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martedì 24 luglio 2018


Per richiamare l’uomo ad essere a lui simile, 
assegnandolo così come imitatore di Dio, 
innalzandolo fino al regno del Padre 
e concedendogli di vedere Dio e di cogliere il Padre, 
lui, il Verbo di Dio che ha abitato nell’uomo 
e si è fatto Figlio dell’uomo, 
per abituare l’uomo ad impossessarsi di Dio 
e abituare Dio ad abitare nell’uomo
secondo il beneplacito del Padre.

S. Ireneo
UNITI ALLA SUA OBBEDIENZA SIAMO FRATELLI E MADRI DI GESU' IN QUESTA GENERAZIONE



I figli hanno in comune la carne e il sangue. Per questo Dio si è incarnato, per farci figli del suo Padre. Figli nel Figlio, carne della sua carne nel suo corpo che ha compiuto la Volontà di Dio. Essa è stata la ragione di vita del Figlio di Dio, il "luogo" dove il Figlio di Maria ha manifestato la sua misteriosa figliolanza divina. Figlio di Dio dunque, perché crocifisso. Accoglierlo dice Giovanni, è diventare figli di Dio, partecipando della sua stessa natura: "Dio vuole fare di te un Dio, non però per natura come è colui che ha generato, ma per suo dono e per adozione. Come infatti egli, assumendo la natura umana, si è fatto partecipe della tua mortalità, così, per elevazione, ti rende partecipe della sua immortalità" (S. Agostino). Diceva Benedetto XVI: "Non la mia volontà ma la tua. In questa trasformazione del "no" in "sì", in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Gesù trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro "no" ed entrare nel "sì" del Figlio" (Benedetto XVI, Catechesi del 20 aprile 2011). Entrare nel sì del Figlio, nel fiume di Grazia che compie in noi la volontà del Padre, costituisce il cammino che ci fa figli: "nell'obbedienza del Figlio siamo presenti tutti noi, veniamo tutti tirati dentro la condizione di figli" (Benedetto XVI, Ibid.). I Getsemani che ci attendono oggi e ogni giorno sono i "luoghi" dove "siamo", in Cristo, figli di Dio. La nostra vita è dunque un pellegrinaggio ai luoghi santi del compimento dei desideri del Padre. Essi sono la nostra felicità, la nostra gioia, la nostra pace come ripeteva Giovanni XXIII. Le persone e i fatti delle nostre storie, semplici e quotidiane, sono gli appuntamenti che attendono la nostra obbedienza al destino eterno che ci ha preparato nostro Padre. 


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