“Transumanesimo: lo spaventoso laboratorio del nuovo Adamo” è il titolo del fascicolo del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” ora in libreria. La rivista dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân», diretta da Stefano Fontana, ospita studi del Prof. José M. Galvan dell’Ateneo della Santa Croce, di don Samuele Cecotti, del prof. Giovanni Turco dell’Università di Udine, di Padre Giorgio Carbone dello Studio Domenicano di Bologna, di Ermanno Pavesi, segretario dell’Unione internazionale medici cattolici e di Jacque Bonnet da Parigi. Gli autori trattano i vari aspetti del progetto transumanista, mentre Fabio Trevisan, Alessandra Scarino e Paolo Gulisano riesaminano le riflessioni di Chesterton e i romanzi di Aldous Huxley e Mary Schelley con il suo Frankestein. Pubblichiamo qui l’editoriale dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi che apre il fascicolo monografico. ((Per ricevere copia della rivista e per abbonamenti: bollettino@edizionicantagalli.com)
La Dottrina sociale della Chiesa ha a che fare con l’umano, visto con gli occhi di Dio. Ora: se l’umano viene superato nel transumano, la Dottrina sociale della Chiesa non ha più senso di esistere. Sarebbe allora prevalsa la falsa illusione gnostica secondo la quale l’uomo può arrivare alla salvezza conoscendo o facendo qualcosa. Se il “Nuovo Adamo” sarà frutto della medicina e della tecnica, allora la “nuova creazione” sarà solo opera umana (cf. Massimo Piattelli Palmarini, Il nono giorno della creazione. La nuova rivoluzione nelle scienze del vivente, Mondadori, Milano 2015) e non sarà nuova creazione.
L’uomo è la via della Chiesa (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, cap. VI) e ciò costituisce la stessa ragion d’essere della Dottrina sociale della Chiesa. Non perché essa sia solo incentrata sull’uomo, ma perché essa è uno strumento della salvezza che Cristo ha procurato all’uomo con la Croce e la Resurrezione e non con la tecnica. Lo stesso può essere detto per la “natura” e la natura umana in particolare. La salvezza non viene dalla tecnica, che finisce per superare la natura negandola, come propriamente accade nel transumanesimo. Per la Dottrina sociale della Chiesa la natura non viene superata ma semmai purificata ed elevata nella sopranatura.
Ci sono oggi correnti teoriche e attività pratiche, finanziate e sostenute da enormi risorse mondiali, che invece vogliono andare oltre l’uomo. Si tratta appunto del transumanesimo. Queste dottrina e queste prassi sono in antitesi piena con la Dottrina sociale della Chiesa. Parlarne in questo numero del “Bollettino” ha quindi questo significato: avvertire un grande pericolo come condizione per potervi fare fronte. L’idea di portare l’uomo oltre l’uomo non è nuova. Era già presente nel mito di Prometeo, è contenuta nel racconto biblico della Torre di Babele, ed ha poi avuto una straordinaria spinta nell’epoca moderna. Nella Nuova Atlantide Francesco Bacone se ne fa sacerdote e il dominio completo sulla natura – il regnum hominis – diventa un paradigma programmatico generalizzato. Cartesio ne propone il “metodo” e la sua visione meccanicistica del mondo ne diventa lo strumento cognitivo.
Lo strumento principale di questo progetto è la tecnica e a nessuno sfugge, quindi, come le ampie considerazioni sulla tecnica della Caritas in veritate di Benedetto XVI abbiano un vivo sapore di attualità e di urgenza (Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, cap. VI: “Lo sviluppo dei popoli e la tecnica”). Anche la letteratura si è interessata del transumanesimo: Frankenstein di Mary Schilley e, soprattutto, Il mondo nuovo di Aldous Huxley, descrivono un terrificante futuro che per noi oggi è purtroppo già realtà. È impressionante la chiaroveggenza di Huxley: le sue anticipazioni sul controllo sistemico sulla sessualità, la procreazione e l’eugenetica oppressiva e disumana assumono una straordinaria attualità oggi, epoca delle banche del seme, della fecondazione eterologa, dell’aborto sistematico e della sterilità omosessuale imposte come nuova ideologia. Gilbert K. Chesterton, da parte sua, aveva denunciato i mali dell’eugenetica in un famoso suo libro, eugenetica che era frutto dei Lumi (Marco Marsilio, Razzismo un’origine illuminista, Vallecchi, Firenze 2006) e che ha avuto successo non solo nei regimi totalitari ma anche nelle illuminate democrazie occidentali, da quella statunitense a quella svedese.
