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venerdì 21 maggio 2021

 

Don Giussani: La virtù dell'amicizia di Cristo. Meditazioni su Gv. 21

Brani da alcune meditazioni di Luigi Giussani intorno al capitolo 21 del Vangelo di san Giovanni
1994-1995


Pomeriggio tardo, sera. Una casupola sui monti della Giudea. Seduti ad un tavolo due extrapaesani (moltissimi che viaggiavano si ritrovavano in quel posto) e uno che parlava. Ci siamo raccomandati tante volte di immaginarci come fossero quegli occhi che «mangiavano vivo» l'uomo che parlava: «Lo guardavano parlare». Abbiamo usato come termine più chiaro l'espressione «Lo guardavano parlare». Era la posizione di Giovanni e Andrea di fronte a Cristo: «Lo guardavano parlare». Siccome non capivano niente, come spesso accade, Lo guardavano parlare. E non capivano niente. Ma l'accento che quell'Uomo usava si ripercuoteva in loro e loro non ne facevano l'analisi, lo sentivano (Gv 1, 35 ss).
Folla. Lui parlava come a Giovanni e Andrea e tutta la folla era là a guardarLo come Lo avevano guardato Giovanni e Andrea. Sono colpiti, tant'è vero che un giovane di una famiglia ricca si è avvicinato e il servo gli fa largo, gli fende la folla, finché arriva vicino a Chi parla. Per un po' non può non rimanere con la bocca aperta, colpito da quella Presenza; poi, ad un certo punto, supera questo stato di frustrata contrizione e dice: «Senti» - vuole entrare in dialettica con Lui, entrare in dialettica vuol dire affermare, cercare di affermare la propria via di fronte al Tu - «Maestro buono, che cosa devo fare per entrare nella vita eterna?». «Osserva i Comandamenti». «Tutte queste cose le ho osservate da quando ero bambino». «Gesù lo scrutò e lo amò [e ha pensato: è vero, è un puro]: "Se vuoi raggiungere il Regno dei cieli, va' a casa, da' via tutto quello che hai, poi vieni con me". Quello - immaginiamocelo - si ritira e se ne va triste. Era infatti molto ricco» (Mc 10, 17-20; Mt 19, 16-22). È il giovane ricco.
Matteo, cap. 26, 69-75. In quel momento il gallo cantò per la terza volta. Gesù uscì dalla sala trascinato dai soldati, incatenato, guardando dalla sua parte. Simon Pietro, che era là in un angolo ad aspettare, seguendo il rumore, Lo vide. E «pianse amaramente».
Giovanni, cap. 21. Lo stesso Pietro, che da quel momento era diventato vergognoso e intimidito, perennemente intimidito, anche se non riusciva a trattenere i suoi slanci abituali (li compiva e poi si fermava, bloccato dalla vergogna del ricordo), era là in disparte quella mattina sulla riva, e tutti mangiavano il pesce preparato dal Signore. Il Signore gli si stese vicino. Lo guardava. Lui «sguardava», sguardava ma non guardava, perché aveva vergogna più del solito. Finché Gesù gli disse: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?». «Signore, Tu lo sai che Ti amo». Non poteva non voltare la faccia e dirgli la sua risposta. Non poteva, sarebbe stata una menzogna. Gli voleva bene. L'aveva tradito, ma Gli voleva bene e perciò si è voltato verso di Lui, si è voltato verso di Lui e Gli ha dato quella risposta che non era mai venuta meno, eccetto che in quei momenti terribili. Gli ha dato la risposta per cui lui era continuamente voltato verso di Lui, dovunque fosse; dovunque fosse, sulla barca in mare come quel mattino, o tra la folla sulla montagna. Anche quando era a casa e Lui non c'era, sempre era rivolto a Lui.
Avete dunque quattro esempi di «conversione» come posizione verso la presenza di Cristo.
La prima: ingenua e grande, da uomini grandi. La posizione più bella, fino in fondo al cuore, senza sapersi dare ragione.
La seconda, quella di un uomo giovane, come l'ha chiamato il Vangelo, di un uomo che non era voltato verso Gesù come Giovanni e Andrea, che Lo guardavano parlare. Anche lui guardava Gesù parlare, ma, oltre il breve centimetro del primo fascino, voleva interloquire. Voleva raggiungere un suo scopo, voleva servirsi di quell'Uomo per essere tranquillo con la sua coscienza: per essere onorato nella sua onorabilità di giovane morale, moralmente ben educato. Voleva che tutti sapessero che lui meritava le lodi di quell'Uomo. Perciò era uno voltato a Cristo problematicamente, meglio, forse, criticamente (la problematica e la critica sono sempre in funzione di uno scopo fissato da sé): voltato verso Cristo, ma centrato su di sé.
