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lunedì 31 agosto 2015

La Messa dove l'hai messa?


Tra chitarre e aria fritta, la comunione e le minigonne, il segno della pace e i lunghissimi annunci finali
di Rino Cammilleri
L'altra domenica, nella chiesa dove vado di solito, agli annunci finali il prete si è scusato. Si era dimenticato di dire un pezzo della messa. Era troppo intento a dare il via a uno dei "canti" (il cui libro è l'unico che trovate sui banchi, al posto dell'ormai obsoleto Vangelo) e aveva saltato alcuni passaggi. Pazienza. Che volete che sia un pezzo di messa di fronte all'importanza del canto? Non lo sapete che come diceva sant'Agostino (solo Agostino per gli amici), chi canta prega due volte? Secondo me, però, si riferiva ad altro tipo di musica. Ma torniamo al pezzo di messa mancante. Ora, la cosa curiosa è che non se ne era accorto nessuno.

I LUNGHISSIMI ANNUNCI FINALI
Per forza: estenuati dalla lunghezza della predica, frastornati dalla musica leggera, la messa vera e propria la si tira via mentalmente, in attesa dell'Omelia-due, cioè dei lunghissimi annunci finali. I quali vengono ricattatoriamente sempre declamati prima dell'Oremus e della benedizione finale, sennò tutti se ne vanno.
Ora, questo sarebbe, semmai, la prova dell'importanza che la comunità annette alle iniziative parrocchiali. Dovrebbe indurre a riflettere, a cambiare quel che non interessa. Invece no. Come, vigliacchi?! Non vi interessano le riunioni, i comitati, gli organismi, le innumerevoli raccolte di

venerdì 28 agosto 2015

Cari amici di CL, fatemi capire

di Stefano Fontana                                              28-08-2015
In questi giorni diverse lettere e messaggi sono arrivati in redazione - da parte di persone appartenenti a Comunione e Liberazione e non - che esprimono perplessità sull'edizione del Meeting di Rimini appena conclusa. In genere molto apprezzate alcune mostre, ma sul filo rosso che ha legato incontri, scelta dei temi (anche quelli da non affrontare) e relatori le reazioni sono state di sorpresa e sconcerto. Per non parlare poi della reazione ad alcuni episodi negativi che hanno macchiato la settimana riminese. Tale reazione, anche all'esterno di CL, non deve stupire perché il movimento per diversi decenni è stata l'unica presenza cristiana visibile nella società italiana, e punto di riferimento per tanti cattolici smarriti. E il Meeting è stato segno di questo desiderio di giudicare tutto e di sfidare tutti a partire dall'incontro con Cristo. Oggi si nota un cambiamento e si cerca di capirne la ragione e l'obiettivo. Scegliamo perciò di pubblicare una lettera, che sintetizza tanti degli argomenti suscitati e chiede una risposta, che lasciamo anzitutto ai nostri lettori e collaboratori.
Caro direttore,
mi piacerebbe che qualcuno dei miei amici di Comunione e Liberazione mi spiegasse cosa sta succedendo nel Movimento, se sta succedendo qualcosa. A me sembra di sì e il Meeting di quest’anno, in particolare, lo ha evidenziato.
Un Meeting dal programma così attento a non disturbare i manovratori non si era mai visto. Scarse le proposte

Se la Chiesa del Dialogo si ritira dalla battaglia

05-08-2015 - di Stefano Fontana

La Chiesa cattolica è ancora in grado di fare battaglie culturali (non dico religiose) o sa solo dialogare? La Nuova Bussola Quotidiana sta mettendo in evidenza come a proposito di unioni civili, omosessualismo e gender, parte consistente e autorevole della Chiesa italiana abbia già rinunciato ad una battaglia di idee e abbia già percorso il tragitto, teorico prima ancora che pratico, verso il dialogo. Quando il dialogo non è con le persone ma con le idee sbagliate, esso comporta già una loro accettazione. Ci sono parroci e vescovi che disapprovano lo stile di lotta delle “Sentinelle in Piedi”. Lo considerano, nonostante la sua modalità inoffensiva, impositivo e non dialogico.
Ora, come ha spiegato questo quotidiano, emergono gli intellettuali che chiedono un doveroso dialogo con l’ideologia gender, fingendo di non vedere che essa è ormai ben altro dalla vecchia questione dei tempi degli “studi di genere”. Diocesi istituiscono tavoli di discussione in cui invitano anche l’onorevole Cirinnà, la firmataria del disegno di legge sulle unioni civili. Dirigenti di associazioni ecclesiali sostengono che nelle scuole è inutile e dannoso che i genitori scrivano lettere alla dirigenza o ritirino i figli per protesta contro l’ideologia gender che vi viene insegnata, mentre dovrebbero invece partecipare in forma di dialogo e tutto si stempererebbe nella normalità. Coloro che in questa fase sentono che c’è una battaglia culturale da

BXVI su Agostino: siamo peccatori in cammino, finché Dio ci introdurrà per mano nella vita eterna

Oggi, memoria liturgica di sant'Agostino, riproponiamo un estratto dal discorso sul santo d'Ippona letto da Benedetto XVI all'udienza generale del 27 febbraio 2008.
BXVI su Agostino: siamo peccatori in cammino, finché Dio ci introdurrà per mano nella vita eterna...c’è un’ultima tappa del cammino agostiniano, una terza conversione: quella che lo portò ogni giorno della sua vita a chiedere perdono a Dio.

Inizialmente aveva pensato che una volta battezzato, nella vita di comunione con Cristo, nei Sacramenti, nella celebrazione dell'Eucaristia, sarebbe arrivato alla vita proposta del Discorso della montagna: alla perfezione donata nel battesimo e riconfermata nell'Eucaristia. Nell’ultima parte della sua vita capì che quello che aveva detto nelle sue prime prediche sul Discorso della montagna — cioè che adesso noi da cristiani viviamo questo ideale permanentemente — era sbagliato. Solo Cristo stesso realizza veramente e completamente il Discorso della montagna.

Noi abbiamo sempre bisogno di essere lavati da Cristo, che ci lava i piedi, e da Lui rinnovati. Abbiamo bisogno di una conversione permanente. Fino alla fine abbiamo bisogno di questa umiltà che riconosce che siamo peccatori in cammino, finché il Signore ci dà la mano definitivamente e ci introduce nella vita eterna. In questo ultimo atteggiamento di umiltà, vissuto giorno dopo giorno, Agostino è morto.

Questo atteggiamento di umiltà profonda davanti all’unico Signore Gesù lo introdusse all’esperienza

giovedì 27 agosto 2015

Alla diocesi di Padova piace l'ideologia gender

di Stefano Fontana                                   27-08-2015
Un incontro sul gender a PadovaSi sa che nelle varie realtà della Chiesa italiana la questione “gender” è intesa e vissuta in modo diverso. In caso contrario tutte le diocesi e tutti i movimenti ed associazioni avrebbero aderito alla manifestazione del 20 giugno in piazza San Giovanni e tutti sosterrebbero le Sentinelle in Piedi, mentre invece ci sono molti parroci e diocesi che se ne dissociano e le vedono come il fumo negli occhi.

