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martedì 31 marzo 2015

Giubileo, l’ 11 aprile la lettura della Bolla

31/03/2015 

Il rito della pubblicazione prevede la lettura di alcuni brani davanti alla Porta Santa. Poi il Papa presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia

Redazione Roma

San Giovanni Paolo II e la Porta Santa nel 2000Dopo il primo annuncio del prossimo Anno Santo straordinario, comunicato da papa Francesco il 13 marzo scorso nel secondo anniversario della sua elezione, il Pontefice procederà all'indizione ufficiale del Giubileo della Misericordia con la pubblicazione della Bolla d'Indizione sabato 11 aprile, alle ore 17.30 nella Basilica di San Pietro. Il rito della pubblicazione - informa la sala stampa della Santa Sede - prevede la lettura di alcuni brani della Bolla  davanti alla Porta Santa della Basilica Vaticana. Successivamente, papa Francesco presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, sottolineando con ciò in maniera peculiare quello che sarà il tema fondamentale dell'Anno Santo straordinario: la Misericordia di Dio.

La Bolla d'Indizione di un giubileo, specie nel caso di un Anno Santo straordinario, oltre a indicarne i tempi, con le date di apertura e di chiusura, e le modalità principali di svolgimento, costituisce il documento fondamentale per riconoscere lo spirito con cui viene indetto, le intenzioni e i frutti sperati dal Pontefice che lo indice per la Chiesa. Nel caso degli ultimi due Anni Santi straordinari, 1933 e 1983, la Bolla di Indizione fu pubblicata in occasione della solennità dell'Epifania. Per il prossimo Anno Santo straordinario, anche la scelta dell' occasione in cui avverrà la pubblicazione della Bolla manifesta chiaramente l'attenzione particolare di papa Francesco al tema della Misericordia.

La Via Crucis dei cristiani Dodicesima stazione: Shahzad e Shama (Pakistan)

31-03-2015                                            
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Shahzad e Shama MasihDopo averli torturati per due giorni, il 2 novembre 2014 una folla di 500-600 persone ha spinto in una fornace due giovani sposi cristiani - Shahzad e Shama Masih - e li ha bruciati vivi. La violenza si è scatenata quando alcune persone dagli altoparlanti di una moschea hanno diffuso la falsa notizia che la coppia aveva dissacrato il Corano bruciandone alcune pagine. Shama, la moglie, era incinta. La coppia lascia orfani quattro bambini.
Domenica 15 marzo due attentati suicidi hanno colpito due chiese in un sobborgo di Lahore. L’intenzione di arrecare il massimo danno è evidente. In quel momento le chiese, vicine una all’altra, e i loro dintorni erano gremiti di fedeli convenuti per partecipare alla messa. Il bilancio di 17 morti e 70 feriti sarebbe stato ben più grave se uno dei vigilanti all’ingresso delle chiese, resosi conto del pericolo,  non avesse fermato uno degli attentatori abbracciandolo e impedendogli così di entrare mentre si faceva esplodere: un atto di eroismo che gli è costato la vita. Nel settembre del 2013 a Peshawar due attentatori suicidi all’uscita dalla messa della domenica avevano ucciso più di 80 persone ferendone 120.
I Cristiani pakistani non solo sono minacciati dai terroristi, ma anche da una parte della popolazione, che ne subisce l’influenza. Mancano inoltre di adeguate tutele da parte dalle autorità, quando non sono le stesse forze dell’ordine a infierire su di loro. Il 5 marzo un giovane cristiano di Lahore è stato torturato per una notte intera dalla polizia ed è deceduto per le violenze subite. Il suo cadavere è stato poi gettato davanti alla porta dei suoi genitori la mattina successiva. Era stato arrestato nell’ambito di una inchiesta per un furto di cui sua madre era stata accusata e di cui lei continua a proclamarsi innocente.

lunedì 30 marzo 2015

«Lo vuole il Papa». Il docu-film sugli ebrei accolti nei conventi

28/03/2015

Mercoledì 1 aprile alle 21.10 su Tv2000 le storie, le testimonianze e i documenti sull'invito che giunse dal Vaticano perché i monasteri di clausura romani si aprissero per chi fuggiva dai nazi-fascisti

ANDREA TORNIELLI Roma

Un gruppo di suore«Lo vuole il Papa». Un invito, più che un ordine vero e proprio. Ma un invito significativo, che può essere fatto risalire direttamente a Pio XII: quello di togliere la clausura ai conventi romani perché vi fossero accolti ebrei e altri perseguitati in fuga dai nazisti. È la storia che racconta il docu-film curato da Antonello Carvigiani, in onda mercoledì 1 aprile in prima serata su Tv2000.  Lo spettatore non si trova di fronte al solito documentario, ma una storia che grazie a una colonna sonora coinvolgente, una fotografia e una regia curatissime (opera di Andrea Tramontano) lo «trasporta» dentro quattro dei conventi che nei terribili mesi successivi all'armistizio e fino alla Liberazione, accolsero i rifugiati.

La trama del docu-film non è la voce narrante,  ma sono piuttosto le immagini e le testimonianze dalla viva voce di due sopravvissuti,  all'epoca ragazzi, e soprattutto di alcune suore di clausura che hanno ascoltato dalle consorelle di allora quanto era accaduto. Al centro di «Lo vuole il Papa», non ci sono solo le testimonianze orali. La scelta del curatore si è concentrata sul monastero dei SS Quattro Coronati, del monastero di Santa Susanna, del monastero di Santa Maria dei Sette Dolori e della comunità dell'Istituto di Maria Bambina perché tra queste mura si conservano ancora diari e cronache manoscritte da coloro che ne furono le protagoniste. Tutte attestano che l'opera di carità, l'accoglienza dei perseguitati, avvenne su invito dei superiori. Le testimonianze scritte e orali fanno più volte

Cattolici, cioè mai zitti. Se ce ne staremo belli e compiti, il mondo diventerà peggio della giungla nera

di Pippo Corigliano

Cattolici, cioè mai zitti.<br>Se ce ne staremo belli e compiti, il mondò diventerà peggio della giungla neraNon è giusta la litigiosità all’interno dell’ambiente cattolico perché è in contraddizione con il messaggio di Gesù che ha pregato perché tutti siano uno come Egli nel Padre e il Padre in Lui, e ha indicato nella misericordia ciò che ci fa simili al Padre, addirittura “perfetti” (Mt,5).
Queste motivazioni non sono applicabili all’aperta critica che i cristiani hanno il dovere di esercitare verso la cultura dominante sentimental-pagana. Si dice giustamente che non bisogna “alzare la voce”, che bisogna essere convincenti verso chi non crede, e non solo per chi già crede: il che è vero quando si discorre sul piano culturale. Ma quando si è sul piano politico, di formulazioni di leggi che hanno incidenza sui costumi di vita, il discorso cambia. Se i cattolici restano zitti e cortesi la società diventerà selvaggia più della giungla più nera.
Quanti cattolici hanno votato a favore del divorzio perché non si può imporre l’indissolubilità a tutti? Una delicatezza fuori luogo che ha portato ad una svalutazione del matrimonio e ha aperto la strada all’aborto e al resto. Ora c’è chi vuole imporre ai minori teorie “gender” fin dalle scuole primarie. I genitori, cristiani o no, devono protestare perché a loro compete questo aspetto formativo.
In materia di educazione, di vita, di famiglia, di libertà di religione occorre reagire politicamente perché non siamo in un salotto ma stiamo determinando le condizioni di vita dei nostri figli. Occorre pregare, parlar chiaro e agire con efficacia.

