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domenica 16 dicembre 2018

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Giovanni Battista, con San Paolo e il Profeta Sofonia, ci annuncia in questa III Domenica di Avvento dell'Anno C, che agli occhi di Dio, anche il più incallito peccatore rimane una perla preziosissima, perché nessuno è spacciato definitivamente. Come nulla è davvero perduto nelle nostre vite. Il prezzo pagato per il nostro riscatto è stato altissimo, infinito, fuori da ogni mercato, il valore della vita di Gesù, il Figlio di Dio. Tanto valiamo, tanto vale il peggiore e più indurito peccatore. Un pluriomicida, uno stupratore, un violentatore, un pedofilo, un truffatore, un terrorista, ognuno vale quanto la vita di Gesù. E' così che Dio ha guardato, e guarda, e guarderà ogni uomo, sino alla fine del mondo, sino all'ultimo sospiro d'ogni vita, gioendo infinitamente di e per ciascuno di noi. Per questo Giovanni Battista afferma che non è e non può essere lui il Messia che il popolo attendeva. Lui è un profeta che annuncia l’avvento di Qualcuno infinitamente più grande, l’unico Sposo che ha diritto di prendere in sposa l’umanità, l'unico Sposo capace di amare e rigenerare nell'amore una sposa adultera e offrire per lei la sua vita; Giovanni “non è degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali di Gesù”, secondo le antiche abitudini tribali del medio oriente i matrimoni avvenivano tra famiglie già imparentate e vi erano diritti di prelazione per le donne da prendere in moglie; era proibito sposare una donna se qualcun altro ne aveva più diritto. Se questi vi rinunciava doveva fare un segno pubblico che lo attestasse, normalmente sulla piazza o davanti alla porta della città: si doveva sfilare un sandalo e consegnarlo a colui al quale cedeva il diritto sulla donna, una testimonianza che valeva come un contratto; per questo, il gesto di sciogliere il legaccio dei sandali significava cedere il diritto che si aveva in precedenza. Giovanni Battista, mutuando l’immagine di questo gesto, afferma e profetizza l’avvento di “Colui che è più forte” di lui, tanto potente da scendere negli abissi della morte per distruggerla e riscattare e fare sua sposa per sempre nella fedeltà e nell’amore (cfr. Os 2) l’umanità adultera e peccatrice. Giovanni era venuto prima, sembrava avere il diritto di guidare il popolo, aveva mostrato in sé connotati simili al Messia, ma, pur essendo “il più grande tra i figli di donna”, non era nulla “dinanzi al più piccolo figlio del Regno di Dio”, perdonato e salvato da Cristo. Egli ha offerto la sua vita in sacrificio di soave odore, per scendere nelle voragini della terra e così aprire per ogni uomo un cammino di salvezza, una via di fuga verso la libertà. In questa domenica che trasuda gioia, lo Sposo ci incontra e ci abbraccia, ci stringe, ci carica sulle spalle e ci riporta in vita, strappandoci dall'assurdo, dalla solitudine dove abbiamo gettato fuori l'amore del Padre, dai rancori, dai giudizi, dalle mormorazioni, dai tradimenti. Laddove siamo oggi il Signore scende per “battezzarci in Spirito Santo e fuoco”, il soffio vivificante che ci rigenera nel suo amore ardente. Gesù ha il potere, oggi, di bruciare ogni radice velenosa con la sua Croce e farci risorgere con Lui quali figli nel Figlio. Tutto questo si compie oggi nella nostra vita: abbandoniamoci all'amore infinito di Dio che, in Cristo suo Figlio, ci riporta alla dignità di figli. Non importa se abbiamo vissuto da schiavi e figli del demonio obbedendo alle sue menzogne, perché Cristo è morto ed è risorto, perché nessuno di noi viva più per se stesso, ma perdendo e donando la vita per amore, come una sposa è sottomessa e obbedisce amorevolmente allo Sposo che ha consegnato se stesso per lei.

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