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sabato 15 luglio 2017

INVIATI AD ANNUNCIARE OVUNQUE LA PAROLA DELLA CROCE SVELATA NELL'INTIMITA' DELLA CHIESA PER STRAPPARE GLI UOMINI ALLA MENZOGNA

Il Signore è il primogenito della nuova creazione e noi, come Lui, in Lui e per Lui, non possiamo che suscitare sconcerto, scandalo, persecuzione. L'apparire di Gesù scatenava l'ira dei demoni, stanati nell'ombra delle loro menzogne. Allo stesso modo l'avvento della Chiesa nella parola e nella vita degli apostoli, svela le trame occulte del principe di questo mondo, perché la Verità illumina la menzogna, Così, quando in ufficio, a scuola, tra gli amici, nelle diverse relazioni, si fa presente l'avvenimento di Cristo incarnato negli apostoli, tutto quello che non gli è conforme - i nemici della croce - è come risucchiato in superficie, e, una volta smascherato, schiuma ira e calunnia, e violenza che giunge ad uccidere, pur di ricacciare nell'ombra la menzogna di un'esistenza preda dell'inganno. La persecuzione, la calunnia, l'odio che gli apostoli attirano su di sé, sono il segno inequivocabile che il Regno dei Cieli è arrivato e il regno di satana ha le ore contate: è segno di debolezza. Gesù è venuto per la rovina dei demoni, e per questo, dopo di Lui, il "padrone della casa" che è immagine della Chiesa, anche "i suoi familiari", ovvero gli apostoli, saranno identificati come demoni a servizio del principe dei demoni, perché l'opera più astuta di satana è proprio quella di camuffarsi e scambiare il bene con il male, Gesù con il demonio. E' quanto abbiamo sotto gli occhi ogni giorno... In ogni cristiano che incarna il vivere di Cristo, appare il Maestro, il Primogenito risorto e vivo che ha vinto la morte dell'egoismo, della paura e del pensiero del mondo; le opere di Vita eterna, l'amore al nemico che prende su di sé il peccato dell'altro ad esempio,  sono il frutto dei "segreti" che Gesù gli ha "sussurrato all'orecchio" nelle stanze intime della comunità cristiana che celebra la liturgia, e che con la parola e la vita "annuncia alla luce e predica dai tetti". La missione della Chiesa si realizza nel combattimento escatologico che appare nell'Apocalisse. La Donna - Maria e la Chiesa - è perseguitata dal grande drago che vuole divorare il bambino appena nato, Cristo fatto carne nella Chiesa, in noi suoi fratelli più piccoli. Ogni istante della loro vita, ogni aspetto della nostra esistenza è un capitolo unico e inevitabile di questa grande e cruenta battaglia. Al lavoro, a casa, a scuola, con amici e colleghi, con il fidanzato o con i parenti, ovunque e sempre ci è consegnata una tessera del mosaico che compone la volontà di Dio su ogni uomo. Per poterla deporre al suo posto è necessario che sia "esorcizzata" e tolta la tessera falsa, apparentemente somigliante, ma inautentica. E questo accade non senza pagare un prezzo spesso salatissimo: la nostra dignità, il nostro onore, l'amicizia, la stima, l'affetto. Caricarsi, con Cristo, del peccato e del male che si scatena intorno e verso di noi, è l'amore più grande, l'unico autenticamente gratuito, che libera e conduce al Regno. In questa guerra contro satana, non dobbiamo "temere" nessuno: l'esercito nemico, i pensieri, le tentazioni e coloro che, in questo mondo, obbediscono ai suoi ordini, perché il demonio non ha il potere di uccidere l'anima. Siamo invece chiamati a temere Cristo, ovvero, secondo la Scrittura, abbandonarci fiduciosi al suo amore. Temere di perderlo, di entrare nella morte soli, senza il nostro Avvocato, nella superbia di chi bestemmia l'opera dello Spirito Santo, l'unico che, nel giudizio, potrà difenderci; di trovarci davanti al Padre nudi come Adamo, senza l'armatura di Cristo. Se così accade, stasera ci sentiremo soli e condannati, perderemo la speranza per il matrimonio, per i figli, per la nostra vita, assaporando le primizie della "Geenna" invece di quelle del Paradiso. Il santo timore invece, sigilla in noi che "ogni capello del nostro capo è contato": siamo già cittadini del Cielo, non un secondo della nostra vita scivola dalle mani di Cristo. Vivere in questa certezza è già compiere la missione, in mezzo a un mondo che contesta l'esistenza e l'amore di Dio. Chi vive nel mistero pasquale di Cristo in ogni circostanza "lo riconosce" davanti agli uomini, così come Lui, anche quando cadiamo nel peccato, "riconosce" in noi la sua opera più forte della debolezza. "Non riconoscerlo" significa opporsi alla Grazia e rifiutare, con la storia e le persone, il suo annuncio, l'irrompere dello Spirito Santo, il suo farsi carne in noi: come potrà allora Gesù, in chi ostinatamente lo ha scacciato, "riconoscere" se stesso davanti al Padre? Temiamo dunque il Signore, abbandoniamoci alla sua fedeltà, Lui che ha "il potere" di condurci al porto sospirato della Vita eterna dove ci "riconoscerà" come suoi fratelli. 

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