24 novembre SANT’ANDREA DUNG LAC E 117 COMPAGNI MARTIRI VIETNAMITI
« ...Dal 1533, cioè dall’inizio della predicazione cristiana nel sud-est asiatico, la Chiesa in Vietnam ha subito, nel corso di tre secoli, diverse persecuzioni che si sono succedute, con qualche tregua, come quelle che hanno colpito la Chiesa in Occidente nei primi tre secoli di vita. Ci furono migliaia di cristiani mandati al martirio, e moltissimi sono coloro che sono morti sulle montagne, nelle foreste, nei territori insalubri dove erano stati esiliati.
Come ricordarli tutti? Anche se ci limitassimo a quelli canonizzati oggi, non potremmo soffermarci su ciascuno di loro. Sono 117, tra cui otto vescovi, cinquanta sacerdoti, cinquantanove laici, e tra di essi troviamo una donna, Agnese Le Thi Thành, madre di sei bambini.
È sufficiente richiamare una o due figure, come quella del padre Vincent Liem, domenicano, mandato al martirio nel 1773; è il primo di 96 martiri di nazionalità vietnamita. E poi un altro sacerdote, Andrè Dung-Lac, i cui genitori, pagani, erano poverissimi; affidato dall’infanzia ad un catechista, diventa prete nel 1823, e fu parroco e missionario in diverse località del Paese. Salvato dalla prigione più di una volta, grazie ai riscatti generosamente pagati dai fedeli, desiderava ardentemente il martirio. “Chi muore per la fede” diceva “sale in cielo; al contrario, noi che ci nascondiamo continuamente, spendiamo del denaro per sottrarci ai persecutori! Sarebbe molto meglio lasciarci arrestare e morire”. Sostenuto da un grande zelo e dalla grazia del Signore, subì il martirio della decapitazione ad Hanoi il 21 dicembre 1839. ...
... I martiri vietnamiti “seminando fra le lacrime”, in realtà iniziarono un dialogo profondo e liberatore con la popolazione e la cultura della loro nazione, proclamando prima di tutto la verità e l’universalità della fede in Dio, proponendo inoltre una gerarchia di valori e di doveri particolarmente adeguata alla cultura religiosa di tutto il mondo orientale. Sotto la guida del primo catechismo vietnamita, diedero testimonianza del fatto che è necessario adorare un solo Dio, come Dio unico che ha creato cielo e terra.
Di fronte alle disposizioni coattive delle autorità riguardo alla pratica della fede, essi affermarono la propria libertà di credo, sostenendo con umile coraggio che la religione cristiana era l’unica cosa che non potevano abbandonare, poiché non potevano disobbedire al supremo sovrano: il Signore. Inoltre proclamarono con forza la loro volontà di essere leali nei confronti delle autorità del Paese, senza contravvenire a tutto ciò che fosse giusto e onesto; insegnarono a rispettare ed a venerare gli antenati, secondo gli usi della propria terra, alla luce del mistero della resurrezione.
La Chiesa vietnamita, con i suoi martiri e mediante la propria testimonianza, ha potuto proclamare il proprio impegno e la propria volontà di non rifiutare la tradizione culturale e le istituzioni legali del Paese; al contrario ha dichiarato e dimostrato che vuole incarnarsi in questa, contribuendo con fedeltà alla vera crescita della patria. ...
... Sanguis martyrum, semen christianorum”. “Semen christianorum”. Oltre alle migliaia di fedeli che, nei secoli passati, hanno camminato sui passi di Cristo, vi sono ancora oggi coloro che lavorano, talvolta nell’angoscia e nell’abnegazione, con la sola ambizione di poter perseverare nella vigna del Signore come fedeli che comprendono i beni del Regno di Dio.
“Semen chrstianorum”, sono tutti coloro che, ancora oggi, in mezzo al loro popolo e per la causa di Dio si sforzano di comprendere il senso del Vangelo di Cristo e della sua croce, con il dovere che ciò comporta di lavorare e di pregare per la venuta del Regno del nostro Padre in tutte le anime, e particolarmente nel Paese dove il Signore li ha chiamati a vivere. Questo dovere, questa attività interiore costante e rigorosa, esigono la pazienza e l’attesa fiduciosa di chi sa che la Provvidenza di Dio lavora con loro per rendere efficaci i loro sforzi e anche le loro sofferenze.
“La vita dei giusti è nella mani di Dio” (Sap 3, 1).
Il libro della Sapienza proclama questa splendida verità che inonda con tanta luce l’avvenimento che oggi celebriamo.
Sì. “La vita dei giusti è nella mani di Dio e non patiranno tormenti”. Potrebbe sembrare che queste parole non corrispondano alla realtà storica: in effetti i martiri patirono tormenti, e in che misura!
Ma l’autore ispirato sviluppa maggiormente il suo pensiero:
“La gente insensata pensava che morissero,
consideravano il loro trapasso come una disgrazia,
la loro dipartita da noi come una distruzione;
ma loro sono in pace.
La gente pensava che fossero stati castigati;
ma loro aspettavano sicuri l’immortalità” (Sap 3, 2-4).
Santi martiri! Martiri vietnamiti! Testimoni della vittoria di Cristo sulla morte! Testimoni della vocazione dell’uomo all’immortalità. ...
... Colui che è venuto nel mondo - non per “giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17).
Questo Cristo!
Come avete partecipato alla sua sofferenza e alla sua croce, così abbiate parte nella salvezza del mondo, da lui operata.
La vostra messe duri nella gioia! »
San GiovanniPaoloII, Dall’ Omelia per la Canonizzazione di 117 martiri vietnamiti, 19/06/1988