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venerdì 14 giugno 2019



αποφθεγμα Apoftegma

Quale è dunque la giustizia di Cristo? 
E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, 
dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. 
Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù 
significa che non sono i sacrifici dell’uomo 
a liberarlo dal peso delle colpe, 
ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo
fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, 
per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio. 
Ma ciò solleva subito un’obiezione: 
quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole 
e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? 
Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? 
In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, 
profondamente diversa da quella umana. 
Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, 
un prezzo davvero esorbitante. 
Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, 
perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, 
ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. 
Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: 
uscire dall’illusione dell’autosufficienza 
per scoprire e accettare la propria indigenza 
- indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.
Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: 
occorre umiltà per accettare 
di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, 
per darmi gratuitamente il “suo”.  
Grazie all’azione di Cristo, 
noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, 
che è quella dell’amore, 
la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, 
perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.

Benedetto XVI

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