Pagine

sabato 11 luglio 2020


αποφθεγμα Apoftegma

Prima di tutto amare il Signore Dio 
con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze; 
poi il prossimo come se stesso. 
Rinnegare completamente se stesso per seguire Cristo; 
rendersi estraneo alla mentalità del mondo; 
non anteporre nulla all'amore di Cristo, 
pregare per i nemici nell'amore di Cristo.

San Benedetto

 COME SAN BENEDETTO NON ANTEPORRE NULLA A CRISTO PERCHE' LA SUA SALVEZZA GIUNGA A OGNI UOMO



Oggi celebriamo la festa di San Benedetto, patrono d'Europa. Nato in un momento particolare, tra il quinto e il sesto secolo, l'Impero Romano era appena crollato e Roma era in una situazione tragica. Ma, alcuni commentatori di quel tempo, ci raccontano che "Roma morivanridendo", come sul Titanic dove l'orchestra suonava mentre il transatlantico affondava. Il tempo di Benedetto era simile al tempo di Noè, scelto dal Signore perché, nel costruire un’arca in pianura mentre splendeva il sole, fosse una profezia per i suoi contemporanei ignari della rovina che incombeva su di loro. Per essere un segno di contraddizione e di conversione per il mondo che viveva tutto in un “carpe diem” senza sperare un destino eterno: mangiamo e beviamo perché domani moriremo. Per questo Gesù, rispondendo alla domanda di Pietro parla di una “rigenerazione” del mondo; invita Pietro a spostare lo sguardo dall'orizzonte di questo momento a quello della vita eterna, cioè alla rigenerazione, ai cieli nuovi e alla terra nuova promessa da Dio ad ogni uomo. Prende lo sguardo di Pietro e lo fissa sul cielo, come fece con Abramo, al destino infinitamente più grande di quello che poteva sperare o immaginare. Il destino del Cielo, perché lì tu sarai mio intimo, partecipando del mio potere e della mia dignità. Per questo, come Noè, è stato chiamato con gli altri apostoli a divenire un segno del Cielo, testimone credibile con l’arca della Chiesa, che la vita non finisce in una tomba. Infatti, chi ha lasciato casa, padre, madre, fratelli, figli, lavoro, possedimenti e denari per Cristo ha già qui sulla terra, come primizia del Cielo, moltiplicata la vita, ovvero cento volte tanto con persecuzioni, e in eredità la vita eterna. Come Noè, Pietro e gli apostoli, anche San Benedetto fu chiamato per fare presente la dimensione la dimensione celeste della vita; questo significa vivere una vita straordinaria nell’ordinario, come costruire un'arca dove non c’è mare, o lasciare tutto per annunciare il Vangelo o per vivere in perfetta solitudine. Noè, San Pietro e San Benedetto avevano lasciato tutto perché tutto avevano ricevuto. Avevano conosciuto l’unico che poteva colmare sovrabbondantemente la loro vita. Per questo avevano obbedito alla sua voce e lo avevano seguito, nella certezza che in nulla sarebbero restati delusi. L’obbedienza, il segreto della regola monastica di San Benedetto, è il segno più chiaro del Cielo. Adamo ed Eva, sedotti dal demonio avevano peccato disobbedendo. E avevano perduto il Cielo. Unico cammino di ritorno ad esso, all’innocenza e alla dignità, al compimento della vita, non poteva essere che l’obbedienza. E l’obbedienza suppone l’umiltà dell’ascolto. Per questo “ora et labora”, che sarebbe traducibile con “ascolta e obbedisci”. Anche noi siamo chiamati per la stessa missione nell’Arca della Chiesa. Ad ascoltare e obbedire, che significa non anteporre nulla a Cristo, perché Lui non ha anteposto nulla a noi. Ha ascoltato il Padre e, per salvarci, ha obbedito sino alla morte di Croce. Ma è risuscitato e oggi è vivo per vivere in noi, e mostrare, sulla croce della nostra vita che ci unisce a Lui, la porta sul Cielo dischiusa per ogni uomo schiavo della paura del Covid che lo induce a saziarsi di ciò che avvelena, illudendosi di ridere per non accorgersi di morire.  

Nessun commento:

Posta un commento