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sabato 26 luglio 2014

Ma quanti i cardinali che "divorziano" da Kasper

di Matteo Matzuzzi  26-07-2014 

Il cardinale Walter KasperNon solo dalla Curia romana arrivano le critiche pubbliche alle proposte illustrate lo scorso febbraio dal cardinale Walter Kasper, nel corso del Concistoro straordinario voluto dal Papa per discutere di famiglia. Il cardinale Reinhard Marx, tedesco e sostenitore della linea fatta propria dal presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani, s'era fin da subito augurato che il testo della relazione letta davanti ai porporati fosse divulgata, così da stimolare il dibattito tra i teologi. E così è accaduto, con la stroncatura netta firmata da otto teologi statunitensi, sette dei quali domenicani, apparsa sul numero in uscita il prossimo agosto di Nova et Vetera, la rivista fondata da Charles Journet e Jacques Maritain e ora diretta dal cardinale Cottier. «Le proposte del cardinale Kasper sono simili a quelle che, negli ultmi mesi, erano apparse sui media in quanto discusse dalla Conferenza episcopale tedesca»  e, «sebbene di per sé relativamente semplici, sollevano un'ampia gamma di questioni teologiche». Nel dettaglio, aggiungono gli otto estensori del saggio, «consideriamo il recente volume del cardinale Kasper come una tipica proposta sul divorzio e il nuovo matrimonio». Il che è «incompatibile con la dottrina cattolica».
Il primo a opporsi alla linea del teologo tedesco su famiglia e matrimonio era stato il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, all'epoca non ancora cardinale, Gerhard Ludwig Müller. Una pagina intera sull'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede in cui il titolare dell'ex Sant'Uffizio metteva in guardia sul rischio di «banalizzare la

mercoledì 23 luglio 2014

Il risveglio dei giuristi spagnoli

Un manifesto firmato da oltre 270 giuristi iberici richiama l'attenzione sui diritti del concepito sulla tutela della donna incinta

Roma,          Elisabetta Pittino |

Più di 280 giuristi da tutta la Spagna richiamano lo Stato alla sua responsabilità nella tutela dei diritti fondamentali, mentre il Governo sta attuando la riforma della legge sull’aborto. Lo hanno fatto con un Manifesto presentato mercoledì 16 luglio nel Club Financiero Génova di Madrid.

Il Manifesto è nato da un’iniziativa in ambito accademico a Madrid e Barcellona, si è poi diffuso via internet e in tre settimane sono state raccolte 270 firme di prestigiosi giuristi. Successivamente si è formata spontaneamente la piattaforma “Giuristi per la tutela dei diritti fondamentali”,  www.juristasyderechos.org, che si rivolge a tutti i firmatari per mantenere sia il coordinamento sia un dibattito aperto sulla riforma.
Hanno firmato numerose personalità dell’ambito giuridico: più di 100 professori universitari di  39 università spagnole, tra questi ben 40 cattedratici. La maggior parte tra i docenti di diritto costituzionale (Francisco J. Díaz Revorio, Joan Oliver Araujo, Ángel Gómez-Montoro o Manuel Martínez Sospedra), e tra  i docenti di diritto penale (Jesús Mª Silva, Carlos Pérez del Valle y Pablo Sánchez-Ostiz).
E poi avvocati, deputati, senatori, magistrati (tra cui Rafael Navarro-Valls, José Luis Requero; Antonio del Moral; Santiago Milans del Bosch; Rafael Losada; Rafael Perera). Un lungo fiume di adesioni che da Cadice ai Pirenei, dalle Baleari alle Canarie ha voluto riappropriarsi del diritto.
Alla presentazione del Manifesto dei Giuristi sono intervenuti D. José Gabaldón López e  D. Ramón Rodríguez Arribas, Vicepresidenti Emériti del Tribunal Constitucional,  Verónica Ester Casas, avvocato dello Stato nella Audiencia Nacional, e la professoressa María Calvo,  docente di Diritto Amministrativo all’ Università Carlos III di Madrid.
I giuristi, nel sostenere la riforma della legge sull’aborto in corso in Spagna, chiedono che progredisca nel rispetto dei diritti fondamentali mediante la protezione effettiva della vita umana nella sua tappa prenatale. Il Manifesto è secondo i firmatari “un’opportunità unica perché la società progredisca sul piano etico e sociale con il pieno riconoscimento dei diritti giuridici del concepito e la protezione sociale della donna prima della maternità”.
“Il Manifesto - si legge nel comunicato stampa - si pone come riflessione, e pertanto con il desiderio di

