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martedì 17 agosto 2021

 


CHIAMATI ALLA GERUSALEMME CELESTE
La "salvezza" è l' "impossibile all'uomo" che Dio rende "possibile". Con le parole di oggi, Gesù priva di forza qualsiasi moralismo e pelagianesimo (eresia di chi crede di salvarsi con le proprie forze e i propri meriti), rivelando al contempo la friabilità di ogni morale laica. L'orizzonte che attende ogni uomo è il Regno dei Cieli, non un regno che trasformi ideologicamente la terra in Cielo; la salvezza è entrarvi perché chiamati, e non può essere il frutto degli sforzi umani. Si tratta di pura gratuità; all'uomo carnale piegato orgogliosamente su se stesso, la Grazia purtroppo riesce terribilmente indigesta. Come al "giovane" che se ne va "triste" perché "aveva molti beni"; cioè voleva "fare" qualcosa di "buono" possedendo la sua vita, quella degli altri e il mondo intero. Povero illuso... Voleva "fare" un atto eroico con cui guadagnarsi una medaglia, e invece nel regno di Dio, nella Vita eterna, per primi entrano gli ultimi, e non i primi, cioè gli eroi secondo il mondo... Nel corteo trionfale che entrerà in Cielo dopo la battaglia combattuta sulla terra, i primi saranno i più deboli, i piccoli, feriti, quelli che nel mondo sono considerati gli "ultimi", stolti e insensati a perdere tutto per Cristo. Saranno "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani". E grideranno "a gran voce: « La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello »". Eccoli quelli che entrano nella Vita! E che cosa hanno "fatto"? "sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta. perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi" (Cfr Ap 17). A un ricco non interessa lavare le proprie vesti; si illude di averne così tante da poterle cambiare ogni giorno, e magari buttare quelle sporche. Ha tutto, e crede di sfuggire così la "grande tribolazione". Per questo, "difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli". Pietro e gli apostoli restano "costernati": stanno con Gesù da tempo, hanno intuito che è Lui la "benedizione" promessa a chi è fedele all'Alleanza e obbediente alla Torah; ha moltiplicato il nulla, certo che è Lui la vera ricchezza, la fecondità, il raccolto, la gioia; è Lui la vita che non muore, sempre sovrabbondante. Ma sanno che proprio la ricchezza dell'uomo è segno della benevolenza di Dio... e sanno che la ricchezza potrebbe consistere anche in poche cose, difese con le unghie... Nella domanda di Pietro è riassunta quella di tutti quelli che, avvicinandosi a Cristo, restano sbalorditi dalle sue parole; in fondo è come se dicesse: ehi, qui non si salva nessuno... Ma Gesù, invece, sta annunciando la verità che può dischiudere all'umiltà e alla libertà di un mendicante, cioè un autentico catecumeno, uno che sta imparando a seguirlo per diventare suo discepolo. E dice a tutti che è inutile illudersi: anche oggi, per ciascuno di noi sarà "difficile", anzi "impossibile", "entrare nel regno dei cieli". Per questo occorre, infatti, "vendere" ciò che si "possiede", donare il ricavato ai poveri e "farsi" così un "tesoro nei cieli". Senza il certificato che garantisca di averlo, come un segno che la nostra Patria ormai è lì nel Cielo, ci sarà "impossibile" varcare la soglia del Regno dei Cieli. Resteremmo degli stranieri... Ma è proprio questo l'impossibile, vero? Chi, a parte Sant'Antonio del deserto, San Benedetto, San Francesco e altri santi, ha dato "tutti" i suoi beni ai poveri? Dai, che qui siamo tantissimi che stiamo seguendo Gesù senza averlo fatto... Infatti, molto sale ha perduto il sapore, molti cristiani divorziano, sono incapaci di perdonare, e vivono seguendo il mondo... Sì, sarebbe più facile l'inimmaginabile di un "cammello che passi per la cruna di un ago" che tu ed io diamo via tutti i beni e ci "salviamo" dalla corruzione. Gesù non sceglie a caso le parole: la porta attraverso cui si accede al Regno è "stretta" come la "cruna di un ago", angusta come la Croce. E' più facile che un cammello passi attraverso un foro così piccolo che per vederlo, a volte non bastano neanche gli occhiali, che tu ed io distendiamo oggi le nostre braccia sulla Croce. Troppo possediamo per poterci donare.

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