Friedrich Nietzsche aveva annunciato l’Oltreuomo (Übermensch) e il suo grido era succeduto a quello della morte di Dio. Ma il progetto dell’oltreuomo provoca la morte dell’uomo e non la sua esaltazione. Anzi ne proclama il degrado ad animale. Non è un caso che mentre la tecnica e la medicina propongono un uomo che non soffre e non muore, i cui tessuti ed organi vengono ricostruiti quando si danneggiano, con il cervello collegato ad un computer centrale eterno e onniscente, con inserzioni di chips elettronici nelle sinapsi e di protesi potenzianti e sostituibili, molti strampalati teorici vogliano il superamento dello specismo, ossia della superiorità dell’uomo sulle altre specie animali. Il transumanesimo diventa quindi transpecismo. Il primo vorrebbe essere un potenziamento (Enhancement) dell’uomo, il secondo una sua degradazione: sembra una contraddizione ma non lo è.
Dostevskij, ne I Demoni, aveva già previsto queste nuove ed estreme forme di nichilismo, compreso il loro esito finale. In un colloquio con l’anonima voce narrante del romanzo, Kirillov, l’ateo che ha deciso di suicidarsi, afferma che «- oggi l’uomo non è ancora quello che deve essere. Verrà l’uomo nuovo, felice e orgoglioso. Quello per cui sarà lo stesso vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo! Chi vincerà il dolore e la paura, sarà lui Dio. E quell’altro Dio non ci sarà più [...]. Dio è il dolore della paura di morire. Chi vincerà il dolore e la paura, diventerà lui stesso Dio. Allora ci sarà una vita nuova, un uomo nuovo, tutto nuovo … Allora la storia sarà divisa in due parti: dal gorilla fino alla distruzione di Dio, e dalla distruzione di Dio fino … - Al gorilla?». (Fëdor Dostoevskij, I demonî, Einaudi, Torino 1994, p. 106)
Oggi si vuole andare verso l’uomo ibrido animale-macchina, potenziato nelle sue prestazioni tramite l’identificazione con la macchina e retrocesso nel suo valore tramite una evoluzione a rovescio a pura animalità. Come potrà la Dottrina sociale della Chiesa non confrontarsi con questi orizzonti oggi già attuali? Con la crescita del potere i pericoli aumentano e con essi le responsabilità. Quello che oggi le leggi già permettono o addirittura impongono e che giustamente preoccupa – dalla fecondazione artificiale alle teoria del gender – devono essere viste in un quadro più ampio all’interno del progetto del transumanesimo. In questo senso questo numero del “Bollettino” si collega con altri in precedenza pubblicati e ci permette di comprenderli meglio.
La Dottrina sociale della Chiesa c’è perché il mondo è gravato dal peccato e dalle strutture di peccato. Essa c’è per annunciare la salvezza di Cristo anche nelle realtà temporali. Ora, la Gnosi è la tentazione più grande, perché consiste nel peccato di superbia. Anche quello dei nostri progenitori è stato, in fondo, un peccato gnostico: non conoscere per salvarsi ma salvarsi conoscendo. Il transumanesimo è l’ultima versione, molto impetuosa, della Gnosi eterna. La Dottrina sociale della Chiesa non può non occuparsene.
La Dottrina sociale della Chiesa ha a che fare con l’umano, visto con gli occhi di Dio. Ora: se l’umano viene superato nel transumano, la Dottrina sociale della Chiesa non ha più senso di esistere. Sarebbe allora prevalsa la falsa illusione gnostica secondo la quale l’uomo può arrivare alla salvezza conoscendo o facendo qualcosa. Se il “Nuovo Adamo” sarà frutto della medicina e della tecnica, allora la “nuova creazione” sarà solo opera umana (cf. Massimo Piattelli Palmarini, Il nono giorno della creazione. La nuova rivoluzione nelle scienze del vivente, Mondadori, Milano 2015) e non sarà nuova creazione.
L’uomo è la via della Chiesa (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, cap. VI) e ciò costituisce la stessa ragion d’essere della Dottrina sociale della Chiesa. Non perché essa sia solo incentrata sull’uomo, ma perché essa è uno strumento della salvezza che Cristo ha procurato all’uomo con la Croce e la Resurrezione e non con la tecnica. Lo stesso può essere detto per la “natura” e la natura umana in particolare. La salvezza non viene dalla tecnica, che finisce per superare la natura negandola, come propriamente accade nel transumanesimo. Per la Dottrina sociale della Chiesa la natura non viene superata ma semmai purificata ed elevata nella sopranatura.
Ci sono oggi correnti teoriche e attività pratiche, finanziate e sostenute da enormi risorse mondiali, che invece vogliono andare oltre l’uomo. Si tratta appunto del transumanesimo. Queste dottrina e queste prassi sono in antitesi piena con la Dottrina sociale della Chiesa. Parlarne in questo numero del “Bollettino” ha quindi questo significato: avvertire un grande pericolo come condizione per potervi fare fronte. L’idea di portare l’uomo oltre l’uomo non è nuova. Era già presente nel mito di Prometeo, è contenuta nel racconto biblico della Torre di Babele, ed ha poi avuto una straordinaria spinta nell’epoca moderna. Nella Nuova Atlantide Francesco Bacone se ne fa sacerdote e il dominio completo sulla natura – il regnum hominis – diventa un paradigma programmatico generalizzato. Cartesio ne propone il “metodo” e la sua visione meccanicistica del mondo ne diventa lo strumento cognitivo.
