Pagine

lunedì 12 novembre 2018

Martino, il soldato che in un mantello vide Cristo





Martino fu tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica. Solo in Francia ci sono almeno quattromila chiese a lui intitolate, e migliaia di paesi e villaggi. Altrettante se ne contano tra l’Italia e tutta l’Europa. Nei suoi racconti agiografici ricorre il tema della carità e del dono del mantello, che poi lo portò all'incontro con Cristo. 

O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte del vescovo san Martino, rinnova in noi i prodigi della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai separare dal tuo amore. (Dalla liturgia della festa di San Martino di Tours, Vescovo)
Martino fu uno dei fondatori del monachesimo in Occidente. Originario della Pannonia, odierna Ungheria, era figlio di un tribuno militare dell’esercito imperiale romano che gli impose il nome in onore di Marte, dio della guerra. Gran parte della sua vita la trascorse da soldato. E da soldato, di ronda nel turno di notte, visse l’esperienza che cambiò, innanzitutto, la sua vita e s’impose, perentoria, nella sua iconografia. 
Il racconto agiografico, infatti, riferisce che Martino a cavallo, alle porte di Amiens, incontrò un povero infreddolito cui offrì metà del suo mantello, dopo averlo diviso in due con la spada. La notte seguente sognò Cristo, rivestito di quello stesso indumento: fu allora che il giovane cavaliere decise di farsi battezzare.
La carità di San Martino è il tema della scultura a tutto tondo che già nel XIII secolo fu posta sul lato destro della facciata della cattedrale di Lucca, dedicata proprio al Santo Vescovo (l’originale è stato ormai trasferito all’interno).
Secoli dopo, allo scadere del 1500, fu il turno di un pittore greco, “naturalizzato” spagnolo, noto come El Greco, a immortalare su di una tela destinata alla cappella di San Josè a Toledo un Martino, elegantissimo nella prestigiosa armatura, su uno slanciato cavallo bianco, accanto a un mendicante. Il culto verso il santo, nel quale contemporaneamente si fondevano la generosità del cavaliere, la condotta di una vita ascetica e lo spirito missionario, si era, infatti, diffuso velocemente in tutta Europa.
Tornando in Italia, c’è una cappella, per l’esattezza la prima entrando a sinistra, nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, sulle cui pareti è possibile ripercorrere gli episodi salienti della vita di Martino, la cui memoria liturgica ricorre l’11 novembre, giorno dei suoi funerali. Il testo pittorico, da leggersi dal basso verso l’alto, cominciando dal primo affresco a sinistra, è frutto del lavoro di Simone Martini, che abbiamo lasciato a Siena solo una settimana fa...Il maestro eseguì questo ciclo, considerato una delle sue opere più significative,  tra il 1313 e il 1318, su commissione di Gentile Partino da Montefiore, l’allora cardinale della basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti a Roma, che compare sull’arco di ingresso nella scena della dedicazione della stessa cappella.
Sono dieci, in tutto, gli episodi rappresentati che, se si escludono la morte e le esequie, raccontano la vita di Martino prima del 344, anno della conversione, e dopo il 371 quando fu eletto vescovo di Tours. Lo stile di Simone Martini, si sa, è particolarmente raffinato ma non rinuncia a una resa realistica dei personaggi, anche se secondari nell’economia della scena, come si evince dalla loro fisiognomica, dalla gestualità delle mani o dalle loro posture. Lo stesso realismo si riscontra, poi, nella cura con cui sono raffigurati i tessuti piuttosto che gli oggetti o le architetture di chiara ascendenza giottesca, inserite in una precisa ambientazione prospettica. Le fasi della vita di Martino sono, infine, sintetizzate dalle tre schiere di santi, rispettivamente cavalieri, vescovi, o pontefici, ed eremiti che compaiono negli sguanci delle finestre sulla parete di fondo.
Martino fu tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica. Solo in Francia ci sono almeno quattromila chiese a lui intitolate, e migliaia di paesi e villaggi. Altrettante se ne contano tra l’Italia e tutta l’Europa.  


Nessun commento:

Posta un commento