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mercoledì 29 gennaio 2020

L'immagine può contenere: albero, cielo, spazio all'aperto e natura
NELLA CHIESA SIAMO TERRA BUONA DOVE LA PAROLA PREDICATA E FATTA CARNE IN NOI CONSEGNA AL MONDO IL FRUTTO DELLA PASQUA DI CRISTO

Il Vangelo di oggi ci annuncia che in noi c'è un frammento di Paradiso, e lì Gesù vuol seminare la sua Parola! La natura umana, infatti "non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all’ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata « concupiscenza »)". Ma "il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l’uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell’uomo e lo provocano al combattimento spirituale" (Catechismo della Chiesa Cattolica 405). Il battesimo, ecco il “mistero del Regno di Dio” che Gesù “ci confida” oggi! Come descritto nella parabola, nella Chiesa primitiva si giungeva al battesimo dopo una lunga preparazione che iniziava con la “semina”, ovvero con l’ascolto del kerygma, della Buona Notizia. I pagani raggiunti dallo zelo degli apostoli erano peccatori, schiavi delle concupiscenze, concubini e adulteri, non importava quanto fosse infeconda la loro terra. Importava che la Chiesa li avesse raggiunti, che i cristiani avessero offerto la testimonianza dei propri frutti chiamandoli alla fede, e che ascoltassero la predicazione che seminava in loro la Parola. E che iniziassero un serio cammino di conversione guidati dalla Chiesa, proprio perché il seme caduto nella “terra buona” dei catecumeni giungesse a maturazione. Un cammino di iniziazione cristiana nel quale essa potesse mettere radici e crescere sino a dare i frutti di una vita nuova nella "Grazia di Cristo", in virtù della quale “il sasso può diventare una terra fertile, la strada non essere più calpestata dai passanti e diventare un campo fecondo, le spine essere sradicate e permettere al seme di dare frutto liberamente” (San Giovanni Crisostomo). Si trattava di un lungo cammino di conversione perché doveva essere cacciato “satana” sempre pronto a “portare via la parola seminata in loro”. Occorreva vincere l’“incostanza” togliendo una ad una le “pietre” dal loro cuore perché in esso la Parola potesse mettere “radici” e resistere senza “abbattersi” “al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola”. Era necessario cambiare mentalità togliendo le “spine” del pensiero mondano, perché la Parola non restasse “soffocata” dalle “preoccupazioni del mondo, dall'inganno della ricchezza e da tutte le altre bramosie”. Il battesimo giungeva solo dopo questo cammino, che alcuni abbandonavano come afferma chiaramente il Signore nella parabola. Esso sigillava l'opera di Dio nel neofita, che, annegando nell’acqua l’uomo vecchio schiavo del peccato e per questo infecondo, risorgeva con Cristo come un figlio del Regno, pronto a offrire al mondo i suoi frutti, “dove il trenta, dove il sessanta, dove il cento”. Non tutti, infatti, sono chiamati con la stessa vocazione, ma in ciascuno la Parola produce il frutto necessario in quel momento, per quella persona che si trova in quella situazione. Per questo con la parabola di oggi Gesù ci ridesta perché torniamo al cuore e al fondamento della nostra chiamata; altrimenti, come accade per le parabole, non capiremo nulla della nostra vita. Perché essa sia compiuta e dia i “frutti” che Dio ha pensato per noi dobbiamo tornare al battesimo attraverso i cammini che la Chiesa ci offre. Solo così saremo le primizie del Regno che solca il mare della morte. Per questo “la barca” di Gesù che, “seduto”, annuncia il Vangelo e insegna la Verità come l'unico Maestro, è separata dalla terraferma: è il segno sua risurrezione!. Così è la Chiesa, la “terra buona” che risplende feconda; così le nostre comunità sparse nel mondo senza appartenergli; così ciascuno di noi, issati su quella barca per assumere il combattimento spirituale di ogni giorno per difendere la bellezza della vita celeste in noi, il frutto squisito dell'amore da offrire a chi ci è accanto.

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