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lunedì 17 novembre 2014

Tutti in fila per la comunione. Ma quanti si confessano?

di Rino Cammilleri 17-11-2014 

Essendo nato alla fine del 1950 dovetti fin da piccolo imparare a memoria il Catechismo detto di san Pio X, quello a domande e risposte. Era un libretto minuscolo e mandarlo a mente era agevole. Oggi, data la mole del vigente Catechismo, ciò sarebbe impossibile, anche nella versione «Compendio».
Oggi si fa la comunione con troppa facilitàNel vecchio Catechismo c’era tutta la dottrina in pillole di facile trangugio. Nel nuovo c’è ancora tutta, sì, ma talmente diluita nelle chiacchiere da giustificare il fatto che pochi l’abbiano letto. L’ignoranza religiosa oggi è enorme anche in moltissimi sedicenti credenti. Talvolta, nelle discussioni con qualcuno di questi, tornerebbe utile potergli dire: tiè il catechismo, lèggitelo e poi parliamo, perché non sai nemmeno di cosa stiamo parlando. Ora, una cosa del genere si poteva fare col libretto di san Pio X, non certo col voluminoso Compendio del monumentale Catechismo. Un libriccino scritto largo e a domande-risposte numerate, il tempo per scorrerlo lo trova anche il più svogliato. Non così per un libro-trattato che, oggi come oggi, forse nemmeno i preti, affaccendati come sono, hanno letto.
Ebbene, tra quelle antiche norme d’inizio Novecento c’era anche l’obbligo, per i fedeli, di «confessarsi almeno una volta all’anno» e «comunicarsi almeno a Pasqua». Il che fa capire che, a quei tempi, i fedeli erano riottosi alla confessione e alla comunione, sennò non ci sarebbe stato bisogno di scongiurarli di provvedere «almeno» ogni dodici mesi. Smisi di andare a Messa contagiato dal clima degli anni Sessanta, ma da bambino ci andavo e ricordo bene che, per poter accedere alla Comunione, bisognava essere digiuni dalla mezzanotte. E questo era un motivo in più, per quanti a messa ci andavano solo la domenica (e a quella principale di mezzogiorno, cioè quasi tutti), per astenersi dalla Comunione.
Per venire incontro alle istanze dei tempi che mutavano, la Chiesa accorciò il digiuno eucaristico a un’ora, consentì la

sabato 15 novembre 2014

Sotterrare il talento è occultare Cristo

Takamatsu, ) Don Antonello Iapicca

L'inizio della parabola descrive, in una profezia, il cuore della missione di Gesù e della sua Chiesa: "consegnando i suoi beni", l' "uomo", immagine di Gesù, "consegna" tutto se stesso. Ma quest' "uomo" è anche immagine di ogni uomo, creato da Dio a immagine del Figlio, perché si "consegni" senza riserve.

Dopo aver compiuto il suo Esodo dalla morte alla Vita, Egli chiama gli apostoli "che si era scelti nello Spirito Santo" e impartisce loro le istruzioni sulla missione svelando i segreti del Regno.
A Gesù che sta per partire, è stato dato ogni potere in cielo e in terra: consegnando i “talenti” Egli dice agli apostoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt. 28, 18-20). I "talenti" sono dunque colmi del potere stesso di Cristo.
Comprendiamo allora l'incipit della parabola, che è poi quello della nostra vita, come lo è stato di quella del Signore: l'amore smisurato spinge il Padre a consegnare il Figlio al posto nostro, e il Figlio a consegnarsi al Padre.
Il frutto di questo amore intimo e perfetto, è la consegna dei beni di Dio alla Chiesa, a ciascuno di noi, perché siano consegnati ad ogni uomo. E il bene più grande di Dio è il Figlio stesso. E' Lui il talento prezioso che i servi ricevono.
"Come il Padre ha mandato me anche io mando voi", perché "come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi". Il "come" è descritto nel diverso numero dei talenti che ricevono i servi. Non si tratta di qualità umane diverse, ma delle varie grazie donate in funzione della missione specifica che ciascuno riceve.
Se il talento è Cristo, consegnato attraverso la sua Parola, i sacramenti e tutti i beni che la Chiesa ha sempre custodito e amato, anche chi riceve un solo talento non ha affatto ricevuto meno. Al contrario, ha ricevuto tutto, e nulla manca per compiere la sua missione.
Significa che la storia di ciascuno è diversa e irripetibile; agli occhi di Dio la vita di San Francesco Saverio non è più importante di quella di una sconosciuta monaca di clausura nascosta a Lisieux. Il Papa riceve i talenti necessari per adempiere alla sua missione, così come la vedova ammalata che vive in uno sperduto paese di montagna.
E noi, che ne abbiamo fatto dei “talenti” che Dio ci dona? Qui sorge una prima questione, fondamentale: per riceverli abbiamo bisogno della Chiesa. Per consegnarli, infatti, “l’uomo chiama i suoi servi”: c’è una chiamata alla quale occorre rispondere.
Abbiamo ascoltato l’annuncio della Chiesa e accolto in esso la voce del Signore che ci “chiama”? Altrimenti è inutile cercare i talenti, di fronte alle situazioni della vita nelle quali potremmo “farli fruttare”, non avremo nulla da “consegnare”.
Ma, anche se abbiamo accolto la “chiamata” ciò non assicura i “frutti”. I “talenti” dei quali parla Gesù non appaiono così, all’improvviso, ma essendo dati in funzione di una missione, si accolgono nella comunione della Chiesa, dove si impara a “trafficarli”.
Seconda questione: stiamo camminando nella comunità, oppure siamo “cristiani fai da te”, come ripete Papa

venerdì 14 novembre 2014

Comunione ai divorziati? Ma prima serve la confessione

di Lorenzo Bertocchi   14-11-2014 

Si può dare l'assoluzione a un divorziato risposato? Sul blog della rivista cattolica francese L'Homme Nouveau viene pubblicata la risposta che la Congregazione della Dottrina della Fede ha inviato, lo scorso 22 ottobre 2014, a un prete francese. Firmata dal Segretario della congregazione, monsignor Luis Ladaria, sj, questa risposta riguarda un tema di grande attualità: un confessore può dare l'assoluzione a un penitente che, essendo sposato religiosamente, ha contratto una seconda unione dopo il divorzio?
La domanda posta dal sacerdote francese è cruciale, basti pensare alla discussione che ha animato il recente Sinodo sull'accesso al sacramento dell'eucaristia da parte dei divorziati risposati. L'abbé Claude Barthe, commentando il fatto, fa giustamente notare che questa domanda ha il pregio di spostare la questione a monte. Perché, ovviamente, il sacramento della penitenza precede quello dell'eucaristia, a meno che non si voglia derubricare il peccato dalla dottrina cattolica. Di seguito riportiamo interamente una nostra traduzione della risposta della congregazione della Dottrina della Fede (clicca qui).
«Non possiamo escludere a priori i fedeli divorziati risposati da un cammino penitenziale che porti alla riconciliazione sacramentale con Dio e quindi alla comunione eucaristica. Il Papa Giovanni Paolo II nella

giovedì 13 novembre 2014

Germania. «Lo scandalo gigantesco» dei genitori «incarcerati fino a 40 giorni» perché i figli non partecipano ai corsi gender a scuola



novembre 13, 2014 Leone Grotti

eugen-luise-martens-germania-gender-scuolaI corsi sono obbligatori e tanti sono già finiti in prigione, come i coniugi Martens. Intervista a Mathias Ebert, che ha fondato a Colonia l’associazione “Genitori preoccupati”: «Centinaia di genitori sono nella stessa situazione»



Il 24 ottobre un ufficiale di polizia si è presentato alla porta della famiglia Martens a Eslohe, piccolo comune della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Mentre apriva la porta, Eugen conosceva già lo scopo di quella visita: l’arresto della moglie e madre dei suoi nove figli Luise. Sapeva tutto in anticipo perché per lo stesso motivo lui stesso era già stato arrestato il 15 agosto del 2013.
Che cosa hanno fatto dunque i due coniugi di 37 anni di così grave da meritare l’arresto? Non hanno ucciso, non hanno rubato né danneggiato alcuno. La loro unica colpa è di essere padre e madre di una bambina che si è rifiutata di partecipare due volte ai corsi di educazione sessuale previsti per le elementari. L’anno scorso Luise non è stata portata in carcere insieme al marito perché era incinta. Quest’anno, l’ufficiale di polizia non l’ha «prelevata con la forza come dovrei» perché sta ancora allattando l’ultimo figlio. «Purtroppo però non finisce qui. L’ufficio del procuratore farà applicare la decisione del giudice», afferma il poliziotto nel video che vedete qui sotto.
«Tantissime famiglie sono nella stessa situazione dei coniugi Martens in Germania», dichiara a tempi.it

mercoledì 12 novembre 2014

"Non si è vescovi, sacerdoti o diaconi per bravura, ma per un dono di Dio"

Nell'Udienza generale, il Papa spiega che la consapevolezza che tutto è dono, aiuta un Pastore a non confidare soltanto in se stesso e a non assumere un atteggiamento autoritario, "come se tutti fossero ai suoi piedi"


Citta' del Vaticano,       Salvatore Cernuzio

Vescovi, presbiteri, diaconi. È tutta incentrata sui “ministeri” la catechesi di oggi di Papa Francesco durante l’Udienza generale. Il Papa prosegue il suo ciclo di riflessioni sulla Chiesa cattolica e si riallaccia al discorso del mercoledì precedente in cui si evidenziava come il Signore continui a pascere il suo gregge attraverso il ministero di presuli e sacerdoti.


Un ministero che certo non è dato da qualità personali: “Non si è vescovi, sacerdoti o diaconi perché si è più intelligenti, più bravi e migliori degli altri – afferma infatti il Santo Padre - ma solo in forza di un dono d’amore elargito da Dio, nella potenza del suo Spirito, per il bene del suo popolo”.
Essi per ogni comunità cristiana e per la Chiesa intera sono dunque un “segno vivo” di Cristo, “della sua presenza e del suo amore”. La responsabilità pertanto è altissima; il Papa infatti domanda: “Che cosa viene richiesto a questi ministri della Chiesa, perché possano vivere in modo autentico e fecondo il proprio servizio?”.
La prima traccia la dà San Paolo che, nelle Lettere pastorali ai discepoli Timoteo e Tito, si sofferma “con cura” sulla figura dei diversi ministri, delineandone “le prerogative”. Anzitutto quelle doti “inerenti la fede e la vita spirituale”; poi le doti “squisitamente umane” come “l’accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l’affidabilità, la bontà di cuore”. Proprio queste costituiscono “l’alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero!”, afferma il Pontefice.
E ricorda che “senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli in modo rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una

Tv2000-Luxuria, anche i cattolici nel loro piccolo s'incazzano

di Riccardo Cascioli              12-11-201

TgtgAlla fine, grazie anche alla mobilitazione popolare provocata dal nostro quotidiano, è saltata ieri sera la presenza di Vladimir Luxuria a Tv2000, la tv di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La notizia è stata data dallo stesso Luxuria, che si è detto dispiaciuto per questa occasione di «apertura» persa, ma che comunque gli è stato assicurato che sarà invitato ancora entro due settimane. Gli avrebbe telefonato lo stesso direttore di Tv2000, Paolo Ruffini, spiegando che il rinvio era dovuto alla «concomitanza con i lavori dell’Assemblea Cei» in corso ad Assisi.

Se l’invito sarà davvero rinnovato lo vedremo presto, sicuramente ieri nella sede di Tv2000 l’atmosfera non era delle più tranquille, così come ad Assisi dove più di qualche vescovo ha provato a chiedere spiegazioni. Il direttore delle news di Tv2000, Lucio Brunelli, che si è assunto la responsabilità dell’invito a Luxuria, ha aggiunto che è stato deciso di ritirare l’invito perché si volevano evitare «malintesi e strumentalizzazioni» visto che ad Assisi i vescovi parlano anche di famiglia e matrimonio (come se l’assemblea della Cei fosse stata organizzata all’improvviso).
Ma rinvio o cancellazione, la gravità di quanto accaduto resta intatta perché – come abbiamo scritto ieri – il problema non è Luxuria in sé quanto l’obiettivo vero di chi l’ha invitato, ovvero promuovere la «normalizzazione» dell’omosessualità nella Chiesa cattolica. In questo senso Luxuria è stato soltanto usato per promuovere una posizione ideologica all’interno della Chiesa. Il comunicato di Brunelli è perciò soltanto un tentativo di gettare fumo negli occhi, facendo anche una tirata morale a chi ha protestato per questo invito.
Dice infatti Brunelli per giustificare l’invito per Luxuria, che «se un cristiano è tranquillo nella sua

martedì 11 novembre 2014

L'evangelizzazione, compito di tutto il popolo di Dio

Continuiamo la nostra lettura di Evangelii Gaudium (= EG), soffermando l’attenzione sui capitoli terzo (nn. 110-175) e quinto (nn. 259-288), i quali offrono indicazioni interessanti sullo “stile” conforme all’evangelo che sono chiamati ad assumere gli evangelizzatori nella Chiesa Popolo di Dio, pastori e fedeli laici, ognuno secondo la vocazione che ha ricevuto. Evidenziamo solo alcune prospettive di fondo.
La Chiesa, Popolo di Dio dai molti volti…
Quando diciamo “Chiesa” e “Popolo di Dio”, si vogliono sottolineare due aspetti della stessa realtà strettamente connessi. Tenerne conto è importante per evitare due visioni riduttive, abbastanza comuni: quella che identifica la Chiesa solamente con la gerarchia e quella che fa della Chiesa una “entità” astratta, o al massimo la riduce alle quattro mura, magari belle, dell’edificio...
Invece quando diciamo “Chiesa” si intendono quelle persone, uomini e donne, pastori e fedeli, che Dio chiama, convoca e raduna (da qui “Ekklesia”=“Chiesa”) in assemblea come comunità, per ascoltare la sua Parola e “spezzare” il pane del Corpo del Signore, perché Dio vuole salvarci non come individui isolati ma come comunità e come popolo (EG 113; LG 9).
Perciò questa stessa comunità non è un “club elitario” o una “grande organizzazione”, ma è il Popolo di Dio (laós), formato da “pietre vive” (1Pt 2,4-10), da persone diverse per sesso, età, temperamento, cultura, mentalità, condizione sociale, condizione della salute fisica e mentale, lavoro, professione; è formato da persone diverse per vocazione, carismi e ministeri; è un popolo geograficamente, culturalmente e storicamente situato in un territorio, in un luogo, in una regione, in un nazione, al nord come al sud, all’est come all’ovest; è un popolo pellegrino in cammino nella storia.
Nella realtà concreta è così che di fatto si presenta a noi in mistero della Chiesa Popolo di Dio. Per questo in