Giacobbe e Rachele al pozzo |
αποφθεγμα Apoftegma
Si abbeveravano le greggi,
cioè da lì si attingeva lo Spirito Santo.
E la pietra era grande, era la gioia della Presa d'acqua.
E chi non conosce la gioia della Presa d'acqua
non conosce la gioia dello Spirito Santo.
Si rimetteva la pietra fino alla festa successiva.
E quando non la si rimetterà più
sarà la festa di Sukkot dei tempi messianici.
Midrash Tanaim 9
Si abbeveravano le greggi,
cioè da lì si attingeva lo Spirito Santo.
E la pietra era grande, era la gioia della Presa d'acqua.
E chi non conosce la gioia della Presa d'acqua
non conosce la gioia dello Spirito Santo.
Si rimetteva la pietra fino alla festa successiva.
E quando non la si rimetterà più
sarà la festa di Sukkot dei tempi messianici.
Midrash Tanaim 9
LA
GELOSIA DELLO SPOSO AFFOGA NARCISO NELLE ACQUE DEL BATTESIMO PER FARLO
RINASCERE CON LUI NELL'AMORE CHE LO RENDE LIBERO E SAPIENTE
Mancano
pochi giorni all'Avvento, e oggi la Chiesa ci prepara a questo tempo
così importante mettendoci davanti la figura di Narciso. Era un giovane
molto bello, del quale si innamorò perdutamente Eco, una ragazza
splendida ma troppo loquace. Gli dei vollero punire questo suo difetto e
la resero muta. Era capace di ripetere solo le ultime parole che le
rivolgevano. Narciso non resistette a questo difetto della sua
innamorata. Non la ritenne degna di lui e si chiuse nel suo egoismo,
decidendo che non le avrebbe mai rivolto le parole "ti amo". Per questo
Eco morì di crepacuore. Gli dei, quando si accorsero del dramma,
condannarono Narciso a chiudersi sempre più in se stesso, e a
innamorarsi della sua immagine. Al punto che, vedendola specchiata in un
laghetto, volendola abbracciare rimase annegato nel fondo dello
specchio d'acqua. Narciso
è immagine di tutti quelli che non sanno che farsene dell'Avvento
perché non aspettano niente e nessuno. Narciso in fondo non vive neanche
per se stesso, ma per la sua immagine. E' un drogato che si ciba del
suo ego mascherato e poi idolatrato. Esattamente
come accade a noi quando il demonio riesce a spiaccicarci sullo
specchio d'acqua che riflette la nostra immagine, inducendoci a pensare
esclusivamente a noi stessi, ai pregi o ai difetti, e dimentichiamo Dio,
che ci ha creati belli e perdonati mille volte per annunciare la
bellezza del suo amore. Ci siamo innamorati del tempio dimenticando il
suo illustre Ospite, perché, ingannati dal demonio abbiamo creduto fosse
opere delle nostre mani. E così anneghiamo nell'immagine falsa di noi,
come il Tempio rovinato su stesso. Per
questo non sappiamo più dire a nessuno "ti amo": invece di abbeverarci
alla fonte dell'amore che è Dio, ci specchiamo nel nostro nulla sino a
morirci affogati tra depressioni e crisi esistenziali. Non può dire "ti
amo" a nessuno chi non sa dirgli prima "Dio ti ama". Così un marito o
una moglie, un genitore, un fidanzato, un amico. Una
cattedrale (leggi anche parrocchie e seminari) costruita in tanti anni,
può essere distrutta da un terremoto, o divenire un museo o auditorium
per concerti, come ve ne sono tante, segno profetico e drammatico del
narcisismo di cui soffrono in tanti nella Chiesa contemporanea. Il tanto
specchiarsi ha trasformato la bellezza degli edifici che esprimeva il
contenuto di fede e che aiutava a entrare in comunione con Dio, in merce
da esporre in vetrina, immagini stampate su tazze nelle quali turisti
sbadati prenderanno il caffè una volta tornati a casa dalla vacanza. Ecco, questo
sguardo profetico e celeste sulla storia, che sa vedere e interpretare
alla luce della fede ciò che sta accadendo nel mondo, nella Chiesa,
nelle nostre famiglie e nella nostra vita, è il discernimento
che distingue i cristiani. Discernere
è "separare" per distinguere e comprendere ogni persona, fatto o cosa
in relazione all'altra; se non si distingue non si può legare, se non si
scopre la diversità non può emergere l'amore. Capite allora come
Narciso sia proprio colui che, incapace di amare perché incapace di
distinguere l'altro dalla sua immagine che vede riflessa in tutto (è il
sintomo dell'esigenza parossistica di autoaffermazione che portiamo
dentro tutti, specie in questa generazione, e che emerge prepotente
nell'uso egolatrico dei social networks). Non a caso, infatti, il modo
con cui Dio ha creato l'universo è stato proprio il discernere,
separando cioè ogni elemento perché, nella loro distinzione, uscissero
dal dal caos. Il
discernimento dunque ci fa partecipi dell'opera creatrice di Dio; per
questo, l'amore, che nasce dal discernimento, dal riconoscere cioè la
diversità dell'altro che lo separa e distingue da me per potermi donare
gettandomi in lui, è pura creatività. L'amore non è mai routine, ma è
storia nuova ogni giorno, perché sorge dal pensiero di Dio per farsi
carne e vita attraverso la mia carne offerta per accogliere e
perdonare.
Questo
è il senso più profondo dell'Avvento fratelli: Narciso non aspetta
perché non ama, mentre un figlio di Dio ha gli occhi del cuore aperti e
capaci di discernere in ogni evento e relazione l'occasione per
accogliere l'opera creatrice di Dio che fa nuove tutte le cose. Per
questo il Signore ci chiama oggi a discernere i segni dei tempi con
“attenzione” per “non lasciarci ingannare” dal pensiero del mondo che,
infiltrandosi spesso anche nella Chiesa, pretende di parlare “nel suo
nome”; esso legge il “tempo” che viviamo come “prossimo” a chissà quali
“rivoluzioni” morali e “guerre” culturali, destinate ad inaugurare un
mondo nuovo di pace e tolleranza. “Noi,
invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo”,
ammoniva l’allora Card. Ratzinger. Per questo non siamo “terrorizzati”
davanti alla storia e ai terroristi, e non ci lasciamo “prendere dal
panico” per “seguire” la menzogna dei falsi profeti. Sappiamo, per
esperienza, di vivere nel “prima” dove Dio parla e agisce con i “segni”
della Croce che, come un aratro, dissoda il terreno della storia perché
vi sia seminata la salvezza. Per
questo “è necessario che accadano” gli sconvolgimenti nella vita degli
uomini: i “terremoti, le carestie e le pestilenze” sono certo i frutti
del peccato, ma Dio non vi si oppone proprio perché ci ama e vuole
svegliarci. Così i problemi in famiglia, al lavoro, a scuola; così la
crisi del figlio e della fidanzata, così la malattia e il licenziamento.
Il male “deve” emergere “di luogo in luogo”, come il pus da una ferita,
perché possa incontrare ancora e sempre il Medico che lo assuma
trasformandolo in misericordia. Nelle
“sollevazioni di popoli e regni” gli uni contro gli altri, appare la
divisione seminata dal demonio, il peccato che ha reso nemici Adamo ed
Eva, e poi, come un fiume in piena, tutti i loro figli da Caino e Abele
per ogni generazione, sino a “distruggere” il vero Tempio, il corpo
benedetto del Signore. Vi è una fine che non è il fine che aspetta ogni
cosa, ed è la fine che dischiude la vita celeste. Non siamo nati per una
"fine", ma per il "compimento" della nostra vita nell'amore. Per questo
quando tutto crolla nella nostra vita significa che essa sta per
"compiersi". Il
rumore sordo delle “pietre” che cadono le une sopra le altre, annuncia
infatti il mistero Pasquale di Gesù che “distrugge” ogni “spelonca di
ladri”, esteriormente “bella” e degna di “ammirazione”, ma “piena di
rapina e iniquità” al suo interno. Quelle pietre ci ricordano
la pietra grande deposta sul pozzo di Sichem, che impediva a Rachele di
far abbeverare il suo gregge, pesante come quella che serrava il
sepolcro del Signore. Un midrash ci racconta che "una rugiada di
risurrezione discese dai cieli su Giacobbe rendendolo coraggioso e
forte. Grazie a questa potenza, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo, e
le acque salirono dalle profondità, traboccarono e inondarono. I
pastori stavano in piedi, stupefatti, perché non era più necessario il
secchio per attingere". Con la stessa potenza il Signore è risorto dal
sepolcro facendone rotolare via la pietra. Dietro
ad ogni “fatto terrificante” e ai “segni grandi dal cielo” che
sconvolgono la storia e la nostra vita, vi è il Signore "forte e
coraggioso" che sta rovesciando di nuovo la pietra che ci tiene
prigionieri nella tomba, per aprire un varco affinché la sua vittoria
sulla morte giunga sino a noi come acqua che "trabocca" di vita. E’ Lui
che, a tutti noi assetati d’amore e verità, attraverso la forza dei
fatti che per il mondo significano solo distruzione, rivela il
potere del suo amore che dischiude, come fece Giacobbe innamorato di
Rachele, il pozzo dove “dissetarci con gioia dell’acqua viva dello
Spirito Santo che zampilla sino alla vita eterna”.
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