Pubblichiamo l'editoriale dell'ultimo numero di Rivista Liturgica
Manlio Sodi *Er bacio è er più ber fiore
che nasce ner giardino de l’amore
(Trilussa)
Può destare sorpresa un’intera trattazione sul segno-gesto-simbolo del bacio nel culto cristiano, come traspare dalle pagine del presente fascicolo. Per la verità crediamo che i lettori siano ormai abituati in questi anni a trovarsi di fronte alla trattazione di temi mai apparsi in precedenza. Quando infatti si scorrono i titoli che Rivista Liturgica ha affrontato dopo il Concilio Vaticano II (si vedano i contenuti della II e III serie, oggi disponibili con gli Indici in www.rivistaliturgica.it) si rimane positivamente perplessi circa la varietà tematica e, in particolare, circa la metodologia con cui i singoli argomenti sono stati oggetto di dibattito redazionale e di approfondimento.
È prassi costante della Rivista Liturgica trattare un tema dopo averne affrontato con oggettività e competenza i diversi aspetti a livello di progettualità, prima di affidare alle competenze dei singoli autori il “tema” da svolgere. In una simile dialettica – non sempre semplice da gestire nella molteplicità delle diverse posizioni e opinioni – nascono però prospettive che permettono di evidenziare aspetti e di scoprire elementi che o vengono trattati esplicitamente negli studi o nelle note, o vengono per lo meno recuperati nella logica dell’Editoriale. In questa linea il lettore, da anni, nota che la firma degli Editoriali è quella condivisa da tutto il gruppo di Redazione perché espressione di esso.
1. Dalla prassi liturgica al significato del gesto
Il dato di fatto è esperienza comune: in qualunque espressione liturgica il bacio è presente, sia pur espresso con forme variegate e in momenti diversi. Appartiene a quel linguaggio non verbale che è pur tipico della liturgia e della devozione; un gesto che si compie in contesti che vanno dall’ingresso nella chiesa al saluto a
immagini o statue, dalla riverenza al Crocifisso fino al bacio dell’immaginetta portata con sé o raccolta in qualche luogo. Nello specifico contesto, il “capitolo” della pietà popolare può racchiudere numerosi ambiti in cui tale segno è attuabile con libertà e spontaneità.
Un elenco, sia pur provvisorio, può costituire un indicatore e insieme sollevare attenzioni diversificate circa il significato che di volta in volta il bacio può assumere. Nel prosieguo del presente fascicolo vari di questi ambiti sono sviluppati in modo ampio ed altri almeno accennati.
In rapporto alla celebrazione dell’Eucaristia e dei vari sacramenti, possiamo individuare almeno questi momenti, pur nella consapevolezza che baci codificati secondo il vetus ordo permangono talvolta come abitudine inveterata anche nel novus ordo:
· il bacio alla stola prima di essere indossata (tipico dell’antica liturgia)
· il bacio all’altare all’inizio e al termine della celebrazione
· il bacio al vangelo dopo che è stato proclamato
· il bacio all’evangeliario da parte del vescovo e prima della benedizione all’assemblea
· il bacio allo scambio della pace
· il bacio di accoglienza nel rito delle ordinazioni
· il bacio del piede durante la lavanda del giovedì santo
· il bacio alla croce nella liturgia del venerdì santo.
Uno sguardo alla Concordantia dei Praenotanda Missalis Romani (Lev, Città del Vaticano 2003), permette di avere una “fotografia” precisa circa l’uso del termine che nelle sue varie accezioni è presente ben 16 volte. Una simile verifica andrebbe fatta anche sull’odierno Caeremoniale episcoporum (interessante al riguardo l’editio princeps del 1600 [Lev, Città del Vaticano 2000] sub voce “osculum”, con rimando anche a episcopus e a pax). Da notare, invece, che il termine non appare mai né nei sacramentari veronense, gelasiano e gregoriano, né nei messali di Pio V e Paolo VI.
Se consideriamo il mondo delle benedizioni e dei sacramentali allora ci troviamo di fronte a una varietà notevole di situazioni come queste:
· il bacio di accoglienza nel rito della professione religiosa perpetua
· il bacio a statue e immagini
· il bacio delle reliquie soprattutto in occasione della festa del Patrono
· il bacio di medaglie e crocifissi dopo la benedizione e prima di essere indossati
· il bacio quotidiano dello scapolare.
Ma ci sono altre occasioni non codificate dal linguaggio liturgico, e che pure richiamano tanta attenzione e sono motivo di espressione con il bacio:
· il bacio alla corona del rosario all’inizio e al termine della preghiera
· il bacio degli anelli nuziali prima di essere scambiati e inseriti nel dito
· il bacio alla mano (anello) del vescovo
· il bacio della bara al momento dell’ultimo saluto
· il bacio inviato con la mano in molteplici occasioni…
2. Cosa “dicono” le labbra?
Dall’insieme di questa rassegna ci si rende conto del ruolo non secondario che il bacio esercita nel linguaggio del corpo, quale elemento di comunicazione, sia a livello antropologico e psicologico e – di conseguenza – come segno per esprimere un atteggiamento di fede.
Ma non va trascurata anche la dimensione di affettività che la liturgia comporta: un segno per entrare in comunione. Se tutti i sensi del corpo sono coinvolti nel culto, l’espressione del bacio viene a costituire un momento simbolico di alto valore, in quanto dichiarativo e comunicativo di un atteggiamento, di uno stato d’animo, di un sentimento… È gesto, dunque, che non ha eguali.
Nessun commento:
Posta un commento