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lunedì 24 febbraio 2020



αποφθεγμα Apoftegma

San Massimo il Confessore afferma che 
dal momento della creazione dell’uomo e della donna, 
la volontà umana è orientata a quella divina 
ed è proprio nel “sì” a Dio che la volontà umana 
è pienamente libera e trova la sua realizzazione. 
Purtroppo, a causa del peccato, 
questo “sì” a Dio si è trasformato in opposizione: 
Adamo ed Eva hanno pensato che il “no” a Dio fosse il vertice della libertà, 
l’essere pienamente se stessi. 
Gesù al Monte degli Ulivi riporta la volontà umana al “sì” pieno a Dio; 
in Lui la volontà naturale è pienamente integrata nell’orientamento 
che le dà la Persona Divina. 
Gesù vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: 
il suo essere Figlio di Dio. 
La sua volontà umana è attirata dentro l’Io del Figlio, 
che si abbandona totalmente al Padre. 
Così Gesù ci dice che solo nel conformare la sua propria volontà a quella divina, 
l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa “divino”; 
solo uscendo da sé, solo nel “sì” a Dio, 
si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, 
quello di essere completamente liberi.

Benedetto XVI

IN CRISTO NESSUN "SE", SOLO LA CERTEZZA GRANITICA DEL SUO AMORE ONNIPOTENTE


Ogni giorno, come un fiume carsico, scorre in noi una sottile sofferenza; spesso non ne comprendiamo l'origine, siamo tristi e basta. Più spesso imputiamo le cause della sofferenza e della frustrazione a chi ci sta intorno, ai fatti del presente o del passato. Ma, sia che lo psicologo ci abbia illuminato la sorgente, sia che brancoliamo nel buio, continuiamo a soffrire e non sappiamo come uscirne, perché non crediamo che l'unica ragione di ogni nostra sofferenza è il peccato, generato in noi dall'ascolto che abbiamo prestato al "se" insinuatoci dal demonio. "Se tu puoi qualcosa" è figlio del "se" sibilato dal serpente mentre ipnotizzava le debolezze di Adamo ed Eva: "se Dio ti ama" perché ti proibisce di mangiare questo frutto? Perché è geloso e sa che, "una volta che ne mangiaste, diventereste come Lui"... Così, con un "se" gonfio di invidia la morte è entrata nel mondo, ed è giunta sino a te e a me. Lo stesso "se" ci attende per sporcarci lo sguardo su chi ci è accanto, stravolgendo le sue parole, seminando pregiudizi sulle sue intenzioni. Soffriamo dunque perché i "se" ci succhiano le energie, spogliando la vita della sua autenticità, per catapultarci in una selva di dubbi e angosce che ci impediscono di entrare nella storia. Soffriamo perché "dall'infanzia" abbiamo accolto il "se" che ci ha sottratto la Verità. Per questo, di fronte all'incredulità, Gesù ci chiede oggi "da quanto tempo" siamo incapaci di perdonare. "Da quanto tempo" la minima avvisaglia di umiliazione ci riempie di spavento e cominciamo a tremare e ci difendiamo, magari attaccando gratuitamente chi ci è accanto? "Da quanto tempo" non possiamo fare a meno di essere al centro dell'attenzione? Soffriamo "dall'infanzia", quando il demonio, ingannandoci, ha conficcato la menzogna nel nostro cuore e nella nostra mente. Prendendo spunto da una sofferenza, da un'ingiustizia, dalla croce con la quale ogni uomo è segnato sin dalla nascita, il demonio ci ha reso schiavi dei suoi desideri che cercano, sempre, di uccidere Cristo. Il figlio del Vangelo è immagine di ogni uomo che, fin dal grembo materno, è stato concepito nel peccato. Siamo tutti figli di una "generazione incredula", stirpe di Adamo ed Eva. Il demonio esiste, e si frappone sempre tra noi e Dio, e insinua il dubbio, agita lo spettro della sofferenza, della solitudine, e ci spinge a farci dio, a stabilire le regole del gioco, per decidere che sono un bene gli appetiti da lui suscitati, mentre è male quanto proviene da Dio. Per questo, credere al demonio è non credere a Dio. Le conseguenze appaiono nel ragazzo del Vangelo: tutto si fa ostile, ci getta nel fuoco delle passioni, nell'acqua melmosa della depressione: non lo sperimentiamo ogni giorno? Il demonio ci "afferra" con i pensieri, ci "getta al suolo" incapaci di perdonare, pazientare, scusare; e cominciamo a "schiumare" ira di fronte ai torti e alle ingiustizie, "digrigniamo i denti" pieni di sdegno per le debolezze dell'altro, e ci "irrigidiamo" nelle nostre posizioni, nei criteri e giudiziE non c'è verso, non possiamo farci nulla perché, ingannati, lottiamo contro le creature di carne e di sangue, muoviamo guerra agli eventi per cambiarli, e non ci abbandoniamo all'unico che "può scacciare" dalla nostra vita il demonio. 





Sino a quando Gesù, stanco di "stare" accanto e "sopportare" tanta incredulità, pieno di gelosia e zelo per i suoi fratelli presi la laccio dei "se", non ci viene incontro; e comincia a "scuotere" il nostro cuore perché sia svelato l'inganno, lo "spirito muto" che, con la menzogna, ci ha chiusa mente, cuore e bocca di fonte alla Verità. E allora, anche questo lo sperimentiamo, anche da bambini come no..., ci prendono le "convulsioni" e cominciamo a "spumare" bugie e giustificazioni grottesche, perché è dura per l'orgoglio scoprirci peccatori. Ma Lui ci ama davvero, ci ha visti già liberati nell'estasi della Trasfigurazione da cui è appena disceso; non si scandalizza e non si ferma, ma ci annuncia le stesse parole rivolte dall'angelo a Maria: "Tutto è possibile per chi crede". Parole d'amore che schiudono le labbra e il cuore alle parole della fede: "credo, aiutami nella mia incredulità". E' l'apparente contraddizione che ci apre alla conversione e alla salvezza: credere innanzitutto che siamo increduli, per credere poi che Gesù, oggi e ogni istante della nostra vita, può aiutarci nella nostra incredulità. "Credo", ed è un dono del Cielo; "aiutami nella mia incredulità", ed è la nostra povera carne mendicante di vita. In questa preghiera c'è tutta la nostra vita, il cammino di fede a cui siamo chiamati. Il poco che siamo non è l'inizio della fine, ma l'aurora della salvezza. Basta solo una parola, l'annuncio amoroso che Dio può tutto, soprattutto l'impossibile. E scacciare un demonio installato nel cuore di una persona è l'impossibile per eccellenza. Solo la preghiera robusta di fede adulta può innescare il potere infinito di Gesù. Per questo chi ama prega, non si perde in chiacchiere e dolcinerie; chi ama conosce l'origine della sofferenza dell'altro e sa che solo un esorcismo può salvarlo. Per questo, chi ama sua moglie, suo marito e i suoi figli, chi ama le pecore affidategli, si lascia assorbire nell'intimità di Cristo dove può vedere trasfigurata ogni situazione e discernere le primizie del Cielo in ogni dolore. E così consegnargli, nella preghiera, anche i casi più disperati, nella certezza che nulla è impossibile a Dio. Solo chi, guarito dai demoni muti e sordo ai "se" satanici, prega incessantemente e vive la propria vita come una liturgia di lode, non ha paura di ripetere l'unico annuncio che può salvare: "spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più"; solo chi è risuscitato con Cristo sa che nell'incontro con Lui l'uomo vecchio è destinato a "morire". Nessun timore allora se, consegnato a Cristo, il figlio comincia a "gridare" e a ribellarsi "scuotendosi" perché non vorrebbe abbandonare i peccati. E' proprio il segno che il demonio sta "uscendo", lasciandolo "come morto". E' triste forse per non poter più uscire con quella ragazza o quegli amici, a buttar via la sua gioventù. E' allora che, senza nevrosi di fronte alla morte dell'uomo vecchio, occorre prestare la propria "mano" a Cristo, lasciando che Lui, pieno di misericordia, ci ispiri parole e amore con cui "sollevare" e "rimettere in piedi" nostro figlio. E questo siamo chiamati a viverlo con chiunque, perché così, attraverso la Chiesa, Gesù ha fatto con noi, ridonandoci la dignità di persone e la Grazia per entrare laddove i "se" ci avevano impedito di donarci.

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