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lunedì 5 maggio 2014

Il Papa: evitate l'«intimismo disgustoso»

di Massimo Introvigne  04-05-2014
Papa FrancescoIl 3 maggio 2014 Papa Francesco ha incontrato l'Azione Cattolica italiana, cui ha rivolto un forte appello - consueto per il Pontefice, ma significativo per i destinatari - a non chiudersi in quello che ha definito un «intimismo disgustoso» ma a «uscire», sia per la nuova evangelizzazione sia per la testimonianza del Vangelo nella vita della società italiana. Non sembra un'apologia della «scelta religiosa», cara a una certa tradizione recente dell'Azione Cattolica in Italia.
La gioia cristiana, ha detto il Papa, «richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita». Si tratta, anzitutto di una «scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto». Per sua natura, l'Azione Cattolica vive nelle parrocchie e delle parrocchie deve occuparsi, «specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: Ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta?». Si tratta allora, ha detto il Papa, di «aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa "in uscita": sempre Chiesa in uscita».
Ma attenzione, ha aggiunto il Pontefice, non si tratta solo di evangelizzazione in senso stretto. Occorre che i laici assumano
pienamente il loro compito della «trasformazione della società per orientarla al bene». Il Pontefice riassume - come fa spesso - questo duplice impegno di nuova evangelizzazione e trasformazione sociale in tre parole: rimanere, andare, gioire. Rimanere non significa «rimanere chiusi, no. Rimanere in che senso? Rimanere con Gesù, rimanere a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza».
Secondo: andare. «Mai un’Azione Cattolica ferma, per favore! Non fermarsi: andare! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata» e può cambiare anche la società.
Terzo: gioire. «Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. Questo è importante: non solo recitare il Credo, recitare la fede, conoscere la fede ma cantare la fede», secondo l'espressione di sant'Agostino (354-430), che non è solo una metafora musicale ma identifica uno stile oggi tanto importante, con questi tre atteggiamenti, «rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana», l'Azione Cattolica potrà «evitare la tentazione della "quiete", che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo, tanto edulcorata, disgustosa per quanto è dolce, quella dell’intimismo…». Tanto spesso il presunto intimismo religioso è il pretesto per «portare avanti una vita più simile a statue da museo» che a cristiani capaci di cambiare la cultura e la società.
Naturalmente, ha concluso il Papa, evitare la tentazione dell'intimismo non significa dare meno spazio alla preghiera. È il contrario: l'esempio della Vergine Maria mostra come la preghiera permette anche a persone semplici e umili di cambiare il mondo per sempre.

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