martedì 22 luglio 2014

In odio alla fede. E i responsabili vanno indicati chiaramente

di Luigi Negri*  22-07-2014
Fuga da MosulÈ un fatto enorme questo gigantesco esodo in massa di cristiani espulsi dai luoghi dove da millenni era radicata la presenza cristiana, esclusivamente perché cristiani. Quindi per quello che la tradizione cattolica chiama l’odio della fede. E questo deve essere detto esplicitamente: non sono soltanto buttati fuori dalle loro case, privati di tutti i loro beni, privati di tutti i loro diritti e quindi della possibilità di sussistenza; ma la ragione di tutto questo è la fede.
E questo i cristiani, la Chiesa, non possono non sentirlo come un evento terribile e insieme grandioso, perché è l’evento del martirio.
Ho ascoltato con molta gratitudine domenica l’intervento all’Angelus di papa Francesco, così forte, così appassionato e insieme così profondamente compreso di dolore, di compassione. Con non meno gratitudine ho letto la lunga intervista del cardinale Kurt Koch all'Osservatore Romano, che ha offerto un momento di dolorosa riflessione su questo evento. Non si capisce perché alcune cose vengano chiamate Shoah e per queste non venga usato lo stesso termine, che dice di una spaventosa e dissennata ideologica violenza contro l’altro semplicemente perché ha una posizione religiosa diversa dalla propria.
Ma il cardinale Koch ha insistito su un aspetto che non è sempre in primo piano negli interventi del mondo cattolico. Il problema è

lunedì 21 luglio 2014

Il diaconato nel Lazio

Ecco la pagina di Avvenire - Lazio sette sul diaconato nel Lazio uscita il 20 luglio 2014
Il diaconato nel Lazio

venerdì 18 luglio 2014

La Macedonia sfida l'Europa e punta sulla famiglia

di Andrea Lavelli  18-07-2014
Ci sono Paesi come il nostro, dove il governo, nel mezzo di una delle peggiori crisi economiche della storia, riesce comunque a trovare tempo ed energie per discutere leggi contro la libertà di espressione e obbedire ai dettami delle lobby che vogliono la disgregazione della famiglia. E poi ci sono i Paesi dell’Europa dell’Est che non si piegano alle pressioni dell’Ue e scelgono di ripartire dalle fondamenta, dal rafforzamento di quell’istituzione fondante della nostra società che è la famiglia.
L’ultimo caso è di qualche giorno fa e viene dalla Macedonia, dove il governo guidato dal conservatore Nikola Gruevski, leader del Partito democratico per l’unità nazionale macedone, ha ufficialmente depositato settimana scorsa una mozione per definire costituzionalmente il matrimonio come l’unione esclusiva tra un uomo e una donna. “La protezione costituzionale e la chiara definizione del matrimonio renderanno possibili ulteriori protezioni nei confronti dei bambini e l’affermazione della loro crescita in un’atmosfera familiare in cui i pilastri fondamentali siano i genitori, vale a dire il padre e la madre. Ci saranno anche forme di sostegno ai genitori single,” ha dichiarato lo stesso Primo ministro a fine giugno, nel corso di una conferenza stampa di presentazione.
La modifica costituzionale ha bisogno dell’approvazione dei due terzi dell’assemblea dei 123 parlamentari dell’unica Camera della Repubblica di Macedonia. Secondo il portale BalkanInsight i partiti di maggioranza sono vicini al raggiungimento del quorum necessario, ma necessitano comunque di una sponda che potrebbero trovare nel Partito Democratico degli albanesi che si trova all’opposizione, ma che potrebbe facilmente sostenere il testo proposto dalla maggioranza. Il governo macedone guidato da Gruevski si era già segnalato nel 2010 per l’approvazione di una serie di norme restrittive nei confronti della pratica dell’aborto.
Dopo Finlandia, Ungheria, Croazia e Slovacchia, ora dunque il Paese balcanico che ha dato i natali alla Beata Madre Teresa di Calcutta sembra avviato a essere il prossimo a riconoscere e tutelare anche costituzionalmente la famiglia naturale. Esemplare era stato il caso della Croazia, dove l’anno scorso, davanti a una possibile ridefinizione del concetto di famiglia paventata dal governo socialista, era partito “dal basso” un grande movimento di popolo che con una valanga di quasi 800 mila firme aveva chiesto e ottenuto un referendum costituzionale. Il primo dicembre scorso il 66 % dei votanti aveva scelto di specificare nella Costituzione che il matrimonio è l’unione di vita tra un uomo e una donna.
Non sono mancati anche casi in cui sono stati i politici a impegnarsi in prima persona per la tutela del matrimonio, come

