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martedì 2 novembre 2021

 


LA MORTE CREMOSA E LA VITA ETERNA NELL'ASPREZZA DELLA CARNE
Accanto alla società liquida e al genere sessuale fluido, questa generazione sta assorbendo anche l'evaporazione della morte, il suo addomesticamento nella "dolce morte" (eutanasia) e nella pratica ormai maggioritaria della cremazione. Le parole hanno un peso, così come i segni. Ridurre la morte a qualcosa che, nella parola, rimanda alla crema e, visivamente, alla polvere, costituisce un passo in più, e tra i più decisivi, verso la completa distruzione di una società e delle sue radici per far spazio ad una che con questa non ha nulla in comune. La stessa follia con la quale hanno deciso di cremare e seppellire le persone morte lo scorso anno in relazione più o meno certa con il virus è stato un segnale inequivocabile e molto potente. Se si riesce a trasformare la morte e a renderla da un lato un mostro da sfuggire con tutti i mezzi e dall'altro una caricatura mielosa e "cenerosa", indolore e addirittura auspicabile, si può attestare che la società cresciuta sulla e intorno alla fede cristiana è bella che andata. Perché la morte esiste, ed è la questione decisiva sulla quale si gioca il destino presente ed eterno delle persone. La questione che ha spinto sino ai confini della terra, da duemila anni, i missionari del Vangelo ad annunciare la risposta che ogni uomo attende. E su questa risposta la Chiesa ha offerto al mondo il fondamento per costruire città, case, scuole e ospedali; a dipingere, a comporre musica, a scrivere perchè la sua splendente bellezza illuminasse i giorni. La risposta che è divenuta la carne e il sangue di relazioni nuove che hanno rivoluzionato il modo barbaro e inumano di stare nel mondo. Impedire di porsi questa domanda cruciale, e quindi di scoprire di non avere risposte, è l'obbiettivo travestito con cui il demonio vuol rapire questa generazione, e plasmare la sua società in un inferno senza speranza. Se da un lato mira ad impedire che la Chiesa parli in libertà e annunci il Vangelo perché il demonio sa che la fede viene alle persone attraverso la predicazione, da un altro lato mira alla anestetizzazione della realtà attraverso una sua mistificazione e a una sua falsa rappresentazione virtuale, perché sa che Dio ha salvato gli uomini nella realtà e non in una sua proiezione ideale e irreale. Invece, ostinatamente, la Chiesa commemora i defunti, i morti. La Chiesa è l'unica che può e sa guardare senza paura la morte in faccia, perché ha conosciuto la sua sconfitta definitiva. La Chiesa sa per esperienza che Cristo è risorto e ha distrutto il peccato da cui scaturisce la morte. La Chiesa sa infatti che il contrario della morte è l'amore di Dio fatto carne e sangue proprio per morire d'amore. Carne e sangue come quelli di ogni uomo, amore dentro un corpo, dentro i pensieri, dentro il cuore e l'anima, amore infinito che neppure il peccato e la morte di croce ha potuto inchiodare, fermare, distruggere. L'amore che ha disintegrato il sepolcro e ha accompagnato la carne e il sangue di Gesù nella risurrezione, nella vita che non muore più. Questo amore è l'unica risposta alla domanda cruciale e ineludibile. E' l'unica risposta alla morte. Questo amore è annunciato e testimoniato dalla Chiesa nel sangue offerto gratuitamente dai suoi apostoli e martiri, conosciuti e sconosciuti, dai santi e dai nostri fratelli, genitori, nonni. Questo amore è per noi oggi, e per ogni uomo, come lo è per i nostri cari che sono già passati attraverso la soglia della morte. In questo amore possiamo essere tutti perdonati, purificati e ricreati in Cristo per la vita celeste, in attesa del giorno in cui, come quella di Cristo Gesù, anche la nostra carne risorgerà trasfigurata. Nell'attesa di questa beata speranza, ne sperimentiamo le primizie qui sulla terra, ogni volta che la morte aprirà le sue fauci a causa dei nostri peccati e di quelli di chi ci è accanto. E' allora che potremo sperimentare la dolcezza autentica dell'amore di Dio capace di perdonare e tirarci fuori dalla tomba per condurci nella vita nuova che abbraccia nel perdono e nell'amore anche il nemico che ci ha appena dato la morte

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