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martedì 5 giugno 2018



IL GREMBO STERILE DELLA CHIESA.


Riflessioni circa l’assenza di vocazioni nel mondo secolarizzato di oggi.

“Perciò il sacerdozio esterno e visibile di Gesù Cristo si trasmette nella Chiesa non in modo universale, generico e indeterminato, ma è conferito a individui eletti, con la generazione spirituale dell’Ordine, uno dei sette Sacramenti, il quale non solo conferisce una grazia particolare, propria di questo stato e di questo ufficio, ma anche un carattere indelebile, che configura i sacri ministri a Gesù Cristo sacerdote, dimostrandoli adatti a compiere quei legittimi atti di religione con i quali gli uomini sono santificati e Dio è glorificato, secondo le esigenze dell’economia soprannaturale.
Difatti, come il lavacro del Battesimo distingue i cristiani e li separa dagli altri che non sono stati lavati nell’onda purificatrice e non sono membra di Cristo, così il Sacramento dell’Ordine distingue i sacerdoti da tutti gli altri cristiani non consacrati, perché essi soltanto, per vocazione soprannaturale, sono stati introdotti all’augusto ministero che li destina ai sacri altari e li costituisce divini strumenti per mezzo dei quali si partecipa alla vita soprannaturale col Mistico Corpo di Gesù Cristo. Inoltre, come abbiamo già detto, essi soltanto sono segnati col carattere indelebile che li configura al sacerdozio di Cristo, e le loro mani soltanto sono consacrate «perché sia benedetto tutto ciò che benedicono, e tutto ciò che consacrano sia consacrato e santificato in nome del Signor Nostro Gesù Cristo»” Pio XII, Lettera Enciclica Mediator Dei.
Da più parti si sente parlare di crisi vocazionale, seminari diocesani che chiudono per l’assenza di giovani da accompagnare al sacerdozio e nelle diocesi si ricorre al piano “B” per poter mantenere in piedi ed aperte le parrocchie. Si creano unità pastorali ove un sacerdote cerca di celebrare Messa e amministrare i sacramenti gestendo due o più chiese parrocchiali. Ma nonostante tutte queste misure “salva chiesa” le vocazioni diminuiscono inesorabilmente!
Mentre il numero dei giovani che manifesta la vocazione scende sempre più non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa, si registra un aumento di vocazioni presso gli Ordini e gli Istituti che hanno abbracciato una spiritualità legata a quanto la Chiesa ha vissuto e insegnato fino al 1965. Gli Istituti che hanno abbracciato il Messale di San Pio V e la spiritualità che da esso ne consegue sono ancora fiorenti di vocazioni, così come in Europa sono numerose e affollate le Messe secondo il rito Tridentino. Ma in Italia una buona parte di Episcopato, lungimirante, è sordo e cieco davanti a questi scenari e muove guerra alle persone e sacerdoti (alle volte messi sotto scacco da minacce più o meno velate) che vogliono abbracciare questa Messa e la sua spiritualità.
Forse dovremmo chiederci come mai il grembo della Sposa di Cristo, la Chiesa, sia divenuto sterile, quando nella Sacra Pagina la sterilità è spesso associata alla presenza del peccato che rende non graditi a Dio o è segno che Dio sta per compiere qualcosa di grande dando un segno della sua presenza (vedasi Elisabetta, madre del Battista). In ogni caso, proprio sterile il grembo della Chiesa non si può dire, infatti, se nelle Diocesi italiane e del resto del mondo decrescono le vocazioni, come dicevamo, crescono negli Istituti legati al Summorum Pontificum. Sarà un segno che Dio chiama a volgere lo sguardo altrove? Sarà segno che con l’attuale modello ecclesiale mentre abbiamo guadagnato cose positive, ne abbiamo perso di essenziali? Abbiamo perso lo sguardo e il cuore rivolti al Signore per presentare solamente il nostro omaggio all’uomo?
Forse, leggendo il passo della Mediator Dei di Pio XII, ultima enciclica in campo liturgico che intendeva porre un argine alla scuola Caseliana e alle novazioni che avrebbero portato alla riforma della Messa (proprio quella che celebriamo oggi), alla distruzione che avrebbe portato lo stravolgere senza nessun senso la Tradizione dottrinale e liturgica della Chiesa nel nostro oggi, comprendiamo che dovremmo iniziare a porci delle domande serie sul sacerdozio, vocazioni, spiritualità sacerdotale e sul senso di essere Chiesa Sposa di Cristo.
Tornare a domandarci qual è la spiritualità del sacerdote e come la sua vita possa essere improntata sulla preghiera e sulla salvezza delle anime: abbiamo visto fallire tanti piani pastorali diocesani, segno che queste novazioni servono a ben poco, sono solamente la costruzione di una sovrastruttura a quella che è la vera missione della Chiesa, cioè la SALVEZZA DELLE ANIME mediante i sacramenti e la vita di fede.
Se oggi desideriamo che il grembo della Chiesa torni ad essere fertile dovremmo realmente invertire la marcia e pensare che per far nascere vocazioni è necessaria non solo la vita santa all’interno del sacerdozio, ma avere anche ben chiara quella che è la spiritualità del sacerdote legata alla celebrazione della Messa, alla preghiera e alla predicazione della Parola di Dio. Abbiamo urgenza di tornare ad un culto che parli di Dio all’uomo, dando a questi la capacità di sapersi elevare spiritualmente verso l’alto. Abbiamo necessità di comprendere l’importanza del sacerdozio stesso come scritto nella Mediator Dei e di come attraverso il sacerdote e il carattere che questo sacramento imprime nel cuore del sacerdote, che Dio ancora agisce nel mondo per mezzo di uomini fragili ma allo stesso tempo elevati ad una grazia che nessun laico si può conferire: abbiamo bisogno di preti santi!
L’immagine che ben può racchiudere in modo allegorico quanto sta accadendo nei nostri tempi è proprio quella che, tristemente, ci consegnò la tragedia del terremoto del 2016 in Umbria ove, a Norcia, a crollare maggiormente furono le chiese. Chi non ricorda Norcia con il crollo della basilica di San Benedetto e, forse pochi lo ricordano anche della Cattedrale nursina S. Maria Argentea. Orbene, nella Basilica di San Benedetto i monaci che vi abitavano e servivano liturgicamente la chiesa erano proprio i benedettini legati alla forma antica del rito Romano, la loro vita era imperniata sulla spiritualità e la preghiera di sempre della Chiesa. Osteggiati in modo velato dal Vescovo Boccardo (allievo di S.E.R. P. Marini e di Mons. A. Bugnini) per la loro scomoda presenza liturgica, i monaci hanno visto  della basilica mantenere la facciata nonostante i terremoti, mentre sorte ben diversa l’ha ottenuta la Cattedrale che ha perso la metà della sua facciata nei crolli.
Oggi siamo come queste due chiese: di una si mantiene ancora la facciata (S. Benedetto) mediante il ricorso alla spiritualità antica e teocentrica che ci ha consegnato la Madre Chiesa nei millenni; dell’altra (la Concattedrale), nel tempo e con il voler risultare più gradita al mondo, si è persa persino la facciata: snaturata dal correre dietro a protestanti e alle mode mondane, si è persa l’identità di cristiani e di Chiesa. Ecco perchè la Chiesa non attrae più giovani alla vocazione sacerdotale. Si potrà affermare che il retro facciata è sempre distrutto, bene, ma la ricostruzione spetta a ciascun membro della Chiesa. Ognuno di noi è chiamato a ricostruire proprio partendo dall’identità cristiana che ha configurato la Chiesa e i Discepoli del Cristo nei tempi storici che si sono susseguiti, a diventare i costruttori della propria santità di vita.
Nel 2018 dovremmo trovare il coraggio di guardarci indietro, guardare alla storia plurimillenaria della Chiesa e farci la domanda intorno a chi siamo e che sacerdozio vogliamo. Solo se avremo chiari questi punti potremo ricostruire ciò che i nostri padri, presi dai moti sessantottini e dalla voglia matta di cercare di dialogare con tutti, hanno smarrito nel tempo svendendo al miglior offerente l’identità della Chiesa e del suo Culto presumendo di guadagnare un “amico” quando poi questi non ha voluto rinunciare a nulla del suo e tornare in seno alla vera ed unica Chiesa di Cristo. Ciò che attrae è perchè rimanda a Dio, perchè è bello, vero e buono e non è svenduto per due soldi al miglior offerente che, ottenuto quello che desidera, non guarda più nemmeno l’oggetto che ha preso alla svendita.
Torniamo alla bellezza della nostra identità Cristiana, Apostolica Romana, Sacerdotale, e troviamo il coraggio di osare nel guardare alla nostra storia che non nasce nel 1965 ma nasce con Cristo e gli Apostoli!

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