Omelia nella Solennità di Sant'Agapito, 18 agosto
Palestrina, Basilica Cattedrale, sabato 18 agosto 2018
Signor Sindaco, illustri autorità, carissimi Canonici del Capitolo di questa Cattedrale, sacerdoti, fratelli e sorelle nel Signore!
La Solennità di Sant'Agapito ci ricorda che Agapito era un figlio di questa terra. È stato sicuramente un Santo esemplare, coraggioso, pur di non sottostare al culto degli dei pagani e rimanere fedele al Dio di Gesù Cristo ha accettato il martirio, ma stamattina mi piace pensare ad Agapito come a un prenestino, un prenestino d'hoc, un Santo – sì – ma un santo della "porta accanto" come direbbe Papa Francesco ricordandoci che i Santi nella storia del cristianesimo non ci sono stati soltanto nel passato ma possono esserci anche oggi e spesso ci vivono accanto, sono uomini e donne, giovani o anziani che possono vivere la santità anche in maniera eroica ma senza che i giornali dicano qualcosa di loro, nel nascondimento e spesso nell'immediata irrilevanza. Non so in quanti prenestini e con quale spirito siano stati presenti al martirio del giovane Agapito, non so nemmeno dirvi quale attenzione sia stata data a Gesù mentre entrava in Gerusalemme, dava la sua vita per noi sulla croce, e via di seguito ... ma probabilmente quanto gli stava accadendo era un fatto che si perdeva tra mille altri fatti della vita ordinaria della caotica Gerusalemme che si preparava a celebrare la Pasqua. La santità, diceva San Giovanni Paolo II, non è altro che la dimensione alta della vita cristiana ordinaria.
Da qui vorrei allora stamattina esortarvi tutti, sull'esempio del concittadino Agapito, a vivere la santità nella vita quotidiana che trascorre nel mondo attuale di cui siamo protagonisti.
Per questo invito che rivolgo innanzitutto a me stesso ma poi a tutti voi e tramite voi a tutti i prenestini, mi lascio aiutare dall'Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo nella quale il Papa mette in evidenza come il cristiano che in virtù del Battesimo è chiamato a vivere la santità, a dare testimonianza della forza vitale della Pasqua di Cristo che già ora deve manifestare in questo mondo, è chiamato ad amare Dio e il prossimo con sopportazione, pazienza e mitezza. Scrive Papa Francesco: "A partire da questa fermezza interiore – ossia la forte fede in Dio – è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita, e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà e i loro difetti". Chi sostiene tale possibilità – spiega il Papa – "È la fedeltà dell'amore, perché chi si appoggia su Dio (pistis) può anche essere fedele davanti ai fratelli (pistòs), non li abbandona nei momenti difficili, non si lascia trascinare dall'ansietà e rimane accanto agli altri anche quando questo non gli procura soddisfazioni immediate" (GE 112).
Forse è proprio da cercare qui, in questa forte fede nell'amore di Dio per lui, la tranquillità con la quale il giovane Agapito affrontò e subì il martirio a varie tappe, una più brutale dell'altra, fino al taglio della testa.
Il Papa, nella sua Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità, invita tutti a mantenersi nella gioia. Riprendendo San Giovanni della Croce, ricorda che per tenere lontano il demonio occorre rallegrarsi del bene del prossimo come se fosse proprio, specialmente con i meno simpatici (cfr GE 117). Soprattutto accettare le umiliazioni, senza coltivare aggressività – che, esplicita il Papa: "non è camminare a capo chino, parlare poco o sfuggire alla società" (GE 119) – ma che è una via per assomigliare a Gesù e crescere nell'unione con Lui.
Il Papa propone ancora, per vivere la santità, di mantenere il senso dell'umorismo senza perdere il senso della realtà, e indica come criterio per riconoscere il santo quello di vedere come e se affronta anche i tempi duri della croce con sicurezza interiore e serenità piena di speranza, uscendo da se stesso, con parresia, senza temere la propria fragilità e comunitariamente, con la comunità, si mette in gioco per la via della santificazione. La comunità che insegna a tutti a fare attenzione ai particolari, ai dettagli quotidiani e che ci aiuta a camminare per le strade della santità perché nessuno si santifica da solo!
Infine – ma non da ultimo – il Papa ricorda a tutti noi come la preghiera costante costituisca lo spazio di apertura abituale alla trascendenza, dove il desiderio di Dio si esprime nella ricerca di momenti di intimità, di solitudine, di silenzio, per discernere le vie di santità che il Signore ci propone, senza che la storia scompaia.
In questo giorno, chiediamo dunque al Signore, per intercessione di Sant'Agapito, di vivere fidandoci maggiormente di Dio e senza perdere la speranza di abbandonarci alla Sua suprema volontà sempre, in ogni circostanza della vita, affinché diventiamo cristiani di meno parole ma con un cuore più aperto a Cristo, capaci di contemplazione e azione, capaci di convertire il nostro istinto spesso condizionato dalle logiche mondane alla logica del crescere nella santità con quei piccoli gesti che sono – lo suggerisce sempre il Papa – il scegliere di non dire male degli altri, ascoltare con pazienza le lamentele dei figli, fermarsi a parlare con un povero, cercando di fare sempre meglio ciò che facciamo già.
Chiediamo al Signore che ci liberi dalla tentazione di pensare che la vita cristiana equivalga soltanto a sapere esattamente le verità di fede ma senza sporcarsi le mani con il prossimo o che sia soltanto frutto del nostro sforzo personale.
Domandiamo infine di saper lottare, vigilare e discernere contro le continue insidie del maligno per non lasciarci andare a una specie di stordimento o torpore, a quella corruzione spirituale che – scrive ancora il Papa – corrisponde a "una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito: l'inganno, la calunnia, l'egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità" (GE 165) ma dove in quel sacrario che è la coscienza continuamente scegliamo e riscegliamo, fondiamo e rifondiamo la nostra risposta a quel progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno di noi e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti liberandoci così da quelle rigidità, anche nel vivere la fede o credere di vivere la fede, che non hanno spazio davanti al perenne oggi del Risorto. Quell'oggi nel quale ha vissuto Agapito e nel quale, in un contesto storico assai diverso, siamo chiamati a vivere anche noi sicuri che nessuno potrà mai separarci dall'amore di Dio che si è manifestato in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
Domandiamo infine di saper lottare, vigilare e discernere contro le continue insidie del maligno per non lasciarci andare a una specie di stordimento o torpore, a quella corruzione spirituale che – scrive ancora il Papa – corrisponde a "una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito: l'inganno, la calunnia, l'egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità" (GE 165) ma dove in quel sacrario che è la coscienza continuamente scegliamo e riscegliamo, fondiamo e rifondiamo la nostra risposta a quel progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno di noi e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti liberandoci così da quelle rigidità, anche nel vivere la fede o credere di vivere la fede, che non hanno spazio davanti al perenne oggi del Risorto. Quell'oggi nel quale ha vissuto Agapito e nel quale, in un contesto storico assai diverso, siamo chiamati a vivere anche noi sicuri che nessuno potrà mai separarci dall'amore di Dio che si è manifestato in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Amministratore Apostolico
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