GETTATI COME SEMI NELL'OSCURITA' DOLOROSA DELLA STORIA PERCHE' CRISTO DIA IN NOI IL FRUTTO DELL'AMORE
Il Regno di Dio non è un luogo circoscritto ma si può paragonare a un evento sempre in evoluzione. Lo può descrivere solo una parabola che racconta una storia. Il Regno di Dio è Cristo, che, come un seme, getta se stesso nella terra che è la nostra storia, ne assorbe speranze e fallimenti, gioie e dolori, anche i peccati, per trasformare tutto in un prodigio di amore robusto e fecondo. E' il Mistero Pasquale nel quale il corpo esanime di Gesù è trasformato in un corpo glorioso capace di dispensare vita eterna. Mette i brividi, eppure neanche l'uomo Gesù sapeva "come" ciò sarebbe accaduto. Per questo nel Getsemani, prostrato nell'angoscia, chiede al Padre di risparmiargli il calice della Passione. Quella notte Gesù si trovava proprio come un contadino che getta il seme in terra: questi sa che lì dentro accade qualcosa capace di trasformare quel puntino che teneva in mano in una pianta o in un albero, ma non sa come, nella terra, ciò si realizza. Il contadino, infatti, non è mai stato un seme, e per quanto le conoscenze scientifiche attuali ce lo sappiano spiegare, nessuno di noi ha mai vissuto l'esperienza di un seme gettato in terra. Così Gesù è dovuto entrare nell'ignoto, in quel passaggio doloroso e sconosciuto che il demonio ha colto a pretesto per tenerci schiavi tutta la vita. Sapeva che lo avrebbero preso, insultato, deriso, flagellato e appeso alla croce; sapeva che sarebbe morto e risorto, ma non sapeva quello che concretamente la sua carne avrebbe patito. Non aveva ancora conosciuto la morte, la tua e la mia. Era certo che il Padre non lo avrebbe abbandonato, ma doveva entrare senza istruzioni in quel pezzo di terra a forma di sepolcro; doveva, per essere il primogenito di molti fratelli, perché in Lui tutti noi, scelti e chiamati a far parte del suo Corpo vivo nella storia, potessimo entrare nella terra buia che ci attende per uscirne vittoriosi come un albero che abbraccia nella salvezza le Nazioni pagane, chi ci è accanto e per il quale sembra non esserci più speranza. Non sappiamo quali sofferenze ci attendono nel pezzo di terra dove Cristo unito a noi si getta per salvare. Ma l'esperienza che facciamo nella Chiesa ci dona occhi di fede per riconoscere nel momento in cui l'altro ci aggredisce e insulta, rifiuta e disprezza uccidendoci dentro, il kairos, il momento favorevole in cui la terra, dissodata dall'aratro della Croce e dalla presenza di Cristo nei suoi fratelli, si spacca per accogliere il seme. E' proprio nella persecuzione che il seme dei cristiani è sparso per fecondare la terra che sembra rifiutarli. Non sappiamo nemmeno quanto tempo dovremo restare in quel sepolcro spalancato dai peccati dell'altro. Lo sa una moglie abbandonata da un marito? Lo sanno il padre e la madre di un figlio che li detesta e se ne va di casa? Lo sa chi è stato truffato e derubato, insultato e calunniato? Lo sa un missionario rifiutato e perseguitato? No, nessun cristiano che offre la sua vita lo sa, ma ha la certezza che darà frutto, perché allo stesso modo l'amore di Cristo ha dato frutto in lui. Dove nel Vangelo si legge "mettere mano alla falce", l'originale greco ha apostellei, che significa inviare, da cui deriva apostolo. La mietitura è dunque l'invio degli apostoli, perché l'annuncio del Vangelo è già l'inizio della raccolta dei frutti! Non è questione di dormire o vegliare, perché il chicco pieno nella spiga non dipende dagli apostoli, che infatti nel Gestemani si addormentano. Dipende da Cristo e dalla sua obbedienza nel Getsemani, che vede già i frutti della sua Pasqua anche nel più grande peccatore, nelle zone del mondo più pagane e indifferenti al Vangelo. C'è una spontaneità del bene più forte del male che è sempre innaturale. Essa si sprigiona nell'uomo quando egli viene a contatto con l'origine e il compimento del bene; quando cioè Cristo tocca il suo cuore e vi entra per destarlo dal sonno dell'egoismo e risuscitare in lui e far crescere e fruttificare il seme divino che vi giace sin dalla creazione. E' quanto accade in chi è accolto e accompagnato nella Chiesa attraverso un lungo cammino iniziato con la semina della Parola; in virtù del suo potere, essa cresce in lui spontaneamente la vita nuova generata dai sacramenti che lo spingerà a stendere le sue braccia sulla croce di ogni giorno per accogliere i peccatori nella misericordia.