LA GIOIA DI IN UN "NO"
La “gioia” alla quale la Chiesa ci invita in questa III Domenica del Tempo di Avvento, detta appunto “Gaudete” (rallegratevi), nasce da un “no”. Un no netto, deciso, senza discussioni. Il “no” di Giovanni che prepara il “sì” a Gesù. Un “no” dell’amico che accompagna lo Sposo alla Sposa, perché siano uniti in un “si” indissolubile per l’eternità.
Pensate quanto sia stato fecondo il “no” di Giovanni. E quanto, invece, siano sterili e dannosi i nostri troppi “si”. Quelli frettolosamente pronunciati di fronte a chi ci chiede “chi sei? Che cosa dici di te stesso?”. I “si” per affermare un’identità che, invece, non ci appartiene.
E’ molto interessante capire il contesto del dialogo tra i “giudei” e il Battista. Nel Vangelo di Giovanni i “giudei” normalmente non definiscono il popolo di Israele, ma i loro capi. Che, infatti, mandano “sacerdoti e leviti” a Giovanni da “Gerusalemme”, il centro religioso e del potere.
E non per una chiacchierata tra amici; non sono mossi da una sincera curiosità. Sottopongono invece Giovanni a un vero e proprio processo, come testimoniano i termini tecnici impiegati dall’evangelista. Un processo, perché? Perché fiutavano il pericolo e avevano paura.
Come tutti i potenti, veri o presunti, i capi del popolo stavano sempre sulla difensiva, caso mai qualcuno tentasse di rubargli la “cattedra di Mosè” sulla quale si erano seduti. Erano l’altra faccia di Erode, anche lui ossessionato dal prestigio e dal titolo di re.
Come il mondo nel quale viviamo, quello di cui ci scandalizziamo quando un’inchiesta sale all’onore delle cronache svelando il malaffare mafioso che si nasconde nei centri del potere. Un mondo che, per quanto ci turbi e ci indigni, non è così lontano da noi "Rallegrati" ci dice la Chiesa in questa III domenica di Avvento. Scusa, ma di che dovrei rallegrarmi? Qui va tutto a rotoli, la crisi, la famiglia, la politica. Per non parlare della mia vita: mi ero illuso di aver fatto qualcosa di buono, un nome rispettato e stimato, e invece non so più nemmeno io chi sono. Tanti sforzi per studiare, e ora, laureato, non riesco a trovare un lavoro neanche come cameriere. Tanti sacrifici per essere un buon marito e padre, e invece mia moglie mi ripete che l'ho delusa, e per i miei figli sono un soprammobile tra i tanti allineati in salotto. Una vita per gli altri, e ora che sono vecchia e ho bisogno io, nessuno che mi venga a trovare. Perfetto! Perché è proprio per questo che puoi rallegrarti! Finalmente hai scoperto quello che Giovanni Battista aveva confessato senza paura: no, non sei Dio! Non sei tu il salvatore di nessuno! Sei, siamo solo poveri peccatori, e per questo amati infinitamente da Dio. Al punto di "mandare" Giovanni a dare "voce" alla speranza, e il suo Figlio ad immergersi nella tua vita, per unirti a Lui e alla sua vittoria. Se oggi davvero puoi ripetere il "no" di Giovanni credendo per mezzo della "testimonianza" della Chiesa, allora la Luce della verità ti illuminerà e potrai aprirti alla gioia vera, che nessuno ti toglierà più. La gioia del "no" all'inganno del demonio. La gioia della libertà da noi stessi, dagli sforzi per essere all'altezza che non ci appartiene. La gioia di essere amati per amare. Coraggio, il Signore viene oggi nella tua Betania, nella comunità dove Giovanni ti sta annunciando il Vangelo, per rivestire la tua debolezza con "le vesti di salvezza". Accogli la predicazione, entra nell'acqua della penitenza accettando d'essere un peccatore senza diritti, un orgoglioso che ha fatto tutto per se stesso, anche se hai fatto intendere, a te e agli altri, che era per amore. Convertiti, e accogli il perdono dei tuoi peccati. Perché solo in esso c'è la vera gioia, quella dell'amico dello Sposo che gioisce nel vederlo unirsi alla sposa. Sei tu la sposa, lo sai? Tu fallito e solo, frustrato e irato. E oggi è il giorno delle nozze: entra con Lui nella gioia della misericordia, per divenire anche tu "voce" che prepara la venuta del Signore e attira la sua "Parola" perché si compia nella vita di chi ti è accanto. Per questo siamo nati, e non per gonfiare di ipocrisia il nostro nome. Per metterci di lato e restarci, come una mano tesa a indicare Lui, lo Sposo al centro di ogni pensiero e gesto. Come? Vivendo immersi nel suo amore, al punto di scomparire in Lui.
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