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martedì 14 febbraio 2017











PER ANNUNCIARE A TUTTI LA BUONA NOTIZIA CHE SALVA DALLA MORTE
Andare e annunciare, la Chiesa è tutta in questi due verbi: "Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio" (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 14). E un amore infinito a muovere gambe e cuore, l'amore più grande, annunciare l'amore, che ha un nome, che è una persona, Cristo Gesù. Ed è Verità, l'unica Verità che rende liberi, perché "Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione... Più che mai ora, in questa generazione che sembra aver smarrito i sentieri del vero, è urgente un annuncio capace di ridestare in ogni uomo il seme di Verità deposto in Lui. Per questo non c'è amore più grande che annunciare la Verità a tutti, perché «la Verità interroga il cuore» (J. Ratzinger). L'annuncio del Vangelo è sempre un'apparizione di Cristo risorto: ovunque giungano i suoi messaggeri, si rinnova il prodigio della sera di Pasqua: "Pace a voi! Pace a questa casa", lo stesso annuncio che ha deposto il Cielo sulla terra. San Paolo scriveva agli Efesini che "Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini". Egli nei suoi apostoli, Egli nella sua Chiesa, "è venuto", e "viene" ogni giorno, da oltre la morte annunciando la Pace, che è autentica solo se reca il certificato che la garantisce proveniente dal di là della barriera su cui si infrangono le speranze e gli sforzi dell'uomo. Gesù annuncia la Pace passando attraverso la porta sprangata dietro la quale si nasconde l'uomo di ogni tempo, alienato in un cinismo che nega ogni possibilità all'autentico e all'eterno facendo delle proprie vuote parole l'assoluto su cui fondare l'esistenza. E' quello che canta John Lennon in una famosissima canzone - Imagine, Immagina - che ha sedotto milioni di giovani e meno giovani. Un' immagine di questa generazione perduta in sogni e utopie che evaporano tra cocaina e pasticche, depressioni e anoressie, corpi e dignità gettate nei rifiuti, bambini gettati in pasto a relazioni abominevoli che chiamano matrimonio, speranze defraudate e pervertite in una teoria interminabile di "carpe diem", "Cogli l'attimo", che acutizzano i morsi della fame senza saziare:

Immagina che non esiste paradiso,
è facile se provi.
Nessun inferno sotto di noi,
nient’altro che il cielo su di noi.
Immagina tutta la gente vivere per l’oggi,
immagina non ci sono patrie.
Non è difficile, vedrai.
Nulla per cui uccidere o morire
e nessuna religione più.
Immagina tutta la gente vivere la vita in pace.
Ti sembro un sognatore?
Non sono il solo.
Spero che un giorno ti unirai a noi
e il mondo sarà una cosa sola.


Cristo è venuto ad annunciare la Pace sgretolando questo immaginare falso e distruttivo, e lo ha fatto portando proprio la Pace quale pegno, testimonianza, caparra di quel Paradiso che Lennon invitava a immaginare come non esistente. Gesù, come gli esploratori che, inviati da Mosè nella Terra di Canaan, tornano con le primizie ivi raccolte, fa ritorno dal Paradiso portando il suo frutto più squisito, la Pace che fa dei due, di ogni Adamo ed Eva inesorabilmente separati dal veleno del peccato, una sola creazione nuova. E' venuto Lui, la Primizia, l'Uomo Nuovo, è venuto dal Cielo, nel quale è entrato con la nostra stessa carne, trasfigurandola, purificandola, liberandola. Interrogato da Pilato, Gesù ha affermato: "Io sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla Verità", ovvero a se stesso, all'opera di misericordia affidatagli dal Padre. E questo gli ha costato la vita. Sant’Agostino, commentando il colloquio con Pilato, scrisse: "Quid est veritas? Vir qui adest". Cos’é la Verità? Era quell'uomo di fronte a Pilato, quell'Uomo apparso ai discepoli dopo aver trionfato sulla morte e sul loro tradimento. Pilato si girò e uscì, scappando da quel fascio di luce che lo aveva raggiunto. Gli Apostoli, stupiti, gioirono; erano figli della Pace, e la Pace discese su di loro. Annunciata da Cristo risorto si rivela al cuore degli Apostoli come la Verità: era vero, lo avevano visto e toccato, avevano mangiato con Lui, quell'Uomo che avevano contemplato crocifisso era Dio. In ebraico ed in greco la parola Verità rimanda a ciò che non passa; nella Verità risuona l'incorruttibilità. Per Pavel Florenskij il senso etimologico di Verità in greco (aletheia), è ciò che non si dimentica, che resiste saldo nel fluire del tempo. La Verità, quella che fonda l'esistenza, la sostanza della Vita, ciò che la orienta, la guida e la realizza, è dunque il Cielo, l'eternità per la quale ogni uomo è stato creato; la Pace annunciata dal Signore risorto ne è l'esperienza offerta agli Apostoli. Per essi, il suo corpo visibile in questa terra, sono inviati senza nulla, come figli del Regno, essi stessi Pace annunciata e offerta al mondo. Nulla per il viaggio, nessuna sicurezza, nessun sostegno di quelli in uso al di là del muro che separa il Cielo dalla terra, nel mondo soggiogato e soggetto al demonio e al peccato. Gli Apostoli sono la fragranza del Paradiso, con loro giunge Cristo. La loro vita è un anticipo del Cielo, un segno compiuto della vocazione di ogni uomoIl loro annuncio è uno squillo nella notte, la sua credibilità risiede nell'autenticità della loro vita. Nulla possiedono, nulla che passi con il tempo è per loro sostegno e sostanza, la loro esistenza è un segno tangibile della Pace che realizza la Verità, la memoria eterna di Colui che ha introdotto l'eterno nel tempo. Peccatori, fragili, eppure rivestiti della Gloria celeste, "come pecore in mezzo ai lupi", percossi, rifiutati, perseguitati, uccisi eppure sempre lieti, rispondendo a tutto con amore, perché in loro la morte che pone fine a tutto  è stata vinta. I loro occhi brillano come quelli di Stefano sotto la tempesta di sassi, lo sguardo di un angelo che fissa la sua Patria, un messaggero al quale niente e nessuno può strappare la Pace che sgorga dal sentirsi amato di un amore più forte della morte e del peccato. Un amore per cui dare anche tutti i beni della terra sarebbe ancora irriderlo, non considerarlo per quello che è; un amore che si fa naturalmente annuncio, grido, misericordia per ogni uomo, perché «la speranza nei cieli non è nemica della fedeltà alla terra», che Nietzsche reclamava, ma «è speranza anche per la terra» (J. Ratzinger, Elogio della coscienza).

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