In molti ambienti cattolici la questione del “gender” non ha diritto di accesso, perché si teme possa dividere. Tutto questo è noto e non stupisce. Quello che continua a stupire è piuttosto che l’esistenza del problema sia misconosciuto, minimizzato o addirittura negato. Che gli allarmi vengano considerati allarmismo. Che le preoccupazioni di genitori, insegnanti e cittadini siano eccessi e che la loro mobilitazione non sia rispettosa.
È quanto mi sembra che emerga da una nota dell’Ufficio scuola della diocesi di Padova, diramata il 18 agosto scorso (clicca qui). In alcune parrocchie si sono fatte delle serate sul gender e all’Ufficio scuola sono giunte richieste di chiarimento da parte di vari fedeli. Per questo motivo, l’Ufficio scuola ha diramato la nota suddetta che dice tre cose: a) il gender non è

mercoledì 26 agosto 2015

In onore al pacifismo, in chiesa viene censurata l'antica preghiera dell'alpino


Ecco il passo incriminato: ''Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana''
di Rino Cammilleri
Eh, come dice il nostro Romanzo Nazionale, se uno il coraggio non ce l'ha mica può darselo. Ma almeno don Abbondio non si schierava con i Bravi. Sì, insomma, certi recenti pugni sul tavolo episcopale tuonano impavidi contro la minoranza screditata dai grandi media e dal pensiero politicamente corretto (cioè, quello che comanda), mentre col Potere Vero la coda rimane tra le gambe e il guanto di velluto è, per maggior sicurezza, unto di vaselina. Cotanto esempio, come sempre accade, scende giù per li rami e rianima l'antico vezzo clericale di saltare sul carro del vincitore. Non c'è mai stata una rivoluzione (cruenta o solo ideologica) nella storia che non abbia visto una fetta di clero innamorarsi perdutamente del nuovo-che-avanza, perciò non c'è da stupirsi. Il buon vecchio Cossiga, aduso a cantarle chiare, una volta ebbe a dire che «gli unici valori non negoziabili cui i vescovi tengono sono quelli dell'otto per mille». Ma, com'è noto, il Picconatore passava per pazzo (fu lui stesso a dire che era stata messa in giro questa voce), perciò la battuta non fa testo.

CENSURATA L'ANTICA PREGHIERA DELL'ALPINO
Sia come sia, non ci stupisce affatto la levata d'ingegno dell'ufficio liturgico della diocesi di Vittorio

Campeggio Ucoii, non solo "semplici" predicatori islamici

di Valentina Colombo                            26-08-2015
Il programma dell'Ucoii"Nutrire lo spirito per un mondo migliore." Questo il titolo del 43mo Campeggio dell’Ucoii, annunciato il 26 luglio 2015 sulla pagina Facebook dell’organizzazione islamica e che si terrà dal 24 fino al 28 agosto prossimi a Torrette di Ancona.
La locandina della manifestazione annuncia “ospiti illustri” che sono davvero illustri, ma che non sono semplici “predicatori islamici” come ci si aspetterebbe dal titolo dell’evento, bensì sono personaggi chiave della rete globale dei Fratelli musulmani. A fine mese arriveranno in Italia Ibrahim Munir e Amer Bu Slama. Ibrahim Munir Mustafa, nato in Egitto nel 1937 e oggi residente in Gran Bretagna, lo scorso 8 agosto ha emesso un comunicato stampa, ripubblicato il 21 agosto nella Risalat al-Ikhwan settimanale della Fratellanza pubblicato a Londra, in cui chiariva di non svolgere le veci di Guida Suprema al posto di Mohammed Badie, oggi in carcere in Egitto, ma di essere “da qualche tempo il vice Guida Suprema” ovvero uno dei numeri due del movimento fondato da Hasan al-Banna. Dal canto suo Amer Bu Slama,  nato a Deir al-Zor in Siria nel 1960,  è descritto in un articolo pubblicato nel 2013 sul sito www.ikhwansyria.com Bu Slama è stato presentato come "un leader della Fratellanza Musulmana siriana." A meno che non si tratti di uno straordinario caso di duplice omonimia, si tratta di due “personaggi illustri” come annunciato, ma non tanto nel panorama del pensiero islamico contemporaneo, quanto in seno al movimento globale dei Fratelli musulmani.
Perché in Italia? Perché al campeggio dell’Ucoii? Una prima indicazione viene dal luogo in cui si svolge l’incontro:

martedì 25 agosto 2015

Le hanno tolto Dio, la famiglia e le hanno regalato la «libertà». In morte di Ilaria Boemi

Le hanno tolto Dio, la famiglia e le hanno regalato la «libertà». In morte di Ilaria BoemiHa riempito il suo profilo Facebook di proprie foto, la bambina morta a Messina sulla spiaggia. Primi piani dei suoi piercing, la perlina infitta sulla lingua, delle sue pettinature: a cresta, a rasatura alta… tutti per convincersi di esistere, povera sciocca bambina.

“Guardatemi, sono qui, sono interessante! Sono dark!”. No poverina, a nessuno interessavi. Le foto che hai postato sono tutti “selfie”, perché chi volevi ti fotografasse, né bella né brutta com'eri? Troppo palesemente fuori posto, ancora bambina, in quel travestimento da dura, con gli occhi infantili che non riuscivano a nascondere lo spavento di essere abbandonata in questo mondo. Eri standard, eri una dei tanti, delle nullità da discoteca. Non hai interessato nemmeno i tuoi “amici” dark, che appena sei caduta in spiaggia se ne sono scappati, e per tre giorni non hanno detto nulla, tremanti come vermi – vermi quali sono, quali sono stati educati a divenire: sballo, egoismo, narcisismo, sensualismo, trasgressione, in una parola, “Libertà”.

Eri una di quelle piccole schiave di queste “Libertà” che ti hanno insegnato i sistemi di persuasione

Sinodo, non prendiamoci in giro: il tentativo è quello di cambiare i fondamenti dell'etica cattolica

dal blog Espada de doble filo (traduzione di Una Vox)
Sinodo, non prendiamoci in giro: il tentativo è quello di cambiare i fondamenti dell'etica cattolicaNon tutto è roseo nella vita. Occorre fare anche delle cose sgradevoli di tanto in tanto. Vi sono di quelli che lavorano nelle fogne tra sporcizia e topi, altri che spaccano le pietre sotto un sole rovente a mezzogiorno e io questa settimana ho dovuto assumermi il compito molto fastidioso di leggere delle disquisizioni eterodosse. E così oggi presento la mia analisi dell’intervento del Padre Alain Thomasset SJ, teologo francese, al cosiddetto «concilio ombra», recentemente convocato presso l’Università Gregoriana da alcuni vescovi tedeschi, francesi e svizzeri, per preparare la loro strategia per il Sinodo di ottobre.

A rigore di logica, non ho scoperto nulla di nuovo. Quello che ha detto Padre Thomasset SJ è quanto ci si poteva aspettare, tenuto conto del luogo in cui ha pronunciato il suo discorso: una riunione semi-segreta per preparare l’introduzione nella Chiesa del divorzio e cose simili. Ma andiamo con calma e cominciamo dal principio, cedendo la parola a P. Thomasset:

«L’interpretazione della dottrina degli atti detti “intrinsecamente cattivi”mi sembra una delle fonti principali delle difficoltà incontrate attualmente dalla pastorale delle famiglie, in quanto determina in ampia misura la condanna della contraccezione artificiale, degli atti sessuali dei divorziati risposati e delle coppie omosessuali, anche stabili».

Secondo me, il Padre Thomasset non avrebbe potuto essere più chiaro. In questo paragrafo (e in tutto

I martiri di oggi si raccontano: una catena ed un lucchetto come rosario

Torturati, offesi, vilipesi, ricattati, picchiati, ma i cristiani ad Aleppo in Siria e Erbil in Irak offrono la loro sofferenza per la salvezza anche dei persecutori

Rimini,              Staff Reporter

Coraggiosi, eroici, martiri dei nostri tempi, la loro testimonianza è ammirevole e commovente, una storia indelebile della fede cristiana che resiste e sopravvive nella persecuzione.
Giornata di grande intensità emotiva e di fede quella di ieri al Meeting di Rimini.
Risultati immagini per immagini martiri cristianiPadre Douglas Al-Bazi, parroco di Mar Eillia ad Erbil, in Iraq, e padre Ibrahim Alsabagh, francescano parroco della comunità di Aleppo in Siria, hanno raccontato le loro storie e quelle di popolazioni che stanno soffrendo  una persecuzione  più sanguinosa dei primi secoli.
Nel presentare l’incontro don Stefano Alberto, docente di teologia all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha commentato: “Proprio nella terra dove Dio, chiamando Abramo, ha destato la coscienza dell’uomo facendosi dare del Tu, si è manifestata una violenza cieca del fanatismo”.
Dopo aver ricordato che fino al 2003 in Iraq c’erano circa due milioni di cristiani e oggi ne sono rimasti poco più di duecentomila, padre Douglas Al-Bazi ha spiegato “Sono nato in questo paese e ho amici musulmani, noi cristiani siamo il sale di questo paese. Oltre tutto siamo la fascia più istruita della popolazione”.
Padre Douglas è stato rapito e torturato per nove giorni. La sua prigionia è stata durissima, è un miracolo che abbia avuto il coraggio di rimanere.
“Mi hanno spaccato il naso, - ha raccontato - colpito col martello in bocca e su una spalla e un disco

domenica 23 agosto 2015

Pressing Lgbt sui vescovi africani Anche i cattolici svizzeri si prestano al gioco

di Lorenzo Bertocchi                                        23-08-2015
Vescovi africaniNell'ottobre scorso, appena terminato il sinodo ordinario, intervistammo mons. Nicolas Djomo, presidente della Conferenza Episcopale del Congo (clicca qui). A proposito di certe pressioni sui paesi poveri fu molto chiaro: «Le Agenzie delle Nazioni Unite e anche le ONG, molte delle quali europee”, disse il vescovo, “sempre di più condizionano i loro aiuti all’accettazione da parte del beneficiario dell’ideologia del gender, con tutte le conseguenze negative per la famiglia».
Il prelato congolese, durante l'intervista, espresse una certa preoccupazione perchè anche “associazioni cattoliche europee” si potessero spingere a compiere questa “indebita pressione”. Disse però di non esserne sicuro e che si trattava di una sua personale impressione, perciò decidemmo di non farne menzione nell'intervista. Ora accade un fatto che, in un certo senso, potrebbe confermare le preoccupazioni di mons. Djomo.
Secondo un'esclusiva presentata dal Catholic News Agency il Sacrificio quaresimale cattolico svizzero avrebbe cofinanziato, insieme a un'importante fondazione statunitense, un progetto di attivisti Lgbt per contrastare l'azione dei vescovi africani al sinodo. Inizialmente si trattava di realizzare un docu-film che fosse un riferimento per gli Lgbt cattolici in

sabato 22 agosto 2015

Dove andare se davvero abbiamo incontrato Cristo?

Takamatsu,                Don Antonello Iapicca


LA BUONA NOTIZIA"Volete andarvene anche voi?". La domanda di Gesù ci interroga questa domenica con tenerezza e fermezza. Gesù conosceva il destino di solitudine che lo attendeva. Solo, nella passione e sulla Croce, solo, nel sepolcro.
Ma proprio quell'estrema solitudine lo ha costituito primogenito di una moltitudine immensa. Dalla sua solitudine è sorta la Chiesa, frutto primaticcio della sua risurrezione. Sì, Gesù è morto solo per risorgere insieme ad ogni uomo, perché "se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24).
E' la solitudine della Croce che genera la comunione; il dono totale di se' suppone l'essere abbandonati, rifiutati, lasciati soli, poiché esso avviene sempre quando le strategie umane segnano il passo, quando ogni relazione risulta compromessa. Ci si dona veramente solo quando l'altro non ha più nulla da dare, quando tradisce, quando rifiuta.
L'amore si rivela autentico e fecondo, gratuito, proprio quando non ha nulla da sperare dall'altro, quando questi sembra perduto. Per questo Gesù risorto dice alla Maddalena di andare ad annunciare ai suoi fratelli che Egli sarebbe salito al "Padre suo e Padre loroDio suo e Dio loro": il passaggio solitario nella morte aveva misteriosamente condotto nella comunione ormai senza limiti dei figli dello stesso Padre quanti lo avevano tradito e lasciato solo.
Come Giuseppe, proprio perché venduto e abbandonato dai fratelli, ha potuto provvedere alla loro indigenza, stringendosi con essi in una comunione rinnovata, che sorge dal celeste sguardo di fede capace di superare i peccati.
Per questo Gesù andava incontro senza indugio al suo destino di solitudine. E scrutava i cuori dei

I cattolici preferiscono chi vuole imporre l'islam

di Valentina Colombo e Sioufane Zitouni                 20-08-2015

Soufiane Zitouni, Mohamed Louizi, Ferid AbdelkrimDialogo, comprensione reciproca, collaborazione anche con l'islam sono degli imperativi per costruire la pace, richiamati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato per l'inaugurazione della XXXVI edizione del Meeting di Rimini. Dialogo con l'islam, già. Ma con chi si deve - e si può - dialogare? Non si può fare finta di non vedere che nel mondo islamico ci sono visioni molto diverse, e purtroppo le istituzioni occidentali - civili ed ecclesiali - sembrano non rendersi conto di dare fiducia a chi persegue un disegno di islamizzazione forzata dell'Europa dimenticando chi invece si batte contro il fondamentalismo e l'estremismo islamista. È così che personaggi come Azzeddine Gaci - che oggi è protagonista dell'incontro di apertura del Meeting di Rimini e a cui mesi fa è stata anche concessa la vetrina dell'incontro con il Papa - acquistano rilievo e potere in Europa. Ma in questa eccezionale testimonianza un intellettuale musulmano francese, Soufiane Zitouni, smaschera il disegno egemonico di questi personaggi strettamente legati ai Fratelli Musulmani. E non è il solo: altri due intellettuali francesi spiegano dall'interno qual è l'obiettivo della Fratellanza in Europa e le strade per arrivarci: tra cui appunto il dialogo (finto) con i cristiani.
Azzeddine Gaci
TRE INTELLETTUALI CONTRO GACI: STA LOTTANDO PER LA CONQUISTA ISLAMICA DELL'EUROPA
di Valentina ColomboSoufiane Zitouni, Mohammed Louizi, Ferid Abdelkrim: tre musulmani francesi accusano l'associazione islamica (UOIF) di cui Azzeddine Gaci è dirigente, di essere parte dei Fratelli Musulmani, con un progetto politico che usa il dialogo con i cristiani come arma di conquista.
IL DIALOGO CON I CRISTIANI? SOLO UN MEZZO PER IMPORRE L'ISLAM
di Soufiane Zitouni
I rappresentanti dell’UOIF hanno una “missione”: imporre la loro idea di islam in Francia. Lo pseudo-dialogo con i cristiani è uno dei numerosi strumenti di questa “missione”. Ora posso dire di saperlo bene, poiché li ho frequentati spesso in questo contesto.

venerdì 21 agosto 2015

Profughi, premier slovacco: siamo un piccolo paese cristiano, non accettiamo un'invasione islamica

Profughi, premier slovacco: siamo un piccolo Paese cristiano, non accettiamo un'invasione islamicaMigranti? Sì grazie, ma solo cristiani. È questa la soluzione prospettata dalla Slovacchia per fare fronte all’emergenza immigrazione che, lentamente, sta raggiungendo anche l’Europa centrale.

Il governo del piccolo Stato mitteleuropeo, guidato dal socialista Robert Fico, ha infatti comunicato all’Unione Europea la propria disponibilità ad accogliere alcuni richiedenti asilo siriani, sia pure in numero limitato: appena duecento. Ma c’è una condizione: a Bratislava avrebbero accettato solo a patto che tutti i nuovi arrivati siano cristiani.
Parlando con il Wall Street Journal, un portavoce del ministero degli Interni slovacco ha spiegato: “In Slovacchia non abbiamo moschee e pertanto vogliamo poter scegliere solo migranti cristiani.”
Il premier Fico ha dichiarato: “La Slovacchia è un Paese cristiano, non possiamo tollerare l’invasione di 300.000-400.000 musulmani che vorrebbero riempirci di moschee e cambiare la natura, la cultura e i valori nazionali.”
Fonti della Commissione Ue hanno ovviamente replicato alle esternazioni del premier slovacco criticandone lo spirito: “Agiamo nello spirito dei Trattati Ue che impediscono qualsiasi forma di discriminazione”.

Dobbiamo pure ricordare cos'è la Domenica?

di Rino Cammilleri               21-08-2015
Aperture domenicali«Domenica è sempre domenica» era il gioioso inno con cui si concludeva ogni puntata del mitico «Il musichiere» che, appunto, andava in onda il sabato sera. Composto dal maestro Gorni Kramer, della cui orchestra era sigla, ricordava che l’indomani era domenica, giorno in cui ci si poteva alzare senza la sveglia e, al liberatorio suono delle campane, indossare il vestito più bello, andare a messa, comprare le paste e passare un pomeriggio di relax in famiglia, magari ascoltando i risultati delle partite. O addirittura recarsi allo stadio a vederne una. Robe da maschi, tant’è che Rita Pavone se ne lagnava in musica («…perché una volta non ci porti pure me?»).
Ma era ancora l’Italietta in cui le parole «famiglia» e «festa» avevano senso. Poi il sessantottismo, importato dagli Usa, spazzò via tutto e la domenica finì rimpiazzata dall’americano «week-end». E’ inutile girarci intorno: l’Occidente è rimpiombato nel paganesimo precristiano e va rievangelizzato, con l’aggravante che l’antico paganesimo era pur sempre un mondo sacralizzato, mentre oggi la stessa parola «sacro» è un concetto che va spiegato (sempre che si trovi qualcuno a cui interessi). Oggi allo stadio vanno anche le donne, e ci si va a proprio rischio e pericolo. Il vestito «bello» si mette per lavorare, perciò nelle «feste» ci si concia da operai del Bronx. Le paste, vivaddio, possiamo

giovedì 20 agosto 2015

Giubileo, ecco il modulo per diventare «missionario della misericordia»

  
Una Confessione
Una Confessione

È on-line sul sito dell'Anno santo. Questa figura avrà l'autorità in Quaresima di perdonare anche peccati gravi

redazione Roma

Cognome, nome, data di nascita, continente, diocesi, conferenza episcopale, incarichi
pastorali... è on-line il modulo per diventare «missionario della misericordia» per il prossimo Giubileo.

Papa Francesco lo aveva preannunciato. «Nella Quaresima di questo
Anno Santo ho l`intenzione di inviare i Missionari della
Misericordia», scriveva nella bolla di indizione dell'Anno santo
della misericordia (8 dicembre - 20 novembre 2016).

«Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede. Saranno sacerdoti a cui darò l`autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l`ampiezza del loro mandato. Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono».

E ora, da alcuni giorni, è apparso sul sito del Giubileo (www.im.va) il «modulo» on-line in sette lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese, polacco e tedesco) da compilare per «candidarsi come missionario della misericordia».

«Le candidature - avverte la pagina web - perverranno al Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, responsabile ultimo della selezione dei
missionari della misericordia, che le selezionerà di concerto con i rispettivi ordinari e superiori degli ordini religiosi.  Alla presente candidatura va allegata la scansione della lettera dell'ordinario o del superiore dell'istituto religioso su carta intestata (con attenzione al fatto che siano leggibili i riferimenti di contatto)».

martedì 18 agosto 2015

Al Meeting sarà un islamista a dare lezioni di dialogo

di Valentina Colombo                        18-08-2015
Azzedine GaciChiunque dovesse inviare la propria biografia per un evento importante metterebbe senza dubbio in evidenza il proprio incarico più prestigioso. Non è il caso di Azzeddine Gaci, Rettore della moschea di Villeurbanne e presidente del consiglio regionale del culto musulmano Rhône-Alpes, che parteciperà all'evento di apertura del Meeting di Rimini “Le religioni sono parte della soluzione, non il problema” unitamente ad altri ospiti di tutto rispetto quali Haïm Korsia, Gran Rabbino di Francia e il cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Nella lunga e dettagliata biografia, che compare sul sito del Meeting e che sarà stata fornita da Gaci, si elencano i numerosi eventi relativi al dialogo interreligioso organizzati dall'imam francese, si ricorda il viaggio da lui organizzato al monastero dei monaci di Tibhirine in Algeria, si ricorda l'incontro con Papa Francesco nel gennaio scorso.
Manca dalla biografia ogni riferimento al suo ruolo in seno all'Union des Organisations Islamiques de France (UOIF) di cui è membro del direttivo in quanto responsabile del dialogo interreligioso. L'UOIF è l'organizzazione islamica che in Francia è ideologicamente collegata con i Fratelli musulmani, tanto da essere inclusa nel novembre 2014 nell'elenco delle

lunedì 17 agosto 2015

Sinodo, undici cardinali scendono in campo per fermare la "protestantizzazione" della Chiesa

di Lorenzo Bertocchi                               17-08-2015
Berrette cardinalizieSebbene la notizia sia mantenuta ancora strettamente riservata, e nessuno abbia potuto leggere i testi in anteprima  , è in uscita, poco prima del prossimo Sinodo di ottobre, un libro che potremmo intitolare “Permanere nella Verità di Cristo 2”. Secondo una notizia circolata negli Stati Uniti (vedi qui) un certo numero di cardinali, tra cui si citano «Raymond Burke e Walter Brandmuller», avrebbero collaborato per produrre un altro testo che si contrappone alle tesi del cardinale Walter Kasper e di altri teologi, in merito ai temi del Sinodo sulla famiglia. Ma, per quanto ne sappiamo, le cose non stanno precisamente così.
Le polemiche che accompagnarono l'uscita del libro “Permanere nella Verità di Cristo” (ed. Cantagalli) furono roventi. Eravamo a pochi giorni dal Sinodo 2014 e, più o meno direttamente, l'editore senese, insieme ai cinque cardinali autori, furono accusati di una “operazione editoriale” contro il Papa. Lo stesso Walter Kasper, in una intervista del 18 settembre 2014, lo disse apertamente: “Il bersaglio delle polemiche non sono io ma il Papa”.  Il cardinale De Paolis, uno dei cinque cardinali che avevano dato un contributo al testo, dichiarò a Repubblica tutta la sua sorpresa. «C'è chi addirittura ipotizza un'operazione voluta, un complotto. Non c'è nessun complotto. Solo la volontà di esprimere una posizione».
Ma qualcuno sembrava voler zittire le voci discordanti rispetto a una rotta già prestabilita, senza alcun rispetto per quella parresia che il Papa stesso indicava come metodo per svolgere i lavori.
A quanto apprende La Nuova Bussola quotidiana il copione potrebbe ripetersi. È vera la notizia di un gruppo di

domenica 16 agosto 2015

L'abito ecclesiastico per i sacerdoti non è un optional, è un obbligo. Lo ricorda la Santa Sede

