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martedì 21 agosto 2018

L'immagine può contenere: 16 persone, persone che sorridono

LIBERATI DAL GIOGO DEL MONDO PER ESSERE CON CRISTO TESTIMONI DEL CIELO 


La "salvezza" è l'"impossibile all'uomo" che Dio rende "possibile". Con le parole di oggi, Gesù priva di forza qualsiasi moralismo e pelagianesimo, rivelando al contempo la friabilità di ogni morale laica. L'orizzonte che attende ogni uomo è il Regno dei Cieli, non un regno che trasformi ideologicamente la terra in Cielo; la salvezza è entrarvi perché chiamati, e non può essere il frutto degli sforzi umani. Si tratta di pura gratuità; all'uomo carnale piegato orgogliosamente su se stesso, la Grazia purtroppo riesce terribilmente indigesta. Come al "giovane" che se ne va "triste" perché "aveva molti beni"; cioè voleva "fare" qualcosa di "buono", ma era un povero illuso. Voleva "fare" un atto eroico con cui guadagnarsi una medaglia, e invece nel regno di Dio, nella Vita eterna, per primi entrano gli ultimi, e non gli eroi... Nel corteo trionfale che entrerà in Cielo dopo la battaglia combattuta sulla terra, i primi saranno i più deboli, i piccoli, feriti, quelli che nel mondo sono considerati gli "ultimi", stolti e insensati a perdere tutto per Cristo. A un ricco non interessa lavare le proprie vesti; si illude di averne così tante da poterle cambiare ogni giorno, e magari buttare quelle sporche. Ha tutto, e crede di sfuggire così la "grande tribolazione". Le parole di Gesù gettano una luce imprevedibile sulla realtà, lasciando costernati i discepoli e tutti noi. Nella domanda di Pietro è riassunta quella di tutti quelli che, avvicinandosi a Cristo, restano sbalorditi dalle sue parole; in fondo è come se dicesse: ehi, ma qui non si salva nessuno... Gesù, invece, sta annunciando la verità che può dischiudere all'umiltà e alla libertà di un mendicante, cioè un autentico catecumeno, uno che sta imparando a seguirlo per diventare suo discepolo. E dice a tutti che è inutile illudersi: anche oggi, per ciascuno di noi sarà "difficile", anzi "impossibile", "entrare nel regno dei cieli". Per questo occorre, infatti, "vendere" ciò che si "possiede", donare il ricavato ai poveri e "farsi" così un "tesoro nei cieli". Senza il certificato che garantisca di averlo, come un segno che la nostra Patria ormai è lì nel Cielo, ci sarà "impossibile" varcare la soglia del Regno dei Cieli. Ma è proprio questo l'impossibile, vero? Chi, a parte alcuni santi o religiosi, può esibirlo? ha dato tutti i suoi beni ai poveri? Dai, che qui siamo tantissimi che stiamo seguendo Gesù senza averlo fatto... Infatti, molto sale ha perduto il sapore, molti cristiani divorziano, sono incapaci di perdonare, e vivono seguendo il mondo... Sì, sarebbe più facile l'inimmaginabile di un "cammello che passi per la cruna di un ago" che tu ed io diamo via tutti i beni e ci "salviamo" dalla corruzione. Gesù non sceglie a caso le parole: la porta attraverso cui si accede al Regno è "stretta" come la "cruna di un ago", angusta come la Croce. E' più facile che un cammello passi attraverso un foro così piccolo che per vederlo, a volte non bastano neanche gli occhiali, che tu ed io distendiamo oggi le nostre braccia sulla Croce. Troppo possediamo per poterci donare. Per questo è "impossibile" amare davvero, sino alla fine: perdonare il marito che ha tradito? Impensabile! Perché? Perché da quando eravamo fidanzate con lui abbiamo fatto di tutto per "possederlo": gelosie, scenate, parole e atteggiamenti, ricatti affettivi e slanci passionali, tutto per incollare l'altro al nostro cuore. Così, il "mio" ragazzo è diventato il "mio" marito. Sembra del tutto naturale, ma non lo è. Chi fa dell'altro un suo possedimento non può lasciarlo libero, di pensare e di essere se stesso, men che meno di sbagliare e peccare. L'altro è mio, e, come un bambino capriccioso, ci posso giocare solo io. Quando poi succede che si libera delle catene e scappa, infilandosi ad esempio nel tradimento con la segretaria più giovane, il mondo cessa di esistere e tutto crolla; sotto le macerie di una vita fallimentare spesa a possedere l'altro senza risultato, il marito diventa un nemico