giovedì 17 luglio 2014

Sulle case di tutti

Avvenire.it

Marco Tarquinio    17 luglio 2014      
logo-dentro.pngUna «N» per marchiare, per umiliare, per discriminare, per derubare legalmente. La impongono – in carattere arabo, lo stesso che affianca il titolo che apre questa pagina – i fondamentalisti musulmani sunniti dell’Isis a Mosul, in Iraq. «N» come «nasara», seguace del Nazareno, cioè cristiano. «N» come marchio di vergogna. Ma vergogna solo e soltanto per coloro che lo usano, che si proclamano credenti in Dio e si dimostrano feroci portatori e servi di odio, sopraffazione e violenza.

Quella «N» la portiamo anche noi, con disarmato e dolente orgoglio, con consapevole partecipazione alla sorte delle donne e degli uomini cristiani di Mosul e di ogni altro perseguitato a ragione della propria fede. Questo è il giorno giusto per dirlo, e – speriamo – non da soli. Perché quella «N» la portiamo nell’anima, nel cuore, sulla pelle, e non come una cicatrice amara o una bandiera di guerra, ma come l’inizio di una parola di fraternità e di libertà.

Vogliamo che si sappia – e sogniamo che tutto il mondo trovi la passione e il coraggio necessari per gridarlo – che quella «N» è stata tracciata anche sulla soglia delle nostre case, sull’uscio delle scuole che frequentano i nostri figli, davanti alle nostre chiese e ai luoghi di culto di chi crede diversamente da noi eppure ci è fratello, sui muri di tutti i civili edifici di città che sogniamo libere, sicure e accoglienti per ogni cittadino, per ogni ospite, per ogni profugo.

Vogliamo tutto questo. E vorremmo anche riuscire a dire che quella «N» non è soltanto una ferita profonda.

domenica 13 luglio 2014

Unità dei cristiani antidoto al relativismo

di Romano Scalfi  13-07-2014 

Fra le cose che il Signore ci domanda c’è certamente l’unità dei cristiani nel suo nome: «Che siano una sola cosa perché il mondo creda». È un richiamo che vale per tutti i tempi e tutte le situazioni, ma urge particolarmente oggi nel clima di una cultura dove domina un relativismo disgregante che tende a rendere disumana la società.

Particolarmente oggi ci rendiamo conto dell’insufficienza di ogni ragionamento; le prediche, come l’educazione familiare, sono sempre meno incidenti. Sono particolarmente attuali le parole che ci provengono dalla tradizione orientale: «La verità non si dimostra, ma si mostra». I cristiani, pochi o tanti che siano, sono soprattutto oggi chiamati a dar «spettacolo» di unità, anche per salvare il mondo dallo scetticismo, dal caos e dalla disperazione.
L’unità, come ogni cosa buona e sana, parte sempre dal basso, o meglio dal profondo, dal cuore dell’uomo, dalla mia responsabilità. Non crediamo in tecniche inventate con disinvoltura dall’alto che sostituiscono all’esperienza di unità discorsi semplicemente razionali. La tecnica moderna ha certamente avvicinato gli uomini e creato possibilità di contatti che un secolo fa sembravano impossibili, ma le persone oggi più che mai vivono il travaglio della solitudine e della separazione, quando non si arriva alla disperazione
L’esperienza del samizdat (letteralmente “editoria clandestina”, un movimento di solidarietà per la dignità, la libertà e la responsabilità di ogni persona in alternativa  al sistema sovietico) ha dimostrato che una società si può cambiare in meglio senza ottenere il permesso dagli uomini che detengono il potere, senza usare violenza, senza illudersi, ma semplicemente vivendo la verità della persona umana che nasconde un potenziale immenso. «Vivere nella verità», aveva detto Havel, è il fondamento per cambiare il mondo.
Il fondamento dell’ecumenismo, la sua prima verità consiste nel riconoscere con semplicità e ardore quell’unità che ha instaurato Cristo venendo a vivere su questa terra. Io, in prima persona sono chiamato a

venerdì 11 luglio 2014

Non lasciamoci sedurre da nessuno

Vincenzo  Carone     in catechesi
“nel grande mare spazioso passeranno le navi”. Nel mare tempestoso dei peccati dell’umanità, passeranno la Chiese. Tutti coloro che sono fedeli a Cristo, sono fedeli anche alla Chiesa locale di cui fanno parte. Nel mare tempestoso del mondo, andranno sempre avanti verso la Terra che è stata promessa loro. Passeranno in mezzo alla bufera delle tentazioni, in mezzo ai piaceri illeciti che il mondo offre, “in mezzo agli animali piccoli e grandi”, sono gli uomini e le donne che vivono come se fossero animali. Cristo rimane saldo al timone della Barca di Pietro, nel legno della sua Croce. Non dobbiamo avere paura della bufera delle tentazioni, Cristo è con noi, “Io ho vinto il mondo”, disse. Non ha vinto per sé, ha fatto vincere noi nella sua vittoria. Viaggeremo sicuri, senza soste, nessuno ci fermerà, arriveremo alla mèta prestabilita. La Barca di Pietro approderà al Lido dei nostri sogni, dove saremo con il Padre Celeste e con gli Angeli. Se vuoi credere che queste sono fantasie, credilo pure, Gesù non ha mai ingannato nessuno. Non aveva nessun interesse a dare a noi una illusione. In questo mare del mondo però, c’è qualcosa che è superiore a tutti “gli animali piccoli e grandi”, a tutti gli uomini e le donne che vivono nel peccato. Continuiamo a leggere il Salmo: “nel mare c’è questo dragone che hai formato per burlarlo”. La Sacra Scrittura dà diversi titoli a satana: il serpente si avvicinò a Eva e le parlò al cuore; “il vostro nemico, dice San Pietro, come leone ruggente, va in giro per il mondo cercando chi divorare”; Il figlio della Donna ti schiaccerà il capo, disse Dio al serpente. La profezia che si riferisce a Cristo Risorto, dice: schiaccerai leoni e draghi. Abbiamo bisogno che Cristo Risorto distrugga la potenza di satana che seduce uomini e donne in gran numero. Non è possibile per noi vincere il male con le nostre forze, la natura umana non è santa. Quando Eva disse al serpente di entrare in Lei per darle la malizia necessaria per commettere il peccato, satana rimase nella madre di tutti i viventi. Eva per un normale processo naturale, ha trasmesso la malizia a suo marito quando si è unita a lui, e lo trasmette in tutti coloro di cui lei è madre. “chi è puro, dice la Scrittura, dinanzi al tuo cospetto?, neppure il neonato che ha un sol giorno di vita sulla terra”. Cristo opera per mezzo della Chiesa: “essa, la Chiesa, osserverà il suo calcagno,cioè osserverà Cristo che schiaccia il capo del serpente”. Dal Cuore squarciato del Crocifisso, scaturirono i Sacramenti della Chiesa. Scaturì anche la Chiesa che amministra la parola di Dio e i Sacramenti. “essa osserverà il capo del serpente, e il serpente osserverà il calcagno di lei”. Il capo del serpente è la suggestione del peccato, la Chiesa aiuta i suoi fedeli a non lasciarsi suggestionare dal peccato. Cristo Risorto quindi schiaccia il capo del serpente, quel capo che schiacci tu, Gesù lo vince in te. Schiacciare nel linguaggio biblico, significa disprezzare. Tu devi disprezzare la seduzione del peccato, poi Cristo Risorto allontanerà da te quella suggestione alla quale, con le sole tue forze, non puoi resistere. Cerchiamo di capire come avviene questo nella nostra vita, che naviga nella tempesta delle tentazioni, e nella bufera della crisi che minaccia di diventare cronica. Quante volte senti una parola che ti martella nella coscienza: cambia, cosi non va, convertiti al Signore! Sant’Agostino dice a proposito di questo pensiero, che molti assonnano la voce della coscienza dicendo: lo farò, ma non adesso, devo prima fare questo e questo. E cosa dire di quella parola che

