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sabato 29 novembre 2014

L'urgenza di un nuovo umanesimo

Intervenuto all'Istituto Veritatis Splendor di Bologna, il cardinale Caffarra spiega come la libertà senza verità rischi di far perdere la concezione dell'umano.

Bologna, Antonio Gaspari |

“La libertà senza verità sta devastando l’umano. Si sta consumando un suicidio ritenuto un’autocreazione”. Lo ha detto il cardinale Carlo Caffarra stamane all’incontro “L’urgenza di un nuovo umanesimo. Verso il superamento dell’individualismo libertario”, organizzato dall’Istituto Veritatis Splendor di Bologna in preparazione del convegno Nazionale di Firenze, promosso dalla CEI nel 2015, sul tema del “Nuovo Umanesimo”
L’arcivescovo di Bologna ha dato inizia alla sua riflessione citando il filosofo e teologo Robert Spaemann, secondo cui esistono “potenzialità autodistruttive del moderno”. L’illuminismo - ha proseguito - ha in sé una tendenza che conduce all’eliminazione di Dio, ma “se Dio non esiste, allora cade anche il concetto di verità” cosicchè restano soltanto le prospettive di molti singoli uomini, ma nessuna “vera” prospettiva.
Eliminando dunque la fede e la verità, lo stesso illuminismo cade e rimane solo il nichilismo. Secondo il porporato, rotto il legame tra libertà e verità svanisce il bene dell’umano, e sono almeno cinque i sintomi della "malattia mortale" che ha colpito la libertà. Anzitutto il fatto che sembra non esservi più limite all’uso delle possibilità tecniche con il rischio della tecnocrazia. Poi il profilo capitalista-utilitarista che è andato progressivamente assumendo il mercato e la grande enfasi che ha assunto la categoria di “diritto soggettivo”. Il quarto sintomo riguarda le pratiche educative: l’atto educativo sembra diventato impraticabile perché è diventato impensabile. Mentre il quinto è la separazione del logos dall’eros.
In sintesi, la ragione sembra non essere più capace di stabilire la verità circa il bene, ha evidenziato il

venerdì 28 novembre 2014

La Russia si attiva per la difesa dei cristiani in Medio Oriente

Mosca sta preparando un documento da sottoporre all'Onu per sollecitare misure internazionali di protezione per le comunità cristiane di Medio Oriente e Nord Africa  

Roma,    

La Russia vuole attuare misure concrete per intervenire a difesa dei cristiani perseguitati nel Medio Oriente. Lo rivela il diplomatico russo Alexander Yakovenko, Ambasciatore della Federazione Russa presso il Regno Unito, già vice-ministro degli Esteri russo.

Il diplomatico rivela che il suo Paese sta valutando “la possibilità di sottoporre al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite - organismo delle Nazioni Unite con sede a Ginevra - una risoluzione per sollecitare misure internazionali di protezione per le comunità cristiane del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale”, ed “esperti russi stanno già lavorando al testo del documento”.
Una proposta concreta verrà lanciata dalla Russia già il 4 e 5 dicembre a Basilea, nel corso del Consiglio ministeriale dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce). La rappresentanza russa richiederà di studiare misure per sostenere e soccorrere i cristiani in Medio Oriente in stato di crisi e vessazione, sollecitando in tal senso un coinvolgimento più deciso da parte degli Stati europei.

mercoledì 26 novembre 2014

«Europa, riscopri la verità e le radici cristiane»

di Massimo Introvigne  26-11-2014 

Papa Francesco e Martin SchulzIl 25 novembre 2014 Papa Francesco ha visitato a Strasburgo il Parlamento Europeo - cui ha rivolto il più lungo discorso del suo pontificato - e il Consiglio d'Europa, quest'ultimo un'istituzione che non fa parte dell'Unione Europea e A cui partecipano tutti i Paesi situati nello spazio geografico del continente. In due testi molto impegnativi, il Pontefice ha ricondotto l'attuale grave crisi dell'Europa e delle sue istituzioni al rifiuto di riconoscere le radici cristiane e di aprirsi al trascendente, abbandonando la nozione di verità e degenerando nel relativismo e nel soggettivismo, promossi dagli «imperi invisibili» dei poteri forti, nemici della vita, della famiglia e della libertà religiosa.
Papa Francesco ha ricordato ai deputati europei la visita di San Giovanni Paolo II nel 1988 e il suo appello perché le istituzioni europee riconoscessero le radici cristiane del continente. Molte cose sono cambiate da allora, ha detto il Pontefice. «A un'Unione [Europea] più estesa, più influente, sembra però affiancarsi l'immagine di un'Europa un po’ invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda spesso con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto».
Da dove viene questa crisi dell'Europa? I «Padri fondatori dell'Unione europea», che erano cristiani, volevano fondare una nuova Europa sulla «fiducia nell'uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell'uomo in

martedì 25 novembre 2014

Ministero della Ri-educazione: Dirigenti scolastici a scuola di omosessualismo

di Riccardo Cascioli                                   25-11-2014
Dirigenti scolastici di tutta Italia convocati a Roma il 26 e 27 novembre. Scopo: una full immersion per imparare la “dottrina gender” e riproporla in tutte le scuole d’Italia. Così la dittatura omosessualista avanza a tappe forzate per conquistare la scuola e le nuove generazioni, in attuazione di quella “Strategia nazionale 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, che fu adottata dal governo Monti nell’aprile 2013 (decreto del ministro Fornero, sotto la cui direzione agiva il Dipartimento per le Pari Opportunità).
ScuolaIl corso di formazione – ma sarebbe più corretto dire “di rieducazione” – è organizzato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e dall’UNAR (l’Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali ormai votatosi alla diffusione dell’ideologia di genere) con la collaborazione del Servizio LGBT di Torino e della Rete RE.A.DY (clicca qui), ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dell’ideologia omosessualista.
È la più clamorosa smentita alla pretesa - espressa in una lettera al nostro giornale - del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi di scaricare la responsabilità di certi programmi “educativi” lontano dal proprio ministero. Ma è anche la dimostrazione della inattendibilità delle promesse del ministro Stefania Giannini che in un question time alla Camera lo scorso 5 giugno – secondo quanto riportato da Avvenire - aveva affermato: «Mai più gender nelle scuole». Erano i giorni dello scandalo al Liceo Giulio Cesare di Roma e del Liceo Muratori di Modena, il ministro Giannini aveva assicurato che «sarà evitato il ripetersi di tali

domenica 23 novembre 2014

"La famiglia, uomo donna e bambino, non è uno stile di vita tra i tanti"

In un applaudito intervento al Convegno in Vaticano sulla complementarietà tra uomo e donna, l'ex rabbino capo d'Inghilterra, Lord Jonathan Sacks, ha spiegato perché la famiglia va difesa a tutti i costi

     Citta' del Vaticano ,  

È stato uno dei discorsi più applauditi di Humanum, il convegno organizzato in Vaticano per ragionare sulla bellezza della complementarità uomo-donna, a cui hanno partecipato alcune fra le personalità religiose più autorevoli del pianeta. Il magistrale intervento dell’ex rabbino capo d’Inghilterra, Lord Jonathan Sacks, ha ripercorso la storia del matrimonio dal primo atto sessuale tra due pesci, 385 milioni di anni fa in Scozia, fino ai giorni nostri, provocando la standing ovation dei presenti.
Nel suo discorso - di cui una sintesi in italiano è stata pubblicata dal sito de La Manif Pour Tous - il rabbino ha esordito "raccontando la vicenda della più bella idea nella storia della nostra civiltà: l’idea dell’amore che porta nuova vita nel mondo". "Per me - ha detto - la storia si snoda in sette momenti chiave, ognuno dei quali sorprendente e inatteso. Il primo ebbe luogo in Scozia 385 milioni di anni fa. Fu allora che, secondo recenti scoperte, due pesci si unirono per compiere il primo atto sessuale riproduttivo noto alla scienza. La vita comincia quando maschio e femmina si incontrano e si uniscono".
Il secondo, inatteso, sviluppo - ha spiegato Sacks - "fu rappresentato dalla singolare sfida posta all’Homo Sapiens da due fattori: la posizione eretta, che comprimeva il bacino femminile, e un cervello più grande – del 300% – il che significava una testa più grande. Ne risultò che i piccoli dell’uomo dovevano nascere molto prima di quelli di tutte le altre specie, necessitando di conseguenza della protezione parentale per un periodo di tempo molto più lungo. Ciò fece sì che il ruolo parentale fosse tra gli uomini molto più impegnativo, tanto da richiedere la presenza di due figure anzichè di una sola".
Di qui il fenomeno, assai raro tra i mammiferi, del legame di coppia, a differenza di quanto avviene con altre specie, dove il contributo del maschio termina con l’atto della fecondazione. "Assieme alla persona umana emerse allora anche l’unione della madre e del padre biologici che si prendono entrambi cura del proprio piccolo".
Poi dopo il surplus economico, la civilizzazione e le conseguenti forti disuguaglianze tra ricchi e poveri,

mercoledì 19 novembre 2014

Presto beatificati i due missionari francescani massacrati nel 1991 in Perù dai comunisti di «Sendero luminoso»

