Nella Messa a Santa Marta, il Papa prega per i numerosi martiri di oggi puniti e perseguitati per il solo fatto di avere una Bibbia o farsi il segno della Croce
Citta' del Vaticano,
Ne è sicuro Papa Francesco: “Oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa”. Più volte il Pontefice, in omelie e discorsi, ha espresso tale denuncia e anche oggi, nella Messa a Santa Marta, ha manifestato il suo rammarico per questa amara costante della vita dei cristiani. Dal carcere di Pietro, al martirio di Stefano, ai tanti fratelli rinchiusi nelle prigioni di nazisti e comunisti, fino ai moderni martiri ‘puniti’ per il solo fatto di avere una Bibbia o celebrare una Messa - come accade ogni giorno in Africa e Medio Oriente - non c’è mai stato un momento nella storia in cui i seguaci di Cristo non abbiano subito persecuzioni. E il Papa ha anche spiegato che se avviene tutto questo è perché “la Croce è sempre nella strada cristiana”: essa è il marchio distintivo che Cristo ha lasciato ai suoi discepoli, in conseguenza dell’annunciare e testimoniare il Vangelo.Lo spiega Gesù stesso a Pietro che – come narra il Vangelo di oggi - Gli domanda cosa riceveranno in cambio coloro che lasciano tutto per seguirlo. “In verità non c’è nessuno che abbia lasciato la famiglia, la casa, i campi che non riceva già ora in questo tempo, cento volte tanto”, risponde il Maestro. Una risposta che indica il Suo essere “generoso”, ha commentato il Papa, ma che alle orecchie di Pietro suona come un’ambigua costatazione, cioè che “andare dietro Gesù” è, in fin dei conti, una “bella attività commerciale” che permette di guadagnare il centuplo.
Per questo Cristo aggiunge subito dopo che accanto a questo ‘risarcimento’ ci saranno persecuzioni: “Come
se dicesse: ‘Sì, voi avete lasciato tutto e riceverete qui, in terra, tante cose: ma con la persecuzione!’. Come un’insalata con l’olio della persecuzione: sempre!”, ha detto il Pontefice. E ha aggiunto: “Questo è il guadagno del cristiano e questa è la strada di quello che vuole andare dietro a Gesù, perché è la strada che ha fatto Lui: Lui è stato perseguitato! È la strada dell’abbassamento. Quello che Paolo dice ai Filippesi: ‘Si abbassò. Si è fatto uomo e si abbassò fino alla morte, morte di croce’. Questo è propria la tonalità della vita cristiana”.
Addirittura Gesù, nel suo Discorso della Montagna – ha sottolineato il Papa – definisce le persecuzioni una Beatitudine, affermando: “Beati voi quando vi insulteranno, quando sarete perseguitati a causa del mio nome”. Gli apostoli, ha ricordato, “subito dopo la venuta dello Spirito Santo, hanno cominciato a predicare e sono cominciate le persecuzioni”, che proseguono ancora oggi, nel 2014.
E il motivo è tanto chiaro, quanto doloroso: “Il mondo non tollera la divinità di Cristo – ha affermato il Papa - Non tollera l’annuncio del Vangelo. Non tollera le Beatitudini. E così la persecuzione: con la parola, le calunnie, le cose che dicevano dei cristiani nei primi secoli, le diffamazioni, il carcere…”.
Ma la memoria storica, si sa, è a breve termine: possiamo ricordare le vicende dei protomartiri grazie ai racconti riportati nei volumi di storia della Chiesa, ma “dimentichiamo facilmente” i tanti cristiani di “60 anni fa, nei campi, nelle prigioni dei nazisti, dei comunisti”, ha osservato Bergoglio. “Tanti!”, ha detto, perseguitati “per essere cristiani!”, e non vale pensare “oggi abbiamo più cultura e non ci sono queste cose”. “Ci sono! - ha assicurato il Pontefice - E io vi dico che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa”.
Tutti quei fratelli e quelle sorelle, cioè, “che danno testimonianza di Gesù, offrono la testimonianza di Gesù” e che “sono condannati perché hanno una Bibbia”, che “non possono fare il segno della croce”. Come pure quei fedeli che “non possono andare a Messa, perché è vietato”. Quante volte - ha esclamato Papa Francesco, pensando a ciò che si verifica in Cina o in Giappone - “viene un prete di nascosto, fra di loro, fanno finta di essere a tavola, a prendere un tè e lì celebrano la Messa, perché non li vedano”.
Ma “questa è la strada di Gesù”, ha spiegato il Santo Padre, una strada che sembra desolante ma che invece è “gioiosa”, perché “mai il Signore ci prova più di quello che noi possiamo portare”. D’altronde, ha proseguito, “la vita cristiana non è un vantaggio commerciale, non è un fare carriera: è semplicemente seguire Gesù!”. E quando seguiamo Gesù “succede questo”. Alla luce di ciò, però, bisogna domandarsi “se noi abbiamo dentro di noi la voglia di essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù”. E anche – ha concluso il Papa – ci farà bene pensare “ai tanti fratelli e sorelle che oggi, non possono pregare insieme, perché sono perseguitati; non possono avere il libro del Vangelo o una Bibbia, perché sono perseguitati”.
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