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lunedì 6 maggio 2019

Quella fontana è un piccolo segno di un grande degrado

La nuova fontana inaugurata di recente a Vergato, cittadina in provincia di Bologna, è qualcosa di cui sarebbe meglio non scrivere. Una volta inaugurata ha fatto subito discutere, soprattutto sui social, per numerosi richiami alla simbologia demoniaca. E' un piccolo evento, ma un segnale chiaro della china sulla quale stiamo scivolando.


Vergato, la fontana delle polemiche

La nuova fontana inaugurata di recente a Vergato, provincia di Bologna, nell’Appennino è qualcosa di cui sarebbe meglio non scrivere; per non fare pubblicità a un’opera che – tutti i gusti sono gusti, ma….- a noi sembra oggettivamente di una bruttezza sconfinata.

Ora è vero che Vergato, un po’ più di settemila anime, è ricordato, poverino, quasi solo perché durante la Seconda Guerra Mondiale si trovava giusto sulla Linea Gotica e di conseguenza è stato completamente raso al suolo, e di conseguenza deve cercare di darsi un contegno come può; e dal momento che la sua gloria locale è un certo Luigi Ontani, a lui si è affidato per arricchire piazza Giovanni XXIII (San Roncalli) con una statua-fontana che viene descritta così dall’ufficialità “Sulla base del progetto, l’opera pur con richiami espliciti al territorio, si prospetta di respiro internazionale. A carattere monumentale, il complesso si avvale di figure desunte dalla mitologia classica richiamanti gli elementi geografici dell’Appennino in un felice intreccio, con simbologie tipiche dell’iconografia ontaniana. Un fauno adulto (rappresentante il fiume Reno) reca sulle spalle un putto alato (simbolo del Torrente Vergatello), mentre la testa maestosa e severa di un vecchio Tritone (incarnante l’Appennino) si erge dal fondo della vasca circolare a delimitarne, col suo corpo scaglioso, parte del perimetro che va progressivamente a rinchiudersi coi profili dei monti familiari agli abitanti dell’Appennino. L’uovo su cui poggia il gruppo centrale, avvolto nelle spire di un serpente, è un chiaro riferimento a Montovolo, elemento favoloso e mitico del paesaggio locale, della sua storia e della poetica dell’artista”.

In realtà sui social la fotografia della fontana, inaugurata dall’artista tutto in viola e dalle autorità locali ha provocato una tempesta. Ripotiamo alcuni commenti: “È un inno a Satana (uomo capra) a Monarch, nano sulle spalle e ali di farfalla (vedi progetto Monarch più utilizzato di quanto si creda) ecc ecc. Un inno a tutto ciò che è contro Dio. Intanto vengono abbattuti i simboli cristiani”. “Statua di Fauno con pene eretto, corna e piede caprino, spacciata per opera d'arte e omaggio al classicismo...Notare il bimbo sulle spalle (pedofilia), il fauno con seno femminile a terra (transgender) e per finire un bellissimo occhio da Illuminati all'ombelico e lo sguardo da allucinati. Folle plaudenti ed estasiate davanti a cotanta "arte". Poi dite che l'anticristo è una favoletta...Dicano che sono SATANISTI e basta, fanno una migliore figura. Notare lo spregio: messa in piazza Giovanni XXIII”.

E scrive una lettrice particolarmente attenta: "Inno alla pedofilia. È la fontana di Ontani collocata a Vergato (BO): Lucifero con fallo in erezione e corna tiene in spalla un bambino; Tritone ha barba e grossi seni. Nell'ombelico l'occhio degli #illuminati Vogliono assuefarci al pedopornosatanismo. A Vergato, sono stati inaugurati il museo e una fontana dell’artista Luigi Ontani, sormontata da una statua raffigurante lucifero (con il fallo eretto, lo zoccolo e l’occhio degli illuminati) che porta sulle spalle un bambino aggrappato alle sue corna. La base è formata da Nettuno androgino con grandi seni. Già fa sufficientemente schifo così, ma mi sono voluta fare del male e ho cercato le sue opere e visto che ha ricevuto diverse onorificenze, tra cui una dal cattolico Mattarella ovviamente. Il suo Ecce Homo è un Gesù efebico, il crocifisso è quello che vedete, poi c’è il barbuto che allatta e altre porcherie. La cosa più inquietante per me è la sua particolare attenzione per i ragazzini nudi. Il cerchio si chiude”.

Il Popolo della Famiglia della regione ha annunciato di voler iniziare un’azione per chiedere al sindaco di rimuovere l’oggetto dal panorama. Iniziativa esteticamente lodevole, ma dalle poche, prevediamo, possibilità di riuscita. Chiudiamo con alcune righe del commento scritte da Massimo Viglione: “Ciò che sconvolge - perché sono ancora un ingenuo e in fondo non ancora abbastanza pessimista - checché ne diciate - quanto dovrei, è il pubblico che applaude (sindaco in primis), che fotografa, che sorride, che festeggia.  Ma questi "esseri"... sono persone "normali", come miliardi di altre, come molti di voi che leggono.  Sono come quei genitori che hanno fatto la foto dei loro bambini sorridenti abbracciati alla statua di Lucifero nella "chiesa" a lui dedicata. Hanno fatto un selfie con Lucifero! Che carini! Ovvero... sono ciechi che guidano ciechi verso l'abisso. Ciò che sconvolge, è la perdita collettiva del "senso comune". Perso il senso comune, tutto diventa possibile. Possono fare ogni cosa, tra un selfie e un sorriso, tra una presa in giro e una voltata di spalle”.

Ecco, ora torno al primo argomento; forse sarebbe stato meglio non parlare per nulla dell’opera, che – siamo nella terra di Guareschi – avrebbe suscitato reazioni tremende, di cui poi pentirsi davanti al crocefisso, da parte di don Camillo. E che, a dispetto delle speranze dell’assessore all’arte e alla cultura, non devierà certo verso Vergato fiumi di turisti. Ma è un segnale, piccolo, trascurabile, ma un segnale della china sulla quale stiamo scivolando.

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