di Daniele Metelli
Presto beati i due missionari francescani massacrati nel 1991 in Perù dai comunisti di «Sendero Luminoso»Accusati d’ingannare il popolo con le loro bibbie e i loro rosari. Una condanna a morte annunciata ed eseguita dietro al muro del piccolo cimitero di Pariacoto, una cittadina sulle alture peruviane – le Black Mountains – nella diocesi di Chimbote. Padre Michal Tomaszek e padre Zbigniew Strzalkowski, due sacerdoti francescani di origine polacca, furono fucilati dai guerriglieri di “Sendero Luminoso” il 9 agosto 1991. La loro morte venne ricordata pochi giorni dopo da Giovanni Paolo II a Czestochowa, in occasione della Giornata mondiale della gioventù: “Ci sono nuovi martiri in Perù” disse in un momento del raduno. Dopo ventitré anni il processo per la loro beatificazione è entrato nella fase decisiva. Lo ha annunciato Luis Armando Bambarén Gastelumendi, vescovo emerito di Chimbote ed ex presidente della Conferenza episcopale peruviana. Bambarén, gesuita come papa Francesco, ha fatto sapere ai propri concittadini che presto avranno “i primi beati martiri tra i santi del Perù”.
La storia dei due missionari è raccontata nel libro Hermanos martires(Frati martiri) pubblicato nel 2011,

martedì 18 novembre 2014

Il Papa condanna la devastazione del gender «I bimbi hanno diritto a mamma e papà»

di Massimo Introvigne  18-11-2014 

Papa FrancescoPapa Francesco ha aperto il Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in risposta alle sollecitazioni di vari episcopati che chiedevano alla Santa Sede di approfondire la sfida lanciata dall’ideologia del gender. In un ampio discorso, il Pontefice ha riflettuto sulla nozione di complementarietà e ha rivendicato il diritto dei bambini a «crescere in una famiglia con un papà e una mamma», rifiutando ideologie che hanno prodotto una terribile «devastazione spirituale e materiale».
La «complementarietà» che dà il titolo al colloquio vaticano, ha detto il Papa, è oggi vista con sospetto: ma, al contrario, «è una parola preziosa». A ben guardare, ne troviamo il fondamento nella Sacra Scrittura, nella Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, «dove l’apostolo dice che lo Spirito ha dato a ciascuno doni diversi in modo che, come le membra del corpo umano si completano per il bene dell’intero organismo, i doni di ognuno possono contribuire al bene di tutti (cfr 1 Cor 12)». Pertanto, «riflettere sulla complementarietà non è altro che meditare sulle armonie dinamiche che stanno al centro di tutta la Creazione. E questa è la parola chiave: armonia. Tutte le complementarietà il Creatore le ha fatte perché lo Spirito Santo, che è l’autore dell’armonia, faccia questa armonia».
Le complementarietà e le differenze sono dunque create e volute da Dio. «Opportunamente», ha proseguito il Pontefice, il

lunedì 17 novembre 2014

Tutti in fila per la comunione. Ma quanti si confessano?

di Rino Cammilleri 17-11-2014 

Essendo nato alla fine del 1950 dovetti fin da piccolo imparare a memoria il Catechismo detto di san Pio X, quello a domande e risposte. Era un libretto minuscolo e mandarlo a mente era agevole. Oggi, data la mole del vigente Catechismo, ciò sarebbe impossibile, anche nella versione «Compendio».
Oggi si fa la comunione con troppa facilitàNel vecchio Catechismo c’era tutta la dottrina in pillole di facile trangugio. Nel nuovo c’è ancora tutta, sì, ma talmente diluita nelle chiacchiere da giustificare il fatto che pochi l’abbiano letto. L’ignoranza religiosa oggi è enorme anche in moltissimi sedicenti credenti. Talvolta, nelle discussioni con qualcuno di questi, tornerebbe utile potergli dire: tiè il catechismo, lèggitelo e poi parliamo, perché non sai nemmeno di cosa stiamo parlando. Ora, una cosa del genere si poteva fare col libretto di san Pio X, non certo col voluminoso Compendio del monumentale Catechismo. Un libriccino scritto largo e a domande-risposte numerate, il tempo per scorrerlo lo trova anche il più svogliato. Non così per un libro-trattato che, oggi come oggi, forse nemmeno i preti, affaccendati come sono, hanno letto.
Ebbene, tra quelle antiche norme d’inizio Novecento c’era anche l’obbligo, per i fedeli, di «confessarsi almeno una volta all’anno» e «comunicarsi almeno a Pasqua». Il che fa capire che, a quei tempi, i fedeli erano riottosi alla confessione e alla comunione, sennò non ci sarebbe stato bisogno di scongiurarli di provvedere «almeno» ogni dodici mesi. Smisi di andare a Messa contagiato dal clima degli anni Sessanta, ma da bambino ci andavo e ricordo bene che, per poter accedere alla Comunione, bisognava essere digiuni dalla mezzanotte. E questo era un motivo in più, per quanti a messa ci andavano solo la domenica (e a quella principale di mezzogiorno, cioè quasi tutti), per astenersi dalla Comunione.
Per venire incontro alle istanze dei tempi che mutavano, la Chiesa accorciò il digiuno eucaristico a un’ora, consentì la

