Lecce, 31 maggio. Una serata insolitamente fresca per la stagione e per la latitudine, ogni tanto qualche goccia di pioggia; in uno spiazzo fra i più belli del centro storico, davanti al Palazzo dei Celestini, sede della Prefettura, e alla Basilica di S. Croce, Sentinelle in piedi chiama a raccolta per una veglia silenziosa, sulla scia di altre svolte in tante città italiane: l’obiettivo è richiamare l’attenzione sul carattere liberticida del “d.d.l. Scalfarotto”. Arrivano in tanti: nonostante la giornata pre-festiva, più di 150 persone, in larga parte giovani e famiglie; dopo una breve introduzione della portavoce, restano in piedi per un’ora a distanza di circa un metro l’una dall’altra intente a leggere un libro, fino alla conclusione, altrettanto breve, della portavoce. Da Claudia e Benedetta, le organizzatrici della veglia, la manifestazione è stata comunicata, come per legge, alla Questura il 23 aprile e il 6 maggio, mentre il 28 maggio esse hanno sollecitato attenzione, sempre alla Questura, impegno per garantirne lo svolgimento pacifico.
Pochi istanti dopo l’avvio da strade di accesso differenti spuntano oltre cinquanta attivisti di associazioni LGBT: una parte non ha accento locale, il che significa che sono intervenuti anche da fuori zona. Il boicottaggio è preordinato e coordinato, viene scatenata una
gazzarra che dura per tutta a veglia: con urla e slogan ritmati i militanti arcobaleno impediscono che si ascoltino le comunicazioni all’inizio e alla fine; molestano i singoli “veglianti” mettendosi di volta in volta in 6-7 attorno a ciascuno di essi e dileggiandoli; espongono striscioni e palloncini, coprendo i “veglianti”; per prendere in giro, leggono ad alta voce alcuni dei titoli dei libri tenuti in mano; distribuiscono un lunghissimo volantino, che contiene le firme di decine di sigle, Associazione LeA, Arcigay Salento, Agedo Lecce, Rete antirazzista, Arci Lecce, Coordinamento Puglia Pride 2014, Unione degli studenti, e così via, con singolare mescolanza di reti LGBT e antagoniste. Alla fine della serata, gli stessi contestatori metteranno in rete le foto delle molestie, che sono quelle che pubblichiamo, insieme con un breve video.
È straordinario che, con tante persone di vario tipo accorse per la veglia, ciascuna abbia tanto senso di responsabilità, forza e pazienza, per non reagire: una reazione, non necessariamente violenta, è proprio l’obiettivo degli aggressori, per ergersi a vittime. Sentinelle in piedi mostrano un altro tratto; al punto che, in una nota diffusa poche ore dopo la veglia, ringraziano “gli attivisti LGBT per quanto hanno fatto (…) a Lecce: hanno confermato nel modo più evidente il loro tratto intollerante e intimidatorio, in linea col carattere liberticida del d.d.l. Scalfarotto. Quest’ultimo manderà in carcere chiunque sostiene che un bambino cresce meglio con un madre e una padre; i sostenitori del d.d.l. lo applicano prima che sia approvato, impedendo perfino una manifestazione silenziosa contro di esso.” E ringraziano pure la Questura di Lecce: “la mancata tutela del diritto di manifestare pacificamente, nonostante fossero state rispettate tutte le regole per esercitarlo, ha permesso agli attivisti LGBT di mostrarsi per quello che sono.”
Così concludono: “Quando in futuro a Lecce ci saranno manifestazioni LGBT, siamo certi che la Questura ne garantirà nel modo più adeguato lo svolgimento senza disturbi, come è giusto che sia. Nel confronto con quanto lasciato accadere ieri, sarà l’ennesima prova che la discriminazione c’è, ma in danno delle ragioni della famiglia.”
A queste pillole di saggezza, e sempre nella linea della discriminazione, c’è da aggiungere un interrogativo: e se fosse andata al contrario? Se cioè una manifestazione in piazza l’avessero indetta gli LGBT e fossero stati impediti a svolgerla da contestazioni di avversari? Il Presidente della Repubblica avrebbe scritto la seconda lettera in pochi giorni al sottosegretario Scalfarotto; la Presidente della Camera avrebbe convocato una seduta d’Aula ad hoc contro l’omofobia; il Presidente del Senato avrebbe tenuto una lezione aggiuntiva al corso di legalità; i molestatori starebbero ancora nelle celle di sicurezza in attesa di essere interrogati. Ci rendiamo conto che non è una battaglia confessionale, ma di civiltà e di libertà?
Pochi istanti dopo l’avvio da strade di accesso differenti spuntano oltre cinquanta attivisti di associazioni LGBT: una parte non ha accento locale, il che significa che sono intervenuti anche da fuori zona. Il boicottaggio è preordinato e coordinato, viene scatenata una
gazzarra che dura per tutta a veglia: con urla e slogan ritmati i militanti arcobaleno impediscono che si ascoltino le comunicazioni all’inizio e alla fine; molestano i singoli “veglianti” mettendosi di volta in volta in 6-7 attorno a ciascuno di essi e dileggiandoli; espongono striscioni e palloncini, coprendo i “veglianti”; per prendere in giro, leggono ad alta voce alcuni dei titoli dei libri tenuti in mano; distribuiscono un lunghissimo volantino, che contiene le firme di decine di sigle, Associazione LeA, Arcigay Salento, Agedo Lecce, Rete antirazzista, Arci Lecce, Coordinamento Puglia Pride 2014, Unione degli studenti, e così via, con singolare mescolanza di reti LGBT e antagoniste. Alla fine della serata, gli stessi contestatori metteranno in rete le foto delle molestie, che sono quelle che pubblichiamo, insieme con un breve video.
È straordinario che, con tante persone di vario tipo accorse per la veglia, ciascuna abbia tanto senso di responsabilità, forza e pazienza, per non reagire: una reazione, non necessariamente violenta, è proprio l’obiettivo degli aggressori, per ergersi a vittime. Sentinelle in piedi mostrano un altro tratto; al punto che, in una nota diffusa poche ore dopo la veglia, ringraziano “gli attivisti LGBT per quanto hanno fatto (…) a Lecce: hanno confermato nel modo più evidente il loro tratto intollerante e intimidatorio, in linea col carattere liberticida del d.d.l. Scalfarotto. Quest’ultimo manderà in carcere chiunque sostiene che un bambino cresce meglio con un madre e una padre; i sostenitori del d.d.l. lo applicano prima che sia approvato, impedendo perfino una manifestazione silenziosa contro di esso.” E ringraziano pure la Questura di Lecce: “la mancata tutela del diritto di manifestare pacificamente, nonostante fossero state rispettate tutte le regole per esercitarlo, ha permesso agli attivisti LGBT di mostrarsi per quello che sono.”
Così concludono: “Quando in futuro a Lecce ci saranno manifestazioni LGBT, siamo certi che la Questura ne garantirà nel modo più adeguato lo svolgimento senza disturbi, come è giusto che sia. Nel confronto con quanto lasciato accadere ieri, sarà l’ennesima prova che la discriminazione c’è, ma in danno delle ragioni della famiglia.”
A queste pillole di saggezza, e sempre nella linea della discriminazione, c’è da aggiungere un interrogativo: e se fosse andata al contrario? Se cioè una manifestazione in piazza l’avessero indetta gli LGBT e fossero stati impediti a svolgerla da contestazioni di avversari? Il Presidente della Repubblica avrebbe scritto la seconda lettera in pochi giorni al sottosegretario Scalfarotto; la Presidente della Camera avrebbe convocato una seduta d’Aula ad hoc contro l’omofobia; il Presidente del Senato avrebbe tenuto una lezione aggiuntiva al corso di legalità; i molestatori starebbero ancora nelle celle di sicurezza in attesa di essere interrogati. Ci rendiamo conto che non è una battaglia confessionale, ma di civiltà e di libertà?
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