L'anniversario della presa di Costantinopoli e la gloria neo-ottomana di Erdogan
Migliaia di musulmani hanno domandato di poter pregare nell’antica basilica cristiana di Santa Sofia, esigendo che essa venga trasformata in moschea.
Un imam venuto dalla Mecca ha guidato la preghiera davanti all’edificio, trasformato in monumento statale e in un museo alla nascita della repubblica turca. Il folto gruppo ha gridato slogan quali: “Si rompano le catene; che Santa Sofia si apra!”.
Salih Turhan, presidente dell’Associazione della gioventù dell’Anatolia, ha dichiarato che la richiesta di “pregare all’interno della moschea di Santa Sofia” è fatta “in nome di centinaia di migliaia di nostri fratelli”.
La preghiera e la dimostrazione davanti alla basilica cristiana sono solo uno dei tanti appuntamenti che il 29 maggio scorso hanno avuto luogo ad Istanbul per le celebrazioni dei 563 anni dalla conquista di Costantinopoli da parte del sultano Maometto II il conquistatore. Il nome di Costantinopoli è stato cambiato in Istanbul solo negli anni ’30 del secolo scorso.
Il 29 maggio del 1453 il cuore della cristianità ortodossa cadde nelle mani dei Turchi ottomani, che su ordine di Maometto provvidero alla trasformazione della Santa Sofia in Moschea.
Questa usanza di celebrare con festeggiamenti la ricorrenza ha avuto inizio nella Turchia repubblicana negli anni ‘50, quando l’allora primo ministro Adnan Menderes, diede inizio a dei festeggiamenti per celebrare i 500 anni della conquista di Costantinopoli.
Secondo lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan, Menderes sarebbe il padre politico dell’attuale partito di governo AKP.
Per la storia, Adnan Menderes è stato il primo presidente del consiglio non Kemalista eletto con suffragio universale, subentrato ai successori di Kemal, dopo l’imposizione della democrazia parlamentare da parte gli alleati, contro il partito unico CHP dei kemalisti. Il partito democratico di Menderes esprimeva la volontà di certa popolazione in Turchia per una maggiore liberazione della società turca.
All’ inizio, il governo Menderes è stato caratterizzato dalla volontà di riformare il monolitico stato kemalista, aprendo anche verso le minoranze. Storica fu la sua vista nel 1952 a Fanar per incontrare il patriarca ecumenico Atenagora.
Dopo un inizio sfolgorante e pieno di promesse, malgrado le sue tre vittorie consecutive negli anni ‘50, ‘54 e ‘57, il governo di Menderes è stato incapace di rispondere alle aspettative dei suoi elettori ed è scivolato sempre di più verso una politica di populismo e nazionalismo. Fra l’altro ha favorito sommosse contro le minoranze, soprattutto quella greca ortodossa, con la complicità dello “Stato profondo” kemalista, determinando cosi anche l’inizio della fine della presenza dei cristiani ortodossi in Turchia.
Con il golpe militare del 1960 ad opera dei colonelli, il suo governo è stato rovesciato e lui condannato a morte per impiccagione.
Dopo ciò, le celebrazioni per la conquista di Costantinopoli sono state messe in sordina anche perché i kemalisti lo consideravano un retaggio ottomano.
Una volta consolidatosi al potere, Erdogan ha ripreso in grande stile le celebrazioni per la conquista di Costantinopoli, cogliendo in esse l’occasione a proporsi come il nuovo duce della nuova Turchia neo-ottomana, cercando di imporre il cambio della costituzione turca, trasformandola in Repubblica presidenziale
Tutti gli slogan della “festa” – oltre a quelli della preghiera davanti a Santa Sofia - facevano riferimento a lui come l’unico capace di far rinascere il sogno neo-ottomano in questa regione di grande importanza geopolitica.
Nei corsi e ricorsi storici, emerge la sua volontà di imporre la sua persone e una nuova conquista, dimenticando - come dicono alcuni intellettuali turchi - che “Costantinopoli è stata sì conquistata militarmente da noi turchi, ma non siamo stati mai capaci di sentircela nostra”.
Intanto, i musulmani che hanno pregato davanti a Santa Sofia, dicono di stare raccogliendo milioni di firme per restituire la basilica al culto islamico.
Nessun commento:
Posta un commento