Anche questa settimana ci attende un aspro combattimento con il demonio che, tentandoci in mille modi, cercherà di strapparci alla verità per indurci a ribellarci al dio giustiziere e “senza misericordia” che, mentendoci, ci dipinge. Il pericolo, infatti, è di cadere nella trappola in cui è caduto il servo malvagio e pigro della parabola; nasconde sotto terra il talento del perdono e della vita nuova perché, ingannato, pensava male del suo padrone ritenendolo un uomo duro che miete dove non ha seminato. Come è accaduto al servo spietato di un’altra parabola che, avendo dimenticato che il padrone gli aveva condonato “tutto” il debito e non solo una parte alla maniera degli uomini, perseguita il fratello perché gli restituisca la “pagliuzza” che gli doveva. Il demonio, infatti, è appostato nei fatti e nelle relazioni per rubarci la memoria dell’amore di Dio. Ascoltiamo bene le parole di Gesù, perché ci sta dicendo proprio questo: “accorgiti della trave che hai nell’occhio”. Ma come è possibile non “accorgersi di una trave” se basta un minuscolo granello di polvere negli occhi ad infastidirci? E’ possibile perché il demonio ci anestetizza lo sguardo rubandoci dal cuore la memoria dei nostri peccati e della misericordia di Dio; così finiamo per vivere nella menzogna che avvelena ogni rapporto. Allora attenzione all’ipocrisia fratelli, l’abito che il demonio ci cuce su “misura” per affrontare ogni relazione indossando la sua menzogna. Attenzione, perché accettando di vestire una falsa immagine di noi stessi saremo pronti a infilzare nel giudizio chiunque ci capiti a tiro. Dietro ad ogni giudizio, infatti, vi è la superbia di chi ha creduto di essere dio mentre è diventato un clone del demonio, senza misericordia perché indurito nell’orgoglio che rifiuta l’immagine e la somiglianza con Dio. Chi ha dimenticato la “misura” infinita della misericordia del Padre non sa come prendere le “misure” nel rapporto con l’altro. Ha solo quelle limitatissime della vita nella carne che cerca di sfuggire alla corruzione vendendo e comprando ogni centimetro dell’esistenza. Per questo deve “giudicare” il prossimo, “Krinein” nell’originale greco, ovvero deve “separare” gli aspetti della sua persona e della sua storia setacciando senza pietà la sua esistenza. Deve “giudicare” per poterlo sedurre, possedere e gestire, in una sorta di spietata analisi di marketing, proprio come le grandi marche per intercettare e convincere i potenziali nuovi consumatori. Oppure “giudica” perché per averne ragione e difendersi ne deve scoprire le debolezze. E tu, per caso non vivi molte relazioni come un segugio in cerca di tartufi? Cioè pesando con il bilancino ogni parola, gesto, sguardo e presunto pensiero degli altri, cercando in tutto chissà quale malizia nascosta, quale ingiustizia, quale disprezzo. Chi giudica, infatti, è un nevrotico inguaribile, e spesso cade preda di una vera e propria patologia: "è tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella persona che quella pagliuzza non lo lascia dormire! ‘Ma, io voglio toglierti quella pagliuzza!" (Papa Francesco). Magari proprio in questo tempo ti stai fissando su una persona e non riesci a staccare i tuoi occhi e la tua mente da lei; ovviamente perché la stai giudicando e non sopporti più nulla, perfino il suo modo di tossire, di mangiare, di vestirsi, di educare i figli, di usare i soldi. Se ti sta accadendo, convertiti perché sei in pericolo. Il giudizio è un cancro che sbrana l’anima e genera peccati a ripetizioni. Dietro a molti peccati sessuali vi è un giudizio che cova nel cuore, ed è inutile combattere sul fronte della castità se prima non è bonificato il cuore dai giudizi. Ma non ci riesco accidenti, è impossibile non giudicare mio marito! Certo, per questo devi convertirti ogni giorno ascoltando nella Chiesa l’annuncio che ridesta la memoria dell’amore di Dio illuminando i nostri peccati. Come accadde agli abitanti di Gerusalemme che "si sentirono trafiggere il cuore" ascoltando il kerygma nel quale Pietro li aveva prima denunciati come assassini di Gesù e poi gli aveva annunciato la sua resurrezione e il perdono dei peccati. Fratelli, per accorgerci di nuovo della “trave” che è nei nostri occhi dobbiamo ascoltare la predicazione della Chiesa che ci denuncia come peccatori e che meriteremmo di essere inchiodati a quella “trave”. Ma se la fisseremo incontreremo i nostri peccati lavati dal sangue di Cristo, e saremo liberati dall’inganno del demonio. Come accadde al Popolo di Israele quando ha fissato il serpente di bronzo immagine di quelli che li stavano uccidendo. Sulla “trave” che è già piantata nei nostri occhi e che il demonio vuole impedirci di vedere è inchiodato il Signore! Le sue braccia distese su di essa rivelano la misura con la quale siamo stati giudicati per giudicare con essa ogni fratello, vagliando cioè con amore ciò che in lui non viene da Dio. Correggere è l’amore più duro, perché suppone il “reggere-con” il fratello la sua “trave”; per questo bisogna essere profondamente uniti a Cristo sulla propria “trave” perché sia la stessa sua mano a sfiorare il cuore del fratello per “togliere le pagliuzze” che gli impediscono di vedere l’amore di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento