Un manifesto firmato da oltre 270 giuristi iberici richiama l'attenzione sui diritti del concepito sulla tutela della donna incinta
Roma, Elisabetta Pittino |
Più di 280 giuristi da tutta la Spagna richiamano lo Stato alla sua responsabilità nella tutela dei diritti fondamentali, mentre il Governo sta attuando la riforma della legge sull’aborto. Lo hanno fatto con un Manifesto presentato mercoledì 16 luglio nel Club Financiero Génova di Madrid.Il Manifesto è nato da un’iniziativa in ambito accademico a Madrid e Barcellona, si è poi diffuso via internet e in tre settimane sono state raccolte 270 firme di prestigiosi giuristi. Successivamente si è formata spontaneamente la piattaforma “Giuristi per la tutela dei diritti fondamentali”, www.juristasyderechos.org, che si rivolge a tutti i firmatari per mantenere sia il coordinamento sia un dibattito aperto sulla riforma.
Hanno firmato numerose personalità dell’ambito giuridico: più di 100 professori universitari di 39 università spagnole, tra questi ben 40 cattedratici. La maggior parte tra i docenti di diritto costituzionale (Francisco J. Díaz Revorio, Joan Oliver Araujo, Ángel Gómez-Montoro o Manuel Martínez Sospedra), e tra i docenti di diritto penale (Jesús Mª Silva, Carlos Pérez del Valle y Pablo Sánchez-Ostiz).
E poi avvocati, deputati, senatori, magistrati (tra cui Rafael Navarro-Valls, José Luis Requero; Antonio del Moral; Santiago Milans del Bosch; Rafael Losada; Rafael Perera). Un lungo fiume di adesioni che da Cadice ai Pirenei, dalle Baleari alle Canarie ha voluto riappropriarsi del diritto.
Alla presentazione del Manifesto dei Giuristi sono intervenuti D. José Gabaldón López e D. Ramón Rodríguez Arribas, Vicepresidenti Emériti del Tribunal Constitucional, Verónica Ester Casas, avvocato dello Stato nella Audiencia Nacional, e la professoressa María Calvo, docente di Diritto Amministrativo all’ Università Carlos III di Madrid.
I giuristi, nel sostenere la riforma della legge sull’aborto in corso in Spagna, chiedono che progredisca nel rispetto dei diritti fondamentali mediante la protezione effettiva della vita umana nella sua tappa prenatale. Il Manifesto è secondo i firmatari “un’opportunità unica perché la società progredisca sul piano etico e sociale con il pieno riconoscimento dei diritti giuridici del concepito e la protezione sociale della donna prima della maternità”.
“Il Manifesto - si legge nel comunicato stampa - si pone come riflessione, e pertanto con il desiderio di
dialogo e di consenso politico e sociale, sopra i criteri politico giuridico-costituzionali che devono essere presenti nella riforma in corso. Lo Stato deve garantire i diritti fondamentali che costituiscono il pilastro dello Stato di diritto, anche nella tappa prenatale della nostra vita”.
I firmatari evidenziano in primo luogo i diritti costituzionali del concepito: il diritto alla protezione della sua vita come essere individuale, distinto dalla madre. Confermano che l’aborto non è un diritto della donna secondo la dottrina costituzionale e la giurisprudenza del tribunale Europeo dei Diritti dell’Uomo. Dichiarano che è necessaria “un’adeguata protezione sociale della maternità” che appoggi la donna incinta, che le dia informazioni “sugli aiuti ai quali ha diritto e sulle conseguenze dell’aborto sulla salute fisica e pischica”.
Inoltre affermano che la regolamentazione dell’aborto deve rispettare l’obiezione di coscienza di coloro che lavorano nelle professioni sanitarie e che non desiderano partecipare a questo tipo di pratiche.
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