sabato 15 novembre 2014

Sotterrare il talento è occultare Cristo

Takamatsu, ) Don Antonello Iapicca

L'inizio della parabola descrive, in una profezia, il cuore della missione di Gesù e della sua Chiesa: "consegnando i suoi beni", l' "uomo", immagine di Gesù, "consegna" tutto se stesso. Ma quest' "uomo" è anche immagine di ogni uomo, creato da Dio a immagine del Figlio, perché si "consegni" senza riserve.

Dopo aver compiuto il suo Esodo dalla morte alla Vita, Egli chiama gli apostoli "che si era scelti nello Spirito Santo" e impartisce loro le istruzioni sulla missione svelando i segreti del Regno.
A Gesù che sta per partire, è stato dato ogni potere in cielo e in terra: consegnando i “talenti” Egli dice agli apostoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt. 28, 18-20). I "talenti" sono dunque colmi del potere stesso di Cristo.
Comprendiamo allora l'incipit della parabola, che è poi quello della nostra vita, come lo è stato di quella del Signore: l'amore smisurato spinge il Padre a consegnare il Figlio al posto nostro, e il Figlio a consegnarsi al Padre.
Il frutto di questo amore intimo e perfetto, è la consegna dei beni di Dio alla Chiesa, a ciascuno di noi, perché siano consegnati ad ogni uomo. E il bene più grande di Dio è il Figlio stesso. E' Lui il talento prezioso che i servi ricevono.
"Come il Padre ha mandato me anche io mando voi", perché "come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi". Il "come" è descritto nel diverso numero dei talenti che ricevono i servi. Non si tratta di qualità umane diverse, ma delle varie grazie donate in funzione della missione specifica che ciascuno riceve.
Se il talento è Cristo, consegnato attraverso la sua Parola, i sacramenti e tutti i beni che la Chiesa ha sempre custodito e amato, anche chi riceve un solo talento non ha affatto ricevuto meno. Al contrario, ha ricevuto tutto, e nulla manca per compiere la sua missione.
Significa che la storia di ciascuno è diversa e irripetibile; agli occhi di Dio la vita di San Francesco Saverio non è più importante di quella di una sconosciuta monaca di clausura nascosta a Lisieux. Il Papa riceve i talenti necessari per adempiere alla sua missione, così come la vedova ammalata che vive in uno sperduto paese di montagna.
E noi, che ne abbiamo fatto dei “talenti” che Dio ci dona? Qui sorge una prima questione, fondamentale: per riceverli abbiamo bisogno della Chiesa. Per consegnarli, infatti, “l’uomo chiama i suoi servi”: c’è una chiamata alla quale occorre rispondere.
Abbiamo ascoltato l’annuncio della Chiesa e accolto in esso la voce del Signore che ci “chiama”? Altrimenti è inutile cercare i talenti, di fronte alle situazioni della vita nelle quali potremmo “farli fruttare”, non avremo nulla da “consegnare”.
Ma, anche se abbiamo accolto la “chiamata” ciò non assicura i “frutti”. I “talenti” dei quali parla Gesù non appaiono così, all’improvviso, ma essendo dati in funzione di una missione, si accolgono nella comunione della Chiesa, dove si impara a “trafficarli”.
Seconda questione: stiamo camminando nella comunità, oppure siamo “cristiani fai da te”, come ripete Papa