Quella dell’importanza, anzi dell’obbligatorietà dell’abito talare o di «un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali» per i sacerdoti non è la fissazione di qualche nostalgico del passato. E’ una norma della Chiesa ricordata anche nell’ultimo Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri emanato lo scorso anno dalla Congregazione del clero.
Qui a fianco, un video prodotto dalla spagnola Agnus Dei production, che vuole ricordare il valore e la bellezza della talare. Sotto un estratto dal documento redatto dal dicastero vaticano.
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L’abito ecclesiastico è il segno esteriore di una realtà interiore: «infatti, il sacerdote non appartiene più a se stesso, ma, per il sigillo sacramentale ricevuto (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn.

venerdì 14 agosto 2015

Teologia del Corpo, il dono ignorato di papa Wojtyla

di Roberto Marchesini                                     14-08-2015
Amore e sessualitàIeri, nell'editoriale di risposta a Francesco D'Agostino, abbiamo affrontato il tema della differenza sessuale come verità teologica. È stato un tema molto caro a San Giovanni Paolo II, che infatti ci ha donato la sua Teologia del Corpo. Per approfondire il punto espresso nell'editoriale pubblichiamo uno stralcio da "Amore e sessualità", il Quaderno del Timone dedicato a questo insegnamento (purtroppo ignorato) del papa polacco, scritto da Roberto Marchesini, (clicca qui).

Dopo aver trattato il tema della verginità consacrata, Giovanni Paolo II torna ad occuparsi del matrimonio cristiano per giungere a quello che può essere considerato il culmine del suo insegnamento della Teologia del Corpo. Lo fa utilizzando un brano della lettera di san Paolo agli Efesini.
La Lettera agli Efesini comincia con una sintetica ma profondissima presentazione dell'oggetto della stessa: l'eterno piano della salvezza dell'uomo in Gesù Cristo. Questa introduzione (Eph 1, 3-10) è importante perché permette di inquadrare nell'ottica corretta tutto il contenuto della lettera.
Giovanni Paolo II mette in evidenza come il brano della lettera egli Efesini che descrive il rapporto tra i coniugi sia un testo classico in riferimento al sacramento del matrimonio. Egli si interroga dunque sul modo in cui questo brano sia connesso a questo sacramento.
In questo brano san Paolo descrive una metafora paragonando il rapporto tra i coniugi al rapporto tra Cristo e la Chiesa. Il parallelismo tra il marito – Cristo e la moglie – Chiesa caratterizza tutto il brano: “il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto”. Comprendendo il rapporto tra Cristo e la Chiesa si può dunque comprendere il rapporto tra il marito e la moglie.
Secondo il pontefice polacco, la chiave di volta del rapporto tra Cristo e la Chiesa è contenuta in questo versetto: “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa”.
Svolgiamo questo pensiero:

lunedì 10 agosto 2015

La piena dignità del diacono permanente

Avvenire - Gian Maria Comolli

Si è concluso oggi a Campobasso, con la riflessione del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, il “XXV Convegno dei diaconi italiani” dal titolo: “La famiglia del diacono scuola di umanità”.
Nei quattro giorni di Convegno si sono susseguiti interventi di rilievo; la relazione di Giancarlo Brunelli direttore de “il regno Attualità e documenti ”, di don Giuseppe Bellia direttore della Rivista “il Diaconato in Italia”, di Paolo Beccecato Vice Direttore di Caritas Italiana, di monsignor Arturo Aiello, Vescovo di Teano, di monsignor Angelo Spina, Vescovo di Sulmona – Valva, di monsignor GianCarlo Bregantini arcivescovo di Campobasso –Bojano e del cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione del Clero, che ha anche presieduto la Santa Messa nella Cattedrale di Campobasso.
Nella relazione riguardante la formazione e le aspettative del diaconato nell’insegnamento pontificio, il cardinale Stella ha affermato: “Occorre riconoscere al diaconato piena dignità e ‘diritto di cittadinanza, non solo nella teoria, in sé chiara, ma soprattutto nella vita concreta delle nostre Chiese locali, perché possano sempre più svilupparsi come ‘comunità ministeriali e arricchirsi stabilmente dei frutti della preziosa vocazione al diaconato e del connesso ministero, recuperato in tempi ancora recenti dal tesoro ecclesiale e offerto alla Chiesa di oggi e di domani”.
Tra gli uffici congeniali al ministero diaconale, ha fatto notare Stella, troviamo quelli “della

L’Anticristo, una persona perbene. La lezione (inascoltata) del grande Solov’ëv spiegata da Biffi

agosto 10, 2015 Giacomo Biffi

Filantropo, pacifista, vegetariano, animalista, esegeta, ecumenista. Il Nemico descritto dal filosofo russo nel 1900 incarna la crisi del cristianesimo odierno



satana-antichristoIl 31 luglio del 1900 (13 agosto secondo il calendario gregoriano) moriva Vladimir Sergeevic Solov’ëv, teologo e filosofo, da molti considerato il pensatore più importante della storia russa. Quello che segue è l’intervento pronunciato a Bologna nel centesimo anno dalla scomparsa dall’allora arcivescovo della città, Giacomo Biffi. Il cardinale, venuto a mancare sabato 11 luglio, è stato un profondo conoscitore ed estimatore del pensiero di Solov’ëv.
Questo testo, pubblicato per la prima volta nel numero 3/2000 de La Nuova Europa, è riproposto nel numero di Tempi in edicola e fa parte della serie “Ragione Verità Amicizia”, il manifesto dei nostri vent’anni e della Fondazione Tempi (una proposta che si può sottoscrivere in questa pagina).
Vladimir Sergeevic Solov’ëv è morto cento anni fa, il 31 luglio (13 agosto secondo il calendario gregoriano) dell’anno 1900. È morto sul limitare del secolo Ventesimo: un secolo del quale egli, con singolare accuratezza, aveva preannunciato le vicissitudini e i guai, un secolo che avrebbe però tragicamente contraddetto nei fatti e nelle ideologie dominanti i suoi più rilevanti e più originali insegnamenti. È stato dunque, il suo, un magistero profetico e al tempo stesso un magistero largamente inascoltato.
Un magistero profetico
Al tempo del grande filosofo russo, la mentalità più diffusa – nell’ottimismo spensierato della belle époque – prevedeva per l’umanità del secolo che stava per cominciare un avvenire sereno: sotto la

Grandi moschee e campi di addestramento al jihad Così l'islam vuole conquistare l'Europa cristiana

di Robi Ronza                                   10-08-2015
La notizia della imminente costruzione a Bucarest, grazie a finanziamenti del governo turco, di quella che si prospetta come la più grande moschea d’Europa conferma che sotto l’ormai lungo governo di Recep Tayyip Erdogan la Turchia si sta mettendo su una china se non pericolosa quanto meno preoccupante. Poi bisogna sempre distinguere tra i propositi e la capacità di realizzarli, ma i propositi evidentemente ci sono. Malgrado tutte le lacrime e il sangue che sparse per liberarsene, e malgrado la censura ufficiale di tale memoria, nel profondo la Turchia moderna resta legata al ricordo mitico dell’Impero Ottomano.
E più che mai lo è con l’attuale governo. Sconfitto nella Prima guerra mondiale ed estintosi fra 1918 e il 1923, l’Impero Ottomano, di cui la Turchia era il nucleo, al massimo della sua estensione andava dalla Bosnia all’attuale Iraq, e dall’attuale Romania all’Algeria. Che perciò nella capitale della Romania -- antico dominio ottomano dove però i musulmani sono oggi soltanto 70 mila circa su oltre 21 milioni di abitanti -- il governo di Ankara vada a finanziare un complesso che si estende su un’area di 11 mila metri quadri, è un fatto che non si spiega se non nel quadro del sogno inconfessato di cui si diceva. Benché in declino demografico netto (come pure la vicina Bulgaria), la Romania, Paese membro dell’Unione europea, è divenuta una meta rilevante di investimenti industriali turchi. Gruppi manifatturieri turchi interessati al mercato dell’Ue aprono stabilimenti in Romania per poter così produrre all’interno del mercato comune europeo con tutti gli ovvi vantaggi che ne derivano. Tutto questo non basta però a giustificare la costruzione nel centro di Bucarest di un complesso che sarà composto, oltre che della moschea, anche di un centro universitario per 6 mila studenti.
Stregato dalla sua ambizione di riaprire all’influenza della moderna Turchia le antiche province ottomane, il governo

sabato 8 agosto 2015

Cristiano è chi si lascia guidare dallo Spirito

Risultati immagini per immagini spirito santoE’ Domenica, e ci ritroviamo di nuovo nella nostra comunità cristiana per nutrirci del “Pane del Cielo”, ma… Ma probabilmente nel cuore nascondiamo qualche mormorazione”. La Parola che la Chiesa ci proclama oggi, infatti, non può sbagliare, ed è diretta a noi, nessuno escluso.
E perché “mormoriamo”, ci agitiamo nel cuore? Perché i nostri occhi sono incapaci di vedere oltre le sembianze della carne. Anzi, di più, siamo così ciechi da non poter contemplare nella carne di Cristo il Pane che il Padre ha preparato per noi, l’alimento celeste capace di saziarci davvero.
E che significa questo? Significa che abbiamo “rattristato lo Spirito Santo con il quale fummo segnati per il giorno della redenzione” il giorno del nostro battesimo. L’ospite dolce dell’anima si è sentito di troppo tra le “asprezze”, gli “sdegni” e l’ “ira”, il “clamore” e la “maldicenza” che sorgevano in noi.
Accidenti… Ma come, la “società civile” si “sdegna” e con “clamore” denuncia i disonesti, e io? Sono per caso “incivile”? Ma come, anche nella Chiesa tanti preti e cristiani in vista si scagliano “aspramente” e con “ira” contro le ingiustizie “adirandosi” contro gli ingiusti, e io? Che razza di cristiano dovrei essere?
Semplice, un cristiano è solo colui che, “segnato dallo Spirito Santo”, si lascia guidare da Lui. Scrive

L’illusione del mondo di sfamarsi con il “pane degli uomini”

Prima di ogni cosa è necessario cercare Cristo ogni giorno

Catanzaro,               Egidio Chiarella

I giornali in questa settimana mettono al centro l’effimero che regna tra i giovani nelle notti d’estate e le tragiche conseguenze che spesso spezzano i sogni e il futuro di chi nella droga perde il contatto con la realtà che lo circonda. Un passaggio quest’ultimo che apre all’inverosimile. Tutto può succedere: Si muore per l’ecstasy assunta; si entra in coma; si subiscono o si compiono violenze; si esce dal bello di sé per entrare nel peggio che c’è altrove. Non può finire così il bisogno delle nuove generazioni di divertirsi o di stare bene con gli altri nel pieno spirito di libertà e di freschezza che le contraddistingue! Perché allora tutto questo continua a succedere? Certo le leggi devono intervenire per porre rimedio ad alcuni episodi che riducono l’uomo a burattino del potere dello “sballo” organizzato e mirato, ma non basta. Le sole norme spostano il problema da un luogo all’altro, niente di più. Di pari passo si deve lavorare per trasformare questa società, senza inventarsi nessuna ricetta magica, fortificandola in un cammino quotidiano verso i valori perduti; le sue vere libertà; la dignità di ognuno. Il consumismo di oggi, rivolto a cose lecite e illecite, ci consegna da una parte l’illusione di essere padroni del tempo vissuto; dall’altra ci rende falsamente consapevoli di tenere sempre in tasca la risposta voluta. Insomma tutto si compra, con soldi o con altro! Svendersi è di moda. L’essenziale è raggiungere l’obbiettivo che consente, a parole, di essere uguali agli altri. Il resto non conta e la strada da percorrere, qualunque essa sia, è solo una questione personale. C’è bisogno di un nuovo Umanesimo da condividere nelle tante realtà del mondo. La Chiesa ha scelto Firenze dal 9 al 13 novembre, per scuotere l’albero del mondo. È urgente!
Purtroppo tanti frutti buoni vengono sopraffatti da mille prodotti marciti dentro, anche se dall’aspetto ben colorato. L’uomo tende a “sfamarsi” mangiando di tutto, pur di saziarsi. I risultati sono allarmanti e le crescenti insoddisfazioni, anche se nel benessere materiale, vanno di pari passo con una serie di

venerdì 7 agosto 2015

Leggere Ratisbona per riscoprire verità e ragione

di Robi Ronza                                       06-08-2015
Di fronte alle urgenze e alle confusioni del presente diventa a mio avviso sempre più importante non dimenticare la storica lectio magistralis che Benedetto XVI tenne a Ratisbona il 12 settembre 2006. Nota anche come “Discorso di Ratisbona”, la lectio fu oggetto di una campagna di disinformazione a causa delle quale in ambiente musulmano si dovettero purtroppo registrare reazioni scomposte e anche cruente.  Ciò provocò tra l’altro un oscuramento del suo sostanziale contenuto che ruota tutto attorno al legame necessario tra fede cristiana, verità e ragione (il riferimento all’Islam, che provocò tanto putiferio, è in effetti un semplice spunto).
Accessibile a chiunque grazie a Internet il discorso di Ratisbona (clicca qui), che riprende in estrema sintesi quanto Giovanni Paolo II nel 1998 aveva scritto nella sua enciclica Fides et Ratio, è oggi ancora più attuale di quando venne pronunciato. Viviamo in un’epoca di disorientamento e di confusione che per molti aspetti è più simile al Tardo Antico che al nostro passato recente. Forse poi  ancor più che in quell’epoca, compresa tra gli ultimi secoli dell’Impero romano e i primi della nuova Europa medioevale, oggi è in crisi la fiducia che grazie alla ragione si possa pacificamente giungere alla verità, ossia a qualcosa di vero e di buono per tutti. Come oggi si vede tutti i giorni, questa crisi giunge purtroppo fin dentro il popolo cristiano, fin dentro la Chiesa. Sorprende per contrasto la fermezza di cui si trova ampia documentazione, ad esempio, ne La conversione al cristianesimo nei primi secoli, la magistrale opera di Gustave Bardy che l’editore milanese Jaca Book ha ripubblicato in traduzione italiana pochi anni fa.
Tutti gli argomenti che oggi vengono addotti per fare del dialogo non un metodo bensì un contenuto fine a se stesso, nonché per sommergere qualsiasi punto fermo sotto un’alluvione di melassa spacciata per amore all’altro, in quei primi secoli valevano cento volte più di adesso. Eppure, anche a rischio della vita, quegli antichi testimoni documentati nel libro di Bardy si dimostrano ben più capaci di restare fedeli a se stessi di molti che nell’Europa, e in genere nell’Occidente di oggi, al loro confronto rischiano ben poco (almeno per ora, anche se non si sa fino a quando).
È pur vero, tuttavia, che rispetto agli uomini del Tardo Antico noi abbiamo uno specifico svantaggio. Viviamo in un

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MÜNCHEN, ALTÖTTING E REGENSBURG (9-14 SETTEMBRE 2006)


INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DELLA SCIENZA
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Aula Magna dell’Università di Regensburg
Martedì, 12 settembre 2006
Fede, ragione e università.
Ricordi e riflessioni.
  
Eminenze, Magnificenze, Eccellenze,
Illustri Signori, gentili Signore!

È per me un momento emozionante trovarmi ancora una volta nell'università e una volta ancora poter tenere una lezione. I miei pensieri, contemporaneamente, ritornano a quegli anni in cui, dopo un bel periodo presso l'Istituto superiore di Freising, iniziai la mia attività di insegnante accademico all'università di Bonn. Era – nel 1959 – ancora il tempo della vecchia università dei professori ordinari. Per le singole cattedre non esistevano né assistenti né dattilografi, ma in compenso c'era un contatto molto diretto con gli studenti e soprattutto anche tra i professori. Ci si incontrava prima e dopo la lezione nelle stanze dei docenti. I contatti con gli storici, i filosofi, i filologi e naturalmente anche tra le due facoltà teologiche erano molto stretti. Una volta in ogni semestre c'era un cosiddetto dies academicus, in cui professori di tutte le facoltà si presentavano davanti agli studenti dell'intera università, rendendo così possibile un’esperienza di universitas – una cosa a cui anche Lei, Magnifico Rettore, ha accennato poco fa – l’esperienza, cioè del fatto che noi, nonostante tutte le specializzazioni, che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra di noi, formiamo un tutto e lavoriamo nel tutto dell'unica ragione con le sue varie dimensioni, stando così insieme anche nella comune responsabilità per il retto uso della ragione – questo fatto diventava esperienza viva. L'università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche. Era chiaro che anch'esse, interrogandosi sulla ragionevolezza della fede, svolgono un lavoro che necessariamente fa parte del "tutto" dell'universitas scientiarum, anche se non tutti potevano condividere la fede, per la cui correlazione con la ragione comune si impegnano i teologi. Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra università c'era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva – di Dio. Che anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell'insieme dell'università, era una convinzione indiscussa.
Tutto ciò mi tornò in mente, quando recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue.[1] Fu poi presumibilmente l'imperatore stesso ad annotare, durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perché i suoi ragionamenti siano

mercoledì 5 agosto 2015

La Famiglia - 21. Famiglie ferite (II)

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 5 agosto 2015

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La Famiglia - 21. Famiglie ferite (II)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Con questa catechesi riprendiamo la nostra riflessione sulla famiglia. Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa della incomprensione dei coniugi, oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un’altra realtà: come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione.
La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 84), portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento.
Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli – e i piccoli guardano –, con gli occhi dei bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più, in queste situazioni. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro

Quando la profanazione dei cimiteri diventa uno «sport», c'è qualcosa che ribolle nel sottosuolo

PARIGI - Crocifissi spaccati o capovolti, lapidi distrutte. Una quarantina di tombe cristiane sono state profanate nell'est della Francia, nel cimitero di Labry. "Nel pomeriggio i poliziotti hanno scoperto gli effetti di un raid nel cimitero del Comune di Labry, nel dipartimento de Meurthe-et-Moselle", recita una comunicato nel ministero dell'Interno, precisando che si tratta della quinta profanazione dall'inizio dell'anno. "Questi atti inaccettabili meritano una risposta penale dura, gli investigatori dovranno individuare i responsabili", ha detto il ministro, Bernard Cazeneuve. Il Comune di de Labry è a una trentina di chilometri a ovest di Metz, nell'est della Francia. "Noi prendiamo tutto questo molto sul serio", ha detto alla France Presse de Briey, Yves Le Clair. Secondo lui, "35 ornamenti funebri, soprattutto crocifissi e lapidi, sono stati staccati e quattro di questi disintegrati". Il cimitero militare, che si trova accanto a quello civile, non ha subito alcun danno. Non è detto però che il raid abbia una matrice religiosa. "Potrebbe anche essere l'azione di giovani idioti", ha aggiunto il procuratore.

Sempre nell'est del Paese, a febbraio, erano state profanate centinaia di tombe in un cimitero ebraico. Pochi giorni fa 22 tombe cristiane erano invece state danneggiate nella zona dell'Isère

Dalla lettera di Barnaba


La via della luce
Questa, pertanto, è la via della luce. Se qualcuno vuole pervenire ad un luogo determinato non risparmi le sue fatiche. Questa è l'indicazione dataci per camminare su tale via. Amerai chi ti ha creato, temerai chi ti ha plasmato, glorificherai chi ti ha liberato dalla morte. Sarai semplice di cuore e ricco di spirito e non ti unirai a coloro che camminano sulla strada della morte. Odierai tutto ciò che non piace a Dio ed ogni ipocrisia e non abbandonerai i precetti del Signore. Non ti vanterai, sarai, invece, umile in tutto senza cercare gloria per te. Non adotterai un malvagio proposito contro il tuo prossimo e non darai arroganza alla tua anima. Non fornicherai, non sarai adultero né corromperai i fanciulli. Non esca da te la parola di Dio frequentando i depravati.
Non considerare la persona nel riprendere qualcuno per la caduta. Sarai mansueto, tranquillo e temerai le parole che hai ascoltato. Non avrai rancore contro tuo fratello. Non dubitare se avverrà o non avverrà l'una o l'altra cosa. Non pronunzierai il nome del Signore. Amerai il prossimo tuo più della tua anima. Non ucciderai il bambino con l'aborto e non lo farai morire appena nato. Non allontanare la mano da tuo figlio e da tua figlia, ma dall'infanzia insegnerai loro il timore di Dio. Non essere desideroso dei beni del tuo prossimo, né essere avaro. Non ti legare nell'anima ai superbi, ma frequenterai gli umili e i giusti.
Accetta gli avvenimenti che ti capitano come un bene, sapendo che nulla avviene senza Dio. Non sarai doppio nel pensiero e nella parola; laccio di morte è la doppiezza della parola. Sii sottomesso ai padroni come ad immagine di Dio con rispetto e timore. Non comanderai con asprezza al tuo servo e alla tua serva che sperano nello stesso Dio, perché non abbiano a perdere il timore di Dio che è sugli uni e sugli altri. Egli non venne a chiamare secondo la persona, ma quelli che lo Spirito ebbe a preparare. Renderai comune ogni cosa col tuo prossimo e non dirai che è tua. Se avete in comune ciò che è incorruttibile, quanto più quello che è corruttibile. Non essere loquace, laccio di morte è la bocca. Per quanto potrai, sarai casto per la tua anima. Non avere le mani larghe nel prendere, e strette nel dare. Amerai come la pupilla del tuo occhio chi ti dice la parola di Dio. Giorno e notte ti ricorderai del giudizio. Cercherai sempre di affaticarti con la predicazione andando ad esortare e preoccupandoti di salvare l'anima con la parola, o di lavorare con le mani per espiare le tue colpe. Non esitare nel concedere e non brontolare nel dare e conoscerai chi è il tuo buon rimuneratore. Custodirai ciò che hai ricevuto senza aggiungere e senza togliere. Odierai il male sino alla fine. Giudicherai con giustizia. Non creare divisioni, cerca, invece, la pace riconciliando i contendenti. Confesserai i tuoi peccati e non ti recherai alla preghiera con coscienza agitata.

Se la Chiesa del dialogo si ritira dalla battaglia

di Stefano Fontana                      05-08-2015
In nome del dialogo la Chiesa rinuncia alla sua missioneLa Chiesa cattolica è ancora in grado di fare battaglie culturali (non dico religiose) o sa solo dialogare? La Nuova Bussola Quotidiana sta mettendo in evidenza come a proposito di unioni civili, omosessualismo e gender, parte consistente e autorevole della Chiesa italiana abbia già rinunciato ad una battaglia di idee e abbia già percorso il tragitto, teorico prima ancora che pratico, verso il dialogo. Quando il dialogo non è con le persone ma con le idee sbagliate, esso comporta già una loro accettazione. Ci sono parroci e vescovi che disapprovano lo stile di lotta delle “Sentinelle in Piedi”. Lo considerano, nonostante la sua modalità inoffensiva, impositivo e non dialogico.
Ora, come ha spiegato questo quotidiano, emergono gli intellettuali che chiedono un doveroso dialogo con l’ideologia gender, fingendo di non vedere che essa è ormai ben altro dalla vecchia questione dei tempi degli “studi di genere”. Diocesi istituiscono tavoli di discussione in cui invitano anche l’onorevole Cirinnà, la firmataria del disegno di legge sulle unioni civili. Dirigenti di associazioni ecclesiali sostengono che nelle scuole è inutile e dannoso che i genitori scrivano lettere alla dirigenza o ritirino i figli per protesta contro l’ideologia gender che vi viene insegnata, mentre dovrebbero invece partecipare in forma di dialogo e tutto si stempererebbe nella normalità. Coloro che in questa fase sentono che c’è una battaglia culturale da combattere su questi temi, sentono anche di essere solo una parte, non si può dire quanto piccola o grande, della Chiesa e del mondo cattolico. Ma chiediamoci: perché sembra che la Chiesa non sia più capace di fare battaglie di idee?
Ammettiamo che la rivelazione di Dio non avvenga dall’esterno del mondo e della nostra storia, ma avvenga

martedì 4 agosto 2015

Dall'abisso dell'incredulità al Cielo della fede adulta



αποφθεγμα Apoftegma

In Cristo, Parola definitiva della sua rivelazione, 
Dio si è fatto conoscere nel modo più pieno: 
egli ha detto all'umanità chi è. 
E questa autorivelazione definitiva di Dio 
è il motivo fondamentale per cui la Chiesa è per sua natura missionaria
Essa non può non proclamare il vangelo, 
cioè la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se stesso.



Giovanni Paolo II, Redemptoris missio


Pietro dà oggi voce a ciascuno di noi: Se sei tu... come dire, chi sei Signore, puoi davvero camminare sulle acque con una carne simile alla mia? Sei un fantasma, un'illusione, un'invenzione? E' la domanda che sorge prepotente di fronte agli eventi della storia, quelli che accolgono il cammino della Chiesa, come quelli che ci attendono nel dipanarsi dei giorni. E' la domanda che risuona nei territori di missione, soprattutto dove l'annuncio del Vangelo sembra sbattere contro un muro di indifferenza che spesso si fa ostilità e atroce persecuzione. Si tratta di una domanda seria, quella di una fidanzata innamorata che vuol conoscere il suo futuro sposo. Ma può nascondere la tentazione più grande, la stessa affiorata sulle labbra del tentatore, all'inizio e al culmine della missione di Gesù, tra il deserto e il Golgota: se sei Figlio di Dio... Se sei tu... Domanda ineludibile, crocevia fondamentale nel cammino della Chiesa e di ciascuno di noi. La conversione quotidiana a cui siamo chiamati, infatti, passa attraverso lo "scrutinio" di questa domanda. Rispondervi è questione di vita o di morte, per la Chiesa, per noi, per il mondo. Ma, per poterla porre con sincerità e non accademicamente, con il distacco e la superficialità dei sapienti di questo mondo, occorre avere obbedito con i discepoli all'ordine di Gesù, essere saliti sulla barca della Chiesa salpando verso il mare della storia e avere sentito in faccia le frustate del vento contrario. Occorre aver avuto paura per le onde che riempiono d'acqua la barca, e aver visto il Signore camminare accanto ad essa. Accanto, e non dentro con gli apostoli. Si tratta infatti di un'immagine che descrive bene il passaggio alla fede adulta a cui Pietro e tutti noi siamo chiamati. La predicazione ci annuncia Gesù risorto capace di camminare sul mare della morte. Ascoltiamo e vediamo, ma Lui è ancora "fuori" dalla nostra vita, che invece sembra affondare. Non ti trovi oggi in questa

E così il Senato bocciò i diritti universali dell’uomo

di Gianfranco Amato                                    04-08-2015
L'aula del SenatoCommissione Giustizia del Senato, 30 luglio 2015, primo pomeriggio. L’insolazione che rischiano i turisti dell’Urbe a causa delle temperature torride pare aver colpito la maggioranza degli onorevoli senatori riuniti in Commissione, nonostante il refrigerio loro offerto dagli efficienti impianti di condizionamento d’aria. Va in scena, infatti, un teatrino surreale dall’epilogo davvero inquietante. L’ottimo senatore Lucio Malan presenta un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».
Parrebbe un’affermazione quasi lapalissiana in un sistema istituzionale che si autodefinisce democratico. Chi oserebbe mai mettere in dubbio la sacra Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo? E invece no! Nel bislacco mondo sublunare delle istituzioni italiane c’è chi ha osato, eccome. Non soltanto la senatrice Cirinnà, ma molti onorevoli componenti della Commissione strepitano come vestali scandalizzate alla proposta del povero Malan, accusato di aver messo in dubbio l’onore del governo. Sì, perché, con una motivazione pelosa e ipocrita, i senatori sconcertati contestano l’ordine del giorno in quanto, così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo. Il buon senso popolare definisce questo atteggiamento “coda di paglia”.
Interviene, con la saggezza che gli è consueta, il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, il quale tenta di

sabato 1 agosto 2015

Difendiamo la famiglia naturale così come pensata e creata dal Signore





Chiamati a nutrirci del cibo “incorruttibile”


Risultati immagini per foto moltiplicazione dei paniE’ Domenica, siamo nel pieno dell’estate, fa caldo ed è facile che ci accada come alla "folla" che aveva appena goduto della moltiplicazione dei pani e di Gesù: "abbiamo mangiato, ci siamo saziati". Ma ora sentiamo che non ci basta, tremiamo al pensiero della settimana che ci attende, con le relazioni, gli impegni, la famiglia, il lavoro, la salute.
Siamo avidi e avari insaziabili, che, per San Paolo, è sinonimo di idolatria. Abbiamo fatto immediatamente un idolo di "quei pani" e di Colui che ce li aveva dati. E' successo che "non abbiamo seguito il Signore perché abbiamo visto i segni", ma per riempire la pancia, e siamo rimasti schiacciati nella folla anonima, confusi nei pensieri e nei desideri mondani, perdendo la nostra identità.
Sì, anche i doni di Dio possono corrompersi e corromperci. I segni non sono il senso della nostra vita, indicano il cammino per scoprirlo e accoglierlo. Fare del matrimonio, dei figli, dell'essere prete, della missione, degli amici, del fidanzato, dello studio, del lavoro, il fine e il centro della nostra vita, significa strumentalizzare e pervertire le opere di Dio. Significa idolatrare un segno a scapito del significato.
Esattamente come fecero gli interlocutori di Gesù, che avevano maturato un’esperienza inossidabile