La terza posizione è quella dell'uomo voltato verso Cristo con il cuore schiantato, con la coscienza della propria meschinità e vigliaccheria: vigliacco, potremmo dire un «peccatore». Il giovane ricco non era un «peccatore»: lo divenne per la posizione che acquistò verso Cristo. Invece Pietro, al tribunale di Pilato, era un uomo schiacciato dalla sua coscienza di essere peccatore, schiacciato dal suo sbaglio, che era proprio il contrario di quello che avrebbe mai voluto, il contrario dei sentimenti che aveva sempre nutrito per Gesù. Cosa mi è successo? Come mai ho fatto così? Chi sono io? Cos'è l'uomo?
La quarta posizione: lo stesso uomo, lo stesso identico uomo - con la stessa identica coscienza di essere un povero disgraziato che ha contraddetto se stesso ed è diventato menzogna - che ha il coraggio di assumere una posizione in cui la sua menzogna, il suo delitto è come soffiato via. Rinnega il suo delitto: «Non è vero che io Ti ho odiato, non è vero che non Ti ho amato, perché Tu lo sai, Signore, io Ti amo».
Quattro posizioni: di entusiasmo, di atteggiamento critico, di senso del proprio niente; e, infine, nello stesso tempo, dentro questo senso del proprio niente, una evidenza permanente di rapporto, l'evidenza di un rapporto permanente: «Signore, Tu lo sai che io Ti amo». Ma è il contrario di quel che hai fatto? «Io non so come sia, so che è così».
Il primo punto, dunque, è la conversione come «posizione» di fronte a una presenza. Potete prendere tutti i sostantivi e gli aggettivi che volete: indifferenza, menefreghismo, passione, curiosità, superficialità, pietà. Andate sul vocabolario e tirate fuori tutte le parole che possono applicarsi a: «posizione di fronte ad una presenza». Nella nostra vita ci sono tutte. Nella vita degli apostoli, dei primi cristiani, ci furono tutte. Alcune di queste posizioni erano giuste, comprensibili, ragionevoli, corrispondevano a quello che quell'Uomo era, e altre no. Alcune corrispondevano a quello che Cristo era, alcune posizioni erano giuste, e altre sbagliate.
Possiamo definire quale sia la posizione giusta? Era giusta la posizione di Andrea e di Giovanni, ma era giusta anche la posizione di Pietro che rispose: «Signore, Tu lo sai che Ti amo». Quando la posizione è giusta? Si potrebbe definire? C'è un evento per definirla? Sì. Quando uno è nella posizione del bambino che guarda. Il rapporto che c'è tra un bambino che guarda e la realtà che lui guarda è analogo al rapporto che c'è tra noi che guardiamo e Cristo. Che differenza stabilisce, a che cosa dà l'allarme questa osservazione? Dà l'allarme al fatto che la posizione giusta verso una presenza, cioè la conversione, non c'è attraverso lo sforzo razionale e volontaristico di una scelta e di un giudizio, anche se, ultimamente, si arriva a queste due parole: giudizio e scelta. Ciò che però produce questo giudizio e questa scelta è un altro atteggiamento: quello del bambino che guarda con gli occhi sbarrati e la bocca aperta una cosa che ha davanti.
Matteo, cap. 11, 25-27. «In quel tempo Gesù disse: "Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché non hai svelato queste cose a chi è dotto o a chi è scaltro, ma le hai svelate a chi è piccolo"».
Marco, cap. 8, 31-33. Gesù disse per la prima volta che il Figlio dell'Uomo avrebbe dovuto «molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso». San Pietro non aveva ancora sbagliato grosso, perciò si sentiva sicuro, tranquillo del suo sentimento, e disse che piuttosto si sarebbe fatto tagliare la testa. E Gesù gli disse: «Lungi da me, Satana!», va' via da me, Satana. Pietro aveva giudicato la previsione di Cristo secondo una scelta e un giudizio basati su un progetto suo, di uomo. Attaccato a Cristo, discepolo di Cristo e uomo affezionato a Cristo, aveva pensato: «Per l'amor di Dio, piuttosto che ammazzino Te, passino sul mio cadavere». Ma non era giusta come posizione, perché non era quella del bambino.
Dopo aver tradito risponde: «Sì, Signore, Tu lo sai che io Ti amo», traforando tutta la memoria di ciò che aveva fatto: questo è l'atteggiamento del bambino.
Ciò che definisce una posizione giusta verso la Presenza è lo sguardo del bambino di fronte al reale. Ma l'uomo non è un bambino. Nello sguardo del bambino vibra tutto quanto il grido che il cuore dell'uomo suggerisce alla mancanza di interiorità propria di chi è piccolo. Lo sguardo del bambino conforma ad essere in una posizione giusta di fronte alla presenza della realtà, cioè di Cristo: domanda. (.

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