da cancellare, un ladro che ci ha rubato gli anni migliori, che ha frantumato i nostri sogni e le nostre speranze. Amarlo? "Impossibile". E così in tante altre circostanze e nelle diverse relazioni. Chi "possiede" i figli non li amerà, anche se farà sacrifici immensi per loro; chi "possiede" gli amici con ricatti affettivi perversi, non sarà mai veramente amico, non potrà desiderare il bene dell'altro. I "beni", infatti, occultano il "bene" autentico; usurpano il posto di Dio e ci uccidono; il denaro usato per possedere è la radice di tutti i mali, non ci fa come Lui, anzi, ci lega al demonio. Chi "possiede" non può entrare nel Regno dei Cieli, laddove l'aria rarefatta e l'assenza di gravità disegnano una libertà che la terra non conosce. Siamo egoisti, ci siamo appropriati di persone e cose al punto che non ne possiamo fare a meno, e così ci è "impossibile" entrare nel Regno dell'amore perché è "impossibile" disfarci delle ricchezze. Chi crede di impegnarsi per Lui, di scegliere eroicamente di essere cristiano in un ideale volontariato dell'anima, è un illuso e un superbo. Come in fondo lo era anche Pietro, che ancora non si conosceva, e si illudeva di aver lasciato tutto per seguire Gesù; esibisce la sua buona volontà e la scelta di seguirlo in comune a quella dei suoi amici, e chiede la ricompensa. La sua mentalità è ancora quella dei "ricchi" che, abituati a "possedere", misurano tutto come dentro una partita di dare e avere, "lasciare tutto" per "ottenere" qualcosa. Pietro non ha compreso d'essere stato chiamato, amato e liberato da se stesso per entrare, già qui sulla terra, nel Regno dei Cieli, dove tutto è donato e nulla si possiede. "Lasciare tutto" è "impossibile" a Pietro, a me e a te, come a tutti gli "uomini". E' un'opera che solo Dio può rendere "possibile". Se Pietro e i discepoli hanno "lasciato tutto" è stato perché Dio ha compiuto l'impossibile di strappare i loro cuori dalle catene del "possesso" e dalla schiavitù dell'egoismo. I loro nomi sono scritti in Cielo con il sangue del Signore; per questo la loro vita, come un "tesoro" - il "tesoro" di Cristo! - è custodita lassù. Non si tratta di un moralismo, ma della Grazia che attira gli uomini a seguire il profumo dell'unico amore per il quale, "dare tutti i beni della terra, sarebbe ancora disprezzarlo". La Vita eterna si eredita grazie al testamento fatto da Gesù, l'Agnello che ha offerto la sua vita per ogni uomo. Ma per ereditarla concretamente occorre andare dal "notaio" per così dire, cioè dalla Chiesa perché cresca sino alla statura adulta il seme della fede ricevuto da bambini con i battesimo: è la fede che dà la vita eterna, e lo abbiamo ripetuto tutti proprio nel rito del battesimo. Per questo solo nella Iniziazione Cristiana che Dio compie l'impossibile. Nulla di magico, secondo lo spontaneismo del sentire che sta avvelenando questa generazione. L'eredità è già pronta, c'è il nostro nome, come quello di quel giovane e di tutti i "ricchi". Ma occorre davvero desiderarla, metter in gioco la propria libertà, perché Dio non salva nessuno senza l'adesione personale. Non siamo marionette, e proprio il giovane lo dimostra. Nella Chiesa non si fanno lavaggi del cervello come invece capita altrove, dove regnano le ideologie e i maestri di cattivo pensiero... Nella Chiesa tutto nasce nella libertà. Dio l'ha data a tutti, sino al punto di farsi uccidere pur di non toccarla. E nella libertà vuole compiere l'impossibile.
Per questo Gesù "fissa lo sguardo sugli apostoli", su tutti noi. Ma l'originale è molto più incisivo: Gesù "guarda dentro"! Ecco, questo è proprio quello che fa la Chiesa, alla quale è dato il discernimento per scrutare i cuori e condurre le persone alle fonti dell'acqua viva. La Chiesa "guarda dentro", oltre le apparenze, al di là delle maschere ipocrite, per arrivare al cuore, laddove si è davvero liberi e si può decidere senza condizionamenti. E ci accompagna a scoprire che proprio lì siamo malati come ogni ricco. E' nel cuore che s'annidano la menzogna e il peccato, che fanno impossibile quello che prima, nel paradiso, era possibile: vivere eternamente, senza morire. Perché il salario del peccato è proprio la morte.
