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venerdì 13 febbraio 2015

Riti di Comunione e Riti Penitenziali

Cosa fare in assenza di un ministro ordinato?

Roma, (Zenit.org) Edward McNamara, L.C. | 19 hits

Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settimana alla domanda di un lettore del Texas.

Sono confuso riguardo un’apparente contraddizione nelle istruzioni per il Rito della Comunione fuori della Messa. Nel documento Sunday Celebration in the Absence of a Priest, pubblicato nel 2012 dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il rito penitenziale è completamente omesso. Tuttavia, nel documento Santa Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico del 1976, e nel documento Rito della Comunione agli infermi del 1983, il rito penitenziale appare e può essere presieduto anche da un ministro non ordinato. Tenendo presente questo, è corretto per un ministro laico guidare il rito penitenziale (con o senza l’esortazione finale "Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduci alla vita eterna")? -- K.W., Austin, Texas (USA)
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La presenza dell’atto penitenziale è naturalmente una differenza tra i due riti, e infatti entrambi sono perfettamente validi nei loro rispettivi contesti. Un’altra differenza è che laddove i riti per la Santa Comunione fuori della Messa e il Rito della Comunione agli infermi sono stati promulgati dalla Santa Sede, i riti specifici per le Celebrazioni domenicali in assenza di presbitero sono stati preparati e pubblicati dalla Conferenza episcopale sulla base del direttorio ricevuto dalla Santa Sede e pubblicato il 2 giugno del 1988.
Riguardo la struttura del rito per le Celebrazioni domenicali il direttorio afferma:
“41. Lo schema della celebrazione si compone dei seguenti elementi:
“a) i riti iniziali, il cui scopo è che i fedeli, quando si radunano, costituiscano la comunità e si dispongano degnamente alla celebrazione;
“b) la liturgia della Parola, nella quale Dio stesso parla al suo popolo, per manifestargli il mistero di redenzione e di salvezza; il popolo infatti risponde mediante la professione di fede e la preghiera universale;
“c) il rendimento di grazie, con il quale Dio è benedetto per la sua gloria immensa (cfr. n. 45);
“d) i riti di comunione, mediante i quali si esprime e sì realizza la comunione con Cristo e con i fratelli, soprattutto con quelli che nel medesimo giorno partecipano al sacrificio eucaristico;
“e) i riti di conclusione, con i quali viene indicato il rapporto che intercorre tra liturgia e vita cristiana.
“La conferenza episcopale, o lo stesso vescovo, tenuto conto delle circostanze di luogo e di persone, può
ulteriormente determinare la stessa celebrazione, con sussidi preparati dalla commissione nazionale o diocesana di liturgia. Tuttavia questo schema di celebrazione non si deve cambiare senza necessità.
“42. Nella monizione iniziale, oppure in un altro momento della celebrazione, il moderatore ricordi la comunità con la quale, in quella domenica, il parroco celebra l’eucaristia, ed esorti i fedeli ad unirsi spiritualmente ad essa”.
Il rituale pubblicato dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici degli USA (USCCB) e le norme complementari emesse dai singoli vescovi affermano chiaramente che questo rituale può essere utilizzato esclusivamente per le Celebrazioni domenicali. Questo denota la consapevolezza che lo scopo di questo rito è diverso da quello degli altri due rituali per il rito della Comunione fuori della Messa.
Come emerge dal n° 41a, lo scopo dei riti introduttivi per la Celebrazione domenicale "è che i fedeli, quando si radunano, costituiscano la comunità e si dispongano degnamente alla celebrazione".
Non so perché coloro che hanno preparato il rituale hanno deciso che fosse opportuno omettere l’atto penitenziale per la Celebrazione domenicale. Forse hanno pensato che le speciali formule introduttive usate all’inizio del rituale fossero sufficienti per costituire la comunità. Forse hanno ritenuto che il rito penitenziale riecheggiasse troppo la Messa, e le direttive della Santa Sede siano molto esplicite nel dire che il rituale debba evitare ogni confusione con la Messa. Alla fine è una questione di scelta e presumiamo che la decisione sia stata presa in buona fede e fondata su quelli che erano considerati dei giusti principi liturgici e, ovviamente, ha incontrato l’approvazione della maggioranza dei vescovi.
Tuttavia, non si tratta dell’unica possibilità. Altre conferenze episcopali, come quella di Inghilterra e Galles e anche qualche diocesi italiana, dove purtroppo è diventato necessario introdurre questo tipo di rito, hanno optato per includere il rito penitenziale nel loro aggiornamento del 2013 della celebrazione della Comunione in assenza di presbiteri. In questo caso, tuttavia, hanno preparato un rito che può essere usato anche nei giorni feriali.
Infine, è importante ricordare che ognuno deve seguire qualsiasi rituale approvato per il Paese dove la celebrazione avviene, e in accordo con le istruzioni del vescovo locale.

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