venerdì 14 novembre 2014

Comunione ai divorziati? Ma prima serve la confessione

di Lorenzo Bertocchi   14-11-2014 

Si può dare l'assoluzione a un divorziato risposato? Sul blog della rivista cattolica francese L'Homme Nouveau viene pubblicata la risposta che la Congregazione della Dottrina della Fede ha inviato, lo scorso 22 ottobre 2014, a un prete francese. Firmata dal Segretario della congregazione, monsignor Luis Ladaria, sj, questa risposta riguarda un tema di grande attualità: un confessore può dare l'assoluzione a un penitente che, essendo sposato religiosamente, ha contratto una seconda unione dopo il divorzio?
La domanda posta dal sacerdote francese è cruciale, basti pensare alla discussione che ha animato il recente Sinodo sull'accesso al sacramento dell'eucaristia da parte dei divorziati risposati. L'abbé Claude Barthe, commentando il fatto, fa giustamente notare che questa domanda ha il pregio di spostare la questione a monte. Perché, ovviamente, il sacramento della penitenza precede quello dell'eucaristia, a meno che non si voglia derubricare il peccato dalla dottrina cattolica. Di seguito riportiamo interamente una nostra traduzione della risposta della congregazione della Dottrina della Fede (clicca qui).
«Non possiamo escludere a priori i fedeli divorziati risposati da un cammino penitenziale che porti alla riconciliazione sacramentale con Dio e quindi alla comunione eucaristica. Il Papa Giovanni Paolo II nella

giovedì 13 novembre 2014

Germania. «Lo scandalo gigantesco» dei genitori «incarcerati fino a 40 giorni» perché i figli non partecipano ai corsi gender a scuola



novembre 13, 2014 Leone Grotti

eugen-luise-martens-germania-gender-scuolaI corsi sono obbligatori e tanti sono già finiti in prigione, come i coniugi Martens. Intervista a Mathias Ebert, che ha fondato a Colonia l’associazione “Genitori preoccupati”: «Centinaia di genitori sono nella stessa situazione»



Il 24 ottobre un ufficiale di polizia si è presentato alla porta della famiglia Martens a Eslohe, piccolo comune della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Mentre apriva la porta, Eugen conosceva già lo scopo di quella visita: l’arresto della moglie e madre dei suoi nove figli Luise. Sapeva tutto in anticipo perché per lo stesso motivo lui stesso era già stato arrestato il 15 agosto del 2013.
Che cosa hanno fatto dunque i due coniugi di 37 anni di così grave da meritare l’arresto? Non hanno ucciso, non hanno rubato né danneggiato alcuno. La loro unica colpa è di essere padre e madre di una bambina che si è rifiutata di partecipare due volte ai corsi di educazione sessuale previsti per le elementari. L’anno scorso Luise non è stata portata in carcere insieme al marito perché era incinta. Quest’anno, l’ufficiale di polizia non l’ha «prelevata con la forza come dovrei» perché sta ancora allattando l’ultimo figlio. «Purtroppo però non finisce qui. L’ufficio del procuratore farà applicare la decisione del giudice», afferma il poliziotto nel video che vedete qui sotto.
«Tantissime famiglie sono nella stessa situazione dei coniugi Martens in Germania», dichiara a tempi.it

mercoledì 12 novembre 2014

"Non si è vescovi, sacerdoti o diaconi per bravura, ma per un dono di Dio"

Nell'Udienza generale, il Papa spiega che la consapevolezza che tutto è dono, aiuta un Pastore a non confidare soltanto in se stesso e a non assumere un atteggiamento autoritario, "come se tutti fossero ai suoi piedi"


Citta' del Vaticano,       Salvatore Cernuzio

Vescovi, presbiteri, diaconi. È tutta incentrata sui “ministeri” la catechesi di oggi di Papa Francesco durante l’Udienza generale. Il Papa prosegue il suo ciclo di riflessioni sulla Chiesa cattolica e si riallaccia al discorso del mercoledì precedente in cui si evidenziava come il Signore continui a pascere il suo gregge attraverso il ministero di presuli e sacerdoti.


Un ministero che certo non è dato da qualità personali: “Non si è vescovi, sacerdoti o diaconi perché si è più intelligenti, più bravi e migliori degli altri – afferma infatti il Santo Padre - ma solo in forza di un dono d’amore elargito da Dio, nella potenza del suo Spirito, per il bene del suo popolo”.
Essi per ogni comunità cristiana e per la Chiesa intera sono dunque un “segno vivo” di Cristo, “della sua presenza e del suo amore”. La responsabilità pertanto è altissima; il Papa infatti domanda: “Che cosa viene richiesto a questi ministri della Chiesa, perché possano vivere in modo autentico e fecondo il proprio servizio?”.
La prima traccia la dà San Paolo che, nelle Lettere pastorali ai discepoli Timoteo e Tito, si sofferma “con cura” sulla figura dei diversi ministri, delineandone “le prerogative”. Anzitutto quelle doti “inerenti la fede e la vita spirituale”; poi le doti “squisitamente umane” come “l’accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l’affidabilità, la bontà di cuore”. Proprio queste costituiscono “l’alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero!”, afferma il Pontefice.
E ricorda che “senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli in modo rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una

Tv2000-Luxuria, anche i cattolici nel loro piccolo s'incazzano

di Riccardo Cascioli              12-11-201

TgtgAlla fine, grazie anche alla mobilitazione popolare provocata dal nostro quotidiano, è saltata ieri sera la presenza di Vladimir Luxuria a Tv2000, la tv di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La notizia è stata data dallo stesso Luxuria, che si è detto dispiaciuto per questa occasione di «apertura» persa, ma che comunque gli è stato assicurato che sarà invitato ancora entro due settimane. Gli avrebbe telefonato lo stesso direttore di Tv2000, Paolo Ruffini, spiegando che il rinvio era dovuto alla «concomitanza con i lavori dell’Assemblea Cei» in corso ad Assisi.

Se l’invito sarà davvero rinnovato lo vedremo presto, sicuramente ieri nella sede di Tv2000 l’atmosfera non era delle più tranquille, così come ad Assisi dove più di qualche vescovo ha provato a chiedere spiegazioni. Il direttore delle news di Tv2000, Lucio Brunelli, che si è assunto la responsabilità dell’invito a Luxuria, ha aggiunto che è stato deciso di ritirare l’invito perché si volevano evitare «malintesi e strumentalizzazioni» visto che ad Assisi i vescovi parlano anche di famiglia e matrimonio (come se l’assemblea della Cei fosse stata organizzata all’improvviso).
Ma rinvio o cancellazione, la gravità di quanto accaduto resta intatta perché – come abbiamo scritto ieri – il problema non è Luxuria in sé quanto l’obiettivo vero di chi l’ha invitato, ovvero promuovere la «normalizzazione» dell’omosessualità nella Chiesa cattolica. In questo senso Luxuria è stato soltanto usato per promuovere una posizione ideologica all’interno della Chiesa. Il comunicato di Brunelli è perciò soltanto un tentativo di gettare fumo negli occhi, facendo anche una tirata morale a chi ha protestato per questo invito.
Dice infatti Brunelli per giustificare l’invito per Luxuria, che «se un cristiano è tranquillo nella sua

martedì 11 novembre 2014

L'evangelizzazione, compito di tutto il popolo di Dio

Continuiamo la nostra lettura di Evangelii Gaudium (= EG), soffermando l’attenzione sui capitoli terzo (nn. 110-175) e quinto (nn. 259-288), i quali offrono indicazioni interessanti sullo “stile” conforme all’evangelo che sono chiamati ad assumere gli evangelizzatori nella Chiesa Popolo di Dio, pastori e fedeli laici, ognuno secondo la vocazione che ha ricevuto. Evidenziamo solo alcune prospettive di fondo.
La Chiesa, Popolo di Dio dai molti volti…
Quando diciamo “Chiesa” e “Popolo di Dio”, si vogliono sottolineare due aspetti della stessa realtà strettamente connessi. Tenerne conto è importante per evitare due visioni riduttive, abbastanza comuni: quella che identifica la Chiesa solamente con la gerarchia e quella che fa della Chiesa una “entità” astratta, o al massimo la riduce alle quattro mura, magari belle, dell’edificio...
Invece quando diciamo “Chiesa” si intendono quelle persone, uomini e donne, pastori e fedeli, che Dio chiama, convoca e raduna (da qui “Ekklesia”=“Chiesa”) in assemblea come comunità, per ascoltare la sua Parola e “spezzare” il pane del Corpo del Signore, perché Dio vuole salvarci non come individui isolati ma come comunità e come popolo (EG 113; LG 9).
Perciò questa stessa comunità non è un “club elitario” o una “grande organizzazione”, ma è il Popolo di Dio (laós), formato da “pietre vive” (1Pt 2,4-10), da persone diverse per sesso, età, temperamento, cultura, mentalità, condizione sociale, condizione della salute fisica e mentale, lavoro, professione; è formato da persone diverse per vocazione, carismi e ministeri; è un popolo geograficamente, culturalmente e storicamente situato in un territorio, in un luogo, in una regione, in un nazione, al nord come al sud, all’est come all’ovest; è un popolo pellegrino in cammino nella storia.
Nella realtà concreta è così che di fatto si presenta a noi in mistero della Chiesa Popolo di Dio. Per questo in

lunedì 10 novembre 2014

«Noi evangelici tra le Sentinelle, perché siamo uomini»