Allora ogni uomo ha bisogno che qualcuno scenda laggiù, nelle profondità del suo cuore, e lo guarisca, strappandogli il veleno che lo fa morire. E' questa l'unica risposta alla domanda del giovane, come a quella di ogni uomo che vuole vivere eternamente. E' questa la risposta anche ai manipolatori di embrioni, agli abomini della scienza con cui si cerca di rompere le barriere della morte. Non è così, non è con la "ricchezza", con i beni, con l'intelligenza e strumenti sempre più sofisticati, non è con la ragione e l'abilità, non è correndo per arrivare "primi" che si vince la morte. Lei, comunque, arriva sempre prima di noi... Non c'è niente da fare, perché il demonio è più astuto e potente di noi. C'è un solo modo per vincere la morte: perdonare e cancellare il peccato! E uno solo lo ha "fatto" per tutti: Gesù Cristo! E' Lui che, con una carne identica a quella di Pietro e compagni, si è lasciato spogliare di tutto, e con la sua Croce è passato attraverso la "cruna d'ago" che lo separava dal regno dei Cieli; entrato in esso vi ha deposto il suo "tesoro", la vita di Pietro e degli apostoli.
E' l'amore di Cristo che lo perdonato ed eletto ad entrare nella "nuova creazione", dove regnerà è giudicherà, cioè "governerà" le Dodici tribù di Israele insieme con Lui; ravveduto e cercato dal Signore, confermerà, pascerà e giudicherà con amore i suoi fratelli. Questa è l'economia del Regno dei Cieli, una creazione nuova, opera del Creatore e non delle mani dell'uomo. In essa ha valore ciò che nella vecchia creazione infettata dal veleno del demonio non ne ha. I piccoli e incapaci come Pietro, i peccatori incoerenti, i "ricchi" rimandati a mani vuote dalla Croce che li spoglia dell'orgoglio, "ultimi" e falliti secondo i criteri mondani, sono i "primi" e perfetti secondo i criteri divini. Loro "giudicheranno" le tribù di Israele, perché hanno accolto il "giudizio" di misericordia che ha "salvato" le loro vite. Gli "ultimi" sono, infatti, sullo stesso trono crocifisso del Primo che, per loro, si è fatto Ultimo. Il Signore ci chiama oggi a non temere e ad accettare che ci è impossibile entrare nel Regno dei Cieli per vivere ogni circostanza nella consapevolezza della propria debolezza. Solo così non presumeremo nulla di noi stessi, e lasceremo che Dio operi in noi l' "impossibile". Gesù non ci chiama a buttare tra i rifiuti le nostre ricchezze, ma di "darle ai poveri". Questo significa "lasciare" che si occupi Lui dei nostri beni; che Lui, vivo nei "poveri", li purifichi e li santifichi, li trasfiguri perché siano strumenti del suo amore che vince il peccato e supera i limiti dell'egoismo e della concupiscenza.
"Lasciare case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il Nome di Gesù" non significa perderli, ma vederli "centuplicati". Come accadde nel miracolo della moltiplicazione dei pani, quando portarono via "dodici" ceste dei pezzi avanzati, immagine dei Dodici apostoli che sederanno su questi troni della sovrabbondanza, sui canestri di vita moltiplicata, della quale sono stati testimoni. Come loro il Signore ci chiama e ci chiede la nostra debolezza e quello che abbiamo posseduto sino ad oggi, per moltiplicarlo nella gratuità. Con loro siamo inviati anche noi a testimoniare nella nostra carne che la morte è vinta; con le nostre comunità ad annunciare che Dio ha reso possibile l'impossibile, perché in noi tutti vedano e accolgano dai nostri "troni" la sua misericordia, e passino così dalla morte alla vita, e non siano condannati nell'ultimo giorno. Per questo, "lasciando" tutto e tutti a Cristo, liberi potremo andare nella storia raccogliendo il "centuplo" promesso, insieme alle tribolazioni, alle persecuzioni e alla Croce che autentica la credibilità della nostra missione. Il "centuplo" sono infatti le persone che Dio ha pensato che si salvino attraverso di noi... Allora, perdere per trovare, lasciare per riavere, tutto moltiplicato, centuplicato, nella brezza soave del cielo... Rinunciamo alla nostra volontà per vivere tutto come un anticipo della "nuova creazione" dove ogni "giudizio" è misericordia nella verità; "giudicheremo" e mostreremo come si "governa" la vita sul dal trono di Cristo, illuminando la verità e aprendo la fontana della Grazia per ogni uomo.

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