Lo strumento principale di questo progetto è la tecnica e a nessuno sfugge, quindi, come le ampie considerazioni sulla tecnica della Caritas in veritate di Benedetto XVI abbiano un vivo sapore di attualità e di urgenza (Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, cap. VI: “Lo sviluppo dei popoli e la tecnica”). Anche la letteratura si è interessata del transumanesimo: Frankenstein di Mary Schilley e, soprattutto, Il mondo nuovo di Aldous Huxley, descrivono un terrificante futuro che per noi oggi è purtroppo già realtà. È impressionante la chiaroveggenza di Huxley: le sue anticipazioni sul controllo sistemico sulla sessualità, la procreazione e l’eugenetica oppressiva e disumana assumono una straordinaria attualità oggi, epoca delle banche del seme, della fecondazione eterologa, dell’aborto sistematico e della sterilità omosessuale imposte come nuova ideologia. Gilbert K. Chesterton, da parte sua, aveva denunciato i mali dell’eugenetica in un famoso suo libro, eugenetica che era frutto dei Lumi (Marco Marsilio, Razzismo un’origine illuminista, Vallecchi, Firenze 2006) e che ha avuto successo non solo nei regimi totalitari ma anche nelle illuminate democrazie occidentali, da quella statunitense a quella svedese.
Friedrich Nietzsche aveva annunciato l’Oltreuomo (Übermensch) e il suo grido era succeduto a quello della morte di Dio. Ma il progetto dell’oltreuomo provoca la morte dell’uomo e non la sua esaltazione. Anzi ne proclama il degrado ad animale. Non è un caso che mentre la tecnica e la medicina propongono un uomo che non soffre e non muore, i cui tessuti ed organi vengono ricostruiti quando si danneggiano, con il cervello collegato ad un computer centrale eterno e onniscente, con inserzioni di chips elettronici nelle sinapsi e di protesi potenzianti e sostituibili, molti strampalati teorici vogliano il superamento dello specismo, ossia della superiorità dell’uomo sulle altre specie animali. Il transumanesimo diventa quindi transpecismo. Il primo vorrebbe essere un potenziamento (Enhancement) dell’uomo, il secondo una sua degradazione: sembra una contraddizione ma non lo è.
Dostevskij, ne I Demoni, aveva già previsto queste nuove ed estreme forme di nichilismo, compreso il loro esito finale. In un colloquio con l’anonima voce narrante del romanzo, Kirillov, l’ateo che ha deciso di suicidarsi, afferma che «- oggi l’uomo non è ancora quello che deve essere. Verrà l’uomo nuovo, felice e orgoglioso. Quello per cui sarà lo stesso vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo! Chi vincerà il dolore e la paura, sarà lui Dio. E quell’altro Dio non ci sarà più [...]. Dio è il dolore della paura di morire. Chi vincerà il dolore e la paura, diventerà lui stesso Dio. Allora ci sarà una vita nuova, un uomo nuovo, tutto nuovo … Allora la storia sarà divisa in due parti: dal gorilla fino alla distruzione di Dio, e dalla distruzione di Dio fino … - Al gorilla?». (Fëdor Dostoevskij, I demonî, Einaudi, Torino 1994, p. 106)
Oggi si vuole andare verso l’uomo ibrido animale-macchina, potenziato nelle sue prestazioni tramite l’identificazione con la macchina e retrocesso nel suo valore tramite una evoluzione a rovescio a pura animalità. Come potrà la Dottrina sociale della Chiesa non confrontarsi con questi orizzonti oggi già attuali? Con la crescita del potere i pericoli aumentano e con essi le responsabilità. Quello che oggi le leggi già permettono o addirittura impongono e che giustamente preoccupa – dalla fecondazione artificiale alle teoria del gender – devono essere viste in un quadro più ampio all’interno del progetto del transumanesimo. In questo senso questo numero del “Bollettino” si collega con altri in precedenza pubblicati e ci permette di comprenderli meglio.
La Dottrina sociale della Chiesa c’è perché il mondo è gravato dal peccato e dalle strutture di peccato. Essa c’è per annunciare la salvezza di Cristo anche nelle realtà temporali. Ora, la Gnosi è la tentazione più grande, perché consiste nel peccato di superbia. Anche quello dei nostri progenitori è stato, in fondo, un peccato gnostico: non conoscere per salvarsi ma salvarsi conoscendo. Il transumanesimo è l’ultima versione, molto impetuosa, della Gnosi eterna. La Dottrina sociale della Chiesa non può non occuparsene.
*presidente dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân
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