di Andrea Lavelli             10-11-2014

Sentinelle in Piedi a BergamoQuanto sarebbe bello poter girare tra le file delle Sentinelle in Piedi durante una delle tante veglie che continuano a susseguirsi nelle piazze di tutta Italia. Non per lanciare sfottò (o qualcosa di peggio) come qualcuno ha fatto un mese fa, ma semplicemente per ascoltare, per scoprire le tante storie che si intrecciano nelle nostre piazze durante quelle ore di veglia, le tante esperienze, le vite, i sogni e gli ideali che per un’ora al mese si incontrano per difendere qualcosa che va al di là di ogni differenza di pensiero, qualcosa che ha a che fare con l’essenza dell’uomo: la preziosità di ogni vita umana, la famiglia, la libertà di educare i propri figli.
Sarebbe bello poterle intervistare una per una queste “sentinelle”, scoprire ad esempio perché quella ragazza sta leggendo quel libro, perché quell’adolescente ha rinunciato a un sabato pomeriggio di studio, farsi raccontare dai giovani la fatica di testimoniare che “due più due fa quattro” in una ambiente scolastico sempre più preda dell’ideologia.  Scopriremmo davvero tante belle storie. Una di queste è quella che ci racconta Tino Di Domenico, pastore della Comunità evangelica pentecostale di Seriate, che sabato sera ha partecipato alla veglia delle Sentinelle in Piedi a Bergamo, sul Sentierone, con un gruppo di fedeli della sua comunità. Di Domenico sabato era anche il portavoce della veglia bergamasca.
«Come cristiani evangelici siamo già di nostro sentinelle chiamate a vegliare in una società dove purtroppo l’immoralità arriva fino ai luoghi alti della politica, dove si fanno leggi e decreti che minacciano la libertà di esprimersi e i valori della

venerdì 7 novembre 2014

La tentazione di diventare cristiani "pagani" e "nemici della Croce"

 

Durante la messa a Santa Marta, papa Francesco mette in guardia dalla mondanità e dalla corruzione

Risultati immagini per foto papa francescoCitta' del Vaticano, (Zenit.org) Luca Marcolivio | 291 hits

Può un cristiano essere “pagano” e “nemico della Croce”? È su questo paradosso e su questa provocazione che papa Francesco ha articolato la sua omelia alla Casa Santa Marta, durante la quale ha nuovamente messo in guardia dalle tentazioni della mondanità.
La dicotomia tra cristiani autentici e falsi cristiani evidenziata dal Pontefice, fu già sollevata da San Paolo (cfr. Fil 3,17-21.4,1) che rilevò l’esistenza di due gruppi di cristiani, i quali “tutti insieme, andavano a Messa le domeniche” e “lodavano il Signore”. Una parte di costoro, però, “si comportano come nemici della Croce di Cristo”.
Questi ultimi sono “cristiani mondani, cristiani di nome, con due o tre cose di cristiano”: in definitiva sono dei “cristiani pagani” o, in altri termini, “pagani con due pennellate di vernice di cristianesimo”, che “prendono il nome ma non seguono le esigenze della vita cristiana”.
Oggi, come ai tempi di San Paolo, di cristiani così “ce ne sono tanti” e “anche noi dobbiamo stare attenti a non scivolare” verso la strada dei “cristiani nell’apparenza”, con la “tentazione di abituarsi alla mediocrità” e di “diventare tiepidi”.
Ed è proprio la tiepidezza ad essere rigettata da Signore, come ricorda anche l’Apocalisse: “Perché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,16).
Ciò che distingue questi due gruppi di cristiani e che gli uni hanno la loro “cittadinanza nei cieli”, gli altri “nel mondo”. “Guardatevi da questi!”, ha ammonito il Papa in merito alla seconda categoria. E ha suggerito a ogni cristiano un esame  di coscienza: “Ma io avrò qualcosa di questi? Avrò qualcosa della mondanità dentro di me? Qualcosa del paganesimo?”.
E ancora: “Mi piace vantarmi? Mi piacciono i soldi? Mi piace l’orgoglio, la superbia? Dove ho le mie radici, cioè di dove sono cittadino? Nel cielo o sulla terra? Nel mondo o nello spirito mondano?”.
Se i cristiani scelgono di essere cittadini del mondo, essi “finiranno male”. Se la cittadinanza “mondana”, porta alla “rovina”, quella della “Croce di Cristo”, però, porta “all’incontro con Lui”.
Chi è “attaccato ai soldi, alla vanità e all’orgoglio” scivola verso la “mondanità” e verso la “cattiva strada”. Chi, al contrario, cerca di “amare Dio”, di “servire gli altri”, si rivela “mite”, “umile” e “servitore degli altri”, quindi è “sulla buona strada”.
Un esempio di corruzione mondana è quello del cattivo amministratore citato dal Vangelo di oggi (Lc, 16,1-8): egli non arrivò a truffare “da un giorno all’altro” ma “poco a poco”, ha osservato il Papa: “Il cammino della mondanità di questi nemici della Croce di Cristo è così, ti porta alla corruzione!”.
Assieme a San Paolo, dobbiamo quindi chiedere di rimanere “saldi nel Signore e nell’esempio della Croce di Cristo” e non permettere che il nostro cuore “finisca nel niente, nella corruzione”: il premio finale sarà “la salvezza, la trasfigurazione in gloria”, ha quindi concluso papa Francesco.

giovedì 6 novembre 2014

Pakistan, due cristiani arsi vivi per blasfemia

4/11/2014

I due coniugi uccisi erano accusati di aver bruciato pagine del Corano. Il governatore del Punjab ordina una speciale indagine

Paolo Affatato roma

Una protesta di cristiani in Pakistan
Arsi vivi per l’accusa – solo un’accusa, tutta da dimostrare – di aver bruciato pagine del Corano. Di aver commesso un sacrilegio, quello che in Pakistan è punito dalla legge come “atto di blasfemia”. E’ la sorte toccata, questa mattina, a una coppia di cristiani, il 26enne Shahzad Masih e  sua moglie, la 24enne Shama Bibi, arsi vivi da una folla di musulmani di cinque villaggi a sud di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano. I due coniugi, che lavoravano in una fabbrica di mattoni, sono stati sequestrati e tenuti in ostaggio per due giorni all’interno della fabbrica. Percossi e torturati, questa mattina alle 7.00 sono stati spinti nella fornace usata per cuocere l’argilla.

La blasfemia è un reato che, negli ultimi trent’anni, ha solleticato le menti dei musulmani rigoristi e dei gruppi radicali, creando nel paese una sorta di “psicosi collettiva” e causando orrori come quello di stamane. Non basta che la famigerata “legge nera” – che punisce il vilipendio all’islam, al Corano e al Profeta Maometto – preveda l’ergastolo e la pena di morte, per quello che resta, essenzialmente, un reato di opinione. Non basta un provvedimento che, approvato senza alcun passaggio parlamentare, fu introdotto nel 1986 dal dittatore Zia-ul-haq per compiacere i partiti islamisti e guadagnare il loro consenso. L’accusa di un (presunto) testimone oculare può essere viatico per una esecuzione extragiudiziale. In difesa dell’islam, in vista del promesso paradiso.


Con le due vittime di oggi, a partire dal 1990 sono almeno 60 gli omicidi di persone etichettate come “blasfeme”, secondo dati diffusi dal Centro per la ricerca e gli studi di sicurezza di Islamabad. Le vittime includono giovani cristiani e indù ma anche giudici, avvocati, intellettuali musulmani, accusati di aver difeso o assolto dei presunti blasfemi. Alla luce di tutto questo, Asia Bibi, donna cristiana accusata falsamente di blasfemia, condannata a morte e in carcere da cinque anni, può ritenersi fortunata, mentre sopravvive nel braccio della morte del carcere di Multan.

Non hanno avuto questo “privilegio” Shahzad Masih e Shama Bibi, due giovani che, come molti cristiani del

martedì 4 novembre 2014

«La rinuncia alla verità è letale per la fede»: il papa emerito Benedetto XVI lo dice all'Urbaniana

«La rinuncia alla verità è letale per la fede»: il Papa emerito Benedetto XVI lo dice all'UrbanianaLa Pontificia Università Urbaniana ha dedicato la propria aula magna a Papa Benedetto XVI con una cerimonia svoltasi il 21 ottobre, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo. All'evento ha partecipato l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, che ha dato lettura di un messaggio scritto per l’occasione dal Papa emerito, del quale il presule è segretario particolare. Nel messaggio il Papa emerito tra l'altro scrive:
«Il Signore Risorto incaricò i suoi Apostoli, e tramite loro i discepoli di tutti i tempi, di portare la sua parola sino ai confini della terra e di fare suoi discepoli gli uomini. Il Concilio Vaticano II, riprendendo, nel decreto “Ad gentes”, una tradizione costante, ha messo in luce le profonde ragioni di questo compito missionario e lo ha così assegnato con forza rinnovata alla Chiesa di oggi.
«Ma vale davvero ancora? – si chiedono in molti, oggi, dentro e fuori la Chiesa – davvero la missione è ancora attuale? Non sarebbe più appropriato incontrarsi nel dialogo tra le religioni e servire insieme la causa della pace nel mondo? La contro-domanda è: il dialogo può sostituire la missione? Oggi in molti, in effetti, sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace. In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà; che “religione” sia il genere comune, che assume forme differenti a secondo delle differenti culture, ma esprime comunque una medesima realtà. La questione della verità, quella che in origine mosse i cristiani più di tutto il resto, qui viene messa tra parentesi. Si presuppone che l’autentica verità su Dio, in ultima analisi, sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli. Questa rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo.
«E tuttavia essa è letale per la fede. Infatti, la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino».