d’Aquino, ma Karl Rahner.
Ora, cosa c’entra Rahner con l’attuale sinodo permanente? Non si riesce a respingere l’impressione che molte posizioni che fanno capolino in questo periodo sinodale si rifacciano, in fondo, alle sue tesi teologiche, che sembrano arrivare alla loro concretizzazione completa solo ora. Il motivo – rahnerianamente parlando – è comprensibile: la secolarizzazione si è accentuata e il mondo «in cui Dio non si trova» in vista del quale Rahner aveva elaborato la sua attraente teologia, solo ora si mostra in modo inequivocabile. Solo ora, quindi, è giunto il tempo di Rahner. Egli aveva previsto ciò che ora tutti vedono.
Basterebbe concentrarsi solo sulla questione della comunione ai divorziati risposati. Secondo Rahner, la grazia consiste nella autocomunicazione di Dio all’uomo. Essa ha il suo culmine in Gesù Cristo, ma era cominciata anche prima, fin dalla Creazione ed ha seguito l’evoluzione dello spirito fino, appunto, all’incarnazione del Verbo. Questa autocomunicazione di Dio non consiste nel fatto che Dio abbia detto qualcosa su di sé. Essa consiste nel fatto che Dio è il nostro apriori esistenziale, l’orizzonte che dà senso a tutte le nostre domande e conoscenze e che non può a sua volta essere conosciuto, perché altrimenti diventerebbe una cosa tra le altre e non sarebbe più l’orizzonte. Dio è il mistero silente che ogni uomo, anche colui che lo nega, presuppone, dato che senza quell’orizzonte non si sarebbe nemmeno uomini, ossia liberi e responsabili.
L’autocomunicazione di Dio è rivolta quindi a tutti gli uomini perché ha il mondo, e non la Chiesa, come teatro. Dio si

domenica 8 febbraio 2015

Sinistra e destra unite nelle scemenze sulla Chiesa

di Rino Cammilleri                                      08-02-2015 

La prima pagina de Il Giornale con il tito sul MedioevoDice l’antica saggezza siciliana che lavare la testa all’asino è fatica sprecata. Infatti, l’asino appena lavato usa andare a rotolarsi nella polvere per grattarsi. Il proverbio mi è venuto in mente, quando un caro amico mi ha segnalato il solito Augias sulla solita Repubblica e mi ha pregato di rispondere, magari sul Giornale. Nella sua rubrica di posta Augias risponde a un suo degno lettore e titola: “Ritorno al Medioevo”.
Il lettore dichiara: «Ho in orrore queste religioni d’amore, quali che esse siano, che possono fare un tale scempio dell’individuo, spesso solo per le sue idee, talora persino grandiose». Ohibò, e a chi mai si riferisce? Al solito Giordano Bruno, ovvio. Di cui, statene certi (in base a quel che scrivono) né il lettore né chi gli risponde hanno capito granché. Non perché siano incolti, ma perché nessuno è mai riuscito a capire che cosa diavolo intendesse Giordano Bruno nelle sue fumisterie. La sua morte fu «fortemente voluta dal cardinale Bellarmino», dice Augias. Ecco basterebbe questo a far chiudere il giornale e rivolgersi al Grande Architetto dell’Universo perché si decida, una buona volta, a illuminare Augias e il suo lettore adorante. Insomma, l’Isis abbrucia un pilota musulmano e tutti i “laici” europei tirano fuori dal cassetto le solite minchiate ottocentesche contro la Chiesa e il Medioevo.
Rispondere? Invitarli a studiare e a leggersi libri recenti perché quelli di Voltaire hanno tre secoli? Seeeeh! Ricordate l’antico proverbio siciliano: con quelli è inutile perdere tempo, come disse Gesù ai discepoli riferendosi ai farisei. Il mio caro amico, che mi chiedeva di replicare magari sul Giornale? Bah. Stesso giorno, paginata sul Giornale. Titolone: “Nuovo Medioevo”. E te pareva. Firma, Fiamma Nirenstein, per altri versi lodevole in quanto unica nella difesa di Israele contro i politicamente corretti occidentali. Cito: «Papa Innocenzo promulgò nel 1252 la bolla “ad estirpanda” (in verità c’era la ‘x’ ed il maiuscolo, ndr) che da quel momento consentiva le torture più mostruose per costringere a improbabili confessioni, delazioni, conversioni». Cascano le braccia. Ma che volete che vi dica? Dovrei far notare ad Augias che all’esecuzione di Bruno c’erano solo i fiorai di Campo de’ Fiori e non tutti i pellegrini della Cristianità come sostiene lui? Che non si trattava di un monito contro i «protestanti» perché tutti i protestanti, tutti, avevano cacciato il mago (non filosofo) e l’avrebbero bruciato senza aspettare otto anni (di suppliche all’ex domenicano) come fece la Chiesa? Che, già l’anno dopo l’inaugurazione crispina del monumento al Bruno, a commemorarlo non c’erano nemmeno i massoni? No, sarebbe fatica sprecata. Avete provato ad allontanare le mosche dal concime? Si spostano e subito ritornano, incessantemente.
Fa dunque bene papa Francesco a cambiare sistema. Inutile precisare, rettificare, far presente. Io stesso, dopo trent’anni e quaranta libri, mi sono stufato di ripetere sempre le stesse cose. E alle stesse persone. Che non leggono nemmeno i libri di Cardini. O, se li hanno letti, non gliene frega niente. Medioevo, Inquisizione, Giordano Bruno e Galileo devono restare gli scheletri nell’armadio da rinfacciare continuamente alla Chiesa a ogni occasione, anche se si tratta del califfato jihadista. Perciò, ormai faccio come papa Francesco: sì, avete ragione voi, noi cattolici siamo stati, nel buio Medioevo, dei farabutti, scusate tanto; ma adesso vi vogliamo bene e ci piacerebbe abbracciarvi, non respingeteci perché siamo diventati buoni e misericordiosi come il nostro Dio. 

giovedì 5 febbraio 2015

Marcia pacifica a Delhi contro gli attacchi alle chiese: la polizia carica e arresta sacerdoti e suore

di Nirmala Carvalho
Marcia pacifica a Delhi contro gli attacchi alle chiese: la polizia carica e arresta sacerdoti e suoreQuesta mattina la polizia di Delhi ha bloccato, malmenato e arrestato decine di sacerdoti, suore e laici (incluse donne, anziani e bambini) che stavano partecipando a una protesta pacifica davanti alla cattedrale del Sacro cuore. I manifestanti marciavano in silenzio contro gli attacchi alle chiese cattoliche della città avvenuti negli ultimi due mesi. Gli agenti hanno giustificato il loro massiccio intervento dicendo che il raduno era "illegale". Il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, dichiara ad AsiaNews: "Quanto accaduto oggi è una macchia vergognosa per l'India laica e democratica".
Diversi gruppi cristiani hanno organizzato la marcia silenziosa, con l'obiettivo di raggiungere la residenza del ministro degli Interni Rajnath Singh. Tuttavia, centinaia di poliziotti si sono presentati sul posto per fermare i presenti. Una signora anziana, caduta a terra, è stata presa da quattro poliziotte e gettata di peso in un furgone della polizia.
"Le persone - ha dichiarato l'ufficiale di polizia Mukesh Kumar Meena - sono state arrestate. Nessuno ha il diritto di protestare per strada. Non possono semplicemente marciare verso la residenza del ministro. Dobbiamo proteggere i nostri politici".
L'arcivescovo di Mumbai, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), sottolinea "il modo in cui sono state trattate le nostre religiose, donne che hanno consacrato la loro vita a Dio trascinate via come criminali. Nemmeno i bambini sono stati risparmiati".
"I cristiani - ricorda il card. Gracias - costituiscono meno del 2% della popolazione indiana, e nella stessa Delhi il loro numero supera di poco le 100mila persone [su 25 milioni di residenti]. È una comunità pacifica e rispettosa della legge, e i nostri istituti educativi e sanitari sono al servizio della nazione. Eppure, in risposta alle decine e decine di anni dedicate alla costruzione di questo Paese, le nostre suore, i nostri sacerdoti e la nostra gente sono trattati come criminali. Questa è una vergogna, una disgrazia e una macchia per la nostra madrepatria".
Anche Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna ad AsiaNews "l'azione repressive condotta dalla polizia". Quanto accaduto oggi "è segno che le atrocità contro la minuscola comunità cristiana continuano a inasprirsi, mentre le autorità restano in silenzio dinanzi alla crescente intolleranza".
"Sempre questa settimana - denuncia Sajan George - il governo indiano ha negato il visto d'ingresso a mons. Arthur Roche,  e a mons. Protase Rugambwa, che avrebbero dovuto partecipare a una conferenza su 'Liturgia e vita' a Bangalore dal 3 al 9 febbraio. Sebbene i due funzionari vaticani avessero presentato regolare richiesta lo scorso dicembre, i documenti sono stati negati senza dare alcuna motivazione".
Mons. Roche è segretario della Congregazione del Culto divino e della disciplina dei sacramenti. Mons. Rugambwa è funzionario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli.

mercoledì 4 febbraio 2015

Mons. Livio Melina: «Gesù non fece sondaggi quando propose l’indissolubilità del matrimonio»

Mons. Livio Melina: «Gesù non fece sondaggi quando propose l’indissolubilità del matrimonio» [...] grava un forte pregiudizio puritano sul cristianesimo: si identifica infatti il cristianesimo con la morale, la morale con un sistema di proibizioni, e si pensa che queste proibizioni si diano soprattutto nell’ambito sessuale, così che alla fine di questa serie di false equazioni il cristianesimo è equiparato alla repressione sessuale. Come acutamente rilevò papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est: grava sul cristianesimo l’accusa nietzschiana di aver avvelenato l’esperienza più bella e attraente della vita. Entra qui poi una specie di complesso di colpa dei chierici, ulteriormente accentuato dai deplorevoli scandali di pedofilia. Così alla fine non solo alla Chiesa è intimato il silenzio su questo tema, ma anche nella Chiesa si finisce col pensare che sia meglio tacerne per non ostacolare l’evangelizzazione. E così il tema culturalmente più imponente, educativamente più decisivo, viene abbandonato alla mentalità mondana che pervade anche i fedeli, che quando ragionano di queste cose esprimono ormai non più un sensus fidelium teologicamente significativo, ma la mentalità mondana da cui dovremmo tutti convertirci per aderire alla novità di Cristo, che sola ci libera. Gesù non fece sondaggi quando propose il perdono dei nemici, l’indissolubilità del matrimonio, l’eucaristia o la parola della croce: sapeva benissimo come la pensavano persino i discepoli. Disse piuttosto: «Volete andarvene anche voi?» [...]
Dall'intervista di Benedetta Frigerio a mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia

domenica 1 febbraio 2015

Non è omofoba l'università che difende il matrimonio

di Massimo Introvigne                                   01-02-2015 

L'università canadese Trinity Western UniversityC'è un giudice ad Halifax, nella provincia canadese della Nova Scotia, che non ha paura di sfidare la collera della lobby gay. I nostri lettori dotati di buona memoria ricordano il caso della Trinity Western University (clicca qui), una delle più grandi università protestanti canadesi. Questa università, i cui titoli sono legalmente riconosciuti, fa sottoscrivere agli studenti un codice di comportamento, che vieta – tra l’altro – l’accesso a siti pornografici usando la rete WiFi dell’ateneo, il consumo di alcool all’interno del campus universitario, e nei dormitori «l’astensione da forme di intimità sessuale che violino la sacralità del matrimonio tra un uomo e una donna». Questo codice è analogo a molti che sono in uso da anni negli Stati Uniti. Tuttavia, a causa del codice nel 2013 l'università è stata sottoposta a procedimento da parte di un organo amministrativo, la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Legge canadesi, che ha deciso d’intervenire con una lettera in cui chiede agli Ordini degli Avvocati di non ammettere alla pratica forense e all'esercizio della professione i laureati in legge della Trinity West University, perché – se quando erano studenti hanno sottoscritto il codice di comportamento – sono fortemente sospetti di omofobia.
Perché di omofobia? Secondo i presidi, perché impegnandosi ad astenersi da rapporti prematrimoniali nei dormitori, gli studenti di legge della Trinity West University dichiarano di voler così onorare «la sacralità del matrimonio tra un uomo e