Quelli che «l'ideologia gender non esiste» E scrivono sui giornali cattolici

di Roberto Marchesini                                                30-03-2015 

Alberto PellaiDa un paio d'anni a questa parte, lo sappiamo, moltissimi genitori hanno avuto un brutto risveglio. Hanno scoperto che, a scuola, i loro figli vengono sottoposti a programmi che diffondono l'ideologia di genere; ovviamente senza il loro consenso (informato ma anche no). Con il pretesto di insegnare il rispetto e combattere il bullismo e le discriminazione, ai bambini viene insegnato che il mondo maschile e femminile sono solo una convenzione, per di più cattiva e pericolosa.
La reazione (tardiva, a mio parere) è stata comunque capillare e pugnace. Un buon segno, da un lato; significa che, a differenza di ciò che accade in altri paesi europei, gli italiani ai loro figli ci tengono. Un cattivo segno, dall'altro; perché la scuola è la linea del Piave, e se un concetto viene insegnato a scuola diventa, in pochi anni, patrimonio di tutto il Paese.
Questa reazione non avrebbe potuto passare inosservata e, soprattutto, indisturbata. Come era probabile, in queste ultime settimane sono arrivate diverse prese di posizione contro le reazioni all'ideologia di genere. Queste prese di posizione ruotano intorno a due affermazioni che ricorrono frequentemente.
1. «L'IDEOLOGIA DI GENERE NON ESISTE»
Il dottor Alberto Pellai, editorialista di Avvenire (clicca qui), ha scritto un post sul suo blog (clicca qui) chiedendo di mobilitarsi contro «l’ideologia di chi è contro l’ideologia del gender», definita «pericolosa e dannosa». Il dottor Pellai

Via Crucis dei cristiani Undicesima stazione: Maiduguri (Nigeria)

di Anna Bono                                  30-03-2015
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Proteste per le ragazze rapiteNell’aprile del 2014 oltre 200 studentesse cristiane, di età tra i 16 e i 18 anni, sono state rapite in un collegio della Nigeria da Boko Haram, il movimento integralista islamico che combatte per imporre la legge coranica nel paese. Poche settimane dopo il sequestro è stato diffuso un video che le mostrava ricoperte dal niqab, il velo islamico.

Il leader del gruppo, Abubakar Shekau, sosteneva nel video che si erano tutte convertite all’islam e che sarebbero state maritate a dei combattenti o vendute come mogli a degli islamici. Si ritiene che alcune ragazzine vengano usate come bombe umane nei frequenti attentati dinamitardi compiuti da Boko Haram. Ma non si saprà mai il loro destino nè quello delle molte altre donne cristiane rapite nel corso degli anni.
Da agosto Boko Haram controlla un vasto territorio nel nord est del paese: un Califfato che da poco ha giurato fedeltà allo Stato Islamico. Nella diocesi di Maiduguri, che comprende molti dei territori occupati e minacciati dai jihadisti, si contano almeno 50 chiese distrutte, 200 abbandonate, quattro conventi anch’essi chiusi. Oltre metà dei sacerdoti della diocesi sono stati costretti a fuggire. “Gli estremisti – ha raccontato il vescovo di Maiduguri, monsignor Oliver Dashe Doeme – ti puntano la pistola o il coltello e ti dicono che se non ti converti verrai ucciso. Tanti miei fedeli sono stati uccisi per essersi rifiutati”. Molti altri – nell’ordine di migliaia – sono morti uccisi a colpi d’arma da fuoco, trucidati, bruciati vivi durante i raid dei terroristi. Circa metà dei cristiani sono sfollati. Quelli intrappolati nel Califfato vivono nel terrore. “I nostri cristiani – ha detto di recente il responsabile delle comunicazioni della diocesi di Maiduguri – stanno veramente pagando il prezzo della loro fede”. 

domenica 29 marzo 2015

Via Crucis dei cristiani Decima stazione: Bogor (Indonesia)

di Anna Bono                           29-03-2015

In Indonesia la persecuzione contro i cristiani – circa 36 milioni su una popolazione di 255 milioni – si manifesta anche con vessazioni e divieti continui, tra i quali il complesso iter burocratico imposto ai cristiani per la costruzione di edifici religiosi a causa dei quali possono trascorrere anni prima che si ottengano tutte le autorizzazioni. Trattandosi di luoghi di culto, è inoltre necessario il nulla osta dei residenti e del locale gruppo per il dialogo interreligioso.
Nel 2014, per i terzo anno consecutivo, la comunità protestante della Yasmin Church di Bogor è stata costretta a celebrare il Natale senza la propria chiesa perché da anni le autorità, su richiesta della popolazione islamica istigata da gruppi integralisti, ne hanno interrotto la costruzione con il pretesto di irregolarità nei permessi di costruzione. Per niente demoralizzati, i cristiani di Bogor hanno deciso di ritrovarsi all’aperto e in luoghi d’emergenza. Per protesta, inoltre, ogni 15 giorni svolgono i servizi domenicali davanti al palazzo presidenziale nella vicina Giacarta. Nel 2013 e nel 2014 la comunità ha celebrato il Natale sul terreno della chiesa in costruzione in una struttura riparata da un tetto ma priva di mura, mentre centinaia di agenti di polizia  tenevano a bada una folla intenzionata a impedire lo svolgimento delle funzioni.

Molte speranze si ripongono nel presidente Joko Widodo, in carica da ottobre, per le sue dichiarazioni in favore delle minoranze religiose. Ma gli integralisti islamici rappresentano una seria minaccia specialmente in alcune provincie del paese. Sono presi di mira in particolare i musulmani convertiti al Cristianesimo. Nel 2014 più di 30 chiese cristiane di varie denominazioni sono state costrette a chiudere o sono state attaccate.

Passione di Gesù per te, per me, per il mondo

di antonelloiapicca

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1427366779_germanwing2-1280x628Forse mai come quest’anno la Passione di Gesù ci viene incontro per trasfigurare e redimere le nostre insane passioni. Si profila all’orizzonte, infatti, una lunga e difficile stagione nella quale non solo la Chiesa, ma anche ogni persona, in Italia come in ogni altra parte del mondo, saranno sottoposti ad un attacco sempre più violento. Prima ancora dei tagliagole islamici, l’attacco viene dal fuoco amico, dalle Istituzioni che a servizio dell’uomo e della famiglia naturale dovrebbero essere. E invece, proprio come accadde duemila anni fa a Gerusalemme, i “principi” continuano a “congiurare insieme contro il Signore e il suo Messia”. Politica, scuola, cultura, alleati per distruggere il grembo santo della vita, stretti in un’alleanza di ferro sotto la bandiera della passione… La passione della carne, idolatrata e vezzeggiata, patria di ogni nuovo diritto.
Passione coltivata nella teoria-ideologia del gender innanzitutto, che, come affermava il Professor Massimo Gandolfini in una recente intervista, “arriva a parlare di ‘nuovi modi di essere’: vuole cambiare il concetto stesso di essere umano, forgiare una nuova idea di persona, che diventa così qualcosa di costruito, di artificiale, senza nessuna identità e riferimento. L’apparato sessuale biologico sparisce e viene annullato, mentre chiunque combatta queste posizioni viene tacciato di ideologismo o di omofobia”.
E la passione che ne deriva, che punta a legittimare ogni sorta di sentimento elevandolo al rango di

sabato 28 marzo 2015

Questa settimana ognuno di noi sarà a Gerusalemme. Anche chi non se ne renderà conto


dal blog Cantuale Antonianum
Per preparare ragazzi, giovani e meno giovani alla celebrazione della Passione del Signore e alla Settimana Santa, vi consiglio questo video, un filmato che ha vinto il premio di miglior cortometraggio religioso del 2012. Potremmo descriverlo come una parabola: dalla noia alla partecipazione attiva nella liturgia.

L'esperienza liturgica e l'ascolto "partecipativo" della Parola di Dio ti rendono davvero contemporaneo alla vicenda della morte e risurrezione del Signore, e quando ricevi la comunione Cristo compie di nuovo in te l'opera della salvezza realizzata una volta per sempre sulla croce. Il linguaggio cinematografico comunica questo in maniera immediata ed emotivamente convincente. Si può "predicare" anche così: e questo coinvolgente sermone dura solo 5 minuti!

Ecco dunque il film "Domenica delle Palme", in inglese sottotitolato in Italiano. Da non perdere e da far conoscere.

Via Crucis dei cristiani Nona stazione: Sanjeevulu (India)

di Anna Bono                                         28-03-2015 

La famiglia del pastore Sanjeevuluil pastore evangelico Sanjeevulu, guida del gruppo “Amici di Hebron”, è stato il primo di una serie di cristiani vittime dell’intolleranza nel 2014 in India. L’11 gennaio a Vikarabad, nell’Andra Pradesh, quattro uomini si sono presentati a casa sua e lo hanno indotto a uscire in strada sostenendo di voler pregare con lui. Invece lo hanno aggredito infliggendogli sette coltellate e colpendolo con mazze e bastoni. L’uomo è deceduto due giorni dopo. La moglie, accorsa alle sue grida e anch’essa ferita, è sopravvissuta.

I leader cristiani locali hanno organizzato una manifestazione pacifica per chiedere giustizia. Alcuni dei fedeli che vi hanno partecipato sono però stati arrestati. È possibile che l’omicidio fosse premeditato da tempo. Tre mesi prima il pastore aveva infatti subito minacce dai membri di un gruppo fondamentalista indù con i quali aveva avuto una discussione.
Aggressioni, linciaggi, arresti immotivati, attentati a chiese, scuole e a proprietà di cristiani sono realtà quotidiana in India. A perseguitare i Cristiani, meno del 3% della popolazione, sono i fondamentalisti indù, favoriti dall’inazione quando non dalla connivenza delle forze dell’ordine. Dal maggio 2014, con la vittoria elettorale del partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party, i fondamentalisti sono diventati ancora più aggressivi, forti dell’avallo del governo. Un’accusa ricorrente rivolta ai cristiani, che scatena la violenza popolare e legittima arresti e detenzioni, è quella di comprare le conversioni con denaro e di “estorcerle” con attività caritatevoli e assistenziali. Disturba in particolare l’opera di promozione dei cristiani nei confronti dei fuori casta, gli intoccabili dalit, emarginati e discriminati dal sistema induista delle caste. 

Perché la risposta più bella e significativa alla fuga in avanti di Kasper & co viene dall'Inghilterra

Perchè la risposta più bella e significativa alla fuga in avanti di Kasper & co viene dall'InghilterraLe celebrazioni per il 400° anniversario del martirio di san John Ogilvie sj – si legge sul portale della Compagna di Gesù in Italia - sono iniziate la sera di sabato 7 marzo con i vespri solenni nella Chiesa di St. Aloysius a Glasgow. Il giorno seguente il provinciale dei gesuiti, padre Dermot Preston sj, ha celebrato una Messa e nell’omelia ha esortato i presenti a non essere «sonnambuli» nella vita, ma a trarre ispirazione dai sacrifici di persone come san Ogilvie. Quando il martire scozzese fu impiccato a Glasgow il 10 marzo 1615, il suo rosario cadde tra la folla e finì ai piedi di John Eckersdoff, un mercante ungherese calvinista di passaggio in città. L’esperienza lo portò alla conversione.

È bello accostare il ricordo di quella vicenda di fede eroica e dei suoi frutti di conversione a quanto è successo nei giorni scorsi in Inghilterra. Riprendiamo quanto scritto a questo proposito da Marco Tosatti:
«Il Catholic Herald pubblica una petizione di quasi cinquecento preti dell’Inghilterra e del Galles, rivolta ai partecipanti al Sinodo per la famiglia dell’ottobre prossimo che chiede che la dottrina e la pratica pastorale “restino fermamente e inseparabilmente in armonia”.  
I firmatari dicono di attendersi dal Sinodo “una dichiarazione chiara e ferma” che sostenga l’insegnamento

Le multinazionali? Frutto virtuoso del monachesimo benedettino medioevale, culla della nostra civiltà

di Danilo Leonardi
Le multinazionali? Frutto virtuoso del monachesimo benedettino medioevale, culla della nostra civiltàNella sua La rivoluzione commerciale del Medioevo Robert S. Lopez, storico italiano di origine ebraica, naturalizzato statunitense, in seguito alla fuga dall’Italia dopo l’approvazione delle leggi razziali, parlando della potenza commerciale italiana, al suo apice tra XIII e XIV secolo, scrive: “Si estendeva fino all’Inghilterra, alla Russia meridionale, alle oasi del Sahara, all’India e alla Cina. Si trattava del maggior impero economico che il mondo avesse mai conosciuto”.
Come era potuto accadere che gli eredi di Roma, il cui dominio era stato spazzato via dai “barbari” 700 anni prima, fossero capaci di costruire qualcosa di ancora più grande? Qualcosa che avrebbe contagiato e cambiato a poco a poco tutta l’Europa e gettato il seme del progresso in tutte le terre che gli europei avrebbero scoperto di lì a non molto?
Tutto era iniziato quando Benedetto da Norcia, a poca distanza dall’ex capitale dell’impero, fra Subiaco e Montecassino, fondò le sue prime comunità monastiche e scrisse una Regola, che traduceva in pratica il Vangelo, fissando i cardini della vita comunitaria sui concetti di “stabilitas loci” (cioè l’obbligo di risiedere a vita in un solo convento) e “conversatio” (ovvero buona condotta morale, pietà reciproca e obbedienza all’Abate), applicando come via di perfezione l’alternanza di preghiera e lavoro.
Il motto “ora et labora”, vero emblema del monachesimo occidentale, indica una impronta indelebile che le

venerdì 27 marzo 2015

in Testimonium / on 27 marzo 2015 at 09:34 /
Young-man-in-prayer - CopiaTESTIMONIANZA – L’esperienza di André Frossard (1915-1999), figlio del segretario del Partito Comunista Francese, giornalista e scrittore
Mentre spingevo il cancello di ferro del convento io ero ateo. L’ateismo assume molte forme. C’è un ateismo filosofico che assimila Dio alla natura, rifiuta di attribuirgli una personalità propria e cerca ogni soluzione nell’intelligenza umana; niente è Dio, tutto è divino.
L’ateismo scientifico scarta l’ipotesi di Dio e tenta di spiegare il mondo con le sole proprietà della materia di cui non ci si deve chiedere l’origine.
L’ateismo marxista è ancora più radicale: non si limita a negare Dio, ma, se per caso si facesse vivo, lo metterebbe alla porta, poiché la sua presenza inopportuna sarebbe d’ostacolo al libero gioco della volontà umana. Esiste anche un genere di ateismo largamente diffuso, che io conosco bene perché era il mio: l’ateismo stupido.
Questo ateismo non si pone domande. Trova naturale stare una palla di fuoco ricoperta da un sottile involucro fango secco, che ruota a velocità supersonica su se stessa e intorno a una sorta di bomba a

Via Crucis dei cristiani Ottava stazione: Werner Groenewald (Afghanistan)

di Anna Bono                                            27-03-2015

La famiglia GroenewaldLo scorso dicembre a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, i talebani hanno fatto irruzione in casa di Werner Groenewald e lo hanno ucciso insieme ai suoi due figli di 15 e 17 anni. Poi hanno dato fuoco all’abitazione. La moglie di Werner, Hannelie, si è salvata perché in quel momento era al lavoro nell’ospedale in cui presta servizio.

I coniugi Groenewald, cristiani originari del Sudafrica, erano entrambi in Afghanistan dal 2002 per conto della cooperazione internazionale. Ma si era diffusa la voce che in realtà fossero dei missionari incaricati di convertire i musulmani al Cristianesimo. Quello contro Werner è stato l’ultimo di una serie di attentati compiuti nel 2014 contro i cooperanti cristiani che si prodigano per la ricostruzione del paese, accusati dai talebani e sospettati da una parte della popolazione di svolgere opera di proselitismo. originario del Sudafr
L’Afghanistan è forse lo stato più pericoloso per i cooperanti cristiani. La costituzione afghana non riconosce l’esistenza di cittadini cristiani. Nel paese non ci sono chiese. I pochi credenti praticano la fede in assoluto segreto. Essere scoperti a pregare o in possesso di materiali cristiani può costare la vita. Gli afghani che si convertono sono considerati traditori, vengono espulsi dalle loro comunità, rinnegati dagli stessi parenti e non di rado uccisi. Alcuni, per non destare sospetti, continuano a frequentare la moschea.

Ma c’è un cristiano, uno solo, al sicuro: è Rula Ghani, moglie del presidente eletto nel settembre 2014, Ashraf Ghani, che è una cristiana di origine libanese. Porte Aperte, l’associazione internazionale impegnata nella difesa dei cristiani perseguitati, esorta a pregare perché Rula possa far cambiare atteggiamento nei confronti dei cristiani. 

Davanti alla croce di Gesù

di Angelo Busetto                                           27-03-2015 

Caravaggio, L'incredulità di San TommasoIo non ce l’avrei fatta. Non avrei resistito se mi fosse capitato quello che è capitato ai primi discepoli di Gesù. Se avessi dovuto vedere Cristo catturato, imprigionato, percosso, crocifisso, morto. Capisco quelli che sono scappati, Pietro, Andrea, Tommaso. Sono scappati dalla loro stessa paura e dalla disperazione. Come resistere lì a guardare il Maestro percosso e crocifisso? E come resistere alla caduta delle proprie speranze? Il sole oscurato e il mondo diventato tutto nero. Le loro anime sprofondate nel baratro. Solo l’anima paziente e amorosa delle donne poteva resistere. Una donna accoglie il dolore del parto e può resistere al dolore dell’amore offeso e della perdita di un figlio. Una madre, una sorella, un’amica, sanno molto amare e molto patire accanto a chi patisce.
Poi ci sono gli estranei. Quelli stanno appresso proprio perché vogliono vedere. I soldati, abituati a peggio, notano alcuni particolari inediti: la tenerezza dei pochi amici e la strenua tenuta di quell’uomo che non grida disperazione ma invoca Elia, sospira alla Madre e al discepolo e promette l’impossibile al ladrone crocifisso accanto a lui. Il loro capitano resta scosso da quel modo strano di stare in croce, di parlare e respirare; da quel modo unico di morire. Dice il Vangelo: “Vedendolo morire così”. Il centurione che aveva diretto il martirio di tanti uomini crocifissi grida: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio”. Chissà cosa quel romano metteva dentro quella parola, ‘figlio di Dio’. Questo sì avrei voluto vederlo e sentirlo.
E dopo, dopo il sepolcro, quel vuoto assoluto, quel silenzio impossibile, quella paura abissale, quella prostrazione indomabile. Il sabato santo è un giorno nel quale non si può vivere. E’ il giorno del nulla. Gesù non c’è più davanti agli occhi. Non più vivo. Le donne non l’hanno davanti nemmeno morto, nemmeno per piangerlo; non possono nemmeno fare i passi per raggiungerlo al sepolcro, e lavarlo e accarezzarlo e bagnarne il corpo morto con lacrime calde e vive.
E voi, avreste voluto esserci il mattino seguente, il mattino di Pasqua? Gli apostoli non ci sono. Dove sono? Rinchiusi dove? Le donne non vedono l’ora di uscire, a quell’ora impossibile, e non riescono a immaginare come togliere la pietra d’ingresso al sepolcro. Tutto quello che càpita dopo, la pietra rovesciata, il sepolcro vuoto, il grido di disperazione: “Hanno portato via il Signore…”. Voi avreste resistito? Io non avrei voluto esserci. Mi sarebbe scoppiato il cuore: a vedere i panni che l’avvolgevano, ben composti e piegati come se il corpo fosse ancora disteso sulla pietra; a vederlo nel giardino, vivo, che ti chiama per nome come Maria. A vederlo entrare nel cenacolo, d’improvviso a porte chiuse. “Sei tu? Sei veramente tu?”. Io mi sarei detto che ero diventato matto, che avevo le traveggole, che mi stava venendo una malattia e dovevo ricoverarmi.
Il Signore ha avuto pietà di me e mi ha fatto vivere in un altro tempo. Quando tutto quello che è già accaduto, arriva a me non nell’immediatezza della visione, ma nel gesto materno della Chiesa, nella pietà della liturgia, nella fede dei suoi nuovi amici, nella carità del tempo

giovedì 26 marzo 2015

Müller: la Chiesa non è un parlamento

di Matteo Matzuzzi                                   26-03-2015 

Vescovi tedeschi   "Delegare alcune decisioni dottrinali o disciplinari sul matrimonio o la famiglia alle conferenze episcopali è un'idea assolutamente anticattolica". Sono parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in un'intervista al settimanale francese Famille Chrétienne.  "Un'idea assolutamente anticattolica che non rispetta la cattolicità della Chiesa", ha aggiunto il porporato tedesco, che ha ribadito come le conferenze episcopali abbiano sì autorità su determinate questioni, "ma non costituiscono un magistero affiancato a un Magistero, senza il Papa e la comunione con tutti i vescovi".
Müller entra anche nella polemica con il confratello e connazionale Reinhard Marx, il capo dell'episcopato tedesco che qualche settimana fa aveva affermato che la chiesa tedesca "non è una filiale di Roma" e che a prescindere dalla piega che prenderà il Sinodo ordinario di ottobre, a Berlino andranno avanti per conto loro. Frase, questa, che aveva portato il cardinale Paul Josef Cordes, già presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, a inviare una lunga lettera al Tagespost in cui aveva bollato come "chiacchiere da bar" le parole di Marx, denunciando altresì il ritorno di una "eccitazione antiromana con forza centrifuga alle latitudini settentrionali". Una posizione, quella del presidente della conferenza episcopale tedesca, che Cordes definiva senza troppe perifrasi "altamente distruttiva per l'unità della fede". E Müller concorda: "Questo genere di posizioni rischia di risvegliare una certa polarizzazione tra le chiese locali e la Chiesa universale, superata sia dal Concilio Vaticano I sia dal Vaticano II". Il grande rischio, ha chiosato il prefetto

Carissima Laura Boldrini, si rallegri! Lettera alla Presidentessa della Camera, donna e madre, prima di tutto

di antonelloiapicca


Benvenuta-sinistraCarissima Presidentessa Boldrini,
Le scrivo perché ho un annuncio importantissimo e urgente da recapitarLe: Laura, – mi permette di rivolgermi così direttamente, vero? – si “rallegri”, perché la Grazia di Dio è pronta a riversarsi su di Lei. No, per favore, non mi prenda per pazzo, abbia la cortesia di seguirmi un momento, è importante mi creda.
Oggi per la Chiesa Cattolica è giorno di festa. Si celebra, infatti, l’Annunciazione del Signore, per fare memoria dell’evento con il quale Dio si è fatto carne. Un mistero da togliere il fiato; è difficile pensare che Dio, l’Onnipotente, il Creatore, il Totalmente Altro possa rimpicciolirsi al punto di diventare un uomo in tutto identico a noi, eccetto ovviamente il peccato.
Seguendo da tempo la sua attività e con estrema attenzione le sue dichiarazioni, ho sentito che era giunto il momento di vestire per un attimo i panni dell’angelo e bussare alla sua porta, proprio come fece Gabriele quel giorno di poco più di 2000 anni fa. Mi perdonerà vero?, ma sono persuaso che anche una Presidentessa della Camera ha bisogno, tra tante comunicazioni e impegni istituzionali, prendersi cinque minuti per ascoltare un annuncio che ha a che vedere con la sua vita, che non inizia e non termina nel ruolo che riveste.
Oops, ho già toccato il cuore dell’annuncio… “Si rallegri” Laura! Sì, si lasci colmare di gioia perché Laura è amata infinitamente da Dio così come è, molto prima d’essere Presidentessa della Camera dei Deputati. Laura Boldrini è un riverbero dell’eterna e infinita bellezza di Dio, un suo frammento unico e irripetibile, pensata così ancor prima di apparire nel grembo di sua madre. Con quegli occhi, con quella bocca, con

mercoledì 25 marzo 2015

Sesta stazione: Douglas Ochwodho (Kenya)

di Anna Bono                                                25-03-2015

Gli ShabaabQuando i terroristi al Shabaab hanno incominciato a sparare, Douglas Ochwodho si è finto morto. È stato così l’unico a salvarsi dei 29 cristiani – oltre a lui, 19 uomini e nove donne – che viaggiavano con altre 30 persone su un pullman attaccato nel novembre del 2014 nel nord del Kenya.

«Erano una decina, pesantemente armati – ha raccontato un altro superstite, un islamico – quando ci hanno fatti scendere, hanno ordinato a tutti di leggere alcuni versi del Corano in arabo. A quelli che non sono stati capaci di farlo hanno ingiunto di stendersi per terra e poi li hanno uccisi sparando loro in testa a bruciapelo».

Anche un anno prima, durante l’assalto a un centro commerciale della capitale Nairobi, i terroristi al Shabaab avevano individuato i musulmani facendo recitare alla gente presa in ostaggio versi del Corano e preghiere in arabo e li avevano fatti uscire sani e salvi dall’edificio. Le vittime erano state 67. Nel 2014 sono morti in questo modo, individuati come cristiani e per questo uccisi, 36 operai di un cantiere, 48 abitanti di una cittadina e 15 residenti di due villaggi in cui sono state anche rapite 12 donne. Per la prima volta in Kenya, nell’agosto del 2014, gli al Shabaab hanno sequestrato e decapitato un cristiano.
Gli al Shabaab, autori delle stragi contro i Cristiani in Kenya, sono un gruppo di integralisti islamici legato ad al Qaida, fondato nel 2006 nella vicina Somalia. Attivi anche in Kenya, dove inoltre da anni reclutano giovani leve tra la popolazione musulmana, dal 2011 hanno intensificato gli attentati, concentrandosi sempre più sui Cristiani. Quasi sempre, per inefficienza e scarsa motivazione da parte delle autorità, i colpevoli  restano impuniti.

Il Vangelo della Vita, venti anni di tradimenti

di Riccardo Cascioli                                25-03-2015 


Giovanni Paolo II con bambinoDimenticata non si può dire che lo sia: di momenti di preghiera e riflessione ne sono stati promossi diversi in questi giorni, l’ultimo ieri sera nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Eppure rileggendo le parole fortissime dell’enciclica Evangelium Vitae, firmata da san Giovanni Paolo II esattamente venti anni fa, il 25 marzo 1995, si ha l’impressione di una sproporzione tra ciò a cui chiama questa enciclica e ciò che effettivamente ne è scaturito in questi due decenni.
Come ha ricordato nei giorni scorsi Avvenire, san Giovanni Paolo II attribuiva a questa enciclica un’importanza capitale, voleva che fosse per la fine del XX secolo ciò che la Rerum Novarum di Leone XIII aveva rappresentato per la fine del XIX secolo. Non per niente iniziava così: «Il Vangelo della Vita sta al cuore del messaggio di Gesù». Giovanni Paolo II avvertiva che le minacce alla sacralità della vita si andavano moltiplicando in modo impressionante: «Alle antiche dolorose piaghe della miseria, della fame, delle malattie endemiche, della violenza e delle guerre, se ne aggiungono altre, dalle modalità inedite e dalle dimensioni inquietanti», si legge nell’enciclica: contraccezione, aborto, eutanasia, suicidio volontario, mutilazioni, torture, genocidi, sono i tanti nomi dell’offesa alla dignità della vita. Proprio per l’importanza che san Giovanni Paolo II dava a questa enciclica, la sua elaborazione – ricorda ancora Avvenire – fu piuttosto lunga, almeno quattro anni.
Il Papa aveva grande consapevolezza di cosa stesse operando nel mondo: l’elaborazione della Evangelium Vitae cominciò

martedì 24 marzo 2015

Religiose a Bolzano: «Prima o poi arriveremo senz’altro a vedere una donna che dice la Messa»

da Alto Adige, di Alan Conti
Religiose a Bolzano: «prima o poi arriveremo senz’altro a vedere una donna che dice la Messa»BOLZANO. La Chiesa è donna. Perchè ne è fondamento e componente essenziale. La modernità, però, bussa alla porta delle Cattedrali e pretende qualcosa di più: un ruolo diverso per la componente femminile del mondo cattolico. Più forte, più rappresentativo o anche semplicemente più determinante nell’indicare la strada.
Nel magma dei temi forti che il sinodo diocesano ha messo sul tavolo del futuro della chiesa altoatesina questo dal riflesso rosa è di certo tra i più sentiti e discussi. Sono le stesse donne a portarlo in primo piano assieme a una riflessione sulla capacità di avvicinare bambini e giovani: quasi un lampo di natura materna. Se ne parla, dunque, tra i padiglioni della Fiera durante il Forum organizzato ieri per tutta la giornata. Una manifestazione strutturata attorni a tavoli e stand tematici, dialoghi aperti e dibattiti. La fede, la liturgia, il sacerdote del futuro, la pastorale e le parrocchie sono gli argomenti discussi da tutto il mondo cattolico: dal vescovo Ivo Muser fino al diacono di periferia passando per suore,. frati e semplici fedeli.
«Chiariamo subito che certe decisioni non possono essere competenza del nostro sinodo territoriale - le

Quinta stazione: i cristiani di Ko Hai (Laos)

di Anna Bono                                                    24-03-2015 

Laos I cristiani di Ko HaiL'idea nasce nella diocesi di Ivrea: una Via Crucis dedicata ai cristiani perseguitati nel mondo, in cui ogni stazione corrisponde a un caso, a una comunità cristiana colpita, a un Paese. E noi vogliamo riprendere questa idea e proporre ogni giorno, fino al Venerdì Santo, una storia di un cristiano o di un gruppo di cristiani. Una storia di persecuzione, ma anche di testimonianza di fede. Perché così sperimentiamo la comunione con i nostri fratelli, possiamo pregare per loro e anche imparare da loro a vivere la fede nelle circostanze che Dio ci dona; e desiderare la nostra conversione più di ogni altra cosa.

In Laos, nell’estate del 2014, sei famiglie cristiane di etnia Hmong, circa 25 persone tra adulti e bambini, sono state costrette a forza a lasciare il loro villaggio, Ko Hai. Senza più casa e mezzi di sussistenza, partite con quel poco di indumenti e supellettili che hanno potuto mettere insieme e trasportare, da allora hanno trovato provvisoria accoglienza in un altro villaggio del loro stesso distretto. Le sei famiglie si sono inimicate il resto della comunità per il loro persistente rifiuto di tornare alla religione tradizionale, animista, praticata dalla maggior parte degli abitanti di Ko Hai e dei dintorni.

I capi del loro villaggio, con il sostegno delle autorità locali, a luglio avevano arrestato due di loro e, in carcere, avevano

Perché non ci sono piu i (bravi) "ragazzi" di una volta

di Rino Cammilleri                                    24-03-2015 

La locandina del film RamboAncora non si conosce il movente del duplice omicidio di Pordenone, ma non è di questo che vogliamo parlare oggi. Quel che colpisce è il quasi unanime incipit degli articoli che riguardano il caso. Praticamente non c’è giornalista che non si sia riferito ai due uccisi parlando di loro come “ragazzi”. E pure «bravi ragazzi», intendendo che la coppia conduceva una vita normale e priva di rilievo penale. Tutto vero e, finora, confermato. Ma è quel “ragazzi” che colpisce e fa riflettere.
Lui, pugliese, aveva 29 anni; lei, siciliana, 30. Due “ragazzi” meridionaliandati a Nord a cercare fortuna e realizzazione. Lui, stipendio garantito dall’esercito (caporale o sergente), arrotondava come “bello” professionista nelle serate di addio al nubilato e alle Feste della Donna. Aveva anche vinto certi concorsi di bellezza. Qualcuno insinua che non disdegnasse il ruolo, quando capitava, di gigolò, ma sono solo voci. Un altro arrotondamento gli veniva dal fare, sembra, l’addetto alla sicurezza in una discoteca. Tutti i giorni, tutti, si faceva i muscoli sollevando pesi in palestra. Ci si potrebbe chiedere: ma quando trovava il tempo di fare il sottufficiale? Oppure: la legge consente agli impiegati pubblici di svolgere altri lavori? Ma qui si entra nel moralismo e, tutto sommato, non ci interessa.
Anche la sua convivente aveva un secondo lavoro (il primo era in una società assicuratrice) come ragazza-immagine: col nome d’arte di Greta faceva la cubista danzando attorno al classico palo metallico nei locali notturni. Magari avevano lasciato il Sud con la speranza di far carriera nel mondo dello spettacolo, ma in un posto come Pordenone le probabilità che

Serve un utero in affitto per bambino su misura? Sfoglia il catalogo e scegli la tariffa che vuoi

di Tommaso Scandroglio                       24-03-2015 

Il sito della Biotex con i prezzi per la fecondazine artificialeQuesto è il tempo in cui si programmano le vacanze. Allora cosa fai? Vai in internet, scegli la località, il tipo di soggiorno ed inizi a destreggiarti tra offerte, sconti, pacchetti e promozioni. Stessa operazione devi compiere oggi se vuoi un bambino. I vecchi rapporti analogici-amorosi sotto le coperte sono anticaglia rispetto al digitale procreativo che avanza.
E allora vai sul sito della BioTexCom – Center for Human Reproduction consede a Kiev in Ucraina e scegli dal catalogo on line il tipo di fecondazione artificiale che vuoi fare. Ti orienti sull’eterologa che va tanto di moda? Allora clicca la pagina “Servizi e costi” e troverai sotto la voce “Offerta speciale” il prodotto scelto: un bel bambino che si tiene i piedini con le mani imballato sotto l’etichetta “Successo assicurato”. É come spargere i semi di un prato all’inglese che sulla scatola di semente appare verdissimo e folto, ma a poi a te viene una schifezza. Tranquillizzati, ci dice il sito, a te non capiterà. Infatti avrai a disposizione a soli 9.900 euro un «numero illimitato di tentativi e rimborso dei soldi in caso di fallimento». É la Zalando dei bebè. Meglio del Folletto che se non ti piace lo puoi restituire.
Per gli straccioni che non si possono permettere una Fivet di lusso e al figlio tengono sì, ma un po’ di meno rispetto ad una crociera ai Caraibi, c’è l’eterologa da discount a solo 6.900 euro con soli due tentativi. Scontatissimo per i clochard della provetta c’è infine il pacchetto “Economico”: 4.900 euro per un unico tentativo. O la va o la spacca, come sul tavolo verde del casinò di Campione d’Italia. A meno la BioTexCom ci perderebbe e verrebbe presa per la Caritas, siamo onesti. Ovvio che i figli della provetta di seconda classe varranno sul mercato e forse nella vita un po’ di meno di quelli che

lunedì 23 marzo 2015

Il matrimonio gay s'avvicina È ora di scendere in piazza

di Alfredo Mantovano                                   23-03-2015

Matrimonio gayIl 17 marzo, mentre l’attenzione mediatica era concentrata sul “divorzio breve”, in Commissione Giustizia al Senato la sen. Cirinnà ha depositato il nuovo testo base “regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”.
Nel resoconto della Commissione si legge che la ridefinizione dell’articolato è avvenuta “anche tenendo conto delle risultanze emerse nel corso delle audizioni”: esso è quindi il testo col quale confrontarsi, nonostante nelle stesse ore senatori di Forza Italia abbiano depositato un proprio testo alternativo (per il cui esame si rinvia a breve). Da una prima lettura del “nuovo Cirinnà” emerge che le audizioni di cui la relatrice sembra aver “tenuto conto” paiono essere solo quelle delle associazioni Lgbt: la stesura attuale è, se possibile, più propensa della precedente, risalente al luglio 2014, ad attribuire alle “unioni civili” un regime sovrapponibile a quello della famiglia fondata sul matrimonio. Resta infatti la distinzione fra la disciplina delle “unioni civili”, espressione che nel testo viene riferita esclusivamente alle unioni fra persone dello stesso sesso, e disciplina delle “convivenze”, che è invece un regime light fruibile indifferentemente fra persone dello stesso o di diverso sesso.
Confrontando il nuovo testo con il precedente, la novità sostanziale è costituita dalla estensione alla parte dell’“unione

Il Papa parla con giovani di nozze e dei silenzi di Dio


(©Reuters)
(©Reuters) Il cuore di Napoli per Francesco

Sul lungomare Caracciolo ultimo appuntamento prima di tornare a Roma: la teoria del gender, i matrimoni senza fede, il sinodo sulla famiglia. E scherza con una 95enne: «Lei ha quell'età? E io sono Napoleone»

iacopo scaramuzzi inviato a napoli

Il cuore di Napoli per Francesco«Scusate se sono seduto, ma sono stanco… ma voi napoletani, eh? Mi fate muovere!». Ultimo appuntamento di una giornata molto intensa per Papa Francesco a Napoli. Prima di riprendere l’elicottero che per le 19 lo riporta in Vaticano, Jorge Mario Bergoglio si ferma sul lungomare Caracciolo per incontrare i giovani del capoluogo campano. Mette da parte il discorso preparato e risponde a tre domande – poste da una ragazza, da un’anziana e da una coppia di sposi – sui temi più disparati, dalle nozze alla crisi della famiglia, dalla teoria del gender ai silenzi di Dio.

«Il nostro Dio è il Dio delle parole, dei gesti, dei silenzi», ha detto il Papa ad una ragazza che gli aveva chiesto ragione del dolore innocente che c’è nel mondo. «Il più grande silenzio di Dio è la croce: Gesù ha sentito il silenzio del padre fino a chiamarlo abbandono: “Padre perché mi hai abbandonato?” E poi è successo quel miracolo, quella parola, quel gesto grandioso che è stata la risurrezione. Ma il nostro Dio è anche Dio dei silenzi, e sono silenzi che non puoi spiegare se non parli con il crocifisso. Per esempio, perché soffrono i bambini? Come mi spieghi questo? Dove trovi una parola di Dio che lo spieghi? E' uno dei grandi silenzi di Dio. Il silenzio di Dio non dico che si possa capire, possiamo avvicinarci guardando il Cristo crocifisso, Cristo che muore, Cristo abbandonato. E’ questa la verità», ha proseguito il Papa. «Io non posso ingannarti dicendo: andrà tutto bene, sarai felice, avrai una buona fortuna, soldi. No, il nostro Dio fa anche i silenzi. Parole, gesti e silenzi, queste tre cose devi unirle nella tua vita. Questo mi viene da dirti: scusami, non ho un'altra ricetta».

Il Papa ha poi risposto a Erminia, una vedova di 95 anni che ha trovato il sostegno di una «comunità cristiana», iniziando da una battuta: «Si accomodi… perché quando io sento dire che lei ha 95 anni, ho voglia di dirle: se lei ha 95 anni, io sono Napoleone!». Il Papa ha ripreso il concetto di «cultura dello scarto», evocato dalla signora, denunciando lo scarto di anziani e bambini nella

Terza stazione: Asia Bibi (Pakistan)

di Anna Bono                                                        22-03-2015

Asia BibiQuando nel 2009 la polizia è andata a prenderla, Asia Bibi, giovane cristiana cattolica madre di cinque figli, subito non ha capito. Aveva avuto una discussione con delle compagne di lavoro musulmane, niente di serio, così credeva. Invece loro l’avevano denunciata, accusandola di aver detto parole offensive contro Maometto: un’accusa gravissima in Pakistan, dove Asia vive e dove la legge punisce la blasfemia – offendere la fede con parole e azioni – anche con la pena di morte.

Nel 2010 Asia è stata condannata a morte mediante impiccagione. Nel 2014 la sentenza è stata confermata in secondo grado. Si attende ora l’esito del ricorso presso la Corte Suprema, terzo e ultimo grado di giudizio. Dal 2009 Asia è in prigione. Il giudice Naveed Iqbal, che per primo l’ha condannata, un giorno le ha fatto visita per offrirle la revoca della sentenza, a condizione che si convertisse all’islam. «Io l’ho ringraziato di cuore per la sua proposta – racconta Asia – ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana. Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto – credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui».
In Pakistan il 97% della popolazione è musulmana. Piccola minoranza discriminata, mal vista e isolata, i cristiani vivono nell’angoscia di una accusa di blasfemia, facile pretesto spesso usato per vendetta, dispetto, ritorsione e come arma in conflitti di interesse. Per aver chiesto l’abrogazione della legge sulla blasfemia o almeno una riduzione delle pene previste, nel 2011 il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il ministro delle minoranze, il leader cattolico Shahbaz Bhatti, sono stati assassinati a pochi mesi uno dall’altro. 

domenica 22 marzo 2015

Chi ha paura del cardinale Burke?

di Andrea Zambrano                                       22-03-2015 

Cardinale BurkeSarà colpa dell’ubriacatura e conseguente scottatura quirinalizia, ma Pierluigi Castagnetti sembra uno di quei bambini che si armano di bastone di cartone e iniziano a minacciare di conquistare il Mar dei Caraibi. «Il cardinal Burke? Un pericolo». «Il dibattito nella Chiesa sulla comunione ai divorziati risposati? Un pericoloso precedente». Insomma, abituato a dare lezioni in quanto unto dal Dossetti pensiero, Castagnetti, una volta in pensione, si è ritirato ai giardinetti e non potendo più utilizzare le colonne dei giornali si accontenta di quel che passa il convento: così da Facebook pontifica contro il cardinale reo di girare l’Italia «per fare conferenze contro le tesi del Card. Kasper (in effetti contro Papa Francesco) sul tema della famiglia».
Prima vigliaccata: l’equazione "Contra Kasper, ergo contra Papa Francesco" è arbitraria e strumentale dato che Burke ha sempre ribadito come l’ultima parola spetti al Papa guardandosi bene dall’accostare le tesi di Kasper ad una accondiscendenza del Papa, ancora tutta da dimostrare. Secondo: Castagnetti dice che Kasper parla di famiglia, quando invece il tema toccato nello specifico dal porporato americano è proprio la comunione ai divorziati risposati. Insomma, una dissimulazione tipica di quei cattolici che per non obbedire alla dottrina cercano ogni appiglio possibile pur di portare acqua al loro mulino, in questo caso squisitamente politico.

D’altra parte Castagnetti dice questo perché Burke è arrivato nel Nord Italia e ha toccato 4 città: Biella, Piacenza, Verona

sabato 21 marzo 2015

Seconda stazione: Kim Sang-Hwa (Corea del Nord)

di Anna Bono                              21-03-2015
Kim Sang-Hwa è la figlia del capo di una chiesa clandestina della Corea del Nord. Ha saputo che i suoi genitori erano cristiani quando, all’età di 12 anni, ha scoperto per caso una Bibbia in un cassetto nascosto. «Incominciai a tremare – racconta – ero terrorizzata. La scoperta poteva costarmi la vita. Che cosa dovevo fare, mi domandavo. Dovevo parlare con il mio insegnante? Oppure andare dal funzionario di sicurezza? Rimisi la Bibbia al suo posto e per 15 giorni non feci che pensarci. Sapevo che era mio dovere denunciare il libro illegale. Ma d’altra parte si trattava della mia famiglia».

Corea del NordAlla fine Kim ne ha parlato con suo padre. Così ha scoperto di essere cristiana. I suoi genitori e suo nonno da allora le hanno fatto leggere la Bibbia e le hanno insegnato a pregare, raccomandandole sempre di non parlarne con nessuno. «Pregavamo bisbigliando per timore che qualcuno sentisse. Neanche i miei fratelli maggiori sapevano la verità». Qualche volta si riunivano con altri fedeli per pregare e leggere la Bibbia insieme, ma sempre con la paura che agli incontri partecipassero delle spie. Adesso Kim vive nella Corea del Sud. È riuscita a fuggire, è libera, ma al prezzo di essere separata per sempre dal resto della sua famiglia.
La Corea del Nord è il paese in cui i cristiani subiscono le persecuzioni più estreme. Il regime comunista di Kim Jong-Un proibisce qualsiasi pratica religiosa, persino pregare e leggere testi sacri da soli, in privato. La minima infrazione è punita con torture, reclusione per anni o a vita in carcere o nei campi di lavoro e, nei casi ritenuti più gravi, con la morte. Circa un terzo dei coreani detenuti attualmente nei terribili campi di lavoro del regime sono cristiani: da 50.000 a 70.000 persone colpevoli solo di credere in Dio.

Quel telo misterioso che restituisce sbalorditive informazioni 3d. E che nessuno ancora sa imitare

di Andrea Tornielli

Quel telo misterioso che restituisce sbalorditive informazioni 3D. E che nessuno ancora sa imitareIn previsione della nuova ostensione della Sindone, che vedrà tra i pellegrini in visita anche Papa Francesco, si riaccendono i riflettori su quella che viene considerata una delle più importanti icone o reliquie della Passione di Gesù. Mentre rimane avvolta nell'oscurità la storia del telo e mancano testimonianze sicure che ne attestino l'esistenza prima del periodo medioevale, rimane tutt'oggi inspiegabile la formazione dell'immagine: nessuno finora è riuscito a riprodurla in modo soddisfacente. Come spiega a Vatican Insider il professor Nello Balossino, docente dell'Università di Torino ed esperto di elaborazione dell'immagine, la Sindone contiene in sé «informazioni tridimensionali».
Si ripete spesso che l'immagine sindonica si comporta come un negativo fotografico. È vero?
« Dal punto di vista della formazione, un’immagine è il frutto dell’interazione dell’energia luminosa, proveniente da una scena, con il sistema di acquisizione. È però  solo registrata l’intensità luminosa e non la fase in cui è codificata la profondità: un negativo fotografico non possiede pertanto l’informazione tridimensionale. L’immagine della Sindone si comporta come un negativo fotografico per quanto riguarda i chiaroscuri invertivi e la spazialità, ma non è un negativo nel senso dell’accezione fotografica. Si tratta infatti di una rappresentazione in cui sono rilevabili evidenti sfumature cromatiche, tendenti al rosso, che modellano un corpo nel rispetto della morfometria: è il contenuto tridimensionale. L’applicazione dell’inversione di intensità e della specularità permettono di ottenere la figura come se la si osservasse  nella realtà, conservando l’aspetto del rilievo».
Dunque la Sindone si comporta come un particolare negativo fotografico...
«Come già detto, il negativo fotografico tradizionale non riproduce informazioni tridimensionali. L'immagine sindonica, invece, possiede queste informazioni, codificate in  una serie di sfumature. In altre parole ci troviamo di fronte a un'immagine frutto di un processo di formazione 3D, che non è ancora spiegato e simulato nella pratica per ottenere immagini simil-sindoniche. La differenza di tonalità tra i valori chiari e quelli scuri dell’immagine è talmente bassa che l'occhio riesce a percepire soltanto le fattezze di un volto umano nella sua globalità, mentre i particolari non sono facilmente individuabili. L'immagine ci presenta infatti un volto con una distribuzione di luminosità che è esattamente all'opposto di ciò che percepiamo nella realtà, con le parti più sporgenti più scure di quelle più incavate. Il processo di inversione rende visibile il volto di un uomo come in un’osservazione reale».
Per riprodurla che cosa bisognerebbe fare?
«Ho esaminato i vari tentativi di coloro che hanno cercato, con diverse tecniche, di riprodurre la Sindone di Torino. In nessun caso le immagini ottenute persistevano nel tempo, contenevano le informazioni tridimensionali sindoniche e le caratteristiche proprie dell'immagine quali la superficialità delle variazione cromatica delle fibre di lino e la loro integrità. Queste particolarità rendono certamente più ardua la spiegazione che attribuisce l'immagine sul telo sindonico ad un falsario medioevale».

venerdì 20 marzo 2015

Via Crucis dei cristiani nel mondo. Un cammino per noi

di Anna Bono                                        20-03-2015 

Cristiani perseguitati in IraqL'idea nasce nella diocesi di Ivrea: una Via Crucis dedicata ai cristiani perseguitati nel mondo, in cui ogni stazione corrisponde a un caso, a una comunità cristiana colpita, a un Paese. E noi vogliamo riprendere questa idea e proporre da oggi al Venerdì Santo, ogni giorno, una storia di un cristiano o di un gruppo di cristiani. Una storia di persecuzione, ma anche di testimonianza di fede. Perché così sperimentiamo la comunione con i nostri fratelli, possiamo pregare per loro e anche imparare da loro a vivere la fede nelle circostanze che Dio ci dona; e desiderare la nostra conversione più di ogni altra cosa. Da domani troverete la stazione del giorno nella colonna di destra, sotto le Schegge di Vangelo. 
Prima stazione
Salem Matti Kourk aveva 43 anni. Era cristiano, abitava a Bartalah, una cittadina situata nella piana di Ninive, in Iraq. Quando l’8 agosto del 2014 Bartalah è stata conquistata dai miliziani dello Stato Islamico, il Califfato di Abu Bakr al Baghdadi, la maggior parte dei cristiani aveva già lasciato la città, aggiungendosi alle centinaia di migliaia di profughi incalzati dall’avanzata delle milizie jihadiste. Salem è stato uno dei pochi a rimanere. Non era stato in grado di affrontare il viaggio con il resto della famiglia perché affetto da problemi cardiaci.
Da quel giorno è rimasto nascosto in casa. Ne è uscito il 1° settembre per la prima volta, spinto dalla fame, per procurarsi cibo e acqua, avendo finito tutte le scorte. Ma i jihadisti lo hanno fermato e arrestato a un posto di blocco nel centro della città, di fronte alla chiesa della Vergine Maria. I miliziani volevano che si convertisse all’islam, gli hanno ingiunto di abiurare il Cristianesimo. Salem ha rifiutato. Lo hanno torturato a morte, ma non ha ceduto. Hanno poi gettato il suo cadavere per strada dove è rimasto finché dei passanti l’hanno raccolto e sepolto.
La situazione dei cristiani in Iraq è drammaticamente peggiorata nel 2014, con la nascita dello Stato Islamico che oggi controlla vaste estensioni del paese. Nel Califfato, dal giugno del 2014, è in vigore una rigorosa versione della legge coranica. I cristiani sono costretti a convertirsi oppure a pagare la dhimma, la tassa tradizionalmente imposta dai musulmani agli “infedeli”. Tutti i cristiani nello Stato Islamico sono in grave pericolo, ma quelli più minacciati sono i musulmani che hanno abiurato e si sono convertiti al Cristianesimo. 

Cardinale Sarah: «L’Occidente è in crisi perché si vuole sbarazzare di Dio»

marzo 18, 2015 Redazione

robert-sarah-wikimediaPer il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti «anche dentro la Chiesa cattolica c’è confusione su questioni dottrinali e morali»


Al termine di un viaggio in Francia, dove ha presentato il suo ultimo libro Dio o niente, interviste sulla fede, il cardinale guineano Robert Sarah si è recato in Italia per un incontro privato con papa Francesco. Al termine, il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha rilasciato un’intervista alla sezione francese di Radio vaticana.
«LIBERALISMO SENZA LIMITI». Dopo aver notato che «la Chiesa in Francia è bella e viva nonostante il contesto difficile in cui vivono i cristiani», l’arcivescovo emerito di Conakry ha esposto alcune riflessioni sull’Occidente: «Credo che possiamo sinceramente, umilmente, riconoscere che oggi si sta sviluppando in Occidente, in Francia, un relativismo morale e religioso, una grave perdita di valori, un disorientamento degli spiriti provocato, forse, da un liberalismo senza limiti».
«LA CHIESA È CONFUSA». Per il cardinale Sarah, «anche all’interno della Chiesa cattolica si manifesta

Blasfemia con i soldi pubblici Basta indignarsi?

di Lorenzo Bertocchi                                                   20-03-2015 

Una scena dello spettacolo blasfemo al Cassero di BolognaI sostenitori del Cassero, famoso circolo del mondo gay felsineo, dicono di essersi ispirati alla nota rivista satirica francese Charlie Ebdo, quella che ha subito la terribile strage da parte dei fondamentalisti islamici appena un mese fa. Proprio in quella tragica occasione ci fu modo di discutere a livello planetario sui confini della libertà, quella di espressione sopratutto. Anche sul concetto di blasfemia, cioè dell'offesa del sentimento religioso delle persone, e, più in generale, di cosa sia la libertà religiosa.
Il dibattito evidentemente non ha sortito grandi effetti, visto il tristissimo spettacolo mandato in onda dal circolo Arcigay bolognese. La comunità Lgbt ha realizzato la serata “Venerdì credici”, una kermesse in cui, oltre allo spazio per lo “sbattezzo point”, c'erano tutti gli ingredienti per una “notte blasfema e scaramantica”. Le foto che sono emerse dal post serata sono molto esplicite, quella che ha fatto più discutere si ispira effettivamente a una nota vignetta del giornale satirico francese, ossia quella in cui Padre, Figlio e Spirito Santo venivano oscenamente ritratti mentre compivano atti sessuali. A Bologna la foto che ha fatto più discutere, ma francamente non si sa

giovedì 19 marzo 2015

Il padre di famiglia, il vero, il reale avventuriero. Auguri a tutti i papà

marzo 18, 2015 Charles Péguy

In occasione della festa del papà vi riproponiamo la lettura di un brano del grande scrittore francese. «Chi sarà tanto prode, o tanto temerario?»


Il 19 marzo è la festa del papà. Qui di seguito vi proponiamo la lettura di un brano appartenente a Véronique. Dialogo della storia e dell’anima carnale di Charles Péguy. Sì, lo sappiamo, molti di voi l’avranno già letto e già altre volte ve ne abbiamo parlato, ma pensiamo che non esista modo migliore per fare gli auguri a tutti i padri.

bambini-aviatori-shutterstock_172438055C’è un solo avventuriero al mondo, e ciò si vede soprattutto nel mondo moder­no: è il padre di famiglia. Gli altri, i peggiori avventu­rieri non sono nulla, non lo sono per niente al suo confronto. Non corrono assolutamente alcun perico­lo, al suo confronto. Tutto nel mondo moderno, e so­prattutto il disprezzo, è organizzato contro lo stolto, contro l’imprudente, contro il temerario,
Chi sarà tanto prode, o tanto temerario?
Contro lo sregolato, contro l’audace, contro l’uomo che ha tale audacia, avere moglie e bambini, contro l’uomo che osa fondare una famiglia. Tutto è contro di lui. Tutto è sapientemente organizzato contro di lui. Tutto si rivolta e congiura contro di lui. Gli uomini, i fatti; l’accadere, la società; tutto il congegno automatico delle leggi economiche. E infine il resto. Tutto è contro il capo famiglia, contro il padre di famiglia; e di conse­guenza contro la famiglia stessa, contro la vita di fami­glia. Solo lui è letteralmente coinvolto nel mondo, nel secolo. Solo lui è letteralmente un avventuriero, corre un’avventura. Perché gli altri, al maximum, vi sono coinvolti solo con la testa, che non è niente. Lui invece ci è coinvolto con tutte le sue membra. Gli altri, al maximum, si giocano solo la loro testa, il che non è niente. Lui invece mette in gioco tutte le membra. Gli altri soffrono solo per se stessi. Ipsi. Al primo grado. Lui solo soffre per altri. Alii patitur. Al secondo, al ven­tesimo grado. Fa soffrire altri, ne è responsabile. Lui solo ha degli ostaggi, la moglie, il bambino, e la malattia e la morte possono colpirlo in tutte le sue membra. Gli altri navigano a secco di vele. Lui solo, qualunque sia la forza del vento, è obbligato a navigare a piene vele. Tutti

"Siamo e rimaniamo figli"

La catechesi di papa Francesco nell'Udienza Generale di mercoledì 18 marzo

Riportiamo di seguito il testo integrale della catechesi pronunciata questa mattina da papa Francesco durante la consueta Udienza generale del mercoledì, tenutasi a in piazza San Pietro.

***
La Famiglia - 8. I Bambini (I)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Dopo aver passato in rassegna le diverse figure della vita familiare – madre, padre, figli, fratelli, nonni –, vorrei concludere questo primo gruppo di catechesi sulla famiglia parlando dei bambini. Lo farò in due momenti: oggi mi soffermerò sul grande dono che sono i bambini per l’umanità – è vero sono un grande dono per l’umanità, ma sono anche i grandi esclusi perché neppure li lasciano nascere – e prossimamente mi soffermerò su alcune ferite che purtroppo fanno male all’infanzia. Mi vengono in mente i tanti bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Asia: pieni di vita, di entusiasmo, e, d’altra parte, vedo che nel mondo molti di loro vivono in condizioni non degne… In effetti, da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali.
Risultati immagini per foto del santo padre francescoPer prima cosa i bambini ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio. E’ il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto. Ma è curioso: Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”. Questo termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).
Dunque, i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono!