Pochi istanti dopo l’avvio da strade di accesso differenti spuntano oltre cinquanta attivisti di associazioni LGBT: una parte non ha accento locale, il che significa che sono intervenuti anche da fuori zona. Il boicottaggio è preordinato e coordinato, viene scatenata una
gazzarra che dura per tutta a veglia: con urla e slogan ritmati i militanti arcobaleno impediscono che si ascoltino le comunicazioni all’inizio e alla fine; molestano i singoli “veglianti” mettendosi di volta in volta in 6-7 attorno a ciascuno di essi e dileggiandoli; espongono striscioni e palloncini, coprendo i “veglianti”; per prendere in giro, leggono ad alta voce alcuni dei titoli dei libri tenuti in mano; distribuiscono un lunghissimo volantino, che contiene le firme di decine di sigle, Associazione LeA, Arcigay Salento, Agedo Lecce, Rete antirazzista, Arci Lecce, Coordinamento Puglia Pride 2014, Unione degli studenti, e così via, con singolare mescolanza di reti LGBT e antagoniste. Alla fine della serata, gli stessi contestatori metteranno in rete le foto delle molestie, che sono quelle che pubblichiamo, insieme con un breve video.
È straordinario che, con tante persone di vario tipo accorse per la veglia, ciascuna abbia tanto senso di responsabilità, forza e pazienza, per non reagire: una reazione, non necessariamente violenta, è proprio l’obiettivo degli aggressori, per ergersi a vittime. Sentinelle in piedi mostrano un altro tratto; al punto che, in una nota diffusa poche ore dopo la veglia, ringraziano “gli attivisti LGBT per quanto hanno fatto (…) a Lecce: hanno confermato nel modo più evidente il loro tratto intollerante e intimidatorio, in linea col carattere liberticida del d.d.l. Scalfarotto. Quest’ultimo manderà in carcere chiunque sostiene che un bambino cresce meglio con un madre e una padre; i sostenitori del d.d.l. lo applicano prima che sia approvato, impedendo perfino una manifestazione silenziosa contro di esso.” E ringraziano pure la Questura di Lecce: “la mancata tutela del diritto di manifestare pacificamente, nonostante fossero state rispettate tutte le regole per esercitarlo, ha permesso agli attivisti LGBT di mostrarsi per quello che sono.”
Così concludono: “Quando in futuro a Lecce ci saranno manifestazioni LGBT, siamo certi che la Questura ne garantirà nel modo più adeguato lo svolgimento senza disturbi, come è giusto che sia. Nel confronto con quanto lasciato accadere ieri, sarà l’ennesima prova che la discriminazione c’è, ma in danno delle ragioni della famiglia.”
A queste pillole di saggezza, e sempre nella linea della discriminazione, c’è da aggiungere un interrogativo: e se fosse andata al contrario? Se cioè una manifestazione in piazza l’avessero indetta gli LGBT e fossero stati impediti a svolgerla da contestazioni di avversari? Il Presidente della Repubblica avrebbe scritto la seconda lettera in pochi giorni al sottosegretario Scalfarotto; la Presidente della Camera avrebbe convocato una seduta d’Aula ad hoc contro l’omofobia; il Presidente del Senato avrebbe tenuto una lezione aggiuntiva al corso di legalità; i molestatori starebbero ancora nelle celle di sicurezza in attesa di essere interrogati. Ci rendiamo conto che non è una battaglia confessionale, ma di civiltà e di libertà?
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