Il messaggio conclusivo del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia individua nell'indebolimento della fede, nell'individualismo e nell'impoverimento delle relazioni, alcune delle principali minacce al matrimonio al giorno d'oggi
Citta' del Vaticano,È rivolto a “tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita”, il messaggio finale dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
Il lavoro svolto in queste due settimane di Assemblea ha permesso ai vescovi, attraverso il questionario inviato alle diocesi di tutto il mondo, “di ascoltare la voce di tante esperienze familiari”, arricchite, poi, dal confronto in aula sinodale, che ha aiutato a “guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono”.
Come faceva duemila anni fa, “lungo le strade della Terra Santa”, Gesù Cristo “continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città” e nelle nostre “case”, dove “si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche”, con famiglie spesso insidiate dal “male” e dal “peccato”.
La prima sfida rilevata dai padri sinodali riguarda la “fedeltà all’amore coniugale”, minacciato dall’“indebolimento della fede e dei valori, individualismo”, dall’“impoverimento delle relazioni”, dallo “stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare”.
Il risultato è che molte crisi matrimoniali sono “affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio”.
Le nuove relazioni che conseguono a tali separazioni, a loro volta, determinano “situazioni familiari complesse e problematiche per la scelta cristiana”.
Altre sfide sono rappresentate dalla malattia, dalla sofferenza o dalla morte di una persona cara. “È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore,
considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate”, scrivono i padri sinodali.
Il messaggio finale del Sinodo non trascura le problematiche economiche cui vanno incontro numerose famiglie, cagionate spesso da “sistemi perversi” come il “feticismo del denaro”, né il rischio di cadere nella morsa della “droga” o della “criminalità”, pur di evitare l’incubo della povertà o della disoccupazione.
I padri sinodali riservano un pensiero anche alle “famiglie profughe”, a quelle “perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni” e, ancora, “alle donne che subiscono violenza” e “sfruttamento” e “alla tratta delle persone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi”.
La seconda parte del messaggio è invece rivolta alle situazioni luminose che splendono “dietro le finestre nelle case delle città, nelle modeste residenze di periferia o nei villaggi e persino nelle capanne” e che nascono dall’“incontro” e dal “dono” reciproco tra uomo e donna, il quale “ci insegna che ognuno dei due ha bisogno dell’altro per essere se stesso, pur rimanendo diverso dall’altro nella sua identità, che si apre e si rivela nel dono vicendevole”.
L’itinerario di tale incontro nasce sempre con il “fidanzamento, tempo dell’attesa e della preparazione” e “si attua in pienezza nel sacramento ove Dio pone il suo suggello, la sua presenza e la sua grazia”.
Il cammino matrimoniale “conosce anche la sessualità, la tenerezza, la bellezza, che perdurano anche oltre la vigoria e la freschezza giovanile. L’amore - proseguono i padri sinodali - tende per sua natura ad essere per sempre, fino a dare la vita per la persona che si ama”.
“In questa luce l’amore coniugale, unico e indissolubile, persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano; è uno dei miracoli più belli, benché sia anche il più comune”, si legge nel messaggio finale del Sinodo.
L’amore coniugale si diffonde “attraverso la fecondità e la generatività, che non è solo procreazione, ma anche dono della vita divina nel battesimo, educazione e catechesi dei figli” assieme alla “capacità di offrire vita, affetto, valori, un’esperienza possibile anche a chi non ha potuto generare”.
La famiglia, quindi, deve accompagnarsi reciprocamente “nell’ascoltare insieme la Parola di Dio”, “nella preghiera comune” e nell’“impegno quotidiano dell’educazione alla fede e alla vita buona e bella del Vangelo, alla santità”.
Soltanto così la famiglia potrà presentarsi “quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale”.
Un’altra espressione della “comunione fraterna” è quella “della carità, del dono, della vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai poveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi”.
In conclusione, prima di chiedere alle famiglie di tutto il mondo di “camminare con noi verso il prossimo sinodo”, i padri sinodali individuano poi il “vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo” nella “Eucaristia domenicale”. È per questo motivo che in questa Assemblea straordinaria, i padri hanno “riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”.
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