La gioia cristiana, ha detto il Papa, «richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita». Si tratta, anzitutto di una «scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto». Per sua natura, l'Azione Cattolica vive nelle parrocchie e delle parrocchie deve occuparsi, «specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: Ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta?». Si tratta allora, ha detto il Papa, di «aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa "in uscita": sempre Chiesa in uscita».
Ma attenzione, ha aggiunto il Pontefice, non si tratta solo di evangelizzazione in senso stretto. Occorre che i laici assumano
pienamente il loro compito della «trasformazione della società per orientarla al bene». Il Pontefice riassume - come fa spesso - questo duplice impegno di nuova evangelizzazione e trasformazione sociale in tre parole: rimanere, andare, gioire. Rimanere non significa «rimanere chiusi, no. Rimanere in che senso? Rimanere con Gesù, rimanere a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza».
Secondo: andare. «Mai un’Azione Cattolica ferma, per favore! Non fermarsi: andare! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata» e può cambiare anche la società.
Terzo: gioire. «Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. Questo è importante: non solo recitare il Credo, recitare la fede, conoscere la fede ma cantare la fede», secondo l'espressione di sant'Agostino (354-430), che non è solo una metafora musicale ma identifica uno stile oggi tanto importante, con questi tre atteggiamenti, «rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana», l'Azione Cattolica potrà «evitare la tentazione della "quiete", che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo, tanto edulcorata, disgustosa per quanto è dolce, quella dell’intimismo…». Tanto spesso il presunto intimismo religioso è il pretesto per «portare avanti una vita più simile a statue da museo» che a cristiani capaci di cambiare la cultura e la società.
Naturalmente, ha concluso il Papa, evitare la tentazione dell'intimismo non significa dare meno spazio alla preghiera. È il contrario: l'esempio della Vergine Maria mostra come la preghiera permette anche a persone semplici e umili di cambiare il mondo per sempre.
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