αποφθεγμα Apoftegma
La preghiera di Zaccaria ha ottenuto a questo corpo ormai vecchio
di donare ancora la vita: la grazia e non la natura ha concepito Giovanni.
San Massimo di Torino
Il
Natale è preparato da una voce che squarcia il silenzio
dell'incredulità: "avrai gioia ed esultanza". Nonostante l'incredulità, è
annunziata a Zaccaria una gioia straripante. Essa scaturirà proprio dal
silenzio del dubbio. Dio vuole salvarci, ma conosce l'estrema fragilità
che tutti ci accomuna. Il suo amore accoglie, e assorbe nella fedeltà,
ogni debolezza, compresa quella dell'incredulità. Come quella
di Zaccaria di fronte all'annuncio dell'angelo. E' un sacerdote, fondato
sulla fede dei padri. Era già successo che Dio rendesse fertile un seno
sterile, e Zaccaria lo sapeva. Ma, quando la storia della salvezza
bussa alla sua porta, scopre che la sua fede non è così granitica come
forse pensava. Finché i miracoli hanno riguardato gli altri, beh non era
stato difficile credere. Credere nel senso di ritenere possibile che,
in casi eccezionali con persone speciali, Dio possa fare cose
straordinarie. Un pochino come quando si guarda un film, riuscito
talmente bene da coinvolgerti e far sembrare realistiche anche scene che
la ragione considerebbe inverosimili. Ecco, la fede di Zaccaria era
così, sicura davanti allo schermo, friabile quando da questo la storia
esce e si estende sino a diventare la sua. Immagina lo spavento, come se
d'un tratto, mentre stai vedendo spiderman, questi si
materializzasse a fianco a te e ti dicesse di cominciare a saltare su
pareti e tetti con lui. E poi, superato lo shock, subito a guardarti la
pancetta, e il ginocchio che cigola, e tutte le sigarette che fumi: per
favore, non io, non è possibile... E' bello e vero quello che ci mostra
un film fatto bene, la vita di un santo per esempio, ti sei emozionato
molte volte e ti sei detto: accidenti è vero, come mai non ci avevo
pensato prima... Ma quando, partita la prima pubblicità, ti giri e vedi
tua moglie che scalda i motori e comincia a vomitarti rimproveri su
tutte le vere e presunte omissioni di marito e padre - e non ne manca
nessuna, neanche quelle che farai cinque minuti prima di morire - e per
questo ti impone come un martello pneumatico di rimediare, e
accompagnarla qui e là, stendere la biancheria, fare la spesa per almeno
quattro mesi, darle carta bianca su vacanze, weekend e colore della
nuova carta da parati, quando questo torrente in piena ti investe...
Splendido, ma non per me, e ti giri dall'altra parte, infilandoti silenzioso dentro
te stesso. Anche così si diventa muti, come Zaccaria. Impossibile
amare, bello a dirsi ma impensabile a farsi; proprio come avere un
figlio da una moglie sterile quando si è vecchi.
Per questo, la domanda con cui Zaccaria risponde all'angelo è già un silenzio: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è
avanti negli anni". Si ferma a guardare se stesso e sua moglie, e così
precipita nel vuoto della propria incapacità. Maria, dinanzi a un
annuncio ancor più stupefacente, non affonda in se stessa, ma si prende
tra le mani, lei e quel suo non conoscere uomo, e le apre per
raccogliere la Grazia che saprà compiere l'impossibile. Zaccaria,
invece, si chiude in se stesso, e per questo Dio gli chiude la bocca.
Nessuna parola umana rivestita di orgoglio può spiegare i miracoli di
Dio. Ma proprio spegnendogli la voce, Dio mostra il suo amore e la sua
fedeltà. Non si ferma, non passa ad altri possibili destinatari. Prende
Zaccaria e lo siede muto dinanzi alla sua incredulità,
visitata e riscattata gratuitamente dalla misericordia. Muto come
Giobbe, per contemplare l'opera di Dio, senza sporcarla con le parole
della sua limitata ragione. Solo così le sue labbra potranno schiudersi
nella fede autentica con parole di lode gioiosa. Quando presenterà al
Tempio quel bambino dinanzi a Dio e al popolo, potrà professare la fede
chiamandolo Giovanni, il nome nuovo che Dio aveva indicato. Zaccaria era
così passato dall'incredulità alla fede attraverso un cammino nel
silenzio. Per credere, infatti, occorre che le certezze e le ragioni
umane facciano spazio alla novità di vita che Dio vuol donare. Allo
stesso modo camminavano i pagani per giungere al battesimo, spogliati a
poco a poco degli idoli, dei costumi mondani, accogliendo la fede
predicata dalla Chiesa mentre si incarnava in una vita diversa da quella
condotta prima. Così Dio sta facendo con noi. Quello che ci annuncia il
Natale, infatti, al netto del sentimentalismo, è fuori della portata
umana: Dio si fa carne nella tua carne. Ciò significa che viene a
prendere la tua vita e la va a trasformare nella vita di Cristo, sino
alla Croce, sino ad un amore che supera ogni limite, che si dona anche
al nemico. Che non esige giustizia ma perdona, settanta volte sette.
Rimani senza parole, vero? Tu, che hai quel rancore sordo per tuo
genero, ti inginocchierai davanti a lui, che ha fatto soffrire tua
figlia, che l'ha tradita, gli chiederai perdono e lo accoglierai a casa
tua con un pranzo buonissimo. In te sarà vinta ogni sterilità, e darai
alla luce Giovanni, una vita nuova e profetica, "colma di Spirito Santo
fin dal seno di sua madre". Sarai inviato come lui a "ricondurre molti
figli d’Israele al Signore loro Dio" e a "ricondurre i cuori dei padri
verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al
Signore un popolo ben disposto". Dove? Nella tua famiglia, al lavoro,
ovunque, perché "camminerai innanzi" a Dio sulle strade della tua vita,
"con lo spirito e la forza di Elia", testimoniando la vanità degli idoli
e la provvidenza del Padre. La tua sarà una vita donata senza riserve
per ogni uomo. Impossibile, io non ne sarò mai capace, anche perché non
ci credo che sia quella la verità. Allora resti muto accanto alla tua
Elisabetta, alla storia nella quale Dio va a compiere quello che ti ha
annunciato. Muto a sperimentare il perdono di Dio che feconda il tuo
cuore indurito, e lo scioglie, giorno dopo giorno, come è accaduto al
grembo di Elisabetta. La storia visitata da Cristo e il cuore unito al
suo ti testimonieranno che l'amore di Dio è l'unica Verità. E finalmente
crederai, ti appoggerai a Cristo per vivere amando. Perché non basta
uno spettacolo televisivo che parla divinamente di
Dio, non basta neanche la religione vissuta come Zaccaria, "svolgendo
fedelmente le funzioni sacerdotali". Senza Cristo non si va da nessuna
parte, perché chi non partecipa alla sua risurrezione resta morto nei
peccati; la vita resta muta, senza parole che si facciano carne
nell'amore come il Verbo incarnato. Senza un cammino di fede non può
nascere in noi Cristo; Lui non è figlio dell'emozione, dello share e dei
"mi piace", ma della conversione e della Grazia. Accettiamo allora di non avere parole, sediamoci solitari e silenziosi in attesa della misericordia di Dio.
Passiamo questi giorni che ci separano dal Natale nell'attesa di poter
accoglie Dio che si fa carne per risuscitare la carne. Che il nostro
silenzio sia oggi la preghiera nuda e pura che sorge da un cuore
contrito e umiliato, l'offerta della nostra esistenza al Dio della Vita
che scioglie il cuore e le labbra nella benedizione, che è, come
dicevano i rabbini, il luogo della presenza di Dio tra gli uomini
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