Il presidente della Conferenza Episcopale maltese approfondisce alcune tematiche emerse durante il Sinodo, sottolineando l'importanza di una pastorale familiare "più efficace per le persone del nostro tempo"
Terminato il Sinodo a cui ha partecipato, mons. Mario Grech è tornato nella sua Gozo, dove è vescovo della Diocesi e dove ricopre anche il ruolo di presidente della Conferenza episcopale maltese. È qui che il presule già da tempo sviluppa alcuni degli spunti suscitati nel corso della grande assise in Vaticano, su tutti il suo impegno è incentrato in una pastorale familiare “sollecitata dalla società in continua evoluzione”. Una “continua evoluzione” che chiede alla Chiesa - come afferma lo stesso mons. Grech - un “grande approfondimento”, il quale va prodotto soprattutto in quest’anno che ci separa dal prossimo Sinodo. Un primo esercizio di approfondimento lo ha proposto a ZENIT nell’intervista che segue.È bene ricordare che il Sinodo aveva come tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione”, che include tanti altri aspetti oltre le situazioni dei divorziati risposati e delle persone omosessuali, sebbene esse abbiano la loro importanza. Per esempio mi dispiace che non è stato possibile approfondire abbastanza alcune tematiche importanti riguardanti la famiglia, come il rapporto tra famiglia, sistema economico e mondo del lavoro, oppure il rapporto tra famiglia ed educazione. Riguardo ai tre punti che Lei menziona, giova notare che nonostante non abbiano raggiunto una maggioranza qualitativa, tuttavia hanno raggiunto una maggioranza relativa. I tempi non sono ancora maturi per parlare di istanze “deluse”, anche perché la Relatio Synodi, fra cui anche questi tre punti, costituiscono i Lineamenta del prossimo Sinodo che sarà celebrato nel 2015. Ci troviamo in un momento di approfondimento.
Benedetto XVI, a proposito del Concilio Vaticano II, sostenne che vi fu un Concilio “dei media” ed uno dei Padri. L’attuale Papa emerito ritenne quindi che “il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri”. Crede che sia avvenuto qualcosa di simile nel corso di questo Sinodo?
Quello che è successo cinquant’anni fa non poteva essere evitato oggi, che viviamo nell’era digitale dei
social network. Non ci deve sorprendere se alcuni media hanno offerto una lettura parziale del Sinodo. Invece occorre che la Chiesa impari sempre di più a utilizzare meglio i media per comunicare il proprio messaggio. Dall’altro lato, si deve riconoscere che ci sono stati giornalisti che hanno fatto un buon lavoro per rendere tutti partecipi del “cammino insieme” che i Vescovi provenienti da tutto il mondo stavano facendo. Sotto questo aspetto tali mezzi di comunicazione hanno contribuito positivamente al dibattito sinodale. Non dobbiamo aver paura del dibattito, anzi questo ci aiuta per chiarire le nostre posizioni. Oggi la riflessioni teologica ha bisogno di dialogare con altre scienze nonché di tener conto della vita concreta. Aggiungo infine un altro contributo dei media in questo Sinodo: essi hanno permesso ai laici di interessarsi e accompagnare i Padri Sinodali durante queste due settimane anche con i loro input. Ritengo che questa forma di partecipazione dei laici sia un valore acquisito.
Si è parlato nel corso dei lavori sinodali anche dell’ideologia del gender. In che modo la sua diffusione può insidiare la famiglia e quali misure mettere in campo per arginarla?
In nessun momento durante il Sinodo, noi Padri Sinodali abbiamo messo in dubbio la dottrina della Chiesa riguardo all’indissolubilità del matrimonio fra un uomo e una donna, alla qualità unitiva e alla dimensione procreativa dell’amore coniugale, in altre parole al bonum coniugum. Dinanzi all’ideologia del gender, come per ogni altra ideologia, la Chiesa risponde con fedeltà verso la verità dell’uomo secondo l’ordine della creazione e secondo l’ordine della redenzione. Invece di lasciarsi condizionare da istanze ideologiche, la Chiesa continua a proporre la verità della persona umana e la bellezza della complementarietà dei sessi. La Chiesa che è “casa paterna” rimane sempre aperta per accompagnare verso la Verità che rende libere tutte le persone senza alcuna discriminazione.
Quali strumenti mettere in campo per rendere la famiglia attrattiva agli occhi dei giovani del mondo contemporaneo?
Nel mio ministero incontro tante persone, anche giovani, che soffrono di solitudine e, malgrado siano circondati di tante amicizie, hanno una grande sete per un amore autentico. Una cultura che predica il “tutto-subito”, che fabbrica “bisogni” a seconda delle esigenze del mercato, che diffida del “per sempre” in nome della provvisorietà, che promette piacere a prezzo della vera felicità, che banalizza la sessualità, insieme a una situazione di crisi economica e di precarietà, sta portando tanti giovani a credere che l’amore vero sia solo un ideale bello ma irraggiungibile. In questo contesto c’è bisogno che la famiglia cristiana sia sempre più - come si è detto nel Sinodo - non solo oggetto ma “soggetto” dell’evangelizzazione testimoniando ai giovani la bellezza dell’amore che si dona, che si sacrifica per l’altro, che cresce ogni giorno e matura in mezzo alle tante prove della vita. Tale amore attrae perché fa risplendere quel Bell’Amore che è Cristo, l’anelito di ogni cuore.
A proposito del Suo ministero, in che modo a Gozo si svolge pastorale familiare?
In un’ottica di conversione pastorale sollecitata dalla società in continua evoluzione, negli ultimi anni la mia diocesi ha ristrutturato la pastorale familiare di modo che sia più efficace per accompagnare i fidanzati e le famiglie del nostro tempo. Nel Sinodo si è tornati spesso sull’importanza di proporre un cammino pastorale che aiuti le coppie prima e dopo il matrimonio. A Gozo si propone un cammino di preparazione al matrimonio di due anni durante il quale un presbitero insieme a delle coppie sposate accompagnano i fidanzati per maturare umanamente e spiritualmente il loro amore e prepararsi per celebrare il sacramento del Matrimonio. Si offre anche un accompagnamento catechetico ai giovani sposi, particolarmente durante i primi cinque anni, che li aiuta a radicare la loro vita di coniugi sul Vangelo. La Commissione Diocesana per la Famiglia offre anche dei percorsi di fede per i conviventi, i separati e i divorziati risposati. Inoltre, è stato istituito un Consultorio che offre aiuto specializzato alle coppie che si trovano in difficoltà. In questo modo si cerca di portare a tutte le nostre famiglie una Buona Notizia: la gioia del Vangelo della Famiglia.
Nessun commento:
Posta un commento