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giovedì 17 settembre 2020

 


LACRIME DI PENTIMENTO, LACRIME D'AMORE, L'UNICO AUTENTICO
Che tipo di relazione abbiamo con Gesù? Il Vangelo ce ne mostra due. Una supponente, che lo cerca sì, e lo invita a pranzo, addirittura pregandolo di condividere la mensa, ma con il cuore lontano. L'atteggiamento di Simone, che si ferma sulla soglia dell'intimità, che resta imprigionato nella sua pretesa giustizia di fariseo, in quella sottile e subdola certezza che la visita in fondo gli sia dovuta, quasi un tributo. Il suo cuore non si stacca dal suo io, nessuna lacrima solca il suo viso, crede di conoscersi e invece è prigioniero della menzogna. E giudica, appoggiandosi sulla propria conoscenza delle Scritture, guidato solo dai propri criteri, quelli fondati su regole e "precetti di uomini" buoni solo ad ingrassare l'uomo vecchio, accecato nell'orgoglio. Simone è con Gesù a mensa, ma è puro formalismo, il suo ego lo catapulta in una posizione di superiorità e sufficienza che gli fa dimenticare anche le regole elementari dell'accoglienza. Crede di compiere la Legge e i precetti, ma tralascia l'essenziale che è l'accoglienza di un ospite, con i riti che qualunque ebreo era solito compiere; neanche questa semplice attenzione aveva, neanche il minimo... Parla con parole carnali, pensa con pensieri mondani, e il suo rapporto con Cristo rimane superficiale. E poi c'è l'atteggiamento della "peccatrice di quella città", che nonostante sapesse di non potersi accostare a Gesù, "si avvicinò dunque non al capo, ma ai piedi del Signore; lei che aveva a lungo battuto la strada del vizio, cercava di seguire le orme segnate dai piedi santi del Signore. Cominciò a versare lacrime, che sono come il sangue del cuore, quindi lavò i piedi del Signore con l'umile confessione dei propri peccati" (S. Agostino). E dal fondo del dolore e del pentimento, la "fede" - ovvero il cammino che l'aveva condotta sino a quel pezzo di terra ai piedi di Gesù come al fonte battesimale, con la speranza che l'impossibile di una vita nuova potesse divenire possibile - la spinge ad inginocchiarsi dinanzi a Lui. Gesù sa perfettamente "chi e che specie di donna è quella che lo sta toccando": è "una peccatrice", come Simone, ma, a differenza di questi, lo "tocca" per amore: lo "tocca" per consegnargli la sua impurezza... E' la "specie" di donna che piace a Gesù... Di donne come Lui Egli si innamora perdutamente, pazzo di tenerezza da riversare su tante ferite... Immonda e indegna, che il solo toccarla infetta e rende impuri. Lei lo sa, conosce la propria assoluta indegnità, i peccati sono lì, tra le sue mani, evidenti. E un dolore acuto a percuoterle il petto, un'angoscia mortale. Questa donna ha toccato la morte.
A differenza degli altri "commensali" che "cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?»" lei non si chiede chi sia. Lei non ha tempo per pensare, deve inginocchiarsi, piangere e spandere la sua vita su quei piedi che hanno condotto Dio così vicino ai suoi peccati. Fin dentro alla sua storia, perché Lui era da Simone per lei! Gli occhi della sua anima guardano Gesù, e lo vedono adagiato a mensa e ne intuiscono il destino, il sepolcro nel quale sarebbe adagiato, la tomba nella quale ella stessa giace a causa dei propri peccati. Gli occhi di questa donna vedono oltre, e, come la Maddalena al mattino di Pasqua, contemplano la vittoria sulla morte di Gesù, la pietra rovesciata e il suo sorgere dal sepolcro. Lei conosce quel sepolcro, per questo, con l'audacia figlia dell'amore, cerca Colui che, solo, può spalancare la sua tomba e ridonarle la libertà. E, ai piedi di Gesù, sperimenterà il perdono, "la pace" nella quale "andare", il frutto squisito di una vita nuova libera dal peccato per amare gratuitamente e non offrirsi, come noi, per saziare la carne e il portafoglio. Abbiamo solo le lacrime con le quali abbandonarci alla misericordia di Dio; esse sono l'unico linguaggio possibile per uscire dal nostro orgoglio, e dire a Gesù che lo amiamo, così come siamo e possiamo, con quello che abbiamo, il pentimento e le sue lacrime. Come quelle di Pietro, traditore e apostata, con la carne peccatrice trapassata e perdonata dallo sguardo misericordioso di Gesù. Chissà, forse questa donna avrà incrociato lo stesso sguardo, da dietro la folla, nascosta e tremante. E ora era ai suoi piedi, sperando che le sue lacrime scivolate sui piedi di Gesù possano introdurla nel suo cuore, dove essere liberata per "andare in pace". L'amore vero e reale e possibile a te e a me oggi non può che essere bagnato dalle lacrime. Di nessun altro nel Vangelo il Signore ha mostrato l'amore - ponendolo addirittura come esempio - se non quello della donna del brano di oggi. Così anche noi oggi possiamo versare le lacrime su Gesù supplicando la carità che può trasformare il nostro amore limitato al pentimento in dono e perdono che oltrepassa la soglia della morte e del peccato. Lacrime nostre sui piedi del fratello, perché in ciascuno è vivo Cristo. Lacrime di moglie a scorrere sui piedi del marito, e lacrime di marito a scorrere sui piedi della moglie. Oggi, nel bel mezzo di una lite che si protrae da settimane, prender su e inginocchiarsi, senza parole, di fronte al fratello, coniuge, genitore o figlio che sia, e cominciare a piangere nel ricordo struggente dei nostri peccati. Solo la memoria che non fa sconti sulla verità sul nostro passato e sulla debolezza del nostro cuore può far sgorgare lacrime di pentimento autentico. Saranno queste lacrime a cancellare il ricordo dei peccati del prossimo, e a purificare ogni relazione. E accanto alle lacrime l'olio prezioso e profumato, i nostri beni - tutti perché no? - e quanto abbiamo di più importante, forse il tempo, i criteri, i progetti... noi stessi finalmente offerti al fratello. La conversione, infatti, spazza via idolatria e avarizia, e ci fa liberi per amare d'amor puro che non cerca contraccambio, e ci fa consegnare all'altro gratuitamente e senza misura

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