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venerdì 19 ottobre 2018

Questa è l’essenza della mia esperienza di prete.


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«Per fare il prete mi è necessaria l’energia di un maschio, e come uno sposo sono chiamato costantemente a crescere nell’amore sponsale. Esattamente come uno sposo ha da vivere la sfida grandiosa di far felice la sua sposa, come sacerdote io ho la missione meravigliosa di amare la mia Chiesa.
La mia chiamata mi porta alla mascolinità: debbo corteggiare la mia sposa, debbo amarla con tutta la mia forza maschile, debbo sorreggerla, debbo sorprenderla, la debbo far sentire amata, compresa, accolta. Non la devo deludere, e debbo essere il suo baluardo. Lei mi deve trovare pronto per lei e devo essere affidabile, ed è una gioia vederla sorridere. Di che sto parlando? Dell’assemblea cui annunzio il Vangelo. Sono maschio nella tenacia di preparare il meglio per la mia amata, nel pensare sempre a lei. So che spesso lei è debole, e so che varie volte la debbo attendere, ma tante volte mi sorprende.
La vedo sempre bella, pure quando sta giù, pure nelle sue immense debolezze. Devo saper entrare nel suo cuore, nella sua anima, e carezzarla. Prendermi cura di lei è la cosa più bella della mia vita.
E lei è feconda e mi rende padre, perché sa fare una cosa che io non posso fare: concepire e gestare la vita. Io so fecondare, lei sa concepire. Tutto quello che faccio ha senso se mi fa tirare fuori il meglio di me per lei. Perché io vivo per lei. Questa è l’essenza della mia esperienza di prete.»
(don Fabio Rosini, L’arte di ricominciare)

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