Che una Commissione diocesana pubblichi un documento contro il gender a scuola è un fatto piuttosto raro. Ecco perché vale la pena evidenziare quanto è successo ieri nella diocesi di Trieste. La Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – questo è il suo nome esatto – ha reso noto un ampio documento che esamina l’invadenza dell’ideologia gender nelle scuole, invita ad una sana educazione dei nostri ragazzi e, infine, chiede a genitori e insegnanti di sorvegliare e mobilitarsi.
Il documento, che è disponibile anche sul sito del settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova, è un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza, a cominciare dal titolo “Identità sessuale, vita e famiglia: il compito educativo della scuola”.
Dopo aver spiegato cosa si intende per “ideologia del gender”, il documento parte dalla constatazione di quanto sta avvenendo: «Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale».
Quindi si passa a presentare i recenti interventi del Magistero: Benedetto XVI, il cardinale Bagnasco, Papa Francesco.
Siccome sul piano metodologico è sempre meglio partire dal positivo, ecco che il documento, sapientemente dice: «questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali».
L’annuncio – si dice – deve precedere la denuncia. Il documento annuncia quindi l’evidenza: «È del tutto evidente che alla
base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale».
Precisati i concetti, fatta l’analisi della situazione, risaliti ai principi e rispolverate le evidenze, ecco che la Commissione si avventura senza paura dentro le cattive cose di oggi, e lo fa senza sbavature od opacità. Quella di Trieste è una Commissione che parla chiaro: «La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica. Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi. Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità. Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura».
Infine, la Commissione cerca di rispondere alla domanda “che fare?”. La risposta non può essere che una e formulata, ancora una volta in modo positivo: proporre la bellezza e la pienezza dell’amore umano e cristiano. Non si evita però di scendere anche su un terreno più pratico, come per esempio «predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali».
L’impegno educativo però non basta, c’è anche il livello politico e delle leggi: «Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune».
Un documento importante, quindi, in un contesto cittadino e regionale fortemente orientato ad assecondare i “nuovi diritti”.
Il documento, che è disponibile anche sul sito del settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova, è un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza, a cominciare dal titolo “Identità sessuale, vita e famiglia: il compito educativo della scuola”.
Dopo aver spiegato cosa si intende per “ideologia del gender”, il documento parte dalla constatazione di quanto sta avvenendo: «Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale».
Quindi si passa a presentare i recenti interventi del Magistero: Benedetto XVI, il cardinale Bagnasco, Papa Francesco.
Siccome sul piano metodologico è sempre meglio partire dal positivo, ecco che il documento, sapientemente dice: «questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali».
L’annuncio – si dice – deve precedere la denuncia. Il documento annuncia quindi l’evidenza: «È del tutto evidente che alla
base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale».
Precisati i concetti, fatta l’analisi della situazione, risaliti ai principi e rispolverate le evidenze, ecco che la Commissione si avventura senza paura dentro le cattive cose di oggi, e lo fa senza sbavature od opacità. Quella di Trieste è una Commissione che parla chiaro: «La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica. Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi. Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità. Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura».
Infine, la Commissione cerca di rispondere alla domanda “che fare?”. La risposta non può essere che una e formulata, ancora una volta in modo positivo: proporre la bellezza e la pienezza dell’amore umano e cristiano. Non si evita però di scendere anche su un terreno più pratico, come per esempio «predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali».
L’impegno educativo però non basta, c’è anche il livello politico e delle leggi: «Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune».
Un documento importante, quindi, in un contesto cittadino e regionale fortemente orientato ad assecondare i “nuovi diritti”.
Nessun commento:
Posta un commento