Il vescovo nega l'assistenza spirituale ad Alfie
L’arcivescovo di Liverpool va a Roma a rassicurare il Papa
sulla bravura dei medici dell’Alder Hey Hospital e sulla correttezza dei giudici britannici che hanno condannato a morte Alfie Evans; e nel frattempo fa scacciare padre Gabriele Brusco dall’ospedale, lasciando Tom e Kate senza alcuna assistenza spirituale e testimonianza concreta di una vicinanza umana.
Neanche il più critico osservatore della Chiesa inglese (e non solo) avrebbe mai potuto immaginare uno scandalo del genere. L’immagine cara a papa Francesco del “pastore con l’odore delle pecore” mutata in “pastore che si macchia del sangue delle pecore”.
Al titolare cattolico dell’arcidiocesi di Liverpool, Malcom McMahon, in tutti questi mesi gli impegni pastorali hanno impedito di percorrere quei 7 chilometri che separano la sua residenza dall’Alder Hey Hospital; in compenso martedì sera ha trovato il tempo per andare a Roma per poter partecipare mercoledì all’udienza generale con papa Francesco, cui è seguito un breve incontro privato. Al Papa, monsignor McMahon ha così potuto ripetere quel mucchio di menzogne che va propagando da quando il caso di Alfie ha conquistato un’attenzione internazionale tale da non poter più fare finta di nulla.
Basterebbe rileggersi la nota dei vescovi di Inghilterra e Galles diffusa nel pomeriggio del 18 aprile, poche ore dopo l’udienza privata che il Papa ha concesso a Thomas Evans, il papà di Alfie. Ecco un estratto:
«Affermiamo la nostra convinzione che tutti coloro che hanno preso le decisioni strazianti che riguardano la cura di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie, così come loro lo vedono.
La professionalità e la cura per bambini seriamente malati dimostrata all’Alder Hey Hospital deve essere riconosciuta e affermata. Sappiamo che le critiche pubbliche recentemente pubblicate sul loro lavoro non sono fondate così come l’attenzione della nostra cappellania per lo staff, e davvero offerta alla famiglia, è stata fornita in maniera consistente».
Come si vede, la prima parte ricalca l’inaccettabile posizione più volte espressa anche da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (
clicca qui), che non a caso ha buoni rapporti con l’episcopato inglese.
Quanto al resto è evidente che McMahon ha sempre volutamente ignorato Alfie e i suoi genitori, e non solo lui (basti il racconto della settimana a Liverpool della nostra Benedetta Frigerio,
clicca qui). Nel report dell’arcidiocesi di Liverpool sul caso Alfie Evans, pubblicato il 13 aprile 2018 a firma del portavoce della diocesi Peter Heneghan, si afferma che il vescovo ausiliare Tom Williams «ha offerto sostegno ai medici e allo staff». Quanto ad Alfie, «egli non ha incontrato i suoi genitori che – a quanto si sa – non sono cattolici».
Davvero curioso per chi si è costantemente prodigato per Alfie non sapere neanche che il bambino è battezzato cattolico come suo padre. Chissà come mai tutta la preoccupazione pastorale è per i sanitari (saranno tutti cattolici?) e niente per i pazienti. Dopo l’incontro con il Pontefice, al settimanale inglese
The Tablet mons. McMahon ha riferito di aver espresso a papa Francesco quanto «i cattolici di Liverpool hanno il cuore spezzato per Alfie e i suoi genitori e continuano a offrire appoggio e preghiere».
Qualche cattolico può darsi, certamente non il loro vescovo. Il quale vescovo, mentre brigava per andare a raccontare al Papa quanto sono bravi i medici e giusti i giudici, esercitava pressioni insostenibili per cacciare dall'ospedale padre Gabriele Brusco, che dal 16 aprile è al capezzale di Alfie. Cosa che alla fine gli è riuscita oggi, grazie al sostegno combinato del cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, diocesi in cui padre Brusco attualmente risiede.
Prima che McMahon si recasse a Roma, l'ausiliare di Liverpool monsignor Williams aveva convocato padre Gabriele nel suo ufficio
: anticamera di 45 minuti e poi un'ora di confronto sul significato della sua presenza all’Alder Hey che – ricordiamolo – aveva solo lo scopo di sostenere la famiglia di Alfie stante l’indisponibilità di un qualsiasi prete cattolico locale.
Il colloquio non deve essere stato particolarmente amichevole, visti gli sviluppi. Certamente qualche sanitario non ha gradito il richiamo di padre Gabriele al diritto-dovere dell’obiezione di coscienza che ha fatto al personale incaricato di staccare la ventilazione ad Alfie. Del resto per chi sta uccidendo, il richiamo alla coscienza è intollerabile, e magari se ne deve essere lamentato con l’arcivescovo.
Comunque, dopo il colloquio padre Gabriele è restato al suo posto, al fianco di Tom, Kate e Alfie, sapendo anche di contare sul tacito sostegno della Segreteria di Stato (dopo l’intervento del Papa). Ma dopo la visita di ieri a Roma di McMahon deve aver cominciato a vacillare anche l’appoggio vaticano, e nello stesso tempo il cardinale Nichols – che, attraverso il suo ausiliare mons. Sherrington, aveva già inviato una mail a padre Gabriele – lo ha fatto richiamare a Londra, dal parroco dove da qualche tempo presta servizio. Visto il livello morale e spirituale dei personaggi coinvolti, non ci stupiremmo se a breve scoprissimo un padre Gabriele costretto ad abbandonare l’Inghilterra e trovarsi un’altra terra di missione. Ovviamente l'arcivescovo di Liverpool ha detto che l'assistenza spirituale verrà garantita dal cappellano, ma qualcuno è davvero disposto a credere a chi non fa altro che dire menzogne?
Alla fine comunque resta il fatto vergognoso di un arcivescovo cattolico che, in combutta con il cardinale primate d’Inghilterra, toglie anche il conforto spirituale e umano ai genitori di Alfie, dopo che medici e giudici hanno già tolto al piccolo bambino il diritto alla vita e ai suoi genitori la libertà di movimento. Una vergogna per tutta la Chiesa cattolica inglese, la cui tradizione ricca di martiri non merita successori tanto indegni.
E comunque ce ne è abbastanza per chiedersi che strani intrecci e interessi ci siano tra vescovi inglesi e l’establishment rappresentato dalla casta dei medici e dei giudici.