Dagli Usa una bella lezione per i timidi cattolici italiani

di Tommaso Scandroglio  11-07-2014 

Manifestazioni contro l'aborto in UsaLa sentenza della Corte Suprema di qualche giorno fa che, in contrasto con quanto previsto dall’Obama-care, ha permesso a due aziende statunitensi quotate in borsa – la Hobby Lobby e la Conestoga Wood Specialties - di non pagare le spese per la contraccezione eventualmente sostenute dai propri dipendenti, sta creando un effetto a catena. Infatti, dopo solo 24 ore dalla pronuncia dei giudici della Suprema Corte, due tribunali federali hanno preso decisioni identiche a favore di una televisione cattolica e cinque enti no-profit di ispirazione cristiana del Wyoming: la diocesi di Cheyenne, la Caritas statale, l’orfanatrofio di Saint Joseph, la scuola di Saint Anthony e l’Università cattolica del Wyoming. In modo analogo ha sentenziato una corte dell’Illinois a favore del Wheaton College alle porte di Chicago.
E siamo solo all’inizio dato che ad oggi sono 100 i gruppi che hanno fatto causa al ministero della Salute a motivo della riforma sanitaria di Obama varata nel 2010. Senza poi contare che 80 enti no profit hanno già vinto la loro sfida nei tribunali federali o statali. Voci di corridoio affermano che il presidente stia preparando una contromossa per arginare questo diluvio di ricorsi che molto probabilmente lo vedrebbero in futuro di nuovo perdente. Il cardine di queste vittorie si situa su uno snodo giuridico particolare: la libertà religiosa. Secondo i giudici tale libertà deve essere tutelata anche quando Tizio agisce da imprenditore e non solo alla domenica quando si reca in chiesa.
Importare questo ragionamento giuridico in casa nostra verrebbe qualificato da molti scandaloso, anzi al limite del ridicolo. L’espressione dei propri convincimenti religiosi da noi non solo non è tutelata –

venerdì 4 luglio 2014

Sondaggi e contestazioni non guidano la Chiesa

di Massimo Introvigne  04-07-2014 

San PietroNei giorni scorsi è stato pubblicato - in inglese e francese mentre si attende ancora che compaia sul sito della Santa Sede la versione integrale italiana - il documento della Commissione Teologica Internazionale Il sensus fidei nella vita della Chiesa. I testi prodotti dalla Commissione non sono Magistero, ma sono punti di riferimento autorevoli nella Chiesa specie quando, come in questo caso, sono muniti della clausola secondo cui il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha approvato il testo e ne ha autorizzato la pubblicazione.
Potrebbe sembrare che la materia sia arcana, specialistica e d'interesse quasi solo per i teologi di professione, ma non è così. Fu Benedetto XVI a chiedere alla Commissione di studiare in modo approfondito il «sensus fidei», e lo studio si è protratto per ben  quattro anni, in dialogo prima con lo stesso Papa Ratzinger e poi con Papa Francesco. E non a caso Benedetto XVI chiese di studiare questo tema proprio mentre iniziava a suggerire un nuovo esame delle tematiche relative alla famiglia e ai divorziati, esame che ha portato con Papa Francesco alla convocazione del prossimo Sinodo sulla famiglia.
Di che si tratta? Il «sensus fidei», spiega il documento, è l'«istinto dei fedeli per le verità del Vangelo, che permette loro di