Un vescovo si leva contro lo "sbando" brasiliano
- Ecclesia
- 12-03-2018
Una Chiesa allo sbando, che finanzia ONG abortiste e omosessuali, che fa partecipare alla consacrazione due “vescovesse”; una Chiesa filo comunista, che perde ogni anno schiere di fedeli. Il drammatico appello di un vescovo brasiliano ai suoi confratelli.
Una Chiesa allo sbando, sotto attacco da parte dei laici, per finanziamenti a ONG abortiste e pro unioni omosessuali, una Chiesa in cui un arcivescovo fa partecipare alla consacrazione, durante la messa, due “vescovesse” protestanti; una Chiesa schierata politicamente a sinistra, in una maniera che non può non creare problemi. Una Chiesa che perde – e forse non è un caso – ogni anno schiere di fedeli.
La polemica in questi giorni è particolarmente accesa. È interessante riportare quello che pensa un vescovo, dell’Amministrazione Apostolica Personale Jean Marie Vianney. Ha pubblicato una lettera “In difesa della Conferenza Episcopale del Brasile”, in cui deplora gli insulti e le offese alla CNBB. La lettera è rivolta ai “carissimi fratelli laici”, perché è proprio dai laici – un video di denuncia ha ricevuto quasi 400mila visualizzazioni – la protesta contro l’uso discutibile dei fondi raccolti con la Campagna di Fraternità, e gli abusi liturgici.
Il vescovo ricorda che la Conferenza episcopale “È una istituzione ecclesiastica, non esiste per annullare il potere dei vescovi, che sono di istituzione divina”, e come ha ricordato Benedetto XVI, le conferenze episcopali “non formano parte della struttura imprescindibile della Chiesa come la volle Cristo; hanno solamente una funzione pratica concreta”. Il vescovo ricorda ai laici il rispetto della verità e della carità anche nella polemica, senza le quali non ci si può dire cristiani e cattolici.
La parte però forse più interessante della lettera è quella rivolta “ai miei fratelli vescovi”. Il presule ricorda “umilmente” che le proteste dei fratelli laici “compreso quando esagerano e oltrepassano i limiti” possono stare registrando il “sensus fidelium”, e che “dobbiamo ascoltare”. Mons. Dom Fernando Arêas Rifan è molto chiaro nella perorazone. “È ora d recuperare il buon nome della nostra Conferenza episcopale. Non posiamo tollerare pacificamente tanti abusi dottrinali e liturgici che vediamo nelle nostre chese e che fanno soffrire tanto i nostri fedeli”.
Si chiede il vescovo: “Non sarà che siano stanchi di tanto sopportare certe invenzioni liturgiche e aberrazioni dottrinali? Non starà succedendo quello che san Giovanni Paolo II descriveva nella sua enciclica Ecclesia de Eucharestia”? Giovanni Paolo II in quel documento, pubblicato nel 2003, l’ultima enciclica del suo pontificato, affermava: “A ciò si aggiungono, in diversi contesti ecclesiali, alcuni abusi che contribuiscono a oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo Sacramento ammirevole. Si nota a volta una comprensione molto limitata del Mistero eucaristico. Privato del suo valore sacrfcale, si vive come se non avesse altro significato e valore che quello di un incontro conviviale e fraterno”. E ricordava che soprattutto negli anni a partire dalla riforma liturgica post conciliare, “per un malinteso senso di creatività e di adattamento” non sono mancati abusi, che per molti sono stati causa di malessere. E ammoniva che “Il Mistero eucaristico non consentiva riduzioni o strumentalizzazioni”.
Mons. Rifan chiede ai suoi colleghi: “I nostri laici non staranno sentendo la necessità di esclamare, come gli ebrei: ‘Dio mio, i gentili sono entrati nella tua proprietà, hanno profanato il tuo santo tempio’”? E fa un riferimento preciso alla consacrazione delle vescovesse: “È evidente che i nostri fedeli restano scandalizzati quando vedono ministre non cattoliche ‘concelebrare’ la Santa Messa con i nostri vescovi”.
E toccando un tema diverso, il vescovo chiede “perché permettiamo che si utilizzi nei nostri testi la terminologia di ‘genere’ che trasmette un’ideologia non ortodossa?”.
Da un punto di vista politico poi osserva che “Tutti sono invitati e benvenuti ai nostri incontri. Però, perché lasciamo che persone di mentalità socialista e persino comunista e membri di partiti politici di sinistra siano i protagonisti dei nostri incontri ecclesiali e ci istruiscano sull’analisi della realtà”? Si deve combattere il capitalismo selvaggio, il consumismo e il mercantilismo, ma senza dimenticare quello che il Magistero insegna sul socialismo: “Socialismo religioso, socialismo cristiano implicano termini contradditori: nessuno può essere allo stesso tempo buon cattolico e veramente socialista”, dice vescovo ricordando l’enciclica Qudragesimo Anno di Pio XI.
“Dobbiamo dire chiaro che siamo fedeli alla dottrina sociale della Chiesa e per questo ci occupiamo delle questioni sociali e della politica”, ma senza legarsi a nessun sistema politico. Né la Chiesa può promuovere o appoggiare le occupazioni delle terre. Infine è necessario “essere chiari nel rendere conto delle raccolte della Campagna della Fraternità. Di fronte ai sospetti sollevati che le donazioni dei fedeli siano giunte indirettamente a enti che promuovono l’aborto e i movimenti rivoluzionari, dobbiamo dare spiegazioni chiare ai fedeli”.
E se per caso “come è possibile” ci siano stati degli errori, “d’ora in avanti dobbiamo essere più esigenti nell’applicazione dei nostri valori e non permettere tali deviazioni! Ci sono tanti enti benefici cattolici che potrebbero riceverle quelle donazioni!”.
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