35 greci e un albanese sono stati arrestati il 3 marzo in Grecia, sull’isola di Lesbo divenuta centro di raccolta di emigranti illegali, con l’accusa di occupazione non autorizzata di luogo pubblico e installazione di struttura illegale. Il luogo pubblico è la scogliera di Apilia a Mitilene, la capitale dell’isola, a picco sullo stretto braccio del mare Egeo che separa l’isola dalle coste della Turchia. Il gruppo ha ignorato gli avvertimenti della polizia e vi si è recata per erigervi una grande croce di ferro allo scopo – cosi si dice – di dissuadere dal raggiungere l’isola gli emigranti illegali prevalentemente musulmani che salpano dalla Turchia. Sulla scogliera, che fa parte del sito archeologico in cui sorge la fortezza di Mitilene, a fine agosto 2018 era stata eretta una enorme croce di cemento, demolita un mese dopo da vandali mai identificati (“Una croce offende gli emigranti, la abbattono”, www.Lanuovabq.it, 19 ottobre 2018). All’epoca l’organizzazione non governativa “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo” aveva protestato, definendo “aspiranti crociati” le persone che l’avevano installata, e con una lettera aveva chiesto al sindaco di toglierla: “il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e ai rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità che è un simbolo di amore e sacrificio, non di razzismo e intolleranza”. Sempre per allontanare gli emigranti musulmani che vivono sull’isola erano state dipinte delle croci bianche vicino alle spiagge da loro frequentate. La popolazione locale aveva manifestato l’intenzione di ricostruire la croce abbattuta ed è quello che gli uomini arrestati hanno tentato di fare. A sostegno del progetto si era espresso anche il partito Cittadini Liberi con un documento in cui si legge: “la massa di siriani che minano il potere del nostro paese ha raggiunto il suo obiettivo: la totale distruzione ed estinzione di ogni elemento greco e cristiano della nostra cultura greco ortodossa”
sabato 9 marzo 2019
Mai più la croce che offende i migranti
35 greci e un albanese sono stati arrestati il 3 marzo in Grecia, sull’isola di Lesbo divenuta centro di raccolta di emigranti illegali, con l’accusa di occupazione non autorizzata di luogo pubblico e installazione di struttura illegale. Il luogo pubblico è la scogliera di Apilia a Mitilene, la capitale dell’isola, a picco sullo stretto braccio del mare Egeo che separa l’isola dalle coste della Turchia. Il gruppo ha ignorato gli avvertimenti della polizia e vi si è recata per erigervi una grande croce di ferro allo scopo – cosi si dice – di dissuadere dal raggiungere l’isola gli emigranti illegali prevalentemente musulmani che salpano dalla Turchia. Sulla scogliera, che fa parte del sito archeologico in cui sorge la fortezza di Mitilene, a fine agosto 2018 era stata eretta una enorme croce di cemento, demolita un mese dopo da vandali mai identificati (“Una croce offende gli emigranti, la abbattono”, www.Lanuovabq.it, 19 ottobre 2018). All’epoca l’organizzazione non governativa “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo” aveva protestato, definendo “aspiranti crociati” le persone che l’avevano installata, e con una lettera aveva chiesto al sindaco di toglierla: “il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e ai rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità che è un simbolo di amore e sacrificio, non di razzismo e intolleranza”. Sempre per allontanare gli emigranti musulmani che vivono sull’isola erano state dipinte delle croci bianche vicino alle spiagge da loro frequentate. La popolazione locale aveva manifestato l’intenzione di ricostruire la croce abbattuta ed è quello che gli uomini arrestati hanno tentato di fare. A sostegno del progetto si era espresso anche il partito Cittadini Liberi con un documento in cui si legge: “la massa di siriani che minano il potere del nostro paese ha raggiunto il suo obiettivo: la totale distruzione ed estinzione di ogni elemento greco e cristiano della nostra cultura greco ortodossa”
35 greci e un albanese sono stati arrestati il 3 marzo in Grecia, sull’isola di Lesbo divenuta centro di raccolta di emigranti illegali, con l’accusa di occupazione non autorizzata di luogo pubblico e installazione di struttura illegale. Il luogo pubblico è la scogliera di Apilia a Mitilene, la capitale dell’isola, a picco sullo stretto braccio del mare Egeo che separa l’isola dalle coste della Turchia. Il gruppo ha ignorato gli avvertimenti della polizia e vi si è recata per erigervi una grande croce di ferro allo scopo – cosi si dice – di dissuadere dal raggiungere l’isola gli emigranti illegali prevalentemente musulmani che salpano dalla Turchia. Sulla scogliera, che fa parte del sito archeologico in cui sorge la fortezza di Mitilene, a fine agosto 2018 era stata eretta una enorme croce di cemento, demolita un mese dopo da vandali mai identificati (“Una croce offende gli emigranti, la abbattono”, www.Lanuovabq.it, 19 ottobre 2018). All’epoca l’organizzazione non governativa “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo” aveva protestato, definendo “aspiranti crociati” le persone che l’avevano installata, e con una lettera aveva chiesto al sindaco di toglierla: “il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e ai rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità che è un simbolo di amore e sacrificio, non di razzismo e intolleranza”. Sempre per allontanare gli emigranti musulmani che vivono sull’isola erano state dipinte delle croci bianche vicino alle spiagge da loro frequentate. La popolazione locale aveva manifestato l’intenzione di ricostruire la croce abbattuta ed è quello che gli uomini arrestati hanno tentato di fare. A sostegno del progetto si era espresso anche il partito Cittadini Liberi con un documento in cui si legge: “la massa di siriani che minano il potere del nostro paese ha raggiunto il suo obiettivo: la totale distruzione ed estinzione di ogni elemento greco e cristiano della nostra